La
ormai biblica questione profughi non può più essere gestita
nell’ambito delle attuali politiche di accoglienza. Non è più
accettabile né sotto il profilo economico, né sotto quello sociale,
né umanitario, né, tanto meno, per quel che riguarda la sicurezza.
Il mondo intero attende e pretende risposte e soluzioni.
È
evidente che il numero dei soggetti coinvolti impone la costituzione
di un luogo protetto da forze internazionali (sotto l’egida
dell’ONU) nel quale convogliare tutti i richiedenti asilo; luogo da
individuare su suolo africano e nel quale effettuare gli investimenti
necessari ad avviare proprio lì il necessario processo di sviluppo
economico che porti alla stabilizzazione vera e stabile
dell’intera area nordafricana.
Non ci
sarà mai pace senza sviluppo economico e senza una occupazione
lavorativa per le moltitudini di giovani delle aree coinvolte dalle
guerre.
Dobbiamo
operare per fondare una grande area sicura e libera dove edificare
una città e una economia con la determinante collaborazione dei
migranti che spesso sono portatori di competenze e mestieri che nelle
attuali condizioni non possono mettere a frutto. Una grande Terra
Promessa che immagino in riva al Mediterraneo, in terra libica, in
zona adesso deserta e disabitata dove la voglia di pace e di crescita
economica ed umana abbia risposte efficaci e soddisfacenti tanto da
contagiare in bene anche le aree vicine.
Lo
sviluppo economico in Africa è l’unica risposta efficace alle
lusinghe della guerra e dei facili guadagni in danari e potere che le
armi promettono.
In
questa nuova Città Libera ed Aperta l’Italia sarà chiamata a
svolgere un ruolo di primo piano assieme ai partner europei e a tutti
i membri dell’ONU che vorranno contribuire trasformando un enorme e
crescente costo per le proprie finanze pubbliche e per la propria
economia in una irripetibile opportunità di crescita.
I
migranti già su suolo europeo e quelli futuri troveranno finalmente
una possibile nuova patria sicura e tranquilla dove prosperare senza
dover dipendere da elargizioni o elemosine piccole o grandi. Né
saranno più rinchiusi in piccoli spazi isolati o vagare in cerca di
chissà cosa.
I
costi di questo progetto sarebbero di gran lunga più modesti di
quelli che stiamo sopportando e comunque quella comunità
utilizzerebbe una propria moneta priva di convertibilità esterna in
modo da non coinvolgere le politiche monetarie ed economiche di
nessuno.
Anche
i conati di razzismo e i crescenti estremismi che stanno
pericolosamente condizionando le politiche occidentali nonché le
numerose critiche che queste stanno suscitando troveranno una
risposta efficace. Se riusciremo a dare ai migranti la speranza che
attendono avremo dato un poco di fiducia in più a tutti noi.
Canio
Trione
redazione@corrierepl.it