«Con
Rosario Assunto parlavamo spesso di Francesco Guadagnuolo, pittore,
scultore e incisore nisseno che si stava imponendo sulla ribalta
internazionale, pur mantenendo l’innata modestia.
Oggi l’Artista
nisseno è considerato l’interprete del nuovo realismo italiano del
dopo Guttuso, l’unico esponente del transrealismo in Italia
(Gasbarrini), uno dei maggiori autori del rinnovamento
dell’iconografia dell’arte sacra. Lo conoscevo da quando era
ancora studente e la madre mi mostrava i suoi lavori. Nel 1987, in
occasione dell’Anno Mariano, avevamo presentato in anteprima
nazionale nell’aula consiliare del Comune di Caltanissetta la sua
mostra di dipinti e disegni “La
Vita di Maria”, che
ripercorre le tappe della vita della Madre Celeste dall’Annunciazione
all’Incoronazione,
ispirandosi all’enciclica Redemptoris
Mater di Giovanni
Paolo II. Rosario Assunto mi mandò il saggio che insieme a quello di
Leo Magnino pubblicammo nel catalogo della mostra. Fu quello l’inizio
di una proficua collaborazione culturale con l’illustre filosofo
nisseno, destinata a durare nel tempo, sino alla fine e oltre, mi si
consenta, se grazie a Lui e ai suoi scritti illuminanti continuiamo a
scoprire vie inedite del sapere e ad indicarle agli altri. Rivedo
quell’anno quasi in retrospettiva fotografica.
7 giugno 1987 Domenica di
Pentecoste - Santuario della Madonna del Divino Amore: Giovanni Paolo
II inaugura l’Anno Mariano. Per l’occasione viene presentata la
mostra di dipinti e disegni di Francesco Guadagnuolo “La
Vita di Maria”
ispirata all’enciclica Redemptoris
Mater. Incontrando il
Sommo Pontefice, l’Artista nisseno gli rende omaggio con il suo
dipinto La Natività
raffigurante la Madonna col Bambino. La mostra, itinerante fino alla
chiusura dell’Anno Mariano, è stata presentata in Musei Comunali,
Musei Diocesani, Chiese ed Istituti di cultura di diverse città
italiane e straniere riscuotendo dappertutto unanimi consensi di
pubblico e di critica. Eravamo orgogliosi di questo. In anteprima
nazionale l’avevamo presentato noi a Caltanissetta nell’aula
consiliare del Comune in occasione dell’incontro tra la Dante
Alighieri di Caltanissetta presieduta da me e la Dante Alighieri di
Vienna presieduta dal dott. Kurt Gustav Bayer alla presenza del
Sindaco prof. Massimo Taglialavore, del Vescovo Mons. Alfredo Maria
Garsia e di un folto pubblico. Per l’occasione, grazie al
contributo dell’A.P.T. di Caltanissetta avevamo pubblicato anche il
catalogo della mostra con i citati saggi critici di Rosario Assunto e
Leo Magnino e le note biografiche dell’Autore. Il nostro catalogo
aveva veramente accompagnato la mostra all’inaugurazione dell’Anno
Mariano e sarebbe stato presente dappertutto. […]
La Dante Alighieri aveva già
valorizzato l’opera di Guadagnuolo nel 1983 organizzandogli a Roma
nella sede centrale di Palazzo Firenze la presentazione della
cartella di acqueforti ispirate alle quattro commedie di Vittorio
Alfieri “L’Uno”,
“I Pochi”,
“I Troppi”,
“L’Antidoto”
con gli interventi di Giovanni Fallani, Mario Scotti e Salvatore
Valitutti. La cartella fa riflettere sui danni arrecati dalle
degenerazioni delle varie forme di governo già ampiamente analizzate
nel mondo latino: la tirannide, degenerazione della monarchia,
l’oligarchia degenerazione dell’aristocrazia, la demagogia
degenerazione della democrazia. Guadagnuolo, che vive con impegno e
analizza attentamente la vita del suo tempo, denuncia la sofferenza
degli oppressi e suggerisce soluzioni all’interno dell’animo
umano.
La Dante Alighieri di Vienna,
sempre con il dott. Kurt Gustav Bayer, nel 1984 aveva organizzato la
personale “Il volto
di poeti italiani da Dante a Quasimodo”
presso l’Osterreichisches Tabakmuseum presentata da Giovanni
Fallani, il quale faceva rilevare che seguendo la strada del filone
letterario già iniziata con la realizzazione delle cartelle di
acqueforti ispirate a “La
Bottega dell’Orefice”
di Papa Woityla, al “Processo”
di Kafka e alle commedie di Vittorio Alfieri, l’artista tentava ora
la via dell’interpretazione dei poeti italiani attraverso lo studio
e l’analisi del volto. “Si tratta – scrive - di una serie di
ritratti dei massimi esponenti della poesia italiana da Dante a
Quasimodo, che si rivolge questa volta principalmente ad un pubblico
straniero. L’interesse costante di Guadagnuolo è sempre stato la
ritrattistica affrontata dal punto di vista dell’immediatezza
dell’espressione e della spontaneità nell’esecuzione. In questi
ritratti la via del pittore è quella della comunicazione della vita
interiore e degli stati d’animo del soggetto rappresentato. Ne esce
fuori il dono della chiarezza e la forza del pathos, esclusivamente
attraverso la vitalità espressiva dei volti, indipendentemente da
ogni configurazione d’ambiente. La nuova fatica di Guadagnuolo si
rivolge alla sensibilità germanica per la poesia e contribuisce alla
comprensione del travaglio interiore che animò i maggiori spiriti
italiani ed europei”.
Grande il successo a Vienna, il
Presidente del comitato dott. Kurt Gustav Bayer, volendo proseguire
la collaborazione con l’artista, così si esprimeva: “Sono
affascinato dalla sua arte e dalla potenza d’espressione ed è per
me onore poterla far conoscere ad un pubblico sempre
maggiore…”(Vienna, 24 ottobre 1984) e il Segretario Generale
della Dante dott. Giuseppe Cota: “…Ho apprezzato e molto i
documenti in fotocopia da lei lasciatimi, documenti che mettono in
evidenza la sua arte e il suo impegno per la diffusione della cultura
italiana. Mi auguro che il rapporto con la nostra Società possa
estendersi sempre più convinto, qual sono, della necessità degli
incontri diretti con gli artisti…”(Roma 10 aprile 1985).
L’artista ha dato seguito alla collezione di ritratti dedicandoli
anche a “I Volti
degli Storici dell’Arte”
editi in varie pubblicazioni. Per il dott. Bayer l’incontro di
Caltanissetta è stata la naturale significativa prosecuzione dei
rapporti e il dott. Cota non nascondeva il suo entusiasmo.
E delle sei acqueforti realizzate
da Guadagnuolo nel 1979 per illustrare “La
Bottega dell’Orefice”
si è tornato a parlare a Caltanissetta nel 1996 con il saggio
critico di Rosario Assunto Per
un’ipotesi di lettura “Al Quadrato”
pubblicato nel 1980, che dava l’avvio ad una delle intuizioni
filosofiche più significative dell’era contemporanea: il
pensiero poetante.
L’opera era stata scritta nel 1960 da Karol Wojtyla sotto lo
pseudonimo di Andrzej Jawien con l’intento di dimostrare che
l’eternità dell’uomo passa attraverso l’amore.
Testo di profondo contenuto morale, esso riguardava le tematiche
familiari, degli sposi, dei genitori e dei figli, ma non soltanto.
“Creare qualcosa che
rispecchi l'Essere e l'Amore assoluto è forse la cosa più
straordinaria che esista" - afferma Adamo nella conclusione,
rivendicando con speranza quella dimensione del "per sempre"
che l'amore porta con sé, anche quando le vicende della vita
sembrano contraddirlo. É
proprio questo orizzonte assoluto che si respira lungo tutta la
storia come una ricerca e un desiderio; il desiderio di un "Amore,
al di là di ogni altro amore che ci riempie la vita”: l'orizzonte
di Dio.
Karol
Wojtyla era salito al soglio pontificio il 16 ottobre 1978; un anno
dopo, nel 1979, “La
Bottega dell’Orefice”
fu illustrata da Francesco Guadagnuolo su sollecitazione
dell’Arcivescovo Mons. Giovanni Fallani, Presidente della
Pontificia Commissione Centrale per l’Arte Sacra in Italia.
Guadagnuolo nelle sue acqueforti, come afferma Mons. Sante Montanaro,
già Segretario della Pontificia Commissione Centrale per l’Arte
Sacra, dimostrò una notevole capacità di interpretazione espressa
con un tratto ad un tempo incisivo e delicato. Per il giovane pittore
siciliano si trattò di un sicuro successo che lo fece entrare negli
ambiti spazi della cultura romana. Fu l’inizio della sua grande
avventura d’arte per cui oggi è considerato uno dei più
qualificati e prolifici pittori innovatori dell’arte sacra
contemporanea. […]
E
sarà proprio Mons. Fallani insieme a Rosario Assunto e a Nicola
Ciarletta a presentare a Roma alla Libreria ‘Remo Croce’ la
cartella delle sei acqueforti.
