Si
provi a consultare il ”sito ufficiale del turismo della Regione
Lazio” VISITLAZIO.COM e si apprenderà con quale competenza ed
attenzione gli addetti se ne occupano: per quanto riguarda il
concetto ‘Ciociaria’ ci imbattiamo in una incompetenza ed in
una improvvisazione ma soprattutto in un lassismo e assenza di
rispetto verso la comunità e la cultura, da far veramente spavento.
Qui appresso indichiamo, solo
superficialmente,
in che modo il sito fa conoscere e presenta la
Ciociaria
al visitatore ignaro desideroso di informazioni. Innanzi tutto la
Regione Lazio limita
e riduce la Ciociaria alla sola provincia di FR,
confermando la, a mio avviso, ignoranza paurosa e culturalmente
criminogena che attanaglia ancora oggi certe strutture pubbliche
allorché sono chiamate ad occuparsi di questa Terra: si scoprirà in
che modo può essere ignorata e vilipesa una realtà storica di
venticinque secoli e pervenire, tra l’altro, ad una
esemplificazione traumatica e madornale quale quella di ridurre la
Ciociaria, la ’nobile terra distesa ai piedi di Roma’ alla sola
provincia di FR, capoluogo tra l’altro vergognosamente, e non da
poco, agli ultimi posti nelle graduatorie nazionali del Buon Vivere.
Nel sito regionale la Ciociaria frusinate, di questo, in realtà, si
tratta, viene presentata attraverso delle icone, una per ogni comune
o per argomento particolare individuato dai compilatori del sito: la
prima immagine
che viene offerta al visitatore curioso di conoscere la Ciociaria di
FR? Il
pecorino di Picinisco!
E come quarta icona: il
peperone di Pontecorvo!
E qui ci arrestiamo, tanto ridicola e nefanda è la presentazione,
senza bisogno di leggere il
contenuto
delle varie icone che sostanzialmente fanno addirittura ridere nelle
loro omissioni macroscopiche e nella loro infima banalità di ‘copia
e incolla’. Si badi bene che il titolo ufficiale del sito
VISITLAZIO.COM è: “sito
ufficiale del Turismo della Regione Lazio”
e si ritiene che quando si parla di Turismo si abbia in mente
qualcosa in più del pecorino o del peperone o del torroncino, a
meno che ci si trovi nella giungla o all’epoca dei trogloditi. E
così parrebbe, stando al sito della Regione Lazio: la Ciociaria
frusinate equivale a riempirsi lo stomaco e abbuffarsi! Credo che
il solo a cui votarsi per un intervento è il presidente attuale
della Provincia, Avv.Pompeo, l’unico a poter provare a tutelare
ufficialmente il buon nome sia della Ciociaria e sia soprattutto
della provincia di FR, così vilipeso e offeso dal sito internet
della Regione Lazio.
Ma
se poi abbandoniamo il suddetto incipit di Ciociaria ed esaminiamo la
Valcomino allora si ritorna alle origini: questi signori della
Regione, a dir molto poco, si trovano nelle nuvole, vivono e operano
in un loro mondo personale, dove tutto è possibile: giungla e
cavernicoli...
Innanzitutto
il sito regionale registra addirittura due
Valcomino:
una si chiama ‘Valle di Comino’ e l’altra ‘Val di Comino’ e
non si creda che siano sinonimi, che i contenuti siano i medesimi!
Troppo banale: i contenuti delle due ‘Valcomino’ sono infatti
differenti
e disuguali:
le
‘Valcomino’ sono dunque due per la Regione Lazio!
Una, per esempio, elenca otto
Comuni di
appartenenza, l’altra cinque!
Ma il bello è altro: si legga quanto appartiene a ‘Val
di Comino’:
gatto selvatico nella Valle del Treja, Val di Varri, Comune di
Pescorocchiano, Cammino di San Francesco, Comune di S.Elia
Fiumerapido, Valle del Liri, Comune di Strangolagalli, festival
internazionale del film di Roma e altre belle cose. Se invece si va
nel sito
‘Valle di Comino’ i
Comuni di appartenenza come detto diventano 5 ma in compenso i
visitatori vi trovano: la Valle del Pantano, la Valle dell’Aniene,
la Valle del Mignone, i Santuari della Valle Santa, le Linee
difensive della Valle del Liri e altro ancora che nulla
e niente
hanno a che fare con la Valcomino; se per caso si va alla icona:
escursioni e sport e cerchi: Arte e Cultura: trovi: Alberi
monumentali a Rieti, Museo del Rugby a Colleferro, Museo del Fiore ad
Acquapendente, Agro Pontino. Ricordo che stiamo leggendo: ‘Val di
Comino’!
Ci
siamo limitati solo ai titoli delle icone: figurarsi che cosa mai
avranno scritto all’interno delle varie immagini!
Il
sito è stato varato dalla Regione nel maggio
2014 con
notevole risalto mediatico.
Sembra
incredibile che ancora oggi, inizi aprile 2016, cioè due anni dopo,
si presenti in questa maniera così offensiva ed obbrobriosa. Come
pure è arduo a comprendere che il Governatore stesso della Regione o
qualche suo più stretto collaboratore non abbiano ritenuto
opportuno, sentito la curiosità, di verificare di persona in che
modo venisse presentato un territorio glorioso della Regione Lazio:
bel biglietto da visita istituzionale! In effetti due mesi fa ho
fatto loro presente le distorsioni ed errori presenti: nessuna
risposta, nessuna correzione.
Soprattutto squalificante, a mio avviso, direi imperdonabile, che non
gli uomini politici della provincia dei quali ben si conosce la
statura culturale bensì i sindaci della Valcomino abbiano accettato
che la loro terra venisse e venga offesa e vituperata in questo modo,
che non abbiano fatto sentire la loro voce in merito a tali
aberrazioni e distorsioni vomitate sulla Valcomino! Nulla e niente…
Tale medesima abulia e tale medesimo torpore si registrano a
proposito di una ulteriore vicenda che pure investe questo glorioso
piccolo territorio. Da qualche mese la superstrada Sora-Cassino è
costellata di bellissime tabelle fittamente descritte e illustrate,
costate sicuramente un patrimonio di soldi pubblici: si avrà notato
che sono state scoperte nuove
terre e regioni inesplorate
sotto il nome di Terre
di Comino,
Terra
di San Benedetto,
in attesa di un nuovo Magellano che vada a scoprirle: a questi nuovi
territori geografici meritatamente scoperti, vanno aggiunti anche
quei Borghi
Sabaudi
sempre in Valcomino di cui fa menzione il sito regionale succitato:
anche in quest’altra assurda vicenda resta inspiegabile che i
sindaci della Valcomino nulla dicano o facciano: forse anche in
questo caso preferiscono per ragioni loro, star a guardare…
Michele
Santulli