Beppe Colombo, fondatore insieme al figlio Claudio e a Corrado Grappeggia, si emoziona a ricordare i dieci anni dei Pandora. Con Ten Years Like In A Magic Dream… i Pandora affrontano il decennale con uno spirito un po' diverso dal solito, immaginando una sorta di "antologia di inediti" che sintetizza il lavoro di un decennio e al tempo stesso ipotizza nuove direzioni future.
Pubblicato dalla fida AMS Records, Ten Years Like In A Magic Dream… è il quarto disco della formazione piemontese: nati nel 2006, i Pandora hanno pubblicato Dramma di un poeta ubriaco (2008), Sempre e ovunque oltre il sogno (2011) e Alibi Filosofico (2013), tre lavori apprezzati da pubblico e critica progressive di tutto il mondo. Ten Years parte proprio dai predecessori: nella prima sequenza, intitolata Fragments of the Present, i Pandora risuonano quattro brani propri, per la prima volta con canto in inglese e la partecipazione ai cori di Emoni Viruet, pittrice già conosciuta per le copertine del gruppo ed entrata ufficialmente nell'organico. Compare qui anche il primo special guest, Andrea Bertino: violinista di Rondò Veneziano, Archimedi e Castello di Atlante.
A proposito di special guest, nella seconda sequenza Temporal Transition emerge un terzetto straordinario: in Canto di Primavera, amatissimo classico del Banco del Mutuo Soccorso, suonano con i Pandora Vittorio Nocenzi, l'ex Van Der Graaf Generator David Jackson e il bassista del Castello di Atlante Dino Fiore. Un omaggio speciale al Banco, alla memoria di Francesco Di Giacomo e Rodolfo Maltese, inserito in una minisuite (con il debutto come voce solista di Emoni Viruet) carica di ricordi personali, legata al debutto di Beppe e Claudio nel 1999 e a un concerto del Banco a Racconigi (CN), svoltosi proprio all'epoca: dal palco Francesco Di Giacomo fece una emozionante dedica al padre e al figlio legati dalla passione per il prog, la sua voce fu registrata ed è possibile riascoltarla proprio nel rifacimento di Canto di Primavera. L'intervista.
A
tre anni di distanza dall'apprezzato Alibi
Filosofico,
i Pandora tornano con un album che celebra dieci anni di attività.
Una bella soddisfazione...
Beppe
Colombo - Sì, dopo tante fatiche e sofferenze è un’emozione
speciale ritrovarci insieme a festeggiare dieci anni con tre dischi
alle spalle, un album in uscita e la partecipazione a due tributi
importanti (Pink Floyd e Flower Kings); chi lo avrebbe mai
immaginato!
Sembra
ieri quando Corrado si presentò a casa nostra e ci disse: «Vorrei
suonare prog seriamente...!». Poverino, non sapeva ancora con quali
teste dure avrebbe avuto a che fare! Da quel momento possiamo dire
che sia iniziata ufficialmente la storia dei Pandora, e ora siamo qui
a raccontare, a distanza di anni, le nostre sensazioni e ad omaggiare
la musica che ci ha accompagnati nella vita.
Ten
Years Like in a Magic Dream...
è una sorta di "antologia di inediti" con rifacimenti di
vostri pezzi e cover di classici prog in versione "pandoriana".
Come mai questa scelta?
BC
- In principio avevamo pensato ad un EP di due o tre brani vecchi,
rielaborati in acustico e cantati in inglese, e un tributo, giusto
per festeggiare i nostri 10 anni per poi dedicarci completamente al
disco successivo, ma durante le prove, come a noi capita
inesorabilmente (fortunatamente!), la vena creativa prende piede e il
vaso si apre, così, da quelle che dovevano essere semplici
rielaborazioni in acustica, ci siamo ritrovati a rivedere e
riscrivere tutto con nuove idee e anni di esperienza in più,
passando da quelli che dovevano esser tre brani acustici ad un disco
di un’ora che rappresentasse la nostra crescita musicale ed
omaggiasse la storia del prog che più ci ha influenzato.
Andando
nello specifico, per esempio, prendiamo Sempre
e Ovunque,
di cui abbiamo estrapolato solo l’overture. Claudio l’ha
rielaborata tutta, dalla parte iniziale non più orchestrale ma
eseguita solamente con il Moog ed il resto riarrangiato per un’intera
orchestra, con i tipici passaggi di Corrado con i violini fino al
solo di Synth finale, suonato in diretta da me, con Claudio dietro
che mi seguiva con il Moog.