[…]
Una riduzione teatrale con la
regia dello stesso Guadagnuolo sarà realizzata al Cinema Teatro
Trieste, oggi “Bauffremont” a Caltanissetta in anteprima
nazionale nel 1980, nel quadro delle manifestazioni del settembre
nisseno organizzate dall’Ente Provinciale per il Turismo. […]
Tutti
positivi i commenti successivi che filosofi, storici e critici d’arte
come Ferruccio Ulivi, Pasquale Rotondi, Ennio Francia, Pietro Amato,
Vittorio Stella, Mario Scotti, Vito Riviello, Franco Simongini,
Sandra Orienti, riservarono alle sei acqueforti. Per
tale lavoro all’Autore è stato conferito a Roma, in Campidoglio
nella Sala della Protomoteca, il premio ‘Personalità
Europea’ destinato
a personalità che si sono distinte nel mondo artistico, culturale e
scientifico.
Mons.
Ennio Francia, altra alta autorità culturale vaticana lo invita a
far parte del “Comitato Romano Messa degli Artisti”, promuovendo
e presentando a Roma alla Libreria Remo Croce la sua cartella di
acqueforti “Humanitas”-
una riflessione sulla condizione umana”
realizzata dopo le due encicliche Redemptor
hominis e Dives
in Misericordia di
Giovanni Paolo II. Il tempo passa e tutto cancella; l’arte ha un
suo “tempo che è portavoce di continuità tra passato e presente,
proiettando nel futuro una traccia profonda, attraverso la quale si
esprimono e si perpetuano i valori positivi e le verità poste
nell’intimo di ogni uomo”. Quanto mai attuale ora che Papa
Francesco ha posto al centro del suo Giubileo la “Misericordia” e
Guadagnuolo ne sta seguendo con attenzione tutte le fasi.
Durante il convegno nazionale di
studi tema “Il
Giardino: mito estetico di Rosario Assunto”,
organizzato dalla Dante Alighieri in collaborazione con il Liceo
Classico e Linguistico “R. Settimo” di Caltanissetta, dal 18 al
20 gennaio 1996, a due anni dalla morte dell’illustre filosofo
nisseno, carissimo amico e conterraneo che dell’opera di
Guadagnuolo si era in più occasioni occupato, si torna a parlare
dunque de “La Bottega
dell’Orefice” e
Guadagnuolo viene invitato ad aprire il convegno con una parte della
mostra “I luoghi del
tempo” con commento
di Rosario Assunto presentata dal critico d’arte Antonio
Gasbarrini. Per l’occasione, vengono esposti a destra e a sinistra
del palcoscenico dell’aula magna i ritratti di Rosario Assunto e
Luca Pignato realizzati da Guadagnuolo insieme a quelli di altri
uomini illustri di Caltanissetta nel 1978. Nella stessa serata viene
presentato in anteprima nazionale il trimestrale serigrafico di arte
poesia “Ut pictura
poesis/ Ut poesis pictura”,
che rappresenta una delle più alte operazioni culturali del
Novecento artistico e letterario europeo “Vedrà – afferma
Antonio Gasbarrini, che lo dirige - nell’arco dei prossimi cinque
anni l’uscita di 18 cartelle contenenti le serigrafie delle opere
realizzate da Francesco Guadagnuolo con l’apporto concertante delle
poesie autografe dei più noti poeti italiani. A questo proposito -
rileva ancora Rosario Assunto: “Francesco Guadagnuolo sviluppa i
rapporti tra arti visive e letteratura attraverso l’armonia tra
segno e parola. Il legame tra pittura e poesia è costruito proprio
sulla grafia degli autori dei componimenti presentati nei dipinti.
Tra i tanti poeti che hanno partecipato cito: Giovanni Raboni, Franco
Fortini, Mario Luzi, Attilio Bertolucci, Elio Pagliarani, Franco Loi,
Andrea Zanzotto, Guido Ballo, Piero Bigongiari, Alessandro Parronchi.
Le poesie autografe acquistano valore grafico diventando costituenti
delle tavole pittoriche in connessione al supporto scrittorio”.
Ricordo l’opera con la poesia di Mario Luzi. – É ancora
Gasbarrini che parla - Il mio pensiero va a chi, per tutta una vita,
ci ha insegnato con ostinazione, molta ostinazione, che: “a
fondamento di ogni apologizzazione della poesia sta invece, senza
riserve: “In
principio era
il Logos”. E Logos
vuol dire insieme pensiero e parola. Vuol dire: poesia pensante nella
parola, pensiero poetante come parola».
Un’altra occasione di ritorno a
Caltanissetta per l’artista che, nonostante operi tra Roma, Parigi
e New York, alla sua città natale era ed è sempre particolarmente
legato. Natovi nel 1956,
si è trasferito a Roma all’età di vent’anni ed ha concentrato
nei suoi studi romani tutta la sua attività, ma nella sua casa
continua a venire una o due volte all’anno. Qui vivevano i suoi
genitori, che tanto lo hanno incoraggiato ad intraprendere la sua
attività di cui erano orgogliosi, qui continua a vivere sua madre,
quella donna colta con la passione per l’arte, la letteratura e la
musica, che non perdeva mai occasione per valorizzare e fare
valorizzare le opere del figlio. Qui ha compiuto
gli studi dalle elementari alle medie (El. “San Giusto”, media
“G. Verga”), all’Istituto Statale d’Arte ‘Filippo Juvara di
San Cataldo (Caltanissetta) le superiori. Pensava di restare in
Sicilia e per questo si era iscritto alla Facoltà di Architettura di
Palermo, ma dopo attente considerazioni discusse in famiglia, ha
optato per l’Accademia di Belle Arti di Roma, dove, diventato
allievo di Alberto Ziveri e di Franco Gentilini e, per l’incisione,
di Arnoldo Ciarrocchi ha conseguito il diploma con il massimo dei
voti.
Tutte legate a Caltanissetta e
alla Sicilia sono le opere che vanno dal 1970 al 1978; legami
profondi con l’Isola e con le tematiche trattate in questo primo
periodo mantengono anche molte delle opere successive. Ricordo
che suo padre, geometra affermato, mi mostrava i dipinti che il
figlio aveva realizzato seguendolo nei vari sopralluoghi: Ponte
Capodarso visto dal fiume Salso (splendido allora prima della
costruzione dell’autostrada), nature morte, la Chiesa di San
Sebastiano, la Cattedrale, figure di prelati… Interessante a questo
proposito è il saggio di Renato Civello “L’inizio
di un itinerario artistico”,
in cui, tra l’altro, l’Autore ricorda: “L’ispirazione
e il gusto per l’arte furono individuati, durante la frequenza
della scuola media Statale “Giovanni Verga” di Caltanissetta,
dall’insegnante di Educazione Artistica Letizia Mantia, che ebbe a
scrivere: «Ebbi la
grande fortuna di avere, in una delle mie classi, l’alunno
Francesco Guadagnuolo. Sin dal primo giorno di scuola notai il suo
talento e la sua sensibilità artistica. Il suo primo lavoro, appena
undicenne, fu un Cristo in Croce, dove si coglie il dramma, la
sofferenza, il dolore e dove l’armonia dei colori completa la
delicata opera. La sua produzione fu sempre ricca di forza e molta
espressività. Anche il Preside e tutti gli altri della stessa scuola
eravamo orgogliosi, di avere, tra gli alunni, un piccolo genio quale
Francesco Guadagnuolo… L’arte di questo ragazzo, anche
giovanissimo, toccava il più profondo dell’anima...».
Così Guadagnuolo scoprì il suo profondo interesse per la pittura
già all’età di undici anni, quando si accorse che disegnare e
dipingere erano gli strumenti più adatti a descrivere le sue idee”.
Ne abbiamo parlato con lui: ci ha
confermato che il giudizio della sua insegnante è stato fondamentale
per la sua scelta di vita. Questi i temi allora affrontati:
pescatori, porti, donne anziane, paesaggi siciliani, case di
campagna. Le vie di comunicazione di allora non erano quelle di oggi:
non c’erano autostrade, non c’erano superstrade. Per una gita a
mare il massimo che ci si poteva consentire era San Leone o Porto
Empedocle e questo dipinge il giovane artista.
Frequenta la Galleria d’Arte
Vito Cavallotto (splendida realizzazione che il giovane libraio
editore, prematuramente scomparso, regalò alla sua città in quegli
anni in cui l’entusiasmo di pochi e la volontà di tanti
trasformarono Caltanissetta in uno dei centri culturali più
importanti dell’Isola), la libreria editrice Salvatore Sciascia,
punto di riferimento di studiosi provenienti da tutta Italia, in cui
incontrerà lo scrittore Nino Di Maria autore del romanzo Cuori
negli abissi, da cui
era stato tratto il famoso film “Il
cammino della speranza”
diretto da Pietro Germi che tanto scalpore aveva destato a livello
nazionale, ma che era riuscito a vincere l’Orso d’argento al
Festival di Berlino. Il libro era stato pubblicato dall’editore M.
