49° Festival di Borgio Verezzi, Fattitaliani intervista il direttore Stefano Delfino

La quarantanovesima edizione del Festival Teatrale di Borgio Verezzi, iniziata l'11 luglio, si protrarrà fino a venerdì 21 agosto con in cartellone dieci spettacoli, otto dei quali in prima nazionale. Fattitaliani ne ha intervistato il direttore, Stefano Delfino.
Quarantanovesima edizione del Festival di Borgio Verezzi, uno dei più longevi in Italia. Quali nuove strade percorre?
La strada principale che percorre quest’anno è quella di aprirsi in modo decisivo agli autori contemporanei perché la tradizione del Festival è sempre stata quella di privilegiare gli autori classici, quest’anno ne abbiamo uno solo che è William Shakespeare con “Sogno di una notte di mezza estate” che però è rivisitato in chiave napoletana da Ruggero Cappuccio. È vero che c’è la parola di Shakespeare ma che si intreccia a quella dell’autore napoletano, Ruggero Cappuccio. Per il resto abbiamo tanti autori contemporanei che sono un po’ un giro del mondo, a parte “Maigret al Liberty Bar” di Simenon che è belga, “Il Bianco e nero” dell’americano, Cormac Mc Carty, "Figli di un Dio minore" di Mark Medoff anche lui americano, poi abbiamo i francesi "Toc Toc" di Laurent Baffie; “Ieri è un altro giorno” di Sylvain Meynac e Jean François Cros, infine il catalano Jordi Galçeran con Cancun. Un viaggio internazionale intorno alle nuove proposte di Teatro che ci sono un po’ nel mondo.
Quest’anno è dedicato alla Francia e si è aperto con lo spettacolo “Laurette de Paname”
È stato uno spettacolo molto apprezzato dal pubblico perché la bravura, la professionalità, la simpatia, lo charme della protagonista, Laure Bontaz, attrice, cantante e ballerina, conduce gli spettatori in un itinerario lungo i personaggi letterari dei quartieri parigini, dalla ballerina di can can, al gigolo e così via, in un viaggio che è anche musicale, con le canzoni di Edith Piaf, Josephine Baker ed altri. Tra l’altro era la prima volta che lo portava in Italia, da Borgio Verezzi è partita la tournée che l’ha portata in Quebec (Canada). Ci sembrava fosse l’avvio ideale per inaugurare un Festival dedicato alla Francia.
Caratteristica del progetto del prossimo triennio è “la contaminazione”, in che senso?
Cercheremo sempre di utilizzare linguaggi diversi. Nello spettacolo “L’uomo che amava le donne” che ovviamente è ispirato al film di Truffaut ci sono delle video proiezioni, c’è il canto e c’è la musica; anche in “Sogno di una notte di mezza estate” un elemento importante sono i burattini. Cerchiamo di mescolare i generi, in modo da avere un ventaglio di proposte che possa essere interessante per il pubblico che ci segue sempre con molto interesse e molto affetto.
Lo spettacolo “Sogno di una notte di mezza estate” in seconda serata si è avvalso dell’audiodescrizione...
Per i non vedenti, è un progetto che abbiamo sposato insieme al Plautus Festival di Sarsina che lo ha sperimentato per prima. Si tratta di questo, persone non vedenti o ipovedenti, saranno dotate di cuffie, nelle quali un attore addestrato che ha già visto le prove dello spettacolo, racconta loro quello che non possono vedere, dirà: adesso si sta alzando, va ad aprire la porta, prende un bicchiere d’acqua, lo beve. La cosa interessante è che prima dello spettacolo saranno fatti salire sul palcoscenico in modo da rendersi conto dello spazio scenico, degli arredamenti e verranno fatti incontrare con gli attori in modo che li riconosceranno dalla voce durante lo spettacolo. Se funzionerà come spero sia, perché ci sono state parecchie richieste, lo proseguiremo anche nei prossimi anni.
Un altro spettacolo è "Figli di un Dio minore" in cui si utilizza il linguaggio dei segni.
La lingua dei segni sarà utilizzata per gli attori non udenti. La protagonista Laura Mazzi è una vera non udente. Il pubblico normale può apprendere benissimo, le parole di Giorgio Lupano che ha imparato il linguaggio dei segni, faticosamente durante l’inverno, chi non sente seguirà la sua gestualità e chi sente seguirà le sue parole. Un po’ come succede nei tg che vengono spiegati nel linguaggio dei segni.
Progetto Teatro e Carcere, con lo spettacolo “Angeli con la pistola”, interpretato da attori detenuti...
Questa è un’altra cosa a cui teniamo tantissimo. È la Compagnia degli Scatenati. Ci saranno gli attori- detenuti del carcere Marassi di Genova, insieme ad alcuni attori professionisti, portano in scena “Angeli con la pistola”, un musical divertentissimo. Se non si sapesse che sono detenuti, si potrebbe pensare che siano attori veri, perché alcuni sono veramente bravissimi. Non è il primo anno che loro recitano, poi qualcuno entra, qualcuno esce ed il regista Franco Baldacci ha il suo gran da fare per le new entry. Le contaminazioni saranno musiche e chiaramente proiezioni. E’ logico che la Compagnia degli Scatenati non può fare tournée, eccezionalmente, in questo caso, la Direzione del Carcere ha concesso il permesso e, per due sere potranno “evadere” e venire a fare lo spettacolo.
Altra novità dell’anno è l’adesione e lo sviluppo del Festival sui Social Network...
Bisogna essere sempre al passo con le tecnologie, c’è Facebook, c’è il sito con il quale si potrà interagire, le prenotazioni si possono fare anche on line, per cui avvicinandosi al cinquantennale, il Festival ci sarà sempre.
C’eravamo salutati nella conferenza stampa che si è tenuta a Roma con il grido “Il teatro sta morendo, il teatro è morto"...
Spero che questo venga smentito, l’ultima notizia negativa per noi è di ieri, ed è che il Ministero ha ridotto di quindicimila euro il contributo che veniva dato a noi, Ogni anno noi perdiamo delle risorse per strada, difficilmente riusciamo a recuperarle. Bisognerebbe che tutti, a cominciare dalla politica, riuscisse a capire che il teatro è cultura non è fine a se stessa ma una microeconomia che viene spalmata sul territorio. Faccio un esempio, noi abbiamo sui nove- dieci mila spettatori per il Festival. Se ognuno di essi, lascia sul territorio, dieci euro, ma ne spendono di più perché c’è chi prende la pizza, chi compra il foulard, chi prende l’aperitivo, ma teniamoci bassi, dieci euro, si fa presto a fare i conti, sono novanta-centomila euro che ritornano sul territorio. Questa sera c’è lo spettacolo, i locali faranno tre turni, prima per chi va a teatro, durante per chi non va a teatro, dopo per gli spettatori e la compagnia e gli addetti ai lavori che di solito cenano dopo. Credo che tutti abbiano l’interesse che una manifestazione del genere possa continuare e crescere avendo più serate e quindi più spettacoli.

Elisabetta Ruffolo
Fattitaliani

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