Just For Taste, il nuovo album dei Là Nua. L'intervista: "ci siamo orientati semplicemente con il gusto"

A due anni di distanza dall'apprezzato album d'esordio, i Là Nua tornano con un lavoro che definisce la loro personalità e ipotizza nuovi percorsi sonori: già dal titolo e dalla copertina, Just For Taste rimanda a una musica fragrante, speziata, ricca di aromi e profumi, dall'Irlanda ai Balcani, dalla musicalità manouche al rock virato in acustico, un progetto "alternative-trad" che offre una versione diversa alla solita rielaborazione di materiale tradizionale.
Nato nel 2011 e subito lanciato in una ricca e soddisfacente avventura live, il trio campano approfondisce la ricerca della musica tradizionale irlandese con una scelta interamente strumentale, che non disdegna - anzi valorizza e incoraggia - sguardi e contatti con altri riferimenti culturali e musicali. "Il primo album - dichiarano i Là Nua - era quasi totalmente dedicato alla musica irlandese, pur sempre rivisitata, ma probabilmente in maniera meno personale rispetto a Just For Taste, che è stato realizzato in un arco di tempo maggiore. Dal punto di vista tecnico poi, mentre il primo è stato registrato praticamente dal vivo, Just For Taste ha avuto una produzione per così dire più "moderna"; a parte Twinkle of January, tutti gli altri pezzi sono stati registrati a tracce, cercando comunque di mantenere inalterato il feeling live". 
Il gusto dei tre musicisti ha ispirato la composizione della tracklist: brani classici (Farewell to Erin e The Hag at the Churn) e contemporanei (Horizonto Superfly), esperimenti tra melodie irish e ritmi manouche (The Gipsy Reel), riletture di Planxty e Jethro Tull (Planxty Irwin e Velvet Green) e quattro brani propri (Rue d'AnversBarry's HugZio Antonio is back Home e Twinkle of January) che fotografano l'evoluzione dei Là Nua anche come autori. Pubblicato e distribuito da Rox Records - etichetta particolarmente attenta alla scena acustica e ai generi world, folk, neo-trad e bal folk - Just For Taste è stato interamente realizzato negli studi The Basement di Gesualdo (AV), sotto la simbolica ombra del castello del "Principe dei Musici" Carlo Gesualdo. I Là Nua sono in tour, queste le prossime date: 21 agosto Montefalcione (AV), 22 agosto Altino (CH), 23 agosto Flumeri (AV), 3 settembre Caserta, 4 settembre Benevento. L'intervista.
Entriamo nel mondo musicale di Là Nua a partire dal nome: cosa significa?
Là Nua ha un duplice significato: in senso letterale, in gaelico, significa “un giorno nuovo” e abbiamo sempre ritenuto questo nome ben augurante rispetto al nuovo progetto che stavamo intraprendendo quando abbiamo deciso di chiamarci così; inoltre, Là Nua è anche il titolo di un album dei Lùnasa, uno dei gruppi che maggiormente ci ha ispirato all'inizio del nostro percorso. L'unica “controindicazione” è che spesso il nome viene pronunciato nei modi più vari da chi ci chiama (“La Nuà”, alla francese, “Nua” - come se “Là” fosse articolo determinativo, ecc...)!

Just For Taste è il vostro secondo album: che differenze ci sono dal debutto Là Nua?
Essendo il secondo si spera che già di per sé sia un album più maturo, anche perché le registrazioni e la produzione hanno coperto un arco di tempo maggiore. Il primo album era quasi totalmente dedicato alla musica irlandese, pur sempre rivisitata, ma probabilmente in maniera meno personale rispetto a “Just for Taste”. Dal punto di vista tecnico poi, mentre il primo disco è stato registrato praticamente dal vivo, “Just for Taste” ha avuto una produzione per così dire più “moderna”; a parte “Twinkle of January” tutti gli altri pezzi sono stati registrati a tracce, cercando comunque di mantenere inalterato il feeling live.

Siete campani ma guardate all'Europa del Nord: quali sono gli elementi delle tradizioni celtiche e irlandesi che vi hanno colpito di più? Quanto c'è di "mediterraneo" invece nella vostra musica?
Questa risposta forse vi deluderà, ma non sappiamo esattamente quanto ci sia di “mediterraneo” e quanto di “nordico” nel nostro stile! Direi che quando abbiamo iniziato la ricerca sulla musica cosiddetta “celtica” (e sottolineamo il “cosiddetta”...) ciò che ci ha colpito di più è stata la bellezza delle melodie, che non a caso sono l'unica cosa a restare quasi intatta nelle nostre esecuzioni: il fatto che i brani, nella maggior parte dei casi, nascano come linee melodiche “pure” ci dà modo di sperimentare con il ritmo e con le armonie, due parametri che risentono maggiormente delle nostre diverse influenze. Per il resto, noi facciamo spesso il confronto con il linguaggio verbale, ed è quindi più che probabile che le nostre esecuzioni denotino un accento mediterraneo, lo stesso che si può sentire in un nativo italiano che parli una lingua straniere, per quanto perfettamente egli possa parlarla.