Gastaldi di Milano, ma stampato dalla tipografia Lussografica di
Caltanissetta. Oltre che per il tema dell’emigrazione descritta in
modo profondamente realistico (ritenuto offensivo per l’immagine
dell’Italia, raffigurata come un paese di poveri migranti, dal
comitato tecnico ministeriale che in un primo momento negò le
agevolazioni fiscali previste per la cinematografia nazionale) il
film è noto per aver diffuso per la prima volta la canzone “Vitti
‘na crozza”
musicata dal maestro Franco Li Causi, che aveva ascoltato il testo
letto dall’anziano minatore Giuseppe Cibardo Bisaccia. Il film
aveva generato emozioni così profonde nel giovane Guadagnuolo appena
quindicenne da indurlo a creare il grande altorilievo in gesso
bronzato 200x160x30cm. “Emigranti
siciliani” su cui
Di Maria scriverà:
‹‹Non posso fare a
meno di ringraziare l’artista per avermi sorpreso e commosso con
una scultura di grande valore plastico, un bellissimo altorilievo che
rappresenta una scena fra le più commoventi del film, che mi ha dato
la gioia di rivedere immagini care››.
Era il 1972, nel 1971 aveva
partecipato, in concorso, ad una Rassegna d’arte nissena con l’olio
su tela premiato “Via
Redentore all’alba”
in cui si intravede la sua casa natale. In quest’opera – scrive
Civello - “è trasfusa tanta poesia e tanta malinconia, con
modulate cadenze cromatiche che fanno pensare ad Utrillo e al primo
Van Gogh.”
É affascinato in questo primo
periodo dalle opere di Umberto Boccioni, di Picasso, di Braque. Ma,
leggendo Stendhal, si convince che è indispensabile sentire quel che
si rappresenta, convinzione cui si atterrà sempre in tutta la sua
produzione successiva e che sarà rilevata da Mons. Fallani quale
elemento distintivo essenziale della sua arte. La sua opera si
arricchisce allora di una figurazione estetica che diventa lo
specchio della realtà rappresentata: la campagna centromeridionale
con i suoi colori forti e smaglianti in cui vivono e faticano i
contadini dai volti scavati dalla fatica e dalla pelle
incartapecorita e il mondo delle fabbriche in cui gli operai sembrano
isolati e strappati dal loro naturale interland. Sono evidenti gli
influssi del verismo siciliano, è presente la lezione verghiana:
gente umile che combatte ogni giorno la sua battaglia per vivere,
pescatori, contadini, figure emaciate per il continuo lavoro nei
campi, volti bruciati dal sole: senza pietà. Era questa allora la
vita del contadino siciliano, cui faceva contrasto, nella fabbrica
quella dell’operaio, che ha fatto una scelta esistenziale e paga
con la solitudine il cambio cui si è sottoposto: dalla campagna
all’aperto ad un ambiente chiuso che lo preserva e lo cautela, ma
nel contempo lo isola. E, accanto a questo, il folklore la gioia
della danza in movenze ritmiche ben cadenzate. I risvolti etici di
queste realtà sono riconducibili certamente a Pavese, Levi,
Vittorini. Un posto a parte hanno le miniere con le tragedie che
finiscono per caratterizzarle: uomini e bambini senza nome che
bruciano la loro esistenza per un tozzo di pane. E’ qui presente la
lezione di Kronin, ma anche di Rosso di San Secondo. Queste le opere
risalenti agli anni 1970/72, che rispecchiano i temi forti e tragici
trattati (compreso il naufragio della nave Heleanna
affondata)
accanto a ritratti familiari e a scene di vita domestica. In questo
periodo, Guadagnuolo ama ritrarre accanto alla tragedia la serenità
della vita familiare: popolani, la nonna che amabilmente cuce, i
parenti che giocano a carte durante le feste natalizie: “Donna
che cuce”,
“Riposo
dei cacciatori nelle campagne siciliane”,
“Ritorno
del pescatore”,
“Povertà”,
“Disastro
in miniera”.
A questi anni risale
anche l’olio “Burocrazia”,
sentito omaggio a
Renato Guttuso dopo la
visita della sua antologica a Palazzo dei Normanni di Palermo. Sono
presenti in nuce sin dalle prime opere quelle che saranno le
tematiche trattate nella maturità: il Cristo in croce, i prelati, i
volti specchio dell’anima in cui si riflettono pensieri,
sentimenti, modi di essere. E’ evidente l’attenzione per la
ritrattistica, che costituirà parte importante della sua produzione
successiva.
Importante l’incontro del
giovane quindicenne, recatosi a Roma per la prima volta nel 1971, con
il pittore poeta Sebastiano Carta alla Galleria ‘Battaggia’
all’Eliseo. Grazie a lui conoscerà altri artisti e si introdurrà
più facilmente negli ambienti romani. Dell’incontro con lo
scrittore Nino Di Maria originario di Sommatino (prov. Caltanissetta)
nel 1972 abbiamo già parlato, ma proprio da quell’incontro nascono
in lui nuovi interessi. Sente di dovere conoscere e narrare le
vicende amare della sua terra: l’emigrazione, il dramma delle
miniere, la strage di Portella della Ginestra, la mafia che uccide.
Dalla cronaca alla storia il passo è breve e le opere-denuncia sono
riferibili all’attività letteraria di Moravia, Pasolini, Sciascia,
Calvino. Nasce in lui il desiderio di affiancare l’arte alla
letteratura e di questo discute molto con la madre, ma anche con gli
artisti, i letterati, i poeti, gli uomini di cultura che ha modo di
conoscere. Al poeta futurista Giacomo Giardina dedica un ritratto con
i suoi versi autografi. Nel contempo, Nunzio Sciavarrello, famoso
pittore e incisore originario di Bronte, realizza interessanti
incisioni affiancate a poesie che espone alla Galleria d’Arte
Cavallotto per documentare nuove frontiere per la cultura artistico -
letteraria. Erano anni in cui si discuteva e si lavorava insieme, io
mi dedicavo al giornalismo oltre che alla scuola ed ero convinta che,
insieme al gruppo che condivideva le nostre idee di progresso e di
rinnovamento sociale, saremmo riusciti a dare un volto nuovo a questa
nostra terra. Con lui parlavamo, allora come ora, ma con spirito
diverso, di nuove realtà e seguivo attentamente tutti i suoi
progressi, le sue affermazioni. Comincia a scolpire il legno:
maternità, figure di contadini, nudi, comizi. Per la società
telefonica SIP realizza un’opera pittorica “Telecomunicazioni
in Sicilia” che
viene collocata nel ‘Punto Sip Telecomunicazioni’ di
Caltanissetta. Intanto continua a leggere, a studiare e a trarre
spunti dai grandi: Mantegna, Leonardo, Michelangelo, Antonello da
Messina, Caravaggio, Tiziano, El Greco, Goya, Canova, Seurat; e poi
Van Gogh, Cézanne, Courbé, Mafai, Scipione, Kokoschka, Picasso,
Boccioni. Sicuramente più mature le opere del ’74, che partono da
Caltanissetta e spaziano in un altrove in cui l’artista si fa
portavoce di “nuovi
approdi di salvezza legati all’impegno civile”.
I famosi gruppi sacri dei Biancardi di fine Ottocento portati in
processione durante la Settimana Santa gli ispirano le opere
pittoriche corrispondenti con il messaggio ancora una volta della
sofferenza di Cristo per la salvezza dell’umanità. I colori e
l’espressione dei volti documentano il contrasto umano-divino con
intensità non comune. Non a caso ha studiato i rapaci che gli
serviranno per le mostre di
Palermo,
e approfondito tematiche legate alla psiche umana. E’ questo il
periodo in cui si dedica maggiormente alla ritrattistica, viaggia per
l’Italia, fa nuovi incontri, amplia i suoi interessi culturali.
Espone in diverse città siciliane, comprese le Gallerie d’Arte
Cavallotto e Il Grifone di Caltanissetta e “La Persiana” di
Palermo dove partecipa ad una collettiva d’alto livello con Carlo
Levi, Bruno Caruso, Tony Zancanaro ed altri autorevoli artisti.
Sempre a Palermo, in occasione dell’inaugurazione di un’antologica
di Giorgio de Chirico alla Galleria ‘La Tavolozza’ incontra il
pictor optimus e
la moglie Isabella Far, Renato Guttuso e Corrado Cagli. Importante in
questo periodo l’incontro della sua sicilianità verghiana con i
murales messicani e soprattutto con Siqueiros. Di qui il ciclo
“Omaggio a Siqueiros”
in uno dei cui dipinti è inserita una poesia di Pablo Neruda. Ma “
il suo realismo – come ben osserva Civello- non è mai disgiunto da
una sorta di mistica contemplatività.” Torna a Verga e questa
volta a “I
Malavoglia” e, ad
esaltare l’importanza degli umili nella storia, pone al centro
dell’olio “ Verga e
le sue novelle” la
figura di Nedda.
Interessante la critica sull’opera di Enzo Leopardi, poeta e
critico del ragusano: «…Guadagnuolo
punta su un deciso tono figurativo, ma che non esclude, per certi
elementi, in contrappunto con la figura, vaghi riferimenti all’arte
astratta. E sono i tagli, le linee di fondo a nobilitare il dettato
pittorico, con le loro severe architetture condotte con un colore
denso ma sfumato…».
