“Oh,
guardatevi dalla gelosia, mio signore. È un mostro dagli occhi verdi
che dileggia il cibo di cui si nutre”.
Così Iago metteva in guardia Otello nell’omonima tragedia sulle
conseguenze
della gelosia
che lo porteranno a uccidere Desdemona, già ben note a Shakespeare e
oggi
tristemente
all’ordine del giorno sulle pagine di cronaca nera,
insanguinata
negli ultimi giorni dagli omicidi a sfondo passionale di
Città di Castello e
Vasto.
La
gelosia,
una risposta
emotiva legata al pericolo di perdita e sottrazione del partner
connessa a reazioni di angoscia, rabbia e aggressività,
secondo Eurispes è infatti il movente della maggior parte dei
crimini passionali consumati in Italia.
I dati diffusi dal Ministero
dell’Interno
mostrano inoltre che dall’agosto 2012 al luglio 2014 sono stati
commessi 320 omicidi
a sfondo affettivo,
dei quali ben
206 sono stati
femminicidi. Sul
tema è intervenuto lo psichiatra Michele
Cucchi, Direttore
Sanitario del Centro Medico Santagostino di Milano,
dove sta curando un
cineforum emotivo
che ha preso il via con un incontro dal titolo “Il
giallo della gelosia, fra amore e ossessione”,
a cui è possibile iscriversi compilando il modulo a questo link:
http://www.cmsantagostino.it/news-ed-eventi/al-il-cineforum-emotivo.
“Il cineforum ha
l’obbiettivo di allenare il cervello emotivo
delle persone entrando nell’opera, sviluppando la competenze
emotiva dell’empatia –
spiega Michele Cucchi
– il cinema racconta la vita delle persone, permettendo di entrare
in contatto con l'esperienza degli altri e di imparare a capirci
meglio”.
Lo
psichiatra analizza le origini della gelosia a livello psicologico e
determina i profili che possono contrarre la
“Sindrome di
Otello”, una
pericolosa patologia che nasce da un eccesso di gelosia che può
portare a crimini efferati. Ma
come nasce la gelosia?
“Non è un’emozione
primaria, come sono
invece rabbia e tristezza, è bensì qualcosa
di più complesso
che richiede un’elaborazione più articolata – afferma il dottor
Michele Cucchi
– La gelosia è un sentimento fatto di ansia
e incertezza, e la
diretta conseguenza può essere la rabbia
verso chi sia più considerato dalla persona amata, ma anche verso la
stessa persona amata.
Possiamo forse dire che nella gelosia prevale la dimensione ansiosa e
di insicurezza quando ‘il problema sono io’, in altre parole
l’inadeguatezza presunta dell’amato che non è abbastanza per
l’oggetto dell’amore. La gelosia si avvicina al vissuto della
rabbia e dell’odio, del bisogno di combattere
e attaccare un nemico, quando la sensazione è di patire un torto, un
tradimento, di essere parte lesa.
E’ quindi spesso associata a tratti personologici quali la
moralità, la rigidità valoriale, una visione del mondo dicotomica,
semplicistica e riduzionistica ma totalizzante. Ha molto a che fare
con bisogno di
primeggiare, di
essere il numero uno
nei pensieri e nei
desideri di qualcuno legandosi a tratti narcisistici”.
Il
dottor Cucchi focalizza poi la sua attenzione sulle varie
caratteristiche della “Sindrome di Otello”:
“Esistono varie sfumature che la gelosia assume nel diventare una
vera e patologia chiamata ‘Sindrome
di Otello’, ma non
si tratta di una dimensione fenomenologica univoca. Ci sono profili
di persone che la vivono in un contesto di sadismo
e possessività,
dove la persona amata
diventa un oggetto in modo del tutto egoistico,
an-empatico, dove addirittura il
piacere è dato dalla sofferenza dell’altro per me.
Ci sono anche forme
di gelosia francamente deliranti,
condizioni in cui, a fronte di un’inconsistenza di prove, la
persona gelosa è assolutamente convinta del tradimento.
Non si tratta solo di attimi di “buio” irrazionale, ma di veri e
propri pensieri strutturati in cui c’è
la convinzione di essere traditi.
Queste forme sono rare e appartengono alla psicopatologia clinica,
caratterizzando i disturbi deliranti o, peggio, formando
manifestazioni tipiche degli esordi di demenza e di Parkinson. Il
caso psichiatrico più grave di gelosia delirante è forse quello
dell’erotomania,
in altre parole la convinzione di essere
amato e poter dunque
vantare diritti su
una persona che spesso nemmeno si conosce,
dove si delinea un percorso emotivo che va dalla speranza fino al
rancore, passando attraverso il dispetto”.
Ma
quali persone si possono rendere protagoniste di un crimine legato
alla gelosia? “La
cronaca nera riporta spesso raptus vissuti da profili identificabili
in situazioni note –
ricorda il dottor Cucchi –
Più del 60% dei casi
infatti riguarda coppie sposate, mentre oltre l’85% delle volte è
l’uomo a uccidere.
Il quadro
occupazionale e
professionale degli autori dei delitti è risultato medio-basso,
con un’alta presenza di disoccupati,
con un’età che
varia dai 31 ai 51 anni.
Il delinquente passionale è una persona che si caratterizza per un
attaccamento con la
figura materna, fatto di paura di non essere accudito, di ansia per
la mancanza di protezione
e incertezza per l’effettiva corresponsione del ‘caregiver’,
con conseguente desiderio di un’amore-fusionale,
una sorta di fissazione che
impedisce la realizzazione di un amore maturo.
Il soggetto ha
meditato a lungo sul suo dolore e basta un segnale per scatenare la
sua aggressività,
come se fosse in attesa di un’occasione per esplodere. Ciò che
distingue il delitto basato su una deriva patologica della gelosia da
quello emotivo-impulsivo del raptus, è la
progressiva corrosione della volontà, l’idea dominante che nel
tempo paralizza la capacità di critica e di auto-controllo,
che assorbe tutta la vita di un individuo e rende
alla fine sostanzialmente naturale un gesto estremo”.
Come evitare l’insorgere
di questa pericolosa sindrome?
“Il primo sollievo può arrivare dalla fiducia,
che si accresce nella
comunicazione e nella condivisione del rapporto.
Accusare il partner
non serve a nulla,
l’unica via d’uscita in questi casi è chiedere maggiori
attenzioni.
Altrettanto importante è capire che mentire
non serve a gestire la gelosia,
bensì mette in moto
pericolosi circoli viziosi deleteri per ogni relazione.
L’amore non è per
sua stessa natura in grado di vincere la gelosia,
visto che questo sentimento è connaturato nella tipologia della
persona che ne soffre e non è sensibile al sentimento. Chi
è conscio di soffrire di eccessiva gelosia
non si deve assolutamente affidare ai sospetti, ma deve
cercare risposte dentro di sé e concentrarsi sul livello di fiducia
nel compagno. Chi
invece vive problemi
a causa della morbosa gelosia del compagno
non deve pensare che sia una questione personale o sentirsi in dovere
di dare risposte subito: decantando le emozioni la razionalità
permette di tornare a sognare e credere a ciò che non si vede”.