La Ciociaria Storica , è
proprio così: l’antico territorio a Sud di Roma, all’incirca
fino al Garigliano, una volta patria dei Volsci, dei Sanniti, degli
Ernici poi divenuto Campania, poi Latium Novum, quindi Campagna di
Roma, è stato per venticinque secoli un solo territorio e una sola
regione. Di questa regione, nel corso delle vicende storiche, la
parte compresa tra i fiumi Liri e Garigliano -il Cassinate, il
Sorano, il Fondano- divenne appendice settentrionale di Terra di
Lavoro, una delle province del Regno di Napoli, mentre tutto il resto
al di là del Liri, era possedimento dello Stato della Chiesa.
L’indipendenza
dell’Italia e il successivo Ventennio Mussoliniano ebbero per
conseguenza che la cosiddetta Alta Terra di Lavoro menzionata tra il
Garigliano e il Liri, venne opportunamente accorpata alla neo
istituita provincia di FR che, assieme a quelle di LT e di RM,
rappresentarono, in realtà, la
frantumazione dell’antica regione, fino
allora una e indivisibile e unita.
Tutti gli anni trascorsi dal fatale 1927, certamente pregni di fatti
e di novità, sono stati all’insegna del più puro particolarismo e
campanilismo, nella ignoranza e negligenza totali e complete delle
comuni radici e della comune storia: se cioè oggi si interroga un
cittadino di Frosinone o di LT o di RM, nulla
e niente conosce della comune identità,
della secolare fusione dei destini: magari padroneggiano tutti la
storia di Circe e di Coriolano e di Caio Mario e di Enea e dei
Volsci ma zero della secolare
convivenza e comune appartenenza.
E la colpa delle rispettive istituzioni a
tutti i livelli è del massimo biasimo. Si
vada invece in queste cittadine e luoghi, con particolare riguardo a
quelle lungo la Via Appia e poi nelle cittadine sui Monti Simbruini
ed Equi e Ruffi: si resta sbalorditi nel costatare che gran parte
della popolazione, parlandoci, si avvede che i propri antenati erano
sistematicamente
originari della Ciociaria frusinate, mentre per Anticoli, Cervara,
Paliano, Subiaco, Olevano pur non avendo verificato tali legami di
sangue, sono evidenti e consolidati e storicizzati, ancora più
significativi, quelli folklorici e cioè le medesime calzature e i
medesimi vestimenti come pure la piena
consapevolezza di un medesimo senso di
appartenenza: sia aggiunto a plateale conferma per quanto attiene
queste cittadine annidate sui monti menzionati, che una produzione
pittorica sconfinata di oltre
centocinquantanni documenta e eterna, in maniera irrefutabile e
incontestabile, tale senso di appartenenza. Ed è normale che la
Storia scriva, documenti ed illustri che ci troviamo in Ciociaria,
che è l’unico concetto in grado scientificamente
e storicamente di accomunare e amalgamare e,
ancora di più, di salvaguardare. Certamente ci sono personaggi in
certe località che per ragioni loro personali, antistoriche e
insensate, rivendicano altre origini e certe nostalgie, originate
dalla ignoranza delle vicende storiche e maggiormente dal
pregiudizio. Ma sono comparse da teatro comico.
Pur non essendo un
concetto amministrativo o geografico o amministrativo, la Ciociaria
è l’unica e sola idea in grado di
pienamente
rappresentare e personificare e, direi, di incarnare non solo il
territorio fino al Garigliano quanto, ancora di più, la
gente e le popolazioni che abitavano e in
gran parte ancora abitano, la gloriosa regione. Il territorio ha
avuto la sventura e la disgrazia, uniche, di non essere mai stato non
dico considerato ma nemmeno menzionato o rappresentato: ancora oggi,
per molti, non si sa bene che cosa esso rappresenti e dove
esattamente si trovi: importanti giornali nazionali quando parlano
di Valcomino o di Arpino o di Atina e perfino di Fiuggi comunemente
scrivono che si trovano in Abruzzi, al plurale. Queste sono state le
sventure e disgrazie, come detto più sopra, di questa terra che non
ha mai avuto il suo
cantore e, ancora più vituperevole, una sua istituzione che si sia
proposto come obbligo e dovere di tutelarla e di farla conoscere e
di promuoverla, né, ancora peggio, si è mai visto un cosiddetto
uomo politico, e mi riferisco alle tre province, che abbia mai
pronunciato il termine di ‘Ciociaria’, magari identificandovisi.
Zero. Abbiamo già ripetutamente ricordato gli enormi e unici
contributi alla civiltà usciti da questa terra fino ad oggi e in
merito invito alla lettura di alcune pagine di ‘CIOCIARIA
SCONOSCIUTA’: questa terra nel suo insieme e non
le province di FR o di LT o d RM, è nota e
conosciuta in tutto il mondo, probabilmente più di ogni altra
regione del pianeta, perché essa ha goduto del privilegio unico
di essere stata eternata dagli artisti del mondo occidentale, e
perciò presente, come nessun altro soggetto, in tutti o quasi tutti
i musei del mondo: il personaggio in costume ciociaro, la modella e
il modello di artista, la iconografia del brigante, quella del
pifferaro e dello zampognaro per le vie del mondo sono assurti ad
autentico patrimonio
della umanità.
Oggi dunque è la grande
occasione e la grande opportunità: con la dissoluzione delle
province una pagina storica all’improvviso si è aperta ed attende
di essere affrontata, davanti a noi, con l’obbiettivo della
ricompattazione e riaggregazione dell’antica regione col nome di
Ciociaria! Parliamone!
Occupiamocene! Non lasciamo soli i politici!
Michele Santulli