Ci sono gruppi o artisti ai quali tenete in modo particolare, che vi influenzano musicalmente e che considerate come “bussole” per il vostro percorso?
All'inizio del nostro cammino in trio abbiamo guardato molto all'esempio dei Lùnasa, a cominciare dal fatto di proporre musica interamente strumentale. Da lì sono partiti dei veri e propri link verso altre fonti di ispirazione: Bothy Band, Planxty (che ci hanno condotto anche verso la musica balcanica), i Dervish (coi quali abbiamo avuto l'onore di dividere il cartellone del John Dwyer Trad Festival, in Irlanda), ecc. Per quanto riguarda le influenze “extra-irlandesi”, sono davvero tante considerato che i gusti musicali di noi tre hanno ben poco in comune (e questo può essere un vantaggio!): mi limiterei a ricordare i Jethro Tull e i Beatles che abbiamo omaggiato nei nostri due cd con due versioni di loro brani.

I brani sono prevalentemente composti da materiale tradizionale debitamente riletto e riarrangiato: come vi siete orientati per la selezione dei pezzi?
Ci siamo orientati semplicemente con il gusto... Just for taste, appunto!

Just For Taste conferma una vena meno “trad” e la voglia di mostrare un temperamento più personale: non a caso ci sono anche vostri brani.
Sì, in effetti due brani nostri erano già presenti nel cd d'esordio; in Just for Taste i pezzi originali sono raddoppiati e probabilmente anche maturati dal punto di vista della personalità; sono pezzi che hanno poco a che fare con lo stile “trad”, pur essendone senz'altro influenzati. Ma la messa a punto di uno stile maggiormente personale e maturo – naturale risultato di anni di musica suonata assieme, più che di una scelta studiata – emerge anche dalle riletture dei brani tradizionali. Rispetto agli esordi, le nostre fonti si fanno più varie, cosicché alla musica irlandese, nostro orizzonte di partenza, si sono aggiunte strada facendo danze bretoni e bulgare, ritmi manouche, armonie e ritmi contemporanei, e soprattutto sempre più composizioni originali.

Dalla sua fondazione, i Là Nua hanno accumulato una notevole quantità di concerti: siete una “creatura da live”?
Crediamo che tutti i gruppi, indipendentemente dallo stile e dai generi, debbano esserlo; a nostro avviso, la condizione naturale della musica è sempre quella “live”, con tutta la sua mutevolezza e con le diverse situazioni che vengono a crearsi a seconda dell'umore, dell'interazione col pubblico, delle location, ecc. Mediamente possiamo contare su una cinquantina di concerti all'anno, tra locali, festival e altre manifestazioni; speriamo di alzare ulteriormente la media in futuro!

Dal concerto al disco: è stato un passaggio naturale o entrare in studio rischia di condizionare il vostro approccio alla musica?
Entrare in studio è un po' come fare un autoritratto della musica che si suona in quel momento. Se da una parte si cerca di riprodurre il modello in modo più fedele possibile, non si possono evitare differenze (o licenze artistiche, per restare in tema) più o meno intenzionali. Rispetto al live, è differente sia la condizione del musicista, chiuso in una sala isolata sia visivamente che acusticamente, sia quella dell'ascoltatore nel momento in cui fruisce della tua musica. Di questo va tenuto conto, quindi si può dire che in generale un disco è un'esperienza del tutto diversa rispetto al concerto, del quale però abbiamo cercato di conservare una certa freschezza di idee, limitandoci a un massimo di cinque “takes” (cinque “tentativi” di registrare la versione ideale dei vari pezzi).

Cosa vi aspettate da questo secondo album?

Innanzitutto speriamo che al pubblico piaccia almeno quanto il primo. Dal punto di vista della visibilità, mentre l'album di esordio era autoprodotto e autodistribuito, stavolta abbiamo avuto la fortuna di incontrare i ragazzi della Rox Records, una piccola etichetta che ha creduto subito in noi e che sta distribuendo il disco dandoci l'opportunità di una maggiore diffusione della nostra piccola opera. Dal punto di vista artistico, quello a cui teniamo a questo punto (e sembrerà forse un gioco di parole) è proprio di non essere etichettati, e che la musica che proponiamo venga sempre più vista e ascoltata semplicemente come musica dei Là Nua: il fatto stesso di avere inserito in repertorio brani dalle origini così varie è dettata sempre dal nostro gusto e dal fatto che essi vi si “intonino” alla perfezione... tornando al titolo, ancora una volta, Just for Taste.
Fattitaliani

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