Non a caso, soprattutto dopo Siqueiros, viene invitato alla Rassegna
Internazionale di Arte Contemporanea organizzata dalla ‘Modern Art’
alla Galleria dei Portici a Palermo insieme a grandi artisti quali:
Siqueiros, Dalì, Guttuso, Migneco, Levi, Maccari, Treccani, Manzù,
Omiccioli, Vacchi, Lilloni, Brindisi, Vespignani, Zancanaro,
suscitando stupore per la sua giovane età e l’interesse della
critica palermitana per una pittura già così robusta. Franco Grasso
scriveva sul Giornale “L’Ora” del 30/04/’75: «…Francesco
Guadagnuolo, un giovanissimo nisseno che dimostra indubbie qualità
di colore e di composizione…
», e Sebastiano Lanteri sull’“Avvisatore” del 7/05/’75:
«…Nelle tele di
Guadagnuolo la felicità degli accordi cromatici in un contesto
figurativo di una certa modernità è indice di sicura promessa…».
Grazie al patrocinio di varie
Aziende Provinciali per il Turismo allestisce personali in alberghi
di prima categoria in varie città. A Caltanissetta torna sul tema
della Crocifissione e questa volta con un profondo studio anatomico
nella tela quadrata di cm.220x220 “Il
Cristo dell’Umanità”,
che espone nel 1976 al Grand Hotel Concordia “Villa Mazzone”
(Caltanissetta). In Cristo, visto quale simbolo del dolore universale
si incarna tutta l’umanità, di cui diventa la più alta e la più
vera rappresentazione. Nel 1976, a soli 20 anni, viene inserito nel
volume Artisti
contemporanei di Sicilia (Edizioni
d’arte ‘La Tela’, Palermo) con l’introduzione di Beppe Di
Bella e con la presentazione di Francesco Carbone.
Altra componente essenziale della
sua formazione culturale su cui si sono soffermati diversi critici è
il binomio Arte-Musica, che negli anni svilupperà con risultati
sorprendenti. Il bisnonno era il famoso musicista-compositore Luigi
Cornia. Ne parla con il tenore Giuseppe Pastorello, Presidente
dell’Associazione “Amici della Musica” di Caltanissetta;
insieme ne promuovono nel 1977 la commemorazione. Per l’occasione
realizza un ciclo di opere che visualizzano la ricerca sulle
rispondenze di significazione e di spirito nel binomio Arte-Musica
inserendo gli spartiti
autografi dello stesso musicista. Significativa “La
Sicilia e la musica di Luigi Cornia”(1882-1927),
con spartito musicale “Sogno
di gioventù”
di L. Cornia, con i ritratti di Mozart, Beethoven, Verdi, Puccini e
Schubert”. Si tratta di olio e collage su tela 150x60 cm,
realizzato nel 1975 e presentato per l’occasione. L’operazione
anticipa nella tecnica espressiva quel che l’artista realizzerà
con la mostra “I
luoghi del tempo”
presentata, in parte, vent’anni dopo, nel ’96 a Caltanissetta ad
apertura del citato convegno su Rosario Assunto e interamente nel ’97
a L’Aquila al Forte Spagnolo: dipingere lo spartito musicale, ma
non solo. Scriverà Teresa Zambrotta: “La musica, sotto forma di
partitura, si traduce in segni grafici; l’immagine di segni
astratti che però sono legati ad un fare che si traduce poi in un
sentire. Nell’idea stessa di partitura musicale è implicita
un’idea di spazio e di tempo che è misura e suddivisione,
scansione. Così trascrivere su carta tutte le note eseguite dagli
strumenti e dalle voci in un’opera musicale, in modo che in ogni
pagina le singole parti siano sovrapposte per indicare la
contemporaneità è dare nello spazio corpo al tempo”.
“Per dare corpo al tempo”,
ecco come definirei il senso di queste nuove opere di Guadagnuolo
che, partendo da intuizioni Quattro - Cinquecentesche di Leonardo,
Brunelleschi, Alberti, Lo Mazzo e forse anche di Pitagora, perverrà
a realizzazioni completamente nuove ponendoci di fronte ad opere che
già nel titolo documentano un nuovo modo di essere e di pensare,
anche se ricordano quell’inizio del ’77, in cui rivolgendo il
pensiero al bisnonno Luigi Cornia si era posto il problema: tecnica
mista con spartiti autografi, ma non più con ritratti, che hanno
lasciato il posto a figurazioni che, pur rifacendosi all’astrattismo,
aprono un capitolo completamente nuovo nella storia dell’Arte. Non
a caso in quarta di sovraccoperta del citato volume “Metamorfosi
dell’iconografia nell’arte di Francesco Guadagnuolo”
sono state poste, tra le altre (sono sei complessivamente) le opere
“Segno-Suono-Luce”
(con spartito autografo
di Links di Mauro Bortolotti
1997 plexiglas e
tecnica mista 70x50
cm.” e “I luoghi
del corpo”- viaggio nelle patologie della creatività, Geometrie
strutturali e spazi del corpo (con studio anatomico di Leonardo da
Vinci”, 1993,
collage, radiografia e
tecnica mista 70x50
cm.
Sempre nel ’77, un’intensa e
profonda commozione rivela l’olio “Esuli
siciliani”, che
riprende il tema dell’esilio, mentre una nuova visione dell’arte
e della vita ci presenta “Sogno
di un’estate al monte Pellegrino” in
cui fa molto riflettere la figura del rapace che campeggia in basso a
sinistra. Pittura, musica e poesia sono al centro della contemporanea
tela “Les Préludes”,
dipinta dopo aver ascoltato il poema sinfonico di Franz Liszt, che
s’ispira alla lirica di Alphonse Lamartine “Méditations
poetiques”. Il poeta
e uomo politico francese si chiede se la nostra vita non sia altro
che «una serie di
preludi al canto arcano di cui la morte intona la prima e solenne
nota», Guadagnuolo
con la sua tela torna a chiederselo e pone a noi la domanda.
Torna nel ’78 a “La
forza della preghiera”
(è il titolo di una nuova Crocifissione dai toni luministici - olio
su tela 75x100) e all’esaltazione degli umili di verghiana memoria
“Vicolo e scena
siciliana”- quartiere Angeli di Caltanissetta (olio
su tela 90x100 cm), che documenta, con un impianto scenografico quasi
da presepe, la realtà di uno dei quartieri più degradati della
città la cui vita, anche nelle peggiori espressioni è vissuta quale
immutabile destino. C’è una via d’uscita? In alto un arco e una
porta.
Fin dal ’76 Guadagnuolo si era
stabilito definitivamente a Roma dove era entrato a far parte del
mondo degli artisti e degli intellettuali, facendosi apprezzare per
la molteplicità degli interessi (dalla letteratura alla poesia, alla
musica, alla filosofia, al teatro, alla matematica, alla scienza) e
per la poliedricità delle opere: ama il disegno, l’incisione, la
pittura, l’acquarello, realizza nel contempo splendide vetrate ed è
anche scultore e ceramista. Alla sua terra rimane però costantemente
legato e lo dimostrano le opere realizzate e le mostre che in Sicilia
e, in particolare, nella sua Caltanissetta continua a tenere.
Significativo, a questo proposito è il binomio Caltanissetta –
Roma che presenta nella Sala Giovanni Verga dell’ex Corte di
Appello di Caltanissetta con la mostra “Guadagnuolo
- Grandi dipinti”:
l’opera “Le ragioni
della bellezza”
(200×400 cm) e il ciclo di inchiostri acquerellati sulla città
eterna “Roma”.
E’ lo stesso Autore ad illustrare le opere: l’emozione è
profonda e la velata nostalgia per la sua terra, una terra che non
vuole abbandonare, è chiara, soprattutto nella descrizione degli
inchiostri romani. La mostra sarà trasferita ad Enna nell’Aula
Magna dell’Istituto De Amicis. Seguiranno altre esposizioni a
Nuoro, a Monterosso, a Riomaggiore, a La Spezia. Ma la cosa più
importante di questo periodo riguarda la ritrattistica. Guadagnuolo
vuole che gli uomini illustri della sua città, la sua Caltanissetta,
non vengano dimenticati. Di concerto con padre Giovanni Speciale,
Direttore del Museo Diocesano, organizza nel Palazzo Vescovile due
mostre dedicate agli “Uomini
illustri di Caltanissetta”
(1978-‘79). Il Vescovo Mons. Alfredo Maria Garsia, sempre molto
attento alla vita culturale e sociale della città, le inaugurerà
entrambe. L’Amministrazione Comunale di Caltanissetta acquisterà i
ritratti e li collocherà nel Museo Civico. Si tratta di 23 ritratti,
importanti non solo per le personalità che rappresentano, ma anche
per documentare le qualità artistiche del giovane Autore. Tra
questi: il Barone Ignazio Testasecca, l’on. Filippo Cordova due
volte ministro, il canonico Angelo Lipani, dichiarato beato il 9
luglio 2001, gli scultori Michele Tripisciano e Giuseppe Frattallone,
il musicista Luigi Cornia, lo scrittore Pier Maria Rosso di San
Secondo, lo studioso Luca Pignato, famoso intellettuale della prima
metà del Novecento, il critico Luigi Russo, il poeta Mario Gori,
l’attore Luigi Vannucchi, l’ing. Giuseppe Gabrielli, geniale
progettista brevetti aeronautici firmati con la sigla G, il filosofo
Rosario Assunto.