La
scelta dei tributi (preferisco chiamarli così, non amo la parola
cover) è determinata dalla nostra voglia di onorare il pop-rock-prog
che ci ha accompagnati nella nostra crescita musicale e che ci è
sempre di ispirazione, rendendoli un vero e proprio omaggio a questo
genere, tutto in chiave Pandora. Dopo la scomparsa di figure molto
importanti nel panorama musicale che ci han colpiti particolarmente,
era il minimo che potessimo fare dando il massimo di quello che
avevamo.
In
principio Ritual
degli Yes non era incluso nella scaletta, avevamo inserito un brano
completamente diverso che avremmo voluto elaborare in chiave
sinfonica: Seventh
Son of a Seventh Son
degli Iron Maiden, pezzo, e anche album, che a nostro parere ha
sempre avuto un’energia progressiva. Le parti di chitarra e gli
arrangiamenti erano pronti, ma poi improvvisamente ci arrivò la
triste notizia della scomparsa di Chris Squire e così il brano degli
Iron venne sostituito con l’idea di fare un giusto tributo ad uno
dei personaggi più importanti del nostro panorama musicale. Data la
discografia di questo personaggio, la scelta risultò inizialmente un
po’ ardua, ma siamo riusciti a restringere il campo a tre brani:
Ritual,
Heart of
the Sunrise
e The Fish.
Scegliemmo, tanto per non complicarci la vita, Ritual
Part II! A
parte gli scherzi, secondo noi questo è il brano più
rappresentativo della loro/sua storia, anche perché rappresenta uno
dei momenti più alti del prog anni settanta, estrapolato dal quel
capolavoro che è Tales
From Topographic Oceans.
Per quanto riguarda il resto dei brani, questi sono stati scelti in
base alle nostre affinità con essi.
Entriamo
nella scaletta, che avete organizzato in tre distinte sequenze. La
prima –Fragments
of the Present
– è tutta dedicata ai Pandora: quattro pezzi decisivi per la
vostra storia...
BC
- Tra questi ci sono brani più adattabili ad un EP acustico, ma noi
non sappiamo tenere a bada la nostra creatività! Così sono
diventati dei veri e propri nuovi brani, ri-suonati e ri-registrati
completamente. Grande soddisfazione per noi è stata quella di
seguire, quasi involontariamente, i passi delle band storiche
progressive italiane che al tempo riadattarono i loro brani per il
pubblico estero. Così abbiamo fatto anche noi: dopo un grande lavoro
di Emoni e Claudio nel tradurre i nostri testi originali e
riscriverli appositamente per le nuove partiture, siamo riusciti a
confezionare decisamente qualcosa di nuovo rispetto a quello già
prodotto nei dischi precedenti.
In
Drunken
Poet's Drama
incontriamo il primo ospite: Andrea Bertino.
BC
–Andrea Bertino è il violinista del Rondò Veneziano, degli
Archimedi e dei nostri amici vercellesi del Castello di Atlante.
Oltre ai fiati di David Jackson, in questo lavoro volevamo usufruire
di altri suoni acustici e il violino era quello che più si prestava
a questa scelta in un brano come DPD.
Vista l’amicizia che ci lega con la band vercellese è stato
semplice riuscire a contattarlo per ospitare la sua bravura sul
nostro disco. Andrea si è dimostrato molto disponibile, durante le
sue sessioni ci siamo divertiti moltissimo!
Non
ci è mai successo, o non ce n’è stata occasione, di introdurre un
violino acustico vero e proprio nelle nostre composizioni, abbiamo
sfiorato l’occasione nel lontano 2008 quando Claudio imbracciò il
suo violino per duettare con un contrabbasso nel finale di Salto
Nel Buio,
ma decidemmo di prendere un’altra strada a quel tempo. L’idea era
di rendere DPD
più barocco, e con le sovraincisioni siamo riusciti a ricreare dei
veri e propri quartetti di archi che riescono ad esaltare al meglio
la classicità della composizione nei momenti giusti, sfruttando il
pianoforte a coda di Corrado e i nuovi arrangiamenti orchestrali. La
sua passione nell’uso dello strumento raggiunge il punto massimo
nel finale del brano, sprigionando emozione e musicalità,
praticamente il risultato che volevamo. Non svelo altro…
Temporal
Transition
vede insieme ai Pandora due personalità clamorose del prog
internazionale: David Jackson e Vittorio Nocenzi! Insieme a loro una
figura ben nota nel new prog italiano, Dino Fiore del Castello di
Atlante. Raccontateci tutto...
