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Peter Lukehart e Laura Benedetti |
WASHINGTON
- Affacciano sulla Constitution Avenue, a Washington,
i due edifici della National
Gallery of Art.
Il
più antico, inaugurato nel 1941,
fu progettato dall’architetto
americano John
Russell Pope.
Conosciuto come il Palazzo federale, ha ingressi su ognuno dei
quattro i lati, mentre la facciata principale è stata modellata con
una rotonda a colonne, a guisa del Pantheon.
Ha
l’aspetto d’un grande complesso neoclassico, imponente, elegante
nel suo rivestimento in marmo rosa del Tennessee. Il progettista ha
dato molta importanza
alla luce naturale, per illuminare e unire gli spazi espositivi, con
lucernari estesi sull’intera copertura del fabbricato. La struttura
è in calcestruzzo, con anima d’acciaio, ricoperta da calcare
lucido proveniente da Indiana ed Alabama. Il Palazzo fu fatto
costruire da Andrew
William Mellon
(Pittsburgh, 1855 – Southampton 1937), finanziere e collezionista
d’arte, giunto da Pittsburgh
nel 1921 nella capitale federale americana per assumere la carica di
Segretario del Tesoro, quando nei suoi anni di servizio pubblico
maturò la convinzione che gli Stati Uniti avrebbero dovuto avere un
Museo d’arte nazionale al pari delle altre grandi nazioni.
E
così Andrew
Mellon,
uno dei massimi esponenti del capitalismo americano, grande
banchiere, politico repubblicano già ambasciatore in Gran Bretagna,
nel 1936 scrisse al presidente Franklin
Delano Roosevelt
per comunicargli l’intenzione di voler donare la sua straordinaria
collezione d’arte per istituire, in quel Palazzo, la National
Gallery of Art,
dove avrebbero potuto essere ospitate altre donazioni di mecenati.
Cosa che puntualmente avvenne, in particolar modo con le collezioni
conferite da Samuel
H. Kress,
Peter
Arrell,
Chester
Dale,
Brown
Widener e
Lessing
Rosenwald,
cui si sono aggiunti nel tempo anche altri donatori. Negli anni
Settanta del secolo scorso
si dette poi avvio alla costruzione d’un secondo Palazzo,
progettato dall’architetto cinese Ieoh
Ming Pei
con una pianta poligonale a trapezio, dalle ardite forme
architettoniche, che lo fanno assomigliare ad un’enorme scultura
moderna. Inaugurato nel 1978 con la denominazione di East
Wing,
ospita opere d’arte del Novecento con le espressioni più avanzate
delle arti figurative.
I
due Palazzi sono collegati da un efficiente camminamento sotterraneo
a tapis roulant. Andrew
Mellon
non consentì che al Museo si desse il suo nome, volendo così
affermare che la Galleria Nazionale d’Arte è patrimonio del popolo
americano, cui ciascuno può contribuire con donazioni di opere
secondo la propria disponibilità. Il Museo conta attualmente oltre
un centinaio di gallerie
espositive con le più significative opere d’arte, dal Rinascimento
- la National Gallery espone il ritratto di Ginevra de’ Benci,
l’unica opera di Leonardo
in tutto il Nord America - fino ai giorni nostri. Il cospicuo
patrimonio di collezioni comprende grandi capolavori europei e
americani, che di anno in anno cresce con ulteriori donazioni private
e con gli acquisti direttamente operati dalla Galleria Nazionale.
Tanto
premesso, il suggestivo contesto della National
Gallery of Art
di Washington
è stata teatro, il 25 gennaio scorso, di uno straordinario evento
letterario, artistico e musicale intorno al combattimento di Tancredi
e Clorinda,
uno degli episodi più drammatici della Gerusalemme
liberata
di Torquato Tasso. Laura
Benedetti,
direttore del Dipartimento italiano della Georgetown University, ha
presentato il brano epico sottolineando la rilevanza e modernità
della poesia tassiana. Il tragico errore di Tancredi, che non
riconosce l’amata Clorinda e ne causa la morte, ha avuto ampia
risonanza attraverso i secoli, non solo per via della raffinata
tecnica poetica e narrativa di Torquato
Tasso, ma
anche per il tema universale al quale rimanda, quello delle nefaste
conseguenze del mancato riconoscimento dell’Altro.
Peter Lukehart (National Gallery of Art, Center for Advanced Study in the Visual Arts) si è invece soffermato sulla suggestione esercitata dalla poesia tassiana su incisori, stampatori, ed artisti, da Bernardo Castello a Giovanni Biliverti. Infine, la National Gallery of Art Vocal Ensemble e la National Gallery of Art Chamber Players, con il soprano e direttore artistico Rosa Lamoreaux, ha eseguito una memorabile versione del Combattimento di Tancredi e Clorinda di Claudio Monteverdi. Nato da un’idea di Laura Benedetti e Alberto Manai, già direttore dell’Istituto Italiano di Cultura, il programma è il risultato d’una bella collaborazione tra la National Gallery of Art e l’Istituto Italiano di Cultura di Washington. L’evento, seguito da un pubblico numeroso e attento - oltre 400 persone -, ha ottenuto un ampio gradimento anche grazie ad una presentazione con diverse espressioni e con sinestesie di forte interesse.
Goffredo Palmerini
Laura
Benedetti,
nata a L’Aquila,
ha
conseguito la laurea all’Università degli Studi “La Sapienza”
di Roma con una tesi su Luigi Pirandello. Ha poi continuato gli studi
alla University of Alberta (Edmonton, Canada) dove ha conseguito un
Master con una tesi sulla poesia epico-cavalleresca. Il duplice
interesse per il Rinascimento e per la letteratura moderna ha
contraddistinto le successive tappe del suo percorso, che l’hanno
vista conseguire un Ph.D. alla Johns Hopkins University e svolgere
per otto anni attività d’insegnamento alla Harvard University. Ha
pubblicato, tra l’altro, una monografia su Torquato Tasso (La
sconfitta di Diana. Un percorso per la "Gerusalemme liberata"),
gli atti di due convegni (Gendered
Contexts: New Perspectives in Italian Cultural Studies)
e l’edizione d’un trattato rinascimentale (Giovambattista Giraldi
Cinzio, Discorso
dei romanzi).
I suoi articoli spaziano dalla letteratura medievale alla produzione
narrativa più recente, che ha seguito da vicino per dieci anni quale
curatrice della voce “letteratura italiana” per l’Encyclopedia
Britannica Year in Review.
Il volume The
Tigress in the Snow: Motherhood and Literature in Twentieth-Century
Italy,
ha vinto nel 2008 il Premio Internazionale Flaiano per
l’italianistica. Ha di recente pubblicato la sua traduzione in
inglese delle Esortazioni
alle donne e agli altri,
corredata da un apparato critico di oltre quattrocento note, che ha
reso di nuovo accessibile questo raro volume, ultima ed emblematica
fatica di Lucrezia Marinella (1571-1653). Prescelta come prima
titolare della cattedra in cultura italiana contemporanea intitolata
a “Laura e Gaetano De Sole”, Laura Benedetti è attualmente
professore ordinario e direttore del Dipartimento di italiano presso
la Georgetown University di Washington D.C.