Tutti
restano ammirati e coinvolti ogni qualvolta si assiste a quelle
cerimonie pubbliche o semplicemente familiari nel corso delle quali
i partecipanti di ogni età e grado indossano i loro costumi
tradizionali:
scozzesi, tirolesi, bavaresi, brettoni, olandesi….., va aggiunto
che molti li
indossano,
in tutto o in parte, anche nella loro vita quotidiana, normalmente.
Colpisce altresì che tutto si svolga senza esibizione o finzione,
con la più grande naturalezza: cioè il costume della tradizione e
della memoria è realmente
ingrediente della vita quotidiana,
individuale di ognuno: non tanto e non solo un contrassegno della
propria appartenenza quanto un solido punto di riferimento e
l’affermazione della propria individualità ed etnicità.
E
che cosa a proposito del costume ciociaro, il più decantato al
mondo? Una duplice risposta: o non lo si conosce o ci si vergogna! In
entrambi i casi una perdita
ed una mutilazione.
Infatti tra la fine del 1700 e fino alle prime decadi del 1900 quel
costume era stato conosciuto e visto in giro a Roma, poi a Parigi, a
Londra, in Scozia, a Berlino, continuamente, nelle situazioni e
contesti più diversi, fino a diventare, dove più dove meno, un
ingrediente consolidato della società. Il costume ciociaro è
conosciuto ed amato in tutto il mondo anche perché in
tutti, o quasi tutti, i musei e gallerie del pianeta è presente
almeno un’opera d’arte, sia essa un quadro o una scultura, che
illustra e raffigura la donna o l’uomo ciociari.
E queste opere d’arte aventi per soggetto il personaggio ciociaro
sono state realizzate in un arco di tempo di almeno centocinquanta
anni dalla gran parte degli artisti europei, dai minori ai massimi:
cioè, più semplicemente, Manet,
Corot, Degas, Cézanne, Van Gogh, Picasso
hanno dipinto la donna o l’uomo ciociaro ma non il personaggio
negli altri costumi citati! E pertanto nella terra di origine del
costume più noto e celebrato del pianeta, nella Ciociaria, questo
costume si conosce poco o niente e in aggiunta, così parrebbe, ci
si vergogna di indossarlo.
Non
solo dunque costume ciociaro e romano, senza parlare di abbruzzese,
calabrese, basco, savoiardo, zingaro ecc. ma il costume d’Italia
per antonomasia,
il
costume d’Europa. Siccome
le opere d’arte che raffigurano questi personaggi sia esso il
pifferaro o lo zampognaro o il brigante o la ragazza o il contadino
sono normalmente ricorrenti da sempre anche sul mercato dell’arte
internazionale allora è facile rinvenire la conferma che gran parte
delle titolazioni, quando non erronee come abbruzzese, calabrese,
ecc. sopra citate, titolano le opere regolarmente costume d’Italia
o quasi sempre Italiana o brigante italiano, ecc. Manet titolò la
sua ciociara ’l’Italienne’ così pure Cézanne la sua, così
Van Gogh, così Picasso quella sua in stile cubista e così mille
altri esempi. Si dirà, perché non titolano ’ciociaro’? Perché
pochi conoscevano la parola e quei pochi che la conoscevano ne
storpiavano la grafia o la pronuncia in quanto il termine ‘ciociaro’
è particolarmente difficile sia a pronunciare sia a scrivere per i
transalpini. Per saperne di più si raccomanda il mio libro: “IL
COSTUME CIOCIARO NELL’ARTE EUROPEA…”
Il significato europeo è documentato dalla realtà secondo la quale
tutti conoscevano il costume ciociaro perché dalla maggior parte
visto e ammirato a Roma, poi visto e incontrato sistematicamente per
anni e anni per le strade di Parigi, di Londra, di Edinburgo, di
Berlino, poi a centinaia negli studi degli artisti e delle scuole per
almeno cinquantanni, era veramente la sola presenza umana visibile e
riconoscibile e consueta nelle città principali d’Europa: nessun
gruppo etnico possedeva quelle caratteristiche!
Ecco perché il costume ciociaro, come detto più sopra, quasi la
lingua franca d’Europa, uno spettacolo abituale e familiare vederlo
in giro in mezza Europa. Ma è da aggiungere, anche a disdoro della
situazione di oggi, che in certi locali pubblici dell’epoca, stiamo
parlando del 1800, le cameriere servivano in costume ciociaro, a
significarne la familiarità e anche il valore sentimentale a esso
legato! Ultima e più recente prova del significato europeo
consolidato quindi non artificioso, è il Comune di Parigi che
qualche mese addietro a Montmartre ha affisso su una delle arterie
principali una targa in onore di una modella ciociara a significarne
ed evidenziarne il valore e addentellati appunto europei. Sempre a
Parigi se si entra nell’immenso antico edificio della Borsa del
Commercio si scoprirà che nella fascia affrescata che scorre
attorno sotto la cupola con episodi del commercio riferiti ai cinque
continenti, l’Europa è
rappresentata in primo piano da una coppia di ciociari:
e certamente ciò ha un significato e una valenza che è superfluo
ribadire. E allorché Gino
Severini
realizzò il grande affresco dell’”Europa malata dopo la seconda
GM”, intorno a Europa appunto distesa malata, la illustrazione
dell’Italia che assiste assieme alle altre nazioni è
la donna ciociara.
La
presenza della umanità ciociara nella storia dell’arte ha assunto
un ruolo e una valenza talmente imponenti e significativi e quindi
irrinunciabili che ne è divenuto addirittura un capitolo cioè
pittura
di genere all’italiana!
Eppure…
Michele
Santulli