di Franco Presicci - “Sono
a Corato”, mi ha detto l’altro giorno rispondendomi al telefono.
“Sto parlando con un gruppo di amici”. “Quarate!”, in
versione dialettale: vi nacque mia madre, che si chiamava Quatela,
nome tipico di quel paese di origine bizantina”, gli ho urlato. E
lui con gioia ha trasmesso subito l’informazione ai presenti.
Francesco
Lenoci, quando non fa lezioni all’Università, la Cattolica di
Milano, o non lavora nel suo studio al quinto piano del Grattacielo
della Terrazza Martini, a pochi metri dal Duomo, fa il girovago.
Incontra in Puglia o in Basilicata, anche altrove, produttori di
salumi; panificatori dalla storia chilometrica; titolari di caseifici
e di masserie; artisti della ceramica… e li racconta con sapienza.
Oggi a Grottaglie, domani a Matera, dopodomani a Verona. È invitato
ovunque. E lui ci va, per ascoltare, conoscere, apprendere, valutare.
Come a Corato, che oltre a vantare piazze spaziose, dove la gente si
raccoglie per conversare o per fare quattro passi, chiese bellissime,
un borgo antico spettacolare, è anche una delle terre dell’olio e
del vino.
Lenoci
non ha più confini. È indicato come l’ambasciatore della Puglia a
Milano e come il testimonial del mondo del pane: definizioni che
hanno entrambe un fondamento di verità. Lui sorride e intanto pensa
a diffondere i valori della sua regione. Alla fine di aprile, alla
Società Umanitaria di Milano, in una manifestazione ribattezzata
“Pronti Via Pugliese per EXPO 2015”, ha descritto le virtù del
capocollo di Martina Franca, dei grandi pani di Altamura, delle
pagnotte e delle maioliche di Laterza, dei figuli di Grottaglie…,
incastonati nello splendore del paesaggio della Puglia che cammina.
Quando
parla, sempre ad ampio respiro, affascina, coinvolge, trascina
l’uditorio, lo interroga, come fa con gli studenti dell’ateneo di
largo Gemelli. E se in una conferenza su un tema economico, la sua
materia, un concetto è complicato, lo spiega con esempi che sembrano
tratti dall’ambiente delle fiabe.
Il
7 maggio ha preso il microfono nella Sala Alessi di Palazzo Marino,
in una splendida giornata in suo onore organizzata dalla Fondazione
Nuove Proposte Culturali di Martina Franca con il patrocinio
dell’Associazione Regionale Pugliesi di Milano, per ricordare tre
figure indimenticabili di Martinesi che hanno contribuito a fare
grande Milano: Paolo Grassi, Guido Le Noci e Giacomo Giacobelli.
Ha
iniziato appunto alla maniera di Fedro, o di Esopo: “Nel capoluogo
lombardo il 14 maggio 1947, due ragazzi di 26 e 28 anni, Giorgio
Strehler e Paolo Grassi, inventarono un sogno: il Piccolo Teatro
della città di Milano, vale a dire il primo teatro stabile italiano,
un teatro d’arte per tutti”. E siccome non dimentica mai la sua
città natale, di cui è Patriae Decus come Paolo Grassi, ha aggiunto
che “a Martina Franca, nel 1975, alcuni appassionati musicofili…
inventarono un altro sogno: il Festival della Valle d’Itria”. Se
non si sogna non si progetta – ha commentato – e se non si
progetta non si realizza.
“Incredibile
dictu”, ogni anno, “nel ricordo di Paolo Grassi, quei sogni
annullano i mille chilometri che li separano e si uniscono... Senza
soluzione di continuità, al punto che Sergio Escobar è solito dire:
Il Festival della Valle d’Itria è una costola del Piccolo Teatro
di Milano e il Piccolo Teatro di Milano è una costola del Festival
della Valle d’Itria”.
Da
Paolo Grassi, uomo dalla cultura umanistica profonda, che per 25 anni
dette il meglio di sé come direttore del Piccolo, sovrintendente del
Teatro alla Scala e della Rai, è passato a Guido Le Noci, di cui ha
sintetizzato la biografia con uno stile scultoreo, appassionato.
Una
sintesi efficace, impegnativa, perché la biografia di Le Noci, oltre
che gloriosa, è inesauribile: il critico Luigi Carluccio avrebbe
ripetuto che la storia di questo martinese risoluto, audace,
precursore dei tempi, infaticabile, “rivoluzionario”, figlio del
più virtuoso scalpellino della zona dei trulli, è molto più lunga
e tormentata. “É la storia di un poeta che non può esprimersi con
le parole, sempre così docili, in fondo, sempre così puntuali
all’incontro, ma deve esprimersi con l’azione, con la
responsabilità delle scelte, con la realizzazione di progetti
difficoltosi, tentando di quadrare il circolo, di dominare gli
eventi…”. Per Carluccio Le Noci aveva “l’animo del poeta nel
corpo di un emigrante degli anni Venti”.