BC
– Il mitico Dino Fiore aggiungerei! Nostro grande amico già ospite
in Alibi
Filosofico,
dove
casualmente
si trovò a suonare con le note di Arjen Lucassen. Ora invece qui è
al cospetto di David e Vittorio. Lascio immaginare a voi le sue
emozioni e sensazioni… La cosa interessante
è
sempre stata che finché non metteva piede in studio con il basso, e
solo dopo averlo accordato, microfonato e preparato per registrare,
Dino non avrebbe saputo qual importante
momento
si sarebbe trovato a vivere!
Il
coinvolgimento di David e Vittorio fa parte di una lunga storia…
Verissimo. Poter
lavorare ancora una volta con David è stato magico. Avrebbe dovuto
suonare in diversi brani, ma purtroppo aveva molti lavori da
completare e noi eravamo in ritardo con le registrazioni a causa di
grossi problemi personali che hanno colpito tutti noi… Un capitolo
molto brutto e disarmante che abbiamo dovuto affrontare durante la
nascita e la produzione
di
questo disco, soprattutto nel momento più importante… Ma questa è
un'altra storia.
Nonostante
tutto, la concentrazione e la voglia di proseguire non ci hanno
abbandonato, come neanche la vena creativa di Claudio, vero artefice
di questo grandioso disco in tutta la sua produzione, che in primis
ha personalmente ben curato occupandosi del mixaggio, l’editing, il
mastering, ecc… e non perdendo la forza di volontà durante tutti i
nove mesi di lavoro costante che richiedevano tempo sia di giorno che
di notte.
E’
doveroso svelare una parte fondamentale della nostra storia musicale,
che la sezione centrale dell’album ne racchiude l’essenza,
proprio in Temporal
Transition,
ed esclusivamente dedicata all’unico brano cantato in italiano:
Canto di
Primavera,
che racchiude le sorprese più significative e coinvolgenti per la
storia e la musica dei Pandora. Il brano ci riporta alle origini,
precisamente al 1998 a Racconigi, un paesino della provincia di Cuneo
dove ci eravamo trasferiti da poco, e dove io e Claudio prendemmo un
po’ più sul serio la nostra avventura musicale insieme. Claudio
cresceva come batterista, così allestii nella cantina di casa un
piccolo studio per suonare, ricoperto di cartoni delle uova e poster
dalla mia collezione di cimeli musicali. Rispolverando i miei vecchi
strumenti creammo un piccolo set di brani riadattati per solo
batteria e tastiere. L’esordio avvenne poco più tardi, durante un
festival chiamato “Racconigi a Porte Aperte”, dove per tutto il
week-end diverse band suonavano all’aperto in punti chiave nelle
strade del paese. Noi riuscimmo a suonare proprio davanti all’unico
negozio di dischi del luogo, appartenente al nostro caro amico
Roberto Magri, uno di quei pochi coraggiosi che con il suo negozio
hanno cercato di tener testa alla degradazione musicale di questo
Paese, un vero eroe!
In
quegli anni Racconigi organizzava un festival rock di ottima
presenza, sia di pubblico che di musicisti, chiamato Kaos. Il fato
vuole che la domenica prima del nostro esordio a “Racconigi a Porte
Aperte” al Kaos partecipi proprio il Banco del Mutuo Soccorso! Era
Domenica 6 Giugno 1999, quando nel bel mezzo di una magnifica
esibizione del Banco, durante la presentazione del brano successivo
Francesco Di Giacomo cominciò a cercare qualcosa nelle tasche senza
nulla trovare, quando però con la sua caratteristica ironia tirò
fuori dalla tasca uno dei volantini che pubblicizzavano la nostra
piccola esibizione e annunciò il nostro primo concerto che sarebbe
avvenuto la settimana seguente a poca distanza da quel palco
dedicandoci Canto
di Primavera.
In seguito l’organizzatore mi regalò il cd con la registrazione
del concerto del Banco da cui abbiamo estrapolato la voce di
Francesco usandola come intermezzo in Passaggio
di Stagioni.
