Si avvia a conclusione il lavoro di
restauro e recupero delle Mura civiche aquilane, che sta restituendo
una nuova immagine della città, nei suoi antichi limiti storici e
nei suoi rapporti con l'intorno. Reintegrate dopo i crolli, liberate
dalla vegetazione e ricostituite nella loro continuità fisica e
visiva, le mura disegnano oggi una linea quasi ininterrotta nello
skyline
cittadino: alte e incombenti nel tratto settentrionale su viale della
Croce Rossa, in ripida discesa verso i settori orientale e
occidentale, antichi accessi alla città, seguono poi l’andamento
dell’altura, fino allo stretto passaggio sul fiume Aterno e alla
Rivera.
La cinta muraria aquilana, quasi 5 km di
sviluppo lineare, è uno dei pochi esempi di fortificazione
trecentesca quasi integralmente conservata. L'attento lavoro di
recupero e catalogazione delle pietre crollate con il sisma (o
recuperate dagli smontaggi controllati delle parti più compromesse),
l'esame ravvicinato delle tecniche costruttive e delle lavorazioni
superficiali, il confronto con le piante storiche e gli antichi
documenti hanno consentito di individuare inedite configurazioni, a
volte ipotizzate a volte del tutto inaspettate, delle mura e delle
porte.
Porta S. Lorenzo
(o di Pizzoli) è tornata alla luce ai piedi del tratto
settentrionale della cinta muraria, nei pressi della Lauretana,
mentre un crollo verificatosi nei pressi ha rimesso in luce l'interno
di una delle torri: liberata dalle macerie e dai riempimenti (di
circa 6 metri in altezza) la torre ha rivelato un arco interno in
pietra concia di notevole interesse,oggi visibile dal camminamento
esterno.
Anche i lavori intorno a Porta Roiana, al
termine della bella passeggiata sotto il Ponte di S. Apollonia, hanno
restituito la traccia perfettamente visibile di un'altra porta
cittadina, poco nota perché in una zona particolarmente impervia:
Porta Lucoli,
intagliata alla base di una torre che si erge alta sulla scarpata
verso l'Aterno.
Ma la scoperta più sorprendente -
e più recente - è quella fatta
pochi mesi fa nei
pressi della Stazione, dove sono
emerse progressivamente le porzioni di quello che alla fine si è
rivelato essere un importante
varco di accesso alla città,
che si aggiunge alla porta già nota e visibile nello stesso tratto
murario, poco più a nord, individuata come "Porta Romana
chiusa" nella pianta del Vandi del 1753.
Parzialmente interrata nella sua parte
inferiore, crollata per il sisma nella parte sommitale e, infine,
coperta dalla vegetazione nella porzione residua, la porta è rimasta
a lungo nascosta. Nel corso dei lavori è apparso prima lo stipite
sinistro, poi la sporgenza di un basamento in pietra che, liberato
dal pietrame, mostrava all'interno l'incasso per l'inserimento del
cardine del portone che chiudeva l'accesso alla città. Quindi la
soglia in pietra e, successivamente, lo stipite destro, che ha
consentito di misurarne con certezza la luce interna, pari a oltre
tre metri e mezzo.
Sono stati poi ritrovati e ricollocati in
situ tutti gli altri conci lapidei scolpiti per la porta (utilizzati
nelle diverse ricostruzioni e riparazioni effettuate nel tempo)
compresi quelli dell'imposta dell'arco, con la stessa lavorazione del
basamento. E così oggi la porta si mostra in gran parte ricomposta e
visibile, nuovo varco aperto verso l’area verde interna alle mura.
La lavorazione superficiale e la
modellazione delle pietre basamentali rimanda ad una possibile
datazione trecentesca, e quindi coeva alla realizzazione della cinta
muraria. Ulteriori attente valutazioni andranno fatte anche in base
allo studio dei documenti e delle mappe storiche: al riguardo è il
caso di osservare che la pianta del Fonticulano del 1575, la prima
rappresentazione "topografica" della città, sia pur in
forma ideogrammatica, colloca nel tratto occidentale delle mura Porta
Romana e Porta Pilese, ma quest'ultima scompare in tutte le
raffigurazioni successive, sia in quelle ispirate alla pianta del
Fonticulano (come quelle incise da J. Lauro nel 1600 e nel 1622, da
J. Bleau nel 1680) e a seguire fino alla prima rappresentazione
realmente topografica di D.A. Vandi del 1753.
E' in corso lo studio della soluzione per
la ricostituzione e reintegrazione della parte superiore crollata,
nel rispetto dei principi del restauro critico. Al termine dei lavori
sarà possibile indagare anche la parte della superficie di calpestio
ancora interrata, dalla quale sono affiorate porzioni di acciottolato
di cui non si può, ad oggi, stimare l'estensione. La porta sarà
riaperta e diventerà un punto importante e suggestivo della
passeggiata pedonale extra moenia
che, lungo le mura, da via XX settembre porterà alla Stazione e alla
Rivera.
L’intervento di restauro, consolidamento
e valorizzazione della cinta muraria è stato finanziato per 8
milioni di euro con fondi POR-FESR 2007-2013 Asse VI.2.1, assegnati
alla Regione Abruzzo e quindi al Comune dell’Aquila, che ha
stipulato una convenzione con la ex Direzione regionale per i beni
culturali e paesaggistici d’Abruzzo per l’attuazione. I lavori
sono stati affidati alla direzione dell’architetto Antonio
Di Stefano, della Soprintendenza
Unica e si concluderanno entro la fine dell'estate.
"Un
altro segnale concreto e visibile dell’attuazione del corposo
programma di restauro e recupero del patrimonio culturale cittadino
avviato negli anni scorsi dalla Direzione regionale e dalle
Soprintendenze” afferma
Alessandra Vittorini, che
dirige oggi la nuova Soprintendenza Unica Archeologia Belle Arti e
Paesaggio dell’Aquila e del cratere, cui la recente riforma affida
il ruolo di stazione appaltante della ricostruzione dei beni
culturali. “Oggi questa città
sembra avere nuovi occhi e nuove attenzioni. C’è una comunità che
chiede di ritrovare la sua storia e la sua memoria e c’è una città
che offre di giorno in giorno nuove scoperte, nuovi tesori, nuovi
valori di memoria e identità. L’importante è farne occasione
diffusa di recupero e qualità della ricostruzione complessiva.
L’intervento di restauro troverà il suo
pieno compimento con il collegato intervento di valorizzazione, volto
a realizzare le migliori condizioni di visibilità, percezione e
fruizione diffusa della cinta muraria recuperata e riscoperta, con le
sue torri, le sue porte, i suoi rapporti con la città e il
territorio.
Una nuova illuminazione, la sistemazione
del verde e delle pendici, la creazione di percorsi pedonali interni
ed esterni contribuiranno ad offrire inediti scorci e suggestive
visioni di una struttura imponente miracolosamente sopravvissuta a
diversi terremoti e che può ritrovare un nuovo ruolo, fortemente
identitario, anche nella città di domani.