Dopo alterne vicende e il
trasferimento delle opere ivi custodite nel Museo realizzato
all’interno del restaurato palazzo Moncada, nel 2014 saranno
esposti in una sala apposita in una sezione dedicata, che sarà
inaugurata per l’occasione. Il Museo era stato intitolato a Michele
Tripisciano, ma in una sala adiacente, l’Amministrazione deciderà
di dare spazio a tutte le altre opere di pregio: i ritratti di
Guadagnuolo, le sculture di Frattallone. “I
miei ritratti affermerà l’Autore - “raffigurano
personaggi che hanno onorato Caltanissetta con attività
scientifiche, letterarie, artistiche, umanitarie e con il prestigio
delle loro opere. Per questo la loro collocazione museale è stata
voluta dal Comune, per rendere omaggio al loro talento, affinché il
ricordo non venga cancellato, col passare del tempo,
dall’indifferenza dei posteri ed anzi possa suscitare nei nisseni
ammirazione e spunti di emulazione”.
“Questo periodo di formazione e
di graduali prestigiose conquiste, in cui l’innervata tipologia
insulare accelera la ‘scienza dell’uomo’, favorendo
l’intelligenza globale dell’essere con l’immediatezza della
traduzione visiva - scrive Civello - anticipa, in misura tutt’altro
che subordinata, la maturità di un creatore di razza che amalgama
visione, pensiero e sentimento.”
L’incontro
con Mons. Giovanni Fallani, Presidente della Pontificia Commissione
Centrale per l’Arte Sacra in Italia, avvenuto nel 1978, segnerà
una svolta decisiva nella sua vita. L’Arcivescovo apprezza la sua
arte, lo introduce in una serie di ambienti di altissimo livello gli
commissiona importanti lavori di tema religioso e scrive di lui: «Sa
comprendere la realtà in cui vive e,
conservando sullo sfondo delle cose il suo acceso calore siciliano,
sa essere, in questi anni irrequieti, un testimone di riflessioni
giuste e di poesia».
Ha inizio un’intensa collaborazione culturale che porterà
Guadagnuolo ad essere considerato uno dei più apprezzati e geniali
artisti dell’arte sacra contemporanea, prima; uno dei maggiori
autori del rinnovamento dell’iconografia dell’arte sacra,
nell’ultimo periodo. Conoscerà Mons. Pietro Garlato, segretario
della medesima Pontificia Commissione d’Arte Sacra, che diventerà
in seguito Segretario Generale del Vicariato di Roma e
successivamente Vescovo di Palestrina e di Tivoli; Mons. Fiorenzo
Angelini, divenuto successivamente cardinale, amico di artisti come
Giuseppe Capogrossi, Giorgio De Chirico e Renato Guttuso; Mons. Ennio
Francia, che lo invita a far parte del “Comitato Romano Messa degli
Artisti di Roma” Frequentando quell’ambiente, incontrerà
artisti, letterati, musicisti, filosofi di fama internazionale. Con
Mons. Fiorenzo Angelini, inizia a collaborare con sue opere ai volumi
d’arte Il
Volto dei Volti, Cristo, a
cura
dell’Istituto
Internazionale di Ricerca sul Volto di Cristo, presieduto
dallo stesso Cardinale.
Ciononostante,
rimane legato alla sua terra. Nel 1979, se a Roma, su sollecitazione
di Mons. Giovanni Fallani, illustra “La
Bottega dell’Orefice”
con le sei acqueforti di cui abbiamo parlato, a Caltanissetta, in
occasione del 4° Festival Nazionale del Folklore, organizzato dalla
Pro Loco, mostra a Bernardino Giuliana (l’eccezionale interprete di
Adamo con cui realizzerà l’anno successivo la riduzione teatrale
de “La Bottega
dell’Orefice”) un
’separè’
ligneo, struttura modulare a visione multipla, dipinto in tutta la
superficie di 185×240 cm. Il regista lo apprezza e lo presenta con
entusiasmo, affermando che l’artista nisseno ha aperto “un
discorso polemico con chi, sino ad ora, ha operato sulla stessa
tematica stigmatizzandone solamente gli aspetti visivi e decorativi.
Guadagnuolo tenta una strada più difficile, ma più onesta, quella
di ricondurre il folklore a dignità storica”
Con questa presentazione l’Artista partecipa al festival e
organizza la mostra “Itinerari
nell’arte
e nella cultura del popolo di Sicilia”
in cui espone il
separè.
Con tale illuminante esposizione vuole dimostrare che le tradizioni
radicate su uno specifico territorio possono essere ad un tempo
tramite gnoseologico e conquista morale.
Torna il tema di Cristo quale
simbolo del dolore umano, sempre presente nel profondo del suo cuore
sin da quando era bambino. Grazie alla grande stima dell’Arcivescovo
Fallani è invitato nel 1980 a realizzare una grande tela sul tema
“Cristo nel dolore
umano” da inserire
in una mostra d’Arte Sacra e Liturgica nell’Abbazia di
Montecassino in occasione del XV centenario della nascita di San
Benedetto. Pur essendo il più giovane, Francesco Guadagnuolo era
stato invitato insieme con i più noti maestri Pietro Annigoni,
Pericle Fazzini, Emilio Greco, Giovanni Hajnal, Pietro Canonica,
Francesco Messina, Sante Monachesi, Domenico Purificato, Bruno
Saetti, Gregorio Sciltian, Riccardo Tommaso Ferroni.
La conoscenza di artisti di fama
internazionale, di letterati, di musicisti, di poeti, di scrittori,
di registi gli aprirà nuovi orizzonti. Alla lezione della natura,
cui si era ispirato negli anni giovanili, aggiungerà quella dei
grandi cui si ispira, rivelandosi portatore di una cultura non
comune. La Sicilia rimane al centro della sua vocazione artistica e
questo gli consentirà di affiancarsi a personalità quali Ettore
Ximenes, Nicola Civiletti, Domenico Trentacoste, Tripisciano, Mario
Rutelli, Messina, Greco, Mazzullo, Fiume, Guttuso, Guccione, che
hanno prodotto opere di grande valore per l’arte italiana.
Sperimenta
con grande successo la fusione Letteratura - Arte in un linguaggio
unico di poesia nel '83 con la mostra della cartella di acqueforti
ispirate alle quattro commedie di Vittorio Alfieri “L’Uno”,
“I Pochi”,
“I
Troppi”,
“L’Antidoto”
alla sede centrale della Dante Alighieri, nel ’84 con la mostra “Il
volto di poeti italiani da Dante a Quasimodo”
a Vienna di cui abbiamo parlato. Tra i relatori, in entrambe le
mostre: Mons. Giovanni Fallani, che condivide pienamente l’operazione
culturale. Nel 1985, in occasione del bicentenario della nascita di
Alessandro Manzoni, riflette sul messaggio salvifico degli “Inni
Sacri” e sul loro
significato per il Manzoni uomo, prima, per quanti nella fede e nella
speranza cristiana trovano risposta ai molti interrogativi della
vita, dopo. Lavora a lungo, con intensità di pensiero e forza di
sentimento e realizza una cartella di nove acqueforti. La presenterà
in anteprima a Roma nella Sala dei Cento Giorni del Vasari al Palazzo
della Cancelleria con gli interventi di Giovanni Fallani e Ferruccio
Ulivi e la partecipazione di Rosario Assunto e Guglielmo Petroni e
successivamente, su proposta dello stesso Ferruccio Ulivi, che la
presenta, a Sant’Ivo alla Sapienza. A Milano sarà presentata
insieme al volume di Ferruccio Ulivi “Manzoni”
edito da Rusconi, vincitore del premio “Stresa”. Vari critici la
presenteranno in diverse città italiane in sedi di prestigio. Non
poteva mancare Caltanissetta, la sua città. Sarà l’occasione per
tornarci nel ’85 per la mostra organizzatagli dall’Amministrazione
Comunale nell’aula consiliare di Palazzo del Carmine. La presenterà
Rosario Assunto, che non si limiterà alla sola cartella di
acqueforti, ma analizzerà accuratamente la produzione
grafico-pittorica dell’Artista sottolineandone evoluzioni e
metamorfosi in rapporto agli avvenimenti artistici italiani.
Nel
’86 sarà invitato ad esporre l’intera cartella delle nove
acqueforti alla 1ª edizione della Biennale Nazionale di Arte Sacra
di Rieti nei locali del Vescovado. “Nella ricorrenza del secondo
centenario della nascita di Alessandro Manzoni – scrive Alfredo
Cantone, Ispettore Onorario ai Beni Culturali del Lazio –
riacquista grande risonanza la raccolta di acqueforti sugli “Inni
Sacri” di Francesco
Guadagnuolo, quando l’artista prosegue e sviluppa la problematica
condizione dell’uomo con le perplessità e gli interrogativi ad
essa comuni, cercando di esplorare più a fondo il dramma dell’uomo
Manzoni ... Guadagnuolo della cui grande abilità pittorica ed
incisoria abbiamo tanto parlato, è uno dei pochi artisti della nuova
generazione capace di imporre l’acquaforte come creazione, non
certo seconda a quella della grande triade di incisori italiani:
Morandi, Castellani, Bartolini”
(Antichità e Belle
Arti, dicembre 1985).