La
mini-suite è divisa in due parti, la prima intitolata Lamenti
d’Inverno,
nata per essere una piccola introduzione ad una versione acustica di
Canto di
Primavera,
ma diventata durante i lavori un vero e proprio inedito che si può
trovare solo su questo disco. Il brano segue le orme del Banco ma con
qualche ingrediente Pandoriano. Essendo Canto
di Primavera
un brano che gira su accordi maggiori, abbiamo voluto sottolineare la
tristezza e la mancanza di Rodolfo e Francesco lavorando sugli stessi
accordi ma in chiave minore. Le parti di tastiere sono suonate in
presa diretta da tutti e tre contemporaneamente, poi successivamente
abbiamo aggiunto gli altri strumenti. L’idea è quella di un vero e
proprio passaggio di testimone, come fa intendere Francesco durante
la dedica, infatti Passaggio
di Stagioni
si trova esattamente al centro del disco e fa da transizione dalla
prima parte dell’album, quella dedicata alla musica dei Pandora,
alla seconda, quella dedicata ai tributi.
In
questa mini-suite entra in gioco il grande David Jackson, già nostro
ospite in Alibi
Filosofico.
I suoi sax accompagnano in nostri brani in modo magistrale, infatti
circondano e danno ancora più corpo al tutto. Con l’emozionante
dedica di Francesco e la magica chitarra acustica di Claudio si
introduce Canto
di Primavera,
e qui devo assolutamente svelare un altro inedito: una notte dallo
studio mi chiama Claudio: «Papà, pensavo ad una cosa: riusciamo a
metterci in contatto con Vittorio Nocenzi e farlo partecipare al
nostro piccolo tributo a Francesco e Rodolfo?». La mia sensazione
iniziale… Panico! E il primo pensiero… “E ora??” Ci ho
pensato bene e visto che in precedenza siamo riusciti a far
partecipare alle nostre composizioni musicisti del calibro di Arjen
Lucassen e David, perché non provarci, poteva essere un’idea, e
questo portò ad una bella notte in bianco!
Mi
venne in mente un mio caro amico che conosce molto bene Vittorio.
Dopo essermi messo in contatto con lui e spiegatogli il progetto,
questo lo sente immediatamente e gli spiega. Incredibile, ma a
distanza di anni, e dopo l’operazione subita poco tempo prima, il
Maestro si ricorda ancora di noi e riusciamo ad avere il suo contatto
diretto! Dopo qualche ora, ripreso dall’emozione, contattai Nocenzi
dal nostro studio durante l’editing del brano. «Ciao Beppe!»
esordì Vittorio. Emozionato e con il cuore in gola di poter parlare
con uno dei nostri miti, nella mia graduatoria subito dopo il più
grande di tutti Keith Emerson, gli spiegai il progetto più
dettagliatamente e il motivo della nostra richiesta, che chiaramente
non è mai stata a scopo lucrativo, ma intima e sentimentale in
ricordo del 1999. Sono rimasto molto colpito dalla sua grandezza di
pensiero e dall’umiltà che dimostrò, e dopo aver scambiato due
parole, con tono possente e di enorme presenza mi disse: «Mi piace
Beppe! Voglio far parte del vostro progetto. Allora, quando ci
incontriamo? Dai fissiamo un appuntamento…».
Il
resto è raccontato dal disco, diventando una nuova pagina importante
della nostra storia. Vittorio registrò l’assolo in un inedito
finale con lo storico Mini-Moog, completando così l’idea di
riproporre il brano in una nuova versione personalizzata. A Claudio,
il vulcano di idee che non si ferma mai, viene l’ispirazione di far
cantare Emoni come voce principale ed usare come corista di rinforzo
Corrado. Confesso che all’inizio da fan del BMS sono rimasto un po’
interdetto, poi ho capito l’idea di Claudio. Emoni canta Di
Giacomo, wow..! Ottimo, un vero gioiello per le nostre orecchie.
Sotto il sorriso sornione di Claudio e lo sguardo incredulo di
Corrado tutto combaciava.
Infine
il capolavoro di Claudio che chiude il capitolo: far suonare David
Jackson e Vittorio Nocenzi insieme, cosa mai avvenuta prima d’ora.
