di
Domenico
Logozzo * - “Un
monumento abruzzese al Multiculturalismo eletto al top di dieci
monumenti di una metropoli nord americana, monumento presente in
quattro Continenti, in questi giorni mi pare più che mai di grande
attualità”, ci scrive l'amico Francesco
Perilli,
notissimo pittore e scultore di Nereto
(Teramo),
segnalandoci la notizia pubblicata in Canada dal titolo “Top 10 in
Toronto”.
Si tratta del monumento "Simbolo del
Multiculturalismo" inaugurato nel 1985 a Toronto
dal sindaco Arthur
Eggleton con
il Premier dell'Ontario David Peterson, presente l’autore Francesco
Perilli. 31 anni dopo l’artista con grande orgoglio dice: “Tra i
dieci Monumenti più importanti di Toronto, una grande soddisfazione
e un grande onore”.
Leggiamo
la motivazione con la quale l’opera dell’artista teramano viene
riconosciuta di grande valore sociale, umano e culturale: "Monumento
al multiculturalismo. Toronto è una città conosciuta in tutto il
mondo per la sua multiculturalità, e il Monumento Multiculturalismo
a Union Station è un giusto tributo. Creata da Francesco Perilli e
inaugurata nel 1985, la scultura ritrae un uomo che unisce due dei
meridiani di tutto il mondo, con le colombe che tengono gli altri
meridiani. Sculture identiche dell'artista si trovano in Sud Africa,
Cina, Bosnia, Australia e Los Angeles”. Una copia di dimensioni
ridotte è stata collocata all'ingresso del paese natale di Francesco
Perilli,
Nereto, così come un'altra copia è nella vicina cittadina di
Giulianova. Su Wikipedia viene definito “il Simbolo monumentale del
multiculturalismo”.
Precisando
che si tratta “di una scultura bronzea che ritrae una figura umana
in una sfera. L'uomo universale. Senza lineamenti per evitare
riferimenti che possano associarla a una specifica etnia. La sfera è
il globo terrestre, con otto meridiani tirati verso l'alto da
colombe. Le colombe e l'uomo raffigurati nello sforzo di unire la
sfera. Nelle intenzioni dell’artista “gemellare idealmente i
continenti del mondo sotto il segno del multiculturalismo”.
Progetto da concretizzare con una copia del monumento da collocare
nelle diverse parti del mondo. E’ già avvenuto in quattro
continenti, come ha ricordato Perilli.
Abbiamo
visto nascere questa preziosa opera nel lontano 1984, quando abbiamo
realizzato per la Rai un servizio televisivo a Nereto nello studio
dell'artista. Uomo illuminato, lungimirante. L'unità dei popoli.
Senza muri. Senza discriminazioni. Un mondo d'amore. Un mondo
migliore. Perilli ci ha generosamente fatto dono dello "studio
originale del Monumento al Multiculturalismo". Lo custodiamo con
grande cura e con grande ammirazione per l'artista che sta lasciando
in tutto il mondo segni concreti di bontà, d'amore e di pace.
Un
cammino artistico molto significativo quello di Perilli. “Figlio di
un ebanista, ha vissuto la sua giovinezza nel periodo della
ricostruzione postbellica. Non ha avuto la possibilità di studiare e
ha appreso i primi rudimenti dell'arte dal padre. Nel 1965 va "a
bottega" da un ceramista di Nereto e in seguito frequenta lo
scultore ascolano Giuseppe
Marinucci.
La sua formazione non accademica viene completata dalla
frequentazione di numerosi intellettuali e artisti, tra cui Pietro
Annigoni,
Federico
Zeri,
Domenico
Guzzi,
Carlo
Levi,
Dacia
Maraini,
Ermanno
Olmi,
Carlo
Lizzani,
Nanni
Loy”.
Nella
biografia si evidenzia che “la sua corrente artistica di
riferimento è il Neutral-ism,
o Arte Neutralista, di cui Francesco
Perilli
stesso ha redatto il manifesto. Le sue opere sono esposte in molti
paesi: dall'Italia alla Bosnia, alla Cina, all'Australia, al
Sudafrica, al Canada, agli USA”. Molto attivo e propositivo. “Nel
2013, con il patrocinio del Centro Studi sul Multiculturalismo e
dell'Istituto Nazionale di Cultura, organizza la prima Biennale
International Tattoo, un'iniziativa internazionale che si concluderà
nel 2015 e che si propone per la prima volta al mondo di annoverare i
capolavori dell'arte del tatuaggio nel panorama più ampio dell'arte
contemporanea. Con questa iniziativa Francesco Perilli, con l'ausilio
di una giuria critica internazionale, vuole rivalutare la pratica del
tatuaggio come forma di espressione artistica e culturale,
evidenziandone l'aspetto storico-antropologico e la varietà dei
procedimenti di realizzazione ed individuandone la qualità delle
modalità tecniche di esecuzione e il valore dei contenuti”.