Camilla Filippi exhitibion "Psychedelic Breakfast" al festival dei due mondi

Camilla Filippi. Attrice. Artista visiva.

Decine di personaggi, interpretati durante la prima colazione, stando seduta in cucina con una tazza di mano. Camilla ha ideato il suo diario in forma fotografica evolvendo l’anima di Instagram e ridefinendo i ruoli tra cinema e arte visiva. Ritratti nati per il web, cresciuti nell’unicum della stampa fotografica. Un’attrice e il suo trasformismo per un diario ossessivo di ritratti quotidiani.
Una parete in cucina. Un tavolo. Una tazza. E una camera fotografica. Senza fronzoli e trucchi digitali.
Solo un corpo e le sue molteplici identità. Le sue invenzioni. I suoi atti poetici. Davanti a noi: una donna e i suoi gender. Sempre con una tazza in mano. Una donna, con le sue rivelazioni.
Camilla, come altre attrici della sua generazione, s’interrogava da tempo sul ruolo linguistico dei social network, sul modo giusto di sfruttare l’onda fotografica dei media sul web. Cercava un senso dentro il margine astratto di Instagram, un’azione oltre la pura promozione.
Non più l’attrice che mostra la persona ma una persona che reinventa le radici e i frutti di uno, cento, mille ruoli d’attrice. Uno scatto, una condivisione, una stampa, un’esposizione: l’inconsapevole leggerezza dell’essere artista.
Un processo che nasce nell’istante in cui si accende la giornata: la prima colazione.
Seduta al tavolo della cucina, usando esclusivamente i propri spazi e un merzbau di oggetti utili, Camilla si posiziona per lo scatto con la sua tazza in mano. Frontale. Al centro dell’inquadratura. E il pensiero corre rapido a Cindy Sherman, Yasumasa Morimura, Luigi Ontani.
Si scomodano i maestri riconosciuti di un metagenere, la fotografia narcisistica, che così tanto ci dice sull’impatto demiurgico della creazione. Indietro scomodiamo anche Tintoretto e Rembrandt, quel narciso specchiante che riportava l’universale pittorico nel margine stretto del vissuto personale. Ritrarsi e plasmarsi come creta a presa rapida.
Camilla Filippi sceglie i personaggi da “indossare”, aggiungendo una frase puntuale che definisca le strategie narrative del ritratto.
Mancava un’attrice che costruisse un ruolo così complesso, indefinibile, concettualmente evoluto. Un ruolo che la vedesse ancora attrice ma in maniera diversa, nella compressione del singolo attimo, nella definizione muta di un’emotività fotografica ad alto cabotaggio iconico.
Contestualmente a questo progetto Camilla Filippi continua la sua carriera di attrice. Prossimamente la vedremo in Tommi opera seconda di Stefano Lodovichi prodotto da Sky con Onemore pictures e in Tutto può succedere remake di Parenthood per la regia di Lucio Pellegrini e Alessandro Angelini prodotto da Cattleya per Raiuno.

Ufficio Stampa Factory4 Srl: info@factory4.it

Info artista: @kamillafilippi on INSTAGRAM | @kamillafilippi on TWITTER

Prefazione di Francesco Piccolo per il catalogo della mostra
Non succede sempre, ma qualche volta capisci subito quando una cosa funziona, o è bella, o ti piace. Una volta eravamo a teatro insieme, e Camilla mi ha mostrato quello che stava facendo: lei, ogni mattina, che interpretava qualcuno e diffondeva queste foto su Instagram.
Non era la prima volta che mi mostrava cose sue, progetti incominciati o abbozzati, idee dovute alla noia o all’insofferenza o alla voglia di esprimersi - tutte cose che stanno insieme, da cui scaturiscono indifferentemente cose buone e non buone. Per dire: anche Fellini diceva di passare le giornata, da ragazzo, seduto fuori il balcone a fissare il vuoto. I passanti lo guardavano incuriositi, dicevano: chissà a cosa sta pensando quel ragazzo - e lui stava pensando di voler mostrare ai passanti un’aria pensierosa così che loro si chiedessero cosa stava pensando.
Quindi, da dove nasce un desiderio di esprimersi, non ha importanza. Come lo si realizza, nemmeno ha importanza - Camilla mi spiegava come aveva costruito un’immagine, in che modo si era truccata o aveva realizzato un velo. Ma quel che importa di questo lavoro non è come è nato e come lo realizza, e forse nemmeno il perché. Questo lavoro di Camilla ha quella forza speciale che ti fa pensare continuamente di aver capito cos’è, e poi di non averlo capito. Ti mette dentro un’area di piacere e insicurezza, ti fa fare un sacco di domande, e la risposta non ti sembra nemmeno necessario sentirla.
Quello che importa è quello che c’è. E ogni singola idea mattutina ha forza, ma soprattutto ha forza la sequenza. 
Cos’è che piace, turba, diverte e convince in questi personaggi che ritroviamo la mattina? Un po’ la precisione del singolo gesto, e il tocco del dettaglio; un po’ la curiosità di capire chi arriverà dopo; un po’ anche la frase che accompagna; un po’ il tempo che si immagina nella costruzione. Ma soprattutto l’accumulo. La quantità, la sequenza e l’accumulo acquistano una forza quasi incomprensibile, si rimane attaccati a questa sequenza - a questa storia: il mondo si rivela come una dipendenza dal prossimo. Dal prossimo ritratto.

Per quanto mi riguarda, questo progetto contraddice la personalità di Camilla Filippi, ed è la cosa che mi sta più a cuore, che mi piace di più (ma qui entriamo nel personale). L’energia di Camilla è incontrollabile, non incasellabile, ingestibile, e molto difficile da sostenere - a volte addirittura da sopportare. Di conseguenza, è come se fosse una meravigliosa potenza irrazionale la sua caratteristica (fisica e spirituale). E invece qui c’è un progetto razionale, ostinato, meticoloso, lento sia per la fattura sia per la scelta della razione mattutina. Si vede in ognuno dei personaggi non soltanto il grande Lebowski o Dante o la Bardot o un quadro di Lichtenstein, ma si vede una dolenza mattutina. La tazza dà a ognuna di queste composizioni un’idea non solo domestica, ma dolente. È come se davanti a noi ci fossero sì tutti i personaggi che hanno attraversato la nostra vita, ma prima di diventare quello che sono: la mattina appena svegli, quando ancora il loro talento è tutto addormentato e bisogna ancora stirarsi per cominciare a farlo vivere. Nessuno è ancora se stesso la mattina appena sveglio con la tazza in mano, e quindi l’eccezionalità di una persona è ancora mischiata alla sua qualunquità.
È questa pigrizia, questa sorta di lentezza, insieme al senso quotidiano dell’interpretazione, che rende vicinissimo ognuno di questi ritratti, ma soprattutto chi li inventa e interpreta. Sembra di essersi svegliati accanto a una persona, che ogni mattina è un’altra. Ma non è così, non è già così nelle nostre vite, nei nostri amori? 

PALAZZO COLLICOLA ARTI VISIVE

Presenta

CAMILLA FILIPPI
Psychedelic Breakfast

a cura di Gianluca Marziani
La mostra è inserita nel programma ufficiale del FESTIVAL DEI DUE MONDI
OPENING: sabato 27 GIUGNO 2015 ore 12:00
La mostra prosegue fino a domenica 27 settembre 2015
Finissage: sabato 26 settembre 2015 ore 12:00
Fattitaliani

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