La regista Vittoria Citerni di Siena, classe 1992, vanta nel suo curriculum una carriera internazionale tra Spagna, Inghilterra e Italia: a soli diciotto anni ha diretto il suo primo cortometraggio "5 minuti", mentre attualmente è assistente alla regia nel nuovo film dei fratelli Taviani "Una questione privata"; e prossimamente regista del cortometraggio "Plasma" scritto da Luigi Passarelli e dello spettacolo teatrale “Omicidi tra Coniugi” al Piccolo Cts di Caserta 29 e 30 ottobre. Fattitaliani l'ha intervistata per "La sorpresa" spettacolo che dirige al Teatro L'Aura di Roma, dove sarà in scena da mercoledì 19 a domenica 23 ottobre 2016.
Nel dirigere i personaggi su quale elemento ha principalmente puntato
per sortire l'effetto che un pubblico si aspetta da una commedia
degli equivoci?
“Ho
puntato sulla caratterizzazione dei singoli personaggi. Ognuno di
loro ha un qualcosa di particolare e di unico. Non mi sono limitata a
"rispettare" quelli che sono gli stereotipi del classico
triangolo amoroso caratterizzato dalle figure del Marito, Moglie e
Amante. Il testo ha fornito un'ottima base di partenza, ma questo da
solo non basta. Un gesto, un'azione, uno sguardo: queste, le
componenti essenziali, utili a tessere le fila della commedia degli
equivoci, in cui il sorriso, da parte del pubblico, regna sovrano.”
C'è del testo un soggetto cinematografico... A parte gli ovvi
adattamenti, che cosa cambierebbe se fosse chiamata a dirigere il
film?
“C'è
un abisso tra il mondo teatrale e il mondo cinematografico. Sono due
linguaggi differenti e, come tali, vanno adattati nel passaggio
dall'uno all'altro. Cambierebbe tutto e, allo stesso tempo, non
cambierebbe nulla. I personaggi avrebbero più respiro e le dinamiche
sarebbero indagate più a fondo. I gesti asciugati, la recitazione
anche. I personaggi avrebbero un arco di sviluppo maggiore e più
approfondito, oltre che disteso.”
Fra i tre personaggi, quale preferisce? c'è uno in cui oggi la
maggior parte si può particolarmente identificare?
“Il
personaggio di Gloria, anche se è totalmente fuori dagli schemi,
sopra le righe. Non è la classica amante. Presenta caratteristiche
molto particolari, ma non vi svelo di più. È una sorpresa! Lo
spettatore si può identificare in tutti e, allo stesso tempo, in
nessuno, perché sono personaggi spinti al limite,
quasi surreali.”
Lei è una regista giovane: ha pensato sin dai suoi esordi di stare
dietro la macchina da presa o ha pensato anche di recitare?
“Ho
iniziato al liceo: i primi set, le prime compagnie teatrali, le prime
esperienze. Ho sperimentato anche lo stare "davanti", in
particolare in teatro, mi diverte, ma non mi reputo un'attrice. Ho
studiato e studio in continuazione. Credo che per essere una brava
regista, per saper dirigere bene un attore, bisogna capire come
lavora un attore, cosa prova, come funziona un personaggio.
Altrimenti, si rischia di dare indicazioni imprecise, non si
riesce a fare un training attoriale e l'attore è lasciato solo. Il
lavoro con l'attore e sull'attore penso che sia la parte più bella
di questo lavoro, nel cinema e nel teatro, e gli va prestata la
dovuta attenzione.”
Ci può dire qualcosa su "Una questione privata"?
“È il nuovo film dei Fratelli Taviani, dove sono assistente alla regia.
Un'esperienza meravigliosa, un'opportunità di fare scuola con dei
mostri sacri del cinema italiano. Si tratta di un adattamento del
romanzo di Beppe Fenoglio, ma di più non posso dire!”.
Secondo lei negli anni cinema e teatro, con le differenze che
presentano nel proprio ambito, si sono avvicinati l'uno all'altro o
al contrario allontanati?
“Allontanati!
Purtroppo, il teatro in Italia fatica davvero tanto. Ho lavorato
anche a Londra e stringe il cuore vedere come da noi il teatro venga
bistrattato. Abbiamo molti talenti che andrebbero valorizzati e
promossi a livello nazionale e non solo.” Giovanni Zambito.
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In copertina: Vittoria Citerni di Siena, Giulia Linari, Michela Maridati e Alessandro Giova