Di Goffredo Palmerini - L’AQUILA - Ancora non si spegne l’emozione, né il lutto elaborato, per
l’improvvisa dipartita del Maestro Vittorio
Antonellini,
da qualche anno afflitto da un male crudele.
E’ deceduto il 23
dicembre scorso all’Aquila, nell’abitazione attuale da quando, in
quella tremenda notte del terremoto, egli era stato costretto ad
abbandonare la sua bella casa in via Pretatti, nel Quarto di San
Pietro, pieno centro storico della città. Piemontese, nato nel 1935
ad Alessandria, Vittorio
Antonellini
aveva scelto L’Aquila
come sua città d’elezione. Non l’ha abbandonata mai, neanche
dopo quel terribile 6 aprile 2009. Anzi, l’ha amata ancor di più,
mentre con un desiderio evidente attendeva di poter presto rientrare
nella sua casa, restaurata dalle ferite inferte dal sisma. Purtroppo
questa gioia intima egli non l’ha potuta godere, per il
sopraggiungere della morte che l’ha sorpreso quasi all’aurora
d’un radioso giorno di sole invernale e con il Gran Sasso
immacolato di candida neve.
Figlio
di Nino
Antonellini,
musicista di grande valore che dal 1952 fu direttore del Coro
sinfonico della Rai e per vent’anni prestigioso docente del
Conservatorio di Santa Cecilia in Roma, Vittorio
era arrivato nel 1967 nel capoluogo abruzzese per aver condiviso
l’utopia di
Nino Carloni.
L’Avvocato
della
Musica
– così Carloni veniva definito -, uomo carismatico, di notevole
ingegno e raffinata cultura, aveva promosso ed avviato, dal 1946 in
poi, la grande fioritura delle istituzioni musicali aquilane: la
Società Aquilana dei Concerti “Barattelli”, i Solisti Aquilani,
l’Orchestra Sinfonica Abruzzese, il Conservatorio Musicale “Alfredo
Casella”, l’Officina Musicale Italiana, i Festival
“Musicarchitettura”.
Carloni
aveva contattato Antonellini
nell’ottobre del ’67, a Roma,
dopo un concerto della Camerata Musicale Romana, su consiglio di
Goffredo
Petrassi,
che con l’Avvocato della Musica aveva un rapporto di profonda
amicizia. E appunto su Antonellini
l’avvocato
Carloni puntò per costituire “I
Solisti
Aquilani”,
complesso da camera composto da 14 giovani musicisti di talento,
italiani e stranieri. Il 21 aprile 1968 l’esordio all’Aquila
nell’auditorium del Forte spagnolo, sotto la direzione di Vittorio
Antonellini.
Un grande successo quel concerto inaugurale, il primo d’una lunga
serie in Italia e in tutto il mondo. Così si espresse Carloni
presentando i Solisti
Aquilani:
“Nata
da una comune volontà della Società dei Concerti e di questi
giovani musicisti, la nuova compagine non solo intende servire la
Musica con una attività a livello nazionale ed internazionale, ma si
propone di dotare l’Abruzzo, per la prima volta nella storia della
regione, di un valido strumento educativo che sia in grado di
utilizzare, in modo originale, anche le enormi esperienze musicali
accumulate in questi ultimi ventidue anni all’Aquila ed un po’ in
tutta la regione d’Abruzzo, vigorosamente risvegliata alla Musica”.
Dal 1946, infatti, L’Aquila
era progressivamente diventata crocevia di grandi musicisti e di
orchestre prestigiose, nell’ambito delle stagioni concertistiche
della Società “Barattelli”, tanto da farla definire “la
Salisburgo d’Italia”.
Una città dove Arthur
Rubinstein -
Cittadino onorario dell’Aquila, insieme a Goffredo
Petrassi
ed Ennio
Morricone
- preferiva suonare, piuttosto che nei templi della musica, per
l’atmosfera e la sensibilità musicale che vi aveva riscontrato.
La
nascita dei Solisti
Aquilani,
in ambito nazionale, s’inseriva in quel progetto di rivalutazione
del patrimonio strumentale italiano sei-settecentesco, dimenticato
per tutto l’Ottocento e nei primi decenni del Novecento, poi
gradualmente riportato alla luce dai più colti interessi
musicologici, a partire dagli anni Trenta del secolo scorso. Nel 1968
esistevano ed erano già affermati I
Solisti Veneti,
I
Virtuosi di Roma
ed I
Musici,
tutti impegnati in tale affascinante ed italianissimo repertorio. Ma
I
Solisti Aquilani
si caratterizzavano per la loro collocazione geografica, essendo essi
l’unica struttura del genere nel Meridione che realizzava di fatto
un modo nuovo di pensare la musica. Altro motivo di originalità dei
Solisti Aquilani, rispetto alle formazioni similari che già
operavano in Italia, stava proprio nella vocazione sociale di stretto
rapporto con la realtà territoriale nella quale intendevano operare.