Il finale con le tastiere mie e di Corrado, il basso di Dino, le
chitarre, le percussioni e la batteria di Claudio ci portano in un
momento unico ed indimenticabile, fatto di grandi emozioni. Sugli
ultimi fiati della traccia sentirete in lontananza ancora una volta
la voce di Francesco che entra a far parte di questo finale, il tutto
con l’approvazione di Vittorio per la scelta e l’idea.
Un
ringraziamento molto sentito da noi tutti va al nostro amico che ha
fatto in modo che un sogno diventasse realtà: quello di conoscere in
modo personale, oltre che musicale, Vittorio Nocenzi che a dire dello
stesso Maestro è oramai uno della famiglia Pandora/Colombo…
Fragments
of the Past
chiude l'album con un lungo omaggio a gruppi da voi lungamente amati:
Genesis, Marillion, Yes e Emerson, Lake & Palmer.
BC
– Fragments
of the Past
esprime chiaramente il nostro amore per tutto il prog che ci ha
formati, senza dimenticare anche band come Gentle Giant, Jethro Tull,
Santana, Pink Floyd, come anche i gruppi di casa nostra che
naturalmente ci hanno tramandato molto, soprattutto il BMS. L’unico
limite purtroppo era il tempo a disposizione e lo spazio sul disco,
altrimenti avremmo dovuto produrre un’opera tripla!
La
passione per i gruppi su cui abbiamo lavorato è molto più viscerale
e poi con loro siamo riusciti a trovare una certa affinità, vedi per
esempio Second
Home By The Sea,
che nella parte centrale lascia un ampio spazio alla fantasia,
permettendoci di inserire un medley. A differenza di tutto ciò che
abbiamo prodotto come tributo ai Genesis (vedi Turin
03.02.1974),
questo racchiude invece l’epoca post Gabriel. I fans più accaniti
riconosceranno sicuramente le parti, e sia io che Claudio amiamo i
medley dei Genesis, pertanto abbiamo realizzato il desiderio di farne
uno nostro mai eseguito prima, neanche dagli stessi autori. Farlo è
stato molto divertente, soprattutto per il sottoscritto, che ha come
colonna sonora della sua vita ogni composizione della band.
Il
brano dei Marillion è stato voluto da Claudio, dato che sia lui che
Emoni sono molto legati ad esso. Hogarth è un vero maestro della
voce indiscusso e con tanta naturalezza e disinvoltura Emoni è
riuscita a far suo l’intero brano rendendolo molto affascinante ed
intenso dall’inizio fino alla fine, dove il lavoro di voci diventa
massiccio ed armonico da parte sua senza perdere dolcezza. E proprio
qui, nel finale, diamo il nostro apporto vocale tutti quanti, come
dei fans ad un concerto, mia moglie Irma compresa, solitamente
vittima indiretta per anni delle nostre scorribande musicali.
Per
quanto riguarda il brano degli Yes, la scelta è caduta su di loro a
causa di una forza maggiore come ho detto prima, ma è stato comunque
un grande piacere ed onore poterci confrontare con un’opera
simile. Parlando invece di Lucky
Man
potrebbe sembrare che sia stato inserito a causa del decesso di
Keith, ma non è così. Avevamo in mente da tempo io e Claudio di
mettere mano a questo brano che ha fatto la storia, naturalmente
senza presunzione, ma solo con tanto rispetto e riconoscenza.
L’accaduto ci ha lasciati disarmati, trasformando il tributo alla
band in un omaggio al più grande di tutti: Keith Emerson. Da fan del
prog volevo sottolineare il grande lavoro, maturo oltre ogni limite,
di Claudio, che mi ha lasciato stupito, emozionato ed allo stesso
tempo orgoglioso, ovviamente senza nulla togliere al superbo
contributo di Emoni, alla sua prima esperienza a pieno regime in un
disco, e Corrado.
Mio
figlio ha superato ogni limite della mia immaginazione. Sicuramente
tutti conoscono le sua grande abilità nel suonare la batteria e il
basso, ma le partiture di chitarra tirate fuori in brani come Ritual
e Second
Home by The Sea
sono dimostrazione di essere al cospetto di un grandissimo musicista!
Sono fortunato di averlo come figlio! Con tutto quello che hanno
passato personalmente lui e sua moglie durante le registrazioni,
realizzare tutto questo in ogni particolare e confrontarsi con
artisti che han fatto la storia non è cosa da poco, siamo di fronte
a un straordinario artista oltre che un ottimo produttore artistico.