Sempre
nel ’85 è invitato alla mostra “Dante
in Vaticano”
organizzata dalla Casa di Dante in collaborazione con la
Direzione dei Musei
Vaticani nel Braccio di Carlo Magno annesso alla Basilica di San
Pietro, sotto gli auspici della Pontificia Commissione per lo Stato
della Città del Vaticano e della Biblioteca Apostolica Vaticana,
alla presenza di Giovanni Paolo II. Guadagnuolo partecipa con
un’acquaforte sulla Divina Commedia: “San
Domenico nella gloria del Paradiso”,
che mostra al Papa. Durante il colloquio il Pontefice auspica che
quell’opera rappresenti l’inizio rispetto ad alcune ispirazioni
alla Divina Commedia
di più ampio respiro. Da questa mostra il Poligrafico dello Stato
realizzerà una pregevole edizione di tutte le incisioni dantesche
esposte con la presentazione di dantisti di spessore: Aldo Vallone,
Giorgio Petrocchi, Giovanni Fallani.
Ce
ne parla ampiamente Luigi Quattrocchi nel saggio “Un’Attività
Artistica dai Vasti Interessi Culturali”
in Metamorfosi
dell’iconografia nell’arte di Francesco Guadagnuolo”,
studio fondamentale più volte citato per una visione complessiva
dell'Artista nisseno.
Della
Divina Commedia
Guadagnuolo si era occupato già nell’anno precedente con
acqueforti riguardanti le tre cantiche presentate con successo in più
mostre. Significativo, tra gli altri, il commento di Pietro Garlato
in Divina Commedia:
Epopea del Bene e del Male:
“La chiave di lettura proposta da Francesco Guadagnuolo in questa
sua illustrazione della Divina
Commedia si
differenzia da quella comunemente realizzata, in quanto in essa
riusciamo a trovare noi stessi, l’attualità del nostro tempo,
vivificata da uno spirito religioso, nella consapevolezza che il
viaggio di Dante è quello di tutti noi. Per quest’opera
Guadagnuolo ha ricevuto il plauso di celebri dantisti quali Giorgio
Petrocchi, Aldo Vallone, Silvio Pasquazi e Italo Borzi”. E Mons.
Fallani: “La storiografia tradizionale, gli schemi della scuola si
modificano davanti a questo processo di revisione dei singoli canti:
il pensiero è divenuto arte e immagine, capace di suscitare altri
sentimenti e definizioni formali. Emerge la visione di un uomo nuovo,
un Dante vivo, che ha una certa fraternità di intenti con i nostri
problemi e che in mezzo ai suoi ambienti e ai personaggi del suo
tempo ha stabilito egualmente l’unione con noi, in virtù
dell’altra fantasia e della natura misteriosa dell’uomo”.
A
Caltanissetta, in occasione del 750°
Anniversario della nascita di Dante Alighieri,
Guadagnuolo farà dono al Comune insieme alla Dante Alighieri nissena
organizzatrice dell’evento, di un ritratto emblematico di Dante. In
quell’occasione saranno proiettate le immagini delle acqueforti
della Divina Commedia
che tanto successo avevano riscosso nel ’85.
Una
mostra riassuntiva delle sue opere più importanti, inaugurata dal
Presidente della Regione Siciliana Rino Nicolosi, viene organizzata
dall’Azienda Provinciale per il Turismo a Caltanissetta nel 1986.
Nell’occasione è presentata, con l’intervento del dott. Placido
D’Orto, presidente della Corte di Assise di Caltanissetta, la
cartella Il Processo
di Franz Kafka già esposta a Vienna nella Galleria Kunstverlag
Wolfram nel 1983, cui aveva fatto riferimento Mons. Giovanni Fallani
nel 1984 nel suo discorso di presentazione della citata personale “Il
volto di poeti italiani da Dante a Quasimodo”
presso l’Osterreichisches Tabakmuseum.
Il legame particolare con la sua
terra e con la sua città è presente in una delle sue più grandi
opere sul cui tema ci siamo più volte soffermati: “La
Crocifissione”,
presentata nel 1988 dall’Istituto
dell’Enciclopedia Italiana “G.
Treccani” nella Sala
Igea del Palazzo Canonici Mattei in Roma, sua sede, nell’ambito di
un’antologica
organizzata in segno di riconoscimento artistico - culturale per
l’artista. Il grande
olio su tela di tre metri per due viene posto in verticale ed
esposto. E’ la consacrazione artistica del pittore. L’opera viene
presentata da Giuseppe Alessi, presidente dell’Istituto, Rosario
Assunto e Antonio Saccà. Per Giuseppe Alessi, nisseno profondamente
legato alla sua terra, presentare un suo conterraneo è motivo di
soddisfazione. “L’Istituto
dell’Enciclopedia Italiana “G. Treccani” - afferma - è ben
felice di avere dato ospitalità a Francesco Guadagnuolo perché
nella sua pittura che è di “cultura” vi è una certa omogeneità
di fine con quelli propri dell’Istituto. Io sono un fruitore della
cultura altrui, ma debbo dire che per l’universalità delle opere,
ossia il momento in cui l’artista esprime quello che le persone
comuni non riescono ad esprimere, e per la varietà delle soluzioni
plastiche delle immagini, possiamo collocare il Guadagnuolo non solo
nella storia della pittura contemporanea ma nella storia del
pensiero. Egli è un pittore che fa il filosofo attraverso il
pennello”.
Il dipinto è frutto di una lunga
riflessione sul dolore umano e sui valori dell’esistenza che risale
a Guadagnuolo bambino e tiene presenti la lezione dei grandi sulla
tematica, i ricordi della “Settimana Santa” a Caltanissetta, non
dimenticando nella composizione scenica la “Scinnenza”
dei fratelli Biancardi per la verticalità dell’impostazione tesa
verso l’alto e la collocazione delle figure, pur se presentate in
maniera completamente diversa: lì il Cristo viene preso per essere
disceso dalla Croce, qui viene inchiodato e, con larga anticipazione
sull’universalità del Cristianesimo, sono presenti personaggi di
varie razze.
Del dipinto definito
dal Vescovo Mons. Pietro Garlato, Presidente Delegato della
Pontificia Commissione di Arte Sacra ‹‹... una
delle opere più grandi ed importanti del nostro secolo››,
si sono occupati molti critici: Pietro Garlato, Nicola Ciarletta,
Renato Civello, Leo Magnino, Emerico Giachery, Elisa Bergamino, molti
uomini di cultura. ‹‹La
nota “Crocifissione” - scrive
Renato Civello - colpisce
la critica, i cui esponenti ritengono Guadagnuolo interprete del
nuovo realismo italiano del dopo Guttuso››.
“Innovatore
nell’Iconografia dell’Arte Sacra”
lo definisce Leo Magnino. Tra le altre, mi piace ricordare la
testimonianza di Giuseppe Padellaro, vice Presidente della Dante
Alighieri intervenuto alla mostra: “Per un servitore della
cultura…non ho voluto sottrarmi al cortese invito di Francesco
Guadagnuolo per dare testimonianza a questo conterraneo, anzi
concittadino che il dono che ha fatto alla cultura merita un grazie
cordialissimo e un riconoscimento schietto. Ho conosciuto Guadagnuolo
nel 1983 nella sede della Dante Alighieri a Piazza Firenze, in
occasione di un incontro culturale (a proposito di una sua mostra su
Vittorio Alfieri) i cui relatori furono l’indimenticabile Mons.
Giovanni Fallani, il sen. Salvatore Valitutti e l’illustre critico
Mario Scotti. Da allora ho seguito con interesse e affetto
Guadagnuolo perché egli sa parlare al cuore suscitando ammirazione e
commozione. L’incontro più recente con Guadagnuolo ebbe luogo
nella sede dell’Istituto
dell’Enciclopedia Italiana nel febbraio 1988. Nella sala
dell’Istituto fu esposta e presentata un’opera indimenticabile la
“Crocifissione”.
Un’opera di grande dimensione che viene incontro al visitatore
affascinandolo e commovendolo. Pensai per un momento a Renato
Guttuso, alla sua ”Crocifissione”
e anche se l’arte, quando è vera arte, come quella di Francesco
Guadagnuolo, non ha confini, mi sentii fiero della mia terra
d’origine nello spirito di quanto scrisse Johann Wolfgang Goethe,
poeta universale, nel suo “Viaggio
in Italia” e cioè
che l’Italia senza la Sicilia non lascia tracce nello spirito.
Grazie Francesco Guadagnuolo per il dono che ci hai fatto: quella
“Crocifissione”
esposta a Palazzo Canonici Mattei ci ricorda il dramma dell’uomo di
tutti i tempi, che se non avesse il dono della fede sarebbe travolto
dal dubbio e, a volte, anche dalla disperazione. Grazie anche a nome
di Caltanissetta che onori con la tua arte…”.
Bello questo incontro romano di
quattro nisseni profondamente legati alla loro terra e
sostanzialmente legati da nostalgici e profondi pensieri, da quella
sentita solidarietà che nasce tra gli esuli di cui ci parla Dante
Alighieri: Giuseppe Alessi, Giuseppe
Padellaro, Rosario Assunto, Francesco Guadagnuolo. Inizia da qui la
serie di opere lungo tutto il pontificato di Giovanni Paolo II che
faranno di Guadagnuolo il maggior interprete dell’umanesimo
cristiano per una nuova evangelizzazione, su cui a lungo si
soffermerà Mons. Sante
Montanaro, già Segretario della Pontificia Commissione Centrale per
l’Arte Sacra. “Non
c’è stato avvenimento della Chiesa in cui non ha lasciato segno,
motivo di interesse culturale e sociale”. Nel
1987 sarà invitato dal compianto don Cataldo Naro, docente di Storia
della Chiesa nell’Istituto Teologico Diocesano di Caltanissetta e
successivamente Arcivescovo di Monreale, a collaborare con le opere
dedicate a “Maria”
alla rivista “Argomenti”
della cui redazione faceva parte.
