Uno
straordinario e ammiccante déjà
vu,
una ritmata successione filmica di azioni cut
and paste!
In una frase, il “Fast
& Furious 8”
di F.
Gary Gray,
è questo! La sceneggiatura di Chris
Morgan
costruisce qualcosa di apparentemente nuovo, ma la materia prima è
già stata digerita molte volte dagli amanti dell’action-movie.
La trama del film si sviluppa a partire dalla felice e spensierata
luna di miele all’Havana
della coppia Dom
(Dominic Toretto alias Vim
Diesel)
e Letty
(Letty 'Ortiz' Toretto alias Michelle
Rodriguez),
interrotta dalla spietata e terribile Cipher
(Charlize
Theron),
che riesce col ricatto a costringere Toretto a lavorare per la sua
agenzia terroristica, contro i suoi stessi “fratelli d’armi”
della formidabile e segreta cellula antiterroristica del governo
statunitense.
La produzione di un eccellente
“business-product-movie”,
vede coinvolte diverse nazioni, al contempo magnifici set
delle bellissime ambientazioni del film: USA, Giappone, Francia,
Canada, Samoa. Il risultato ai botteghini di tutto il mondo è
straordinario. Potrei fermarmi qui perché sufficiente per inquadrare
il film, ma qualcosa da scrivere sui contenuti, oltre all’azione
esasperata e ripetitiva del sequel “Fast
& Furious”
e alla magnifica spettacolarizzazione delle sequenze d’azione della
versione “8”, è sicuramente rintracciabile ad un osservatore che
vuole vedere al
di là.
Il
capitolo otto della serie vede due elementi nuovi: la famiglia e i
figli; il tentativo di andare alla ricerca di una narrazione che si
inquadri all’interno del genere spy-story
e terrorism-movie.
Questo tentativo, per certi versi, è lodevole e commovente, ma
appare forzato e de-contestuale perché non ha radici logiche e
narrative nel sequel-story
di “Fast
& Furious”.
Resta il fatto che il regista e lo sceneggiatore cercano di cavalcare
i temi che hanno presa nell’interesse internazionale di questo
particolare momento storico: la famiglia e i pericoli terroristici
internazionali!
Bisognerebbe
chiedersi, a questo punto: come mai in queste settimane è il film
più visto al mondo? La risposta ovviamente non ce l’ho! Quello che
potrei scrivere però, è che certamente il motivo è racchiuso in
quella sorta di attrazione compulsiva-ossessiva che hanno tutti gli
amanti del genere action-movie,
che in un certo qual modo è la stessa che mi ha portato negli anni a
rivedere per una quindicina di volte “Il
Gladiatore”
(2000) di Ridley
Scott
e “Apocalypto”
(2006) di Mel
Gibson!
Generi diversi dal “Fast
& Furious”
del quale stiamo scrivendo, ma tutti accumunati da un interesse
adrenalinico diffuso che sarà sempre il più visto nella storia,
anche futura, della settima arte.
ANDREA
GIOSTRA.
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