Ogni nostra idea la prende e la plasma a dovere, concretizzandola
oltre ogni aspettativa. Sarò di parte, ma direi: sentire per
credere!
Emoni
diventa nuova cantante del gruppo. I fan la conoscevano già per le
copertine: c'è un legame tra la sua arte visiva e la sua voce?
BC-
Claudio quando vede qualcosa che potrebbe funzionare durante una
creazione artistica non ci mette troppo tempo a coinvolgerla, anzi, è
fin troppo impulsivo! Forse per non perdere l’ispirazione. Come per
esempio, la copertina di Sempre
e Ovunque Oltre il Sogno
era un regalo che Emoni gli fece, un bozzetto fatto spensieratamente
su computer quando non erano ancora sposati. A quel tempo Claudio era
in contatto con un altro copertinista che lavorava con diversi gruppi
prog importanti ma alla visione di quello schizzo non ebbe nessun
dubbio: lei doveva essere la nostra copertinista ufficiale, e quel
bozzetto doveva diventare la nostra prossima copertina.
Il
giorno che Claudio ha scoperto che Emoni oltre ad essere una
grandiosa pittrice questa sapeva anche cantare in modo melodioso e
spontaneo, venne automatico coinvolgerla anche come cantante.
Personalmente quando la sento cantare sui nostri brani mi riporta
alle atmosfere dei Renaissance. Da quel semplice bozzetto arriviamo
ad oggi, dove l’abbiamo messa alla prova facendola confrontare con
nomi come Collins, Hogarth, Anderson, Di Giacomo e Lake, e il
risultato è stato magico!
Come
con l’arte visiva è stato molto naturale lavorare con lei, capiva
subito di cosa avevamo bisogno e la sintonia tra la nostra musica e
le sue scelte vocali è stata spontanea, esattamente come per i suoi
dipinti, che rappresentano perfettamente la nostra musica e sono
ormai diventati simbolo dei Pandora. Al disco però ha lavorato
sapendo di essere un’ospite. Il giorno del servizio fotografico le
abbiamo fatto la bella sorpresa di volerla coinvolgere ufficialmente
nei Pandora come membro definitivo. Rimase emozionata dalla proposta
e accettò, nonostante sapesse a cosa andasse incontro!
Quanto
è importante per voi questo album di riflessione e celebrazione?
Influirà in qualche modo sul prossimo lavoro dei Pandora?
BC
- Il prossimo disco è già in cantiere, ma non possiamo influenzare
noi stessi con la nostra
stessa
musica, quello che però Ten
Years Like in a Magic Dream…
ci ha lasciato è una crescita evolutiva dal punto di vista sonoro e
compositivo con cui tutti le band prima o poi si trovano a confronto
e che si porteranno dietro per il resto della vita. Questo quarto
disco celebra dieci anni di emozioni, esperienze e amore verso quello
che abbiamo realizzato, ogni nostro lavoro parte con delle idee e
come sempre si apre a molte strade che quasi mai riusciamo a vedere
dove vanno a finire finchè non è tutto ben chiaro e definito.
Posso
solo anticipare, e non dire molto semplicemente per i motivi sopra
citati, che sarà frutto di un mio progetto tenuto in naftalina da
molti anni, che aspettavo di tirare fuori appena la nostra
maturazione musicale sarebbe stata a mio parere al punto giusto.
Credo che ora sia il momento. Alcune parti musicali e i testi
arrivano addirittura dagli anni ‘70. Si tratta di svilupparle ed
attualizzarle anche se affronteremo un tema che è sempre attuale.
Ma
prima di questo, il nostro prossimo imminente obiettivo è quello di
finire al più presto i nostri nuovi Studi Pandora Music, che
comprenderanno una scuola di musica, la sala registrazione e delle
sale prove. Sogno di Claudio di realizzare un punto d’incontro per
tutti i musicisti che vogliono fare musica e sviluppare le proprie
creazioni.
PANDORA:
progressive rock since 2006
Quando
Zeus scoprì che Prometeo aveva rubato il fuoco, infuriato decise di
punire lui e l’intero genere umano. Incatenò Prometeo ad una
roccia sottoponendolo alla più atroce delle torture: ogni giorno
un’aquila gli divorava il fegato, che si rigenerava la notte e la
mattina successiva era nuovamente dilaniato dal dolore. Per punire
gli uomini, Zeus ideò un piano più complesso: ordinò ad Efesto –
dio del fuoco e dei metalli – di creare una giovane dotata di
virtù, grazia e intelligenza: Pandora.