Ma l’opera per cui è più
conosciuto in questo periodo è un
olio su tela di 100x100 cm sul tema “Il
Debito Estero – Verso una nuova solidarietà”
del 1987 consegnato al Segretario Generale dell’ONU Kofi Annan per
una sua esposizione permanente nella Sede dell’ECOSOC (il Consiglio
Economico e Sociale) del Palazzo di Vetro.
Si tratta del secondo incarico conferitogli dall’Intergruppo
Parlamentare per il Giubileo del 2000 ai fini di dare veste artistico
- estetica alle problematiche di giustizia sociale per cui è stato
costituito. Dell’opera
viene tirato un certo numero di esemplari in serigrafia, il primo dei
quali è omaggiato al Presidente della Repubblica Italiana Carlo
Azeglio Ciampi e gli altri distribuiti fra i 185 rappresentanti delle
Delegazioni presenti nel Palazzo di Vetro.
Sarebbe bello se l’artista
decidesse di donarne un esemplare a Caltanissetta, soprattutto in
questo momento in cui stiamo vivendo una crisi senza precedenti.
Ricordiamo tutti il Giubileo del 2000 e la venuta a Caltanissetta del
Papa, grazie all’impegno di Mons. Alfredo Maria Garsia, collaborato
da padre Gaetano Canalella che curò tutti i particolari della
giornata. Tuonava allora la voce di Giovanni Paolo II contro tutte le
mafie e Guadagnuolo già nel ’92 in un intento comune, con una
tecnica completamente rinnovata aveva realizzato l’olio e smalto su
tela di 200 x 350 cm “I
Martiri della Giustizia – da Pianta a Borsellino”,
un sentito ricordo dei magistrati uccisi dalle faide mafiose inteso
quale allegoria di un viaggio per cercare di impedire altre stragi e
presentato a RAI Uno nel 2000 in unica trasmissione insieme a Mario
Cicala, presidente dell’A.N.M. Il quarto degli 11 nomi dipinti è
quello del nisseno Gaetano Costa, barbaramente ucciso dalla mafia a
Palermo nel 1980, su cui a lungo ci siamo soffermati in un convegno
che a lui, carissimo amico e padre di un mio compagno di scuola, ho
voluto dedicare dopo anni di silenzio nel 2011.
Sin dal ‘90 c’è un mutamento
radicale nelle opere di Guadagnuolo: si interessa a tutte le
discipline da quelle artistico - letterarie a quelle matematico -
scientifiche riuscendo a fonderle e a contaminarle tra di loro in una
sinestesia di luci, di forme e di colori che renderà la
sua espressione pittorica
veramente singolare. Di qui l’apprezzamento di critici di spessore
quali Guido Ballo, Mario De Micheli, Palma Bucarelli e gli
incoraggiamenti di Giulio Carlo Argan. Proprio in
memoria di Giulio Carlo Argan
realizza negli anni ’91/97 la grande collezione, unica nel suo
genere, dal titolo “Luoghi
del Tempo”,
500 opere con poesie
autografe dei più illustri poeti contemporanei, italiani e
stranieri, mostra itinerante interdisciplinare in cui convergono
pittura, grafica, poesia, scrittura, grafologia, collage, fotografia.
La mostra sarà presentata a Caltanissetta in apertura del convegno
di studi su “Rosario Assunto” nel ’96 dal critico Antonio
Gasbarrini, come abbiamo già detto. Nella stessa serata Guadagnuolo
ci parlerà di un'altra operazione realizzata nel ’93/94 in
memoria di Federico Fellini:
“Incantesimo dei
Luoghi e dei Simboli”,
che costituisce la risultante di una dinamica di interventi tra
prosa, musica e poesia che coinvolge registi, attori, musicisti e
scrittori che hanno stimato Fellini o con lui hanno lavorato.
Possiamo parlare, a questo punto, con Gasbarrini, di transrealismo e
transavanguardia. In queste opere a carattere visionario l’artista
filtra la realtà circostante attraverso la sua personale sensibilità
e crea un rapporto di simbiosi con gli “attori” del mondo
contemporaneo a cominciare dai poeti, tenendo conto non solo della
lezione delle nuove avanguardie, ma anche delle nuove tecnologie
informatiche presenti anche nella cinematografia.
Vede la nuova realtà
trasfigurata dai media nell’era globalizzata e cerca di creare
un’arte che si attesti nel sociale e nelle dinamiche psicologiche,
che sostenga criticamente il progresso. Il ruolo dell’artista
diventa per lui quello di abbracciare con il suo impegno creativo e
civile i valori della solidarietà e della pace (anche per questo,
gli viene riconosciuto un ruolo attivo in qualità di artista
nell’Intergruppo Parlamentare per il Giubileo, al Senato della
Repubblica Italiana).
“Dipingere un’umanità
precaria, dolente e fragile, – scrive Pino Blasone - ricostruendo
un universo umano nella ricerca di un’unità di senso attraverso
l’incisività del segno, l’energia del colore, l’illimitato uso
del collage, nonché l’impiego della fotografia: questo è il
procedimento tramite il quale Guadagnuolo indaga una realtà
stratificata, diversa rispetto a quella che percepiamo giorno per
giorno Simboli e metafore visive, in cui il frutto della fantasia si
fonde col fatto reale in una molteplice compagine di segnali
concettuali, relazionati con le diverse discipline: letteratura,
filosofia, scienza, diventano per l’artista un teatro di screening.
In
questi anni a Caltanissetta non esporrà più, preso com’è dai
molteplici impegni artistici legati alle battaglie politico sociali e
umanitarie di Giovanni Paolo II e dagli avvenimenti mondiali di
particolare rilievo che non intende ignorare, dalla pace nel mondo al
crollo del comunismo, al crollo delle Torri gemelle (“New
York da Kennedy a Obama attraverso l’11 settembre 2001”)
alla canonizzazione di Padre Pio da Pietrelcina, alla beatificazione
di Madre Teresa di Calcutta all’introduzione dei cinque misteri
della luce nel Rosario, al messaggio di Francesco ai giovani, solo
per citare gli eventi più significativi. Il sacro, anche qui, non è
inteso come devozionale, ma come dramma umano che nel sacro trova il
massimo della sua espressione.
Realizzerà
i ritratti dei Papi da Pio IX a Benedetto XVI, il decalogo per i
giovani del terzo millennio dall’insegnamento di Paolo VI. E’ del
2000 il dipinto “Peace”
per il Medio Oriente da lui consegnato al Presidente Yasser Arafat
nella città di Ramallah, che si trova nel Palazzo Presidenziale
Muqata. È dello stesso anno “Pace
in Terra Santa” una
tela dalle dimensioni di 175X400 cm definita «La
nuova ‘Guernica’
del Terzo Millennio». Proprio per questo impegno costante sarà
nominato Ambasciatore di Pace dell’U.P.F.
Né
poteva tacere di fronte alla morte dell’amato Giovanni Paolo II,
che vuole immortalare proprio anche nei momenti di maggiore
sofferenza, quando dalla finestra continuava a parlare al mondo e un
giorno allo sforzo non corrispose la voce. Del “Suo” papa aveva
realizzato tanti ritratti in un trentennio, ma questa volta voleva
consegnare al mondo un documento unico e indimenticabile: “Papa
Wojtyla testimone d’amore nella sofferenza”,
la Via Crucis di un uomo che non aveva voluto celare al mondo il suo
dolore umano e che nell’immaginario collettivo era già un Santo.
La mostra, curata da Mons. Elio Venier, sarà inaugurata a Roma nella
Chiesa di Sant’Eligio de’ Ferrari dal Card. Carlo Furno con
l’intervento di Adolfo Sassi dell’Università “Federico II”
di Napoli nell’anniversario della morte. Diventerà itinerante e
l’anno successivo, nel secondo anniversario, si trasferirà alla
Filharmonia Narodowa di Varsavia. In occasione della Beatificazione
di Giovanni Paolo II, sarà esposta negli Stati Uniti a New Haven nel
Museo Knights of Columbus (aprile/giugno 2011).
Sempre
nel 2011, in onore di Giovanni Paolo II e nel “ricordo
gioioso” offre a
Benedetto XVI il volume Metamorfosi
dell’iconografia nell’arte di Francesco Guadagnuolo
a cura di Antonio Gasbarrini e Renato Mammucari con prefazione del
card. Fiorenzo Angelini e postfazione di Elio Venier e con poesie di
Karol Wojtyla sotto lo pseudonimo di Andrzej Javién inserite in ogni
capitolo (Angelus Novus Ed). Significativa in sovraccoperta e in
copertina la “Rappresentazione
della prima rivelazione della particella Omega”,
scritta in greco per la sua particolare simbologia, formella in
terracotta incisa 28x66x2 cm la prima; disegno in grafite 17x41 cm la
seconda, entrambi realizzati dal pittore – incisore nel 1988. La
pubblicazione, sarà presentata alla Camera dei Deputati il 9
dicembre 2011, quale significativo messaggio di pace e di salvezza in
un arco di vita culturale, storico - politica, letteraria di 30 anni
del Pontefice, rivissuta oltre che con le poesie, che ne
caratterizzano il messaggio, con splendide tavole e fotografie a
colori che ne fanno rivivere luoghi personaggi, sofferenza e dolore,
umana rassegnazione e speranza salvifica. Verrà ripresentata in
occasione della beatificazione del Pontefice in diverse città
italiane in cui verranno affrontate le diverse tematiche del testo
accanto all’evoluzione dell’arte di Guadagnuolo dai primordi ai
nuovi linguaggi, alle sinestesie e alle metamorfosi tra Arte,
Letteratura, Musica, Cinema e Scienza.