Nel
’43 aprì a Como la galleria Borromini, dove in una mostra schierò
per la prima volta uno di fianco all’altro Picasso, Utrillo,
Modigliani… provocando l’intervento del prefetto, che prima segò
l’esposizione, dato che quella pittura era invisa a Hitler, e poi
fece sbarrare la porta. Quando tacquero i cannoni, Le Noci aprì uno
spazio in via Manzoni a Milano, dove propose alcune opere di De
Chirico e altri e agitò le acque per valorizzare Soldati e Meloni in
ambito europeo. Nel ’45 partì per Parigi, in macchina, assieme al
pittore Paolo Garretto. Nel ’50 abbandonò via Manzoni, tentò
altre esperienze, con Bompiani, il Piccolo…, intensificando i suoi
pellegrinaggi a Montemarte; e nel dicembre del’54 realizzò il suo
sogno: la galleria Apollinaire, in via Brera.
Conobbe
Pierre Restany, padre del Nouveau Rèalisme, di cui divenne amico; fu
il primo ad esporre nel nostro Paese Fautrier; incoraggiò Cristo
Javaceff a incamiciare i monumenti di Milano, alimentando una marea
di polemiche; per il Comune organizzò manifestazioni d’arte
spettacolari, che entusiasmarono Dino Buzzati, Raffaele Carrieri… E
nelle interviste di noti giornalisti si confidava con estrema
sincerità: “Cominciai a fare il mercante d’arte ufficiosamente
nel ’40. Nel ’43 ufficialmente a Como, dove mi ero trasferito
dopo i bombardamenti. Prima del ’40 avevo fatto molti mestieri; ma
già nel ’27 avevo acquistato i primi disegni e i primi quadri,
qualche volta firmando piccole cambiali. A Milano ero arrivato nel
‘25”.
Oggi
sono in tanti a ricordarlo, anche nella sua veste di editore
scrupoloso, prestigioso, raffinato. Come dimenticare la pregevolezza
degli “Inchiostri dell’Apollinaire”; la cura con cui pubblicò
opere di Sinisgalli, Ungaretti; “Leonida di Taranto” di
Quasimodo, “Martina Franca”, testo di Cesare Brandi…?
Lenoci
ha parlato di Le Noci, suo lontano parente, con un pizzico di
commozione. Quindi ha delineato la figura di Giacomo Giacobelli, che
fu segretario generale del Comune di Martina Franca, “dove spostò
– ha ricordato – la sede dell’Amministrazione Comunale dalla
Società Artigiana a Palazzo Ducale, passando poi al Comune di
Milano, dove ricoprì lo stesso incarico fino alla storica data del
25 aprile ’45, e infine al Comune di Bari, dove gli hanno dedicato
una strada”.
L’oratore
ha lanciato un messaggio: “La cultura è la chiave per spalancare
la finestra del futuro. Ciò vale per Martina, vale per Milano (la
città che grazie all’EXPO ha il mondo dentro), vale per l’Italia
intera… Occorre che i popoli diletti di Martina Franca e di Milano
tornino a sognare insieme, al di là delle individualità… EXPO
2015 rappresenta un’occasione fondamentale da questo punto di
vista. C’è una gara al buono, al ben fatto… che le imprese e gli
artigiani italiani possono vincere ad una sola condizione: che a
buono e ben fatto associno l’idea del bello”. Il pubblico ha
lungamente applaudito.
Hanno
inoltre preso la parola il vice sindaco di Milano Ada Lucia De
Cesaris; il direttore generale del Comune di Taranto, Giuseppe Mele,
che è stato segretario generale a Palazzo Marino; il vicesegretario
generale vicario del Comune meneghino Mariangela Zaccaria e la
giornalista Evelina Romanelli, autrice del libro “Il Made in Italy
in Valle d’Itria tra storia e cronaca”. Quindi sono stati
consegnati i premi della Fondazione Nuove Proposte di Martina Franca
a Vito Pastore, direttore creativo John Sheep; a Daniele Del Genio e
Bruno Simeone, designer Rossorame; alla Biblioteca di San Giuliano
Milanese; al Lions Club di Cassina de’ Pecchi; all’Istituto
Comprensivo Ilaria Alpi.
Qualche
giorno dopo, il 14, Francesco Lenoci è partito per la Puglia, dove,
alla masseria didattica Terre di Traiano, tra Corato e Andria, ha
parlato di Storie di creazione di valore: EXPO 2015 e Agroalimentare
Pugliese, dando appuntamento al 25 maggio al Piccolo Teatro di
Milano, dove Franco Punzi e Alberto Triola presenteranno il programma
del prossimo Festival della Valle d’Itria.