Ad
ella gli dei facevano grandi doni ed Ermes la condusse da Epimeteo,
fratello di Prometeo, che la prese in sposa. Pandora aveva un vaso:
lo teneva sempre con sé ma con l’avvertimento di Zeus di non
aprirlo mai. A nulla valse l’ordine del sovrano dell’Olimpo:
Ermes aveva donato a Pandora la curiosità, per lei fu irresistibile
l’apertura di quel misterioso dono. Tutti i mali del mondo uscirono
dal vaso: il mondo divenne inospitale e tenebroso, l’umanità, che
fino ad allora aveva vissuto in armonia con gli dei, conobbe la
malattia, la vecchiaia, la gelosia, la fatica e la desolazione.
Pandora chiuse il vaso: nel suo fondo c’era la Speranza, ultima a
morire…
Al
mondo della mitologia si sono ispirati tanti protagonisti della
storia del rock e in particolare l’ambiente del progressive ha
attinto a piene mani dal fascino di un mondo immaginario e parallelo,
nel quale riversare la voglia di fuga dal reale ma anche una critica
sociale velata da allegorie, simbolismi e metafore. I Pandora
sono la perfetta rappresentazione del sogno di un progressive rock
contemporaneo, irresistibilmente legato all’epoca d’oro degli
anni ’60 e ’70 ma proiettato verso una possibile palingenesi
sonora. Il tema costante della scrittura dei Pandora è il sogno: un
sogno coltivato, cullato, custodito perché trampolino di lancio per
migliorare il reale. Un sogno che diventa musica, che diventa una
variopinta “terra di nessuno” in cui, a differenza del vaso di
Pandora, non si annidano i mali del mondo ma un’idea di convivenza
pacifica tra generi musicali, tra temi, atmosfere, ricordi e
progetti. Pur dichiarando orgogliosamente la loro appartenenza al
mondo del rock progressivo e l’inossidabile stile
“sinfonico-psichedelico”, i Pandora sono degli irriducibili
amanti e creatori di buona musica: senza etichette, senza categorie,
senza limiti.
I
Pandora nascono nel 2006 ma sono il punto d’arrivo di un vecchio
amore: quello che lega un padre e un figlio, che trova
nell’appartenenza al prog un linguaggio comune transgenerazionale,
una speranza condivisa.
Claudio
Colombo,
polistrumentista e batterista, è figlio di Beppe,
musicista di lunga esperienza: i Colombo sono voraci ascoltatori di
ottimo rock e scelgono di percorrere insieme un nuovo cammino
musicale. Con l’ottimo tastierista Corrado
Grappeggia
fondano un progetto incentrato sull’amato progressive rock anni
Settanta, ispirato a Genesis, Emerson Lake & Palmer, PFM, New
Trolls, Gentle Giant e Orme, ma debitamente proiettato verso il
futuro, grazie all’amore di Claudio per i Dream Theater.
Nei
Pandora tuttavia, oltre alla passione per il genere, c’è anche la
voglia di dare la propria interpretazione, offrendo composizioni
inedite: nascono così i primi brani che danno ampio sfogo alla
fantasia, alla ricerca di suoni e melodie, alla visione lirica,
mitologica e fantasy. Il segreto è proprio nelle diverse esperienze
ed estrazioni dei tre componenti: la grande esperienza di ascoltatore
e musicista di Beppe, la cultura musicale di Corrado, il talento di
Claudio (raro esempio di giovane polistrumentista e grafico). Il trio
è l’elemento basilare dei Pandora, che di volta in volta si
apriranno al contributo di diversi musicisti con l’obiettivo di
produrre delle ottime composizioni.
La
band piemontese intraprende un’attività live comprensiva di
esibizioni acustiche. È proprio grazie alla forza del live che nel
2008 i Pandora incontrano il favore di AMS-BTF,
etichetta specializzata in rock progressivo e nota in tutto il mondo
per le proprie pubblicazioni. Nello stesso periodo i ragazzi firmano
un contratto con BTF e incontrano il chitarrista Christian Dimasi.
Per i Pandora è un momento d’oro: alla firma del contratto e
all’entrata del giovane Dimasi segue l’uscita del sospirato album
d’esordio. È Dramma
di un poeta ubriaco:
il perfetto biglietto da visita, una prima sintesi del percorso
intrapreso, con pezzi originali e un sound poliedrico, progressivo
per definizione.