A Caltanissetta l’opera verrà
presentata il 22 ottobre 2013 dalla sezione nissena della Biblioteca
di Storia Patria per iniziativa del presidente preside Antonio
Vitellaro che organizzerà un incontro con l’Artista. Guadagnuolo
tornerà nella sua città dopo vent’anni e ci racconterà parte
delle sue esperienze. Ne daranno ampio resoconto giornali, radio e
televisioni locali.
Nel
2014, a conclusione delle manifestazioni del centesimo anniversario
della morte dello scultore Michele Tripisciano, nato a Caltanissetta,
ma come lui trasferitosi a Roma e lì operante, decide di essere
presente con una sua opera. Realizza un’interpretazione pittorica
(olio su tela di sacco 65x77 cm) di una delle più belle sculture
dell’artista nisseno: “Orfeo”,
lo intitola “La
morte di Orfeo” e
mi consente di stamparne una litografia da donare ai presenti, in
occasione della presentazione della seconda edizione aggiornata del
volume “Michele
Tripisciano” che ho
scritto insieme al prof. Francesco Gallo Mazzeo. La manifestazione,
organizzata dal Comune in collaborazione con la Pro Loco, ha luogo il
7 febbraio al Museo realizzato all’interno di palazzo Moncada che a
Tripisciano è stato intitolato.
La copertina del libro riproduce
la foto della splendida scultura in marmo “Orfeo”
già esposta al Museo Civico ed oggi al “Tripisciano”,
che tutti possono
ammirare; la litografia di Guadagnuolo, con quei colori dal blu al
viola all’ocra perfettamente in tema, riscuote unanimi consensi.
[…]
Il
17 gennaio del 2014 al Museo Diocesano, grazie all’impegno della
direttrice prof.ssa Francesca Fiandaca, verrà presentata anche a
Caltanissetta la mostra “Papa
Wojtyla testimone d’amore nella sofferenza”,
che tanto successo ha riscosso in Italia e all’estero. E’ la
prima mostra internazionale con ritratti inediti eseguiti durante il
Suo Pontificato. Con quest’iniziativa l’Artista nisseno ha dato
inizio ad una nuova ritrattistica papale, ‘della
sofferenza’ appunto,
che, a differenza dei suoi predecessori, Papa Wojtyla non ha voluto
celare, trasformandolo, anzi, in un punto di forza al termine del suo
Pontificato e offrendo un grande esempio per tutta l’umanità
dolente. E’ l’espressione della via Crucis del Papa, che tutti
ricordiamo, perché, per la prima volta, siamo stati posti di fronte
al mistero della vita e della morte attimo per attimo accanto a lui e
insieme a lui fino a quell’ora: le 21,37, quando fu dato l’annuncio
ufficiale: “exspiravit!”
Durante la mostra dedicata ai 119
anni della Dante Alighieri a Caltanissetta, subito dopo la
presentazione del libro su Michele Tripisciano, Guadagnuolo conosce
la direttrice del Museo prof.ssa Rosanna Zaffuto Rovello e insieme
discutiamo della collocazione dei ritratti degli uomini illustri di
Caltanissetta da lui realizzati nel 1978 e acquistati dal Comune per
il Museo Civico. Insieme si pensa ad una sala, chiamata “Sala della
cultura”, adiacente a quelle in cui sono esposte le opere di
Tripisciano, in cui potrebbero trovare degna sistemazione le sculture
del nisseno Giuseppe Frattallone e, sulle pareti, i ritratti di
Guadagnuolo. La manifestazione, grazie all’impegno della prof.ssa
Zaffuto, è organizzata dal Comune e dalla Pro Loco il 14 marzo 2014
e Guadagnuolo torna per l’occasione. L’evento sarà pubblicizzato
a livello nazionale.
Ancora un tema religioso il 17
aprile 2014 con “ I
miei Misteri Sacri: Le Vare del Giovedì Santo a Caltanissetta”,
un opuscolo corredato di sedici disegni grafico pittorici
raffiguranti “Le Vare” in cui l’Autore ricorda la sua infanzia
nella città natale, i riti, le persone, l’atmosfera di fede intesa
come un momento collettivo. Ritorna alle opere che aveva realizzato
nel ’76, di cui abbiamo parlato, ai volti scavati degli anziani,
alle vecchie signore che si avvicinavano per baciare le immagini, al
nonno Luigi Cornia musicista che suonava nelle bande, le cui musiche
sono ancora presenti nella processione. L’opuscolo con tutte le
immagini è presentato dall’emittente televisiva nissena T.C.S.
In occasione del ventesimo
anniversario della morte del filosofo nisseno Rosario Assunto che
tanto vicino gli era stato in tutti questi anni, sentirà di scrivere
e sul giornale “Il
Fatto Nisseno” del
22 settembre 2014 pubblicherà il suo “Omaggio a Rosario Assunto”.
Il 24 febbraio 2015 dedicherà un commosso e sentito ricordo al
filosofo nisseno, in occasione del Centenario della nascita e lo
divulgherà a vari giornali a livello nazionale. Rosario Assunto,
docente di estetica all’Università di Urbino, il Filosofo del
Giardino per antonomasia, era un caro amico comune, che gli aveva
dedicato diversi saggi e aveva contribuito non poco alla sua
affermazione a livello internazionale.
[…]
Per occasione divulga
l’interessante saggio del critico e storico dell’arte Antonio
Gasbarrini che favorisce la conoscenza e il pensiero estetico del
grande filosofo del ’900 attraverso l’arte di Guadagnuolo. E’
la relazione introduttiva del citato Convegno del 1996 su Assunto
organizzato dalla Dante Alighieri nissena in collaborazione con il
“Ruggero Settimo” durante la mia presidenza. Il citato volume
degli atti “Il
Giardino - Mito estetico di Rosario Assunto”
contenente il saggio è stato divulgato a livello internazionale,
dati i preziosi contributi dei relatori.
A Caltanissetta, intanto, si sta
costruendo un nuovo museo: il Museo di Arte Contemporanea. Perché vi
siano esposte opere di valore, il Rotary
Club, grazie all’impegno
del presidente dott. Giuseppe Giannone,
organizza: “Colore
e anima di Sicilia -
Mostra
per il Museo di Arte Contemporanea”
che resterà aperta dal
27 Marzo al 9 aprile 2015. Guadagnuolo partecipa con le sei
acqueforti su “La
Bottega dell’Orefice”
e, conclusa la mostra, ne fa
dono al Comune.
E andiamo verso i nuovi
linguaggi. Arte+Matematica+Musica=
Poesia scrive Antonio
Gasbarrini a proposito del ciclo “Gli
iperspazi e l’energia del segno”
di cui fa parte l’opera “Le
equazioni di Einstein”
realizzata a quattro mani con la collaborazione del fisico-matematico
Giuseppe Arcidiacono. Per queste opere il Pittore era stato invitato
a partecipare a San Piero
a Grado (Pisa) il 30 e 31 maggio 2012 con una mostra dal titolo:
“Arte e scienza:
Metamorfosi dell’iconografia nell’arte di Francesco Guadagnuolo”
al Convegno “Campi
Elettromagnetici e Innovazione Tecnologica in ambito Difesa,
Industria e Ricerca” organizzato
dal Dipartimento di Ingegneria dell’Informazione: Elettronica,
Informatica, Telecomunicazioni in collaborazione con il Centro Studi
ed Applicazioni Militari (CISAM) del Ministero della Difesa.
E “Gli
iperspazi e l’energia del segno
- Le equazioni di
Einstein” invierà a
Caltanissetta, perché il quadro sia proiettato, il
6 novembre 2015 in occasione dell’incontro su “Albert
Einstein: uomo,
scienziato, esteta”
nell’Anno
Internazionale della Luce,
organizzato dalla Dante Alighieri nissena che presiedo nell’ambito
delle manifestazioni per il 750° Anniversario della nascita di
Dante. Bellissimo il connubio scienza-poesia a proposito del Paradiso
Dantesco su cui mi sono soffermata insieme all’ing. Michele Fiorino
relatore dell’incontro; interessantissimo il dibattito arte –
scienza - poesia scaturito dalla proiezione del dipinto di
Guadagnuolo a proposito dei nuovi linguaggi.
Avevamo chiuso la discussione sui
dipinti del ciclo “I
luoghi del corpo”
affermando: “Per
dare corpo al tempo”,
alla luce delle formule matematiche divenute poesia, possiamo dire:
“Per dare anima al
tempo”».
Marisa Sedita Migliore