Operetta, Fattitaliani intervista l'etoile Giuseppe Picone dal 19 novembre ne "La vedova allegra" al Teatro Verdi di Salerno

Debutta mercoledì 19 novembre 2014, alle ore 21.00, al Teatro Verdi di Salerno (Largo Luciani), “La Vedova Allegra” l'operetta in tre atti di Franz Lehàr, composta su libretto di Victor Léon e Leo Stein dalla commedia L'Attaché d'ambassade di Henri Meihac. La prima rappresentazione risale al 30 dicembre 1905 al Theater an der Wien di Vienna. Ha attraversato tutto un secolo di cambiamenti profondi, ma il suo successo non si è mai appannato; infatti, quest'operetta è a tutt'oggi uno dei titoli più rappresentati nelle Stagioni Teatrali di tutto il mondo. 

A Salerno viene proposta con l'Orchestra Salernitana “Giuseppe Verdi” diretta, per la serata del 19, dal maestro Daniel Oren, e il coro del Teatro dell'Opera di Salerno diretto dal maestro Francesco Aliberti. Le scene sono di Alberto Andreis e i costumi di Artemio Cabassi. Oltre al corpo di ballo l'allestimento vede la partecipazione straordinaria dell'étoile Giuseppe Picone, che ne firma anche le coreografie. Il tutto sotto la regia di Vittorio Sgarbi. La partecipazione di Giuseppe Picone, in questo contesto, sicuramente va al di fuori dei classici della danza, ma la sua forza, oltre all'eccellente tecnica, sta nel suo personale stile, gesto, eleganza e portamento che gli permettono di interpretare qualsiasi ruolo. “La danza - dichiara Picone - ha tante sfaccettature e alcune volte le innovazioni rappresentano una capapcità di grande apertura di spirito e di sicura qualità artistica. A me piace guardare al futuro, e pur mantenendo e condividendo la solida struttura del balletto tradizionale e di stile che fa grande la danza e noi danzatori italiani, questa esperienza mi entusiama perché mi porta ad esplorare nuovi orizzonti sul panorama anche della coreografia”. Fattitaliani lo ha intervistato.
Ballare e dirigere le coreografie che cosa rappresenta in più per un artista? solo responsabilità e impegni maggiori?
Coreografare e ballare è di sicuro un impegno a 360 gradi perché ti coinvolge molto di più emotivamente e allo stesso tempo il risultato deve essere di alto livello per soddisfare gli addetti al lavoro e ovviamente il pubblico. 
Foto di Sigrid Colomy
Nella presentazione de "La vedova allegra" parli di innovazione? Qui dove si realizza tale intento? 
Negli interventi danzati ho voluto spingere il corpo di ballo e me stesso verso un linguaggio coreografico di innovazione per un'operetta con un risultato moderno ma che non tralascia lo stile dell’epoca. 
In generale, in quali aspetti oggi la danza tende a (r)innovarsi dall'interno? 
Penso siano tanti gli aspetti di rinnovazione nel mondo della danza. Molto spesso puoi studiare e provare i balletti con degli insegnanti, maître e coreografi con esperienze internazionali. Anche i costumi e le scenografie hanno un respiro tendenzialmente moderno per dare un'impronta diversa da quella del passato. Poi madre natura ti sorprende con dei nuovi talenti dotati fisicamente e talentuosi.
Foto di Rosellina Garbo
Perché affidarsi alla regia di Vittorio Sgarbi? viene facile chiedersi "che c'entra"? 
Non saprei, ma spero il risultato sia ottimo perché il pubblico è giustamente esigente. 
L'ambientazione parigina dell'operetta in che cosa si fa vedere? 
Sicuramente nei meravigliosi costumi che riportano lo spettatore nelle atmosfere dei bellissimi salotti parigini. Giovanni Zambito. © Riproduzione riservata

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La vedova allegra narra di una storia ambientata nell'ambasciata del Pontevedro a Parigi dove il Conte Danilo Danilowitsch, scapolo d'oro, viene coinvolto dal Barone Zeta come candidato per sposare la ricca e bellissima Anna Glawari, vedova per l'appunto di un banchiere di corte. Ma Danilo non vuole saperne, in quanto ebbe con Anna un flirt giovanile da cui lui non riuscì mai a mettersi del tutto il cuore in pace. Una serie di eventi provocati per lo più dal buffo Njegus, insolente e ironico collaboratore del Barone Zeta, porteranno a sviluppi inaspettati. La vedova è interpretata da Fiorenza Cedolins, il Barone Zeta da Vincenzo Taormina e Danilo Danilowitsch da Alessandro Safina.
Fattitaliani

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