Il
rock sinfonico dei Pandora attinge alla grande tradizione degli anni
’70, è cantato in italiano e spazia tra suoni più duri, pause
acustiche, umori jazz e hard, tra grandi affreschi fantasy ed
enigmatici. A cavallo tra passato e futuro, tra la cura di un’eredità
art-rock amata e emozionante e il dovere di osare, di puntare alla
modernizzazione del suono, Dramma
di un poeta ubriaco
raccoglie lusinghiere recensioni da parte della stampa italiana e
internazionale.
Rinvigoriti
dal successo di pubblico e critica, i Pandora puntano subito a un
secondo lp che possa confermare la bontà delle originarie intuizioni
e lanciare un progetto innovativo per il rock progressivo italiano.
Quel prog italiano così amato all’estero – dagli USA al
Giappone, dall’Europa al Sud America – trova oggi una favorevole
rinascita e i Pandora sono i capofila di un rinnovato movimento
tricolore. Prima del nuovo disco il gruppo tiene alcuni concerti con
colleghi italiani come gli Ubi Maior ma anche con prestigiosi nomi
stranieri quali i polacchi Riverside. Finite le registrazioni del
secondo lp, Dimasi abbandona il gruppo, che così torna alle origini
e ridiventa trio. Una nuova collaborazione però si fa avanti: è
quella con l’artista Emoni
Viruet,
che dipinge alcune fantastiche tele che stimolano le nuove
composizioni musicali della band. Come ogni prog band che si
rispetti, anche i Pandora hanno un’attenzione speciale per la
potenza evocativa del suono, per la vis immaginifica delle
composizioni: il talento della giovane pittrice di Puerto Rico è un
elemento in più che si aggiunge alla forza policromatica del gruppo.
È immediata la realizzazione da parte di Emoni della copertina del
nuovo disco, ma anche di quadri che rappresentano i singoli brani
dell’opera.
Tornati
in trio e diretti da un Claudio Colombo sempre più ispirato e
deciso, i Pandora pubblicano l’attesissimo secondo album il 15
gennaio 2011: ancora una volta con BTF, esce Sempre
e ovunque oltre il sogno.
Un disco che approfondisce quanto presentato nell’lp di debutto e
offre nuove prospettive al prog del trio: duro ed evocativo,
emozionante e dinamico, disponibile nello stesso modo all’acustico
e all’hard, il nuovo sound dei Pandora è tra le proposte più
intriganti del rock d’arte europeo. Il secondo album porta grandi
soddisfazioni, Sempre
e ovunque oltre il sogno
raggiunge il 21° posto nella TOP 100 dei CD Prog del 2011 nel
programma statunitense “Global Progressive Rock Network”.
Sulla
spinta del grande entusiasmo i Pandora si rimettono al lavoro e
realizzano Alibi
Filosofico,
che vede la luce il 23 settembre 2013. Prosegue la collaborazione con
Ams Btf di Matthias
Scheller,
connubio che consente la continuazione di un percorso prog iniziato
molti anni fa. Realizzato nei nuovi studi Pandora-Music,
interamente registrato e mixato da Claudio, Alibi
Filosofico
ha avuto un iter di circa sette mesi. Una caratteristica del nuovo
disco è la presenza di ospiti di spessore come David
Jackson, Arjen Lucassen e Dino Fiore,
mentre Emoni
Viruet
cresce all’interno della band, fornendo un grande contributo
vocale, oltre all’ormai consueta impronta sull’art work.
A
tre anni di distanza dal terzo album, i Pandora celebrano il
decennale della loro attività con un disco speciale, pubblicato
mercoledì 30 novembre 2016. Si chiama Ten
Years Like in a Magic Dream...
ed è una
“antologia di inediti”: contiene quattro classici del gruppo
risuonati e cantati per la prima volta in inglese, vede l’ingresso
ufficiale di Emoni Viruet come cantante solista, la partecipazione di
special guest straordinari come Vittorio
Nocenzi
(Bando del Mutuo Soccorso), David
Jackson
(Van Der Graaf Generator), Andrea
Bertino e Dino Fiore
(Castello di Atlante), il tributo al grande prog del passato con
riletture di Genesis,
Marillion, Yes, ELP e Banco.
Pandora:
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AMS
Records:
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