I
Solisti Aquilani
hanno conquistato, negli anni, un’autorevole posizione nel contesto
delle più valenti formazioni cameristiche internazionali, presenti
nei principali cartelloni musicali italiani.
Protagonisti
di numerose ed importanti tournée in Europa, in Medio Oriente, in
Africa, in America, in Vietnam e Singapore, ospiti delle più
prestigiose sale da concerto d’America centrale e meridionale,
Austria, Canada, Finlandia, Francia, Germania, Gran Bretagna,
Irlanda, Jugoslavia, Libano, Malta, Polonia, Stati Uniti, Svezia,
Svizzera, Tunisia, Turchia, Ungheria, Egitto, Lituania, Estonia,
Slovenia e Croazia, I
Solisti Aquilani
sono stati ripetutamente ospiti dei festival internazionali di Berna,
Bonn, Cannes, Helsinki, Lucerna, Ludwigsburg, Menton, Miami,
Montreux-Vevey, Passau, Puebla, San Sebastian, Toronto e Zurigo.
Importanti e significative sono le collaborazioni del Complesso con i
più insigni solisti del mondo, che ha pure realizzato numerose
incisioni discografiche e registrazioni radiofoniche e televisive in
Italia, America centrale e del sud, Germania, Spagna, Svizzera e
Stati Uniti.
Nati
sotto la direzione di Vittorio
Antonellini,
che li ha condotti per oltre trent’anni, sono stati successivamente
diretti dai Maestri Franco
Mannino,
Vittorio
Parisi,
Vincenzo
Mariozzi
ed attualmente da Maurizio
Cocciolito.
La nascita dei Solisti Aquilani fu solo una parte del grande sogno di
Nino Carloni
“al servizio della Musica”, come
egli soleva ripetere. Lo ricordò il 30 settembre 2007 con una dotta
commemorazione, a vent’anni dalla scomparsa dell’Avvocato della
Musica, il musicologo Francesco
Sanvitale,
compianto direttore dell’Istituto Nazionale Tostiano e per molti
anni stretto collaboratore di Carloni: “[…]
Perché
alla prima creatura, la Barattelli, presto seguirono istituzioni che
producevano musica, a partire dai Solisti Aquilani nel 1968, con
Vittorio Antonellini alla direzione. Poi affidando allo stesso
Antonellini ed alla figlia Marina Carloni il compito di creare, due
anni dopo, l'Orchestra Sinfonica Abruzzese […]”.
Ed infatti nel 1970 nasceva l’altra creatura di Nino Carloni, una
delle dodici orchestre stabili italiane riconosciute dallo Stato,
anch’essa destinata ad una storia di brillanti affermazioni in
Italia ed all’estero, ma soprattutto ancorata alla missione
d’incrementare in ogni angolo d’Abruzzo la cultura musicale,
secondo lo spirito carloniano. Dell’Istituzione Sinfonica Abruzzese
Vittorio
Antonellini
è stato direttore artistico sin dalla fondazione e fino al 2010. Gli
è quindi succeduto Ettore
Pellegrino
fino al 2015 ed attualmente la prof. Luisa
Prayer,
che sta guidando importanti progetti d’innovazione, di
collaborazione musicale e di sinestesie culturali.
“Vittorio
Antonellini è stato sempre un protagonista di rilievo nel mondo
musicale e culturale abruzzese e nazionale -
ha tra l’altro sottolineato in una nota Walter
Tortoreto,
storico della musica e critico -.
Formatosi al Conservatorio Santa Cecilia di Roma, Antonellini è
stato tra i primi italiani a diplomarsi in paleografia musicale
all’Università di Pavia. Ha insegnato nei Conservatori di Parma,
Bolzano, Bologna e Roma e ha diretto i Conservatori di Campobasso e
L’Aquila. È stato anche a lungo collaboratore della Rai. Non
abbondante ma di elevata qualità è la sua discografia, per lo più
dedicata alla produzione europea del Sei-Settecento e ad alcuni
autori contemporanei, ai quali ha anche dedicato numerosi concerti
monografici. Gran parte dell’attività di Antonellini è stata
rivolta ai giovani, soprattutto come insegnante. Tra i suoi incarichi
più impegnativi ed efficaci c’è la presidenza dell’Associazione
delle Orchestre Ico-Agis (orchestre riconosciute dallo Stato) in anni
di crisi nel finanziamento della cultura da parte degli enti pubblici
italiani. In ogni suo incarico egli ha mostrato una singolare
intelligenza di vedute artistiche e una infaticabile operosità. Il
mondo musicale e culturale deve, dunque, moltissimo al suo lavoro
appassionato. Enorme il vuoto che il Maestro Antonellini lascia nella
cultura aquilana, abruzzese e nazionale.”
La
città s’è dunque raccolta tutta nella Basilica di San Bernardino,
dove alle 11 della vigilia di Natale sono state celebrate le esequie
per dare l’ultimo saluto al Maestro Antonellini. Sulla bara solo
una rosa bianca legata alla sua bacchetta con un nastro nero-verde, i
colori della città. Musicisti dell’Orchestra Sinfonica Abruzzese e
dei Solisti Aquilani, insieme, con la direzione del Maestro Marcello
Bufalini,
hanno accompagnato la cerimonia funebre suonando l’Adagio
dalla Sinfonia n. 40 di Mozart e l’Adagio
per archi
di Barber. Quattro Corali aquilane (Gran Sasso, Novantanove, Schola
Cantorum S. Sisto, Coro Voci bianche della Barattelli) hanno infine
cantato l’Ave
verum
corpus
di Mozart. Forte la commozione all’elevarsi di queste note. Gli
aquilani hanno voluto rendere un grazie affettuoso e intenso a
Vittorio
Antonellini,
“concittadino” insigne. Presenti tutte le istituzioni stabili -
musicali, teatrali e cinematografiche -, il mondo della cultura e
delle arti. Un saluto corale, discreto e sobrio, come nelle abitudini
del Maestro che rifuggiva dall’enfasi. Prima della benedizione
finale Antonio
Centi,
presidente dell’Istituzione
Sinfonica Abruzzese e
già sindaco dell’Aquila, ha così ricordato Antonellini.
“I
necrologi e gli articoli pubblicati tra ieri ed oggi per ricordare la
figura del Maestro Vittorio Antonellini mi esimono dal dover
intervenire per sottolineare il grande profilo artistico del
musicista che ieri ci ha lasciato. A me sembra utile, viceversa,
celebrare il valore della sua astrattezza, alla base delle sue tante
speculazioni intellettuali, che hanno costituito la forza del suo
incontenibile trascinamento. Da qui il suo attaccamento verso la
nostra città, verso le tante istituzioni culturali aquilane. E la
sua diffusa insoddisfazione non verso qualcosa di specifico, ma verso
tutto ciò che impediva di raggiungere i difficili traguardi
dell’adeguatezza. Vittorio ha conosciuto direttamente la tragedia
del terremoto. Poteva decidere di lasciare la città. Invece non solo
è rimasto, ma ha voluto qui essere sepolto. In questo momento non
salutiamo soltanto un grande musicista e un grande intellettuale, ma
salutiamo una persona cara a tutti noi, anche come Municipalità, per
quanto il sindaco Massimo Cialente mi ha appena autorizzato a fare.
Addio, Vittorio!”
Commosso
anche il saluto dei Solisti
Aquilani
attraverso le parole del loro presidente Marco
Mantini,
il quale ai meriti di Vittorio
Antonellini,
quale fondatore e impareggiabile direttore del Complesso cameristico,
ha voluto aggiungere quelli dell’Uomo capace di traguardare
orizzonti sempre ambiziosi per l’ente, mai facendo mancare la sua
feconda capacità di proposta, accostata però ad una grande capacità
d’ascolto. E la sua attitudine alla migliore sintesi delle diverse
posizioni resta davvero esemplare, un patrimonio da custodire. Il
corteo funebre s’è quindi avviato verso il cimitero dell’Aquila,
scelto dal Maestro Antonellini come ultima sua dimora, a suggellare
un amore verso la città che aveva preferito, per vivere la sua vita
interamente dedicata alla Musica. Un sole luminoso e un cielo terso
d’azzurro intenso hanno mitigato la sua sepoltura, in un Natale che
gli aquilani, grati, ricorderanno per sempre.