Con oltre 45 date in tutta Italia “La Rivoluzione-Tour” ha portato Daniele Ronda anche al sud, dove ha debuttato con dieci appuntamenti live, riscuotendo un grande successo di pubblico. Il cantautore piacentino, che quest’anno ha calcato il palco del Concertone del 1° maggio e aperto i concerti del “Mondovisione Tour-Stadi 2014” di Ligabue, il 31 maggio allo Stadio Olimpico di Roma e il 7 giugno allo Stadio San Siro di Milano, il 28 settembre, si esibirà in occasione del ventennale del MEI, il meeting delle Etichette Indipendenti. Ufficialmente il tour si chiuderà il 15 settembre al Carroponte di Milano - Sesto San Giovanni (via Granelli - inizio concerto ore 21.00 - ingresso gratuito). Durante la serata Daniele Ronda presenterà live i brani de “La Rivoluzione” e il suo travolgente repertorio pop/folk (con brani tratti dai precedenti dischi "Daparte in folk" e “La sirena del Po”), accompagnato sul palco dalla sua band Folklub, composta da Sandro Allario (fisarmonica, pianoforte, organo hammond), Carlo Raviola (basso) e Luca Arosio (batteria).
Tra gli special guest della serata ci saranno il gruppo di pizzica salentina degli Sciacuddhuzzi e la cantautrice calabrese Ylenia Lucisano, che duetterà con Daniele Ronda sul brano “Le donne italiane”, un inno alle donne della nostra terra al ritmo della pizzica. L'artista ha inoltre ricevuto il Premio Enriquez 2014- Città di Sirolo (miglior album dell’anno per la Categoria Musica Pop e d’Autore) per il suo ultimo disco “La Rivoluzione”: "è stata una bella sorpresa, dice a Fattitaliani: un giorno ho aperto la mia casella di posta ho trovato una mail in cui mi informavano che avevo vinto un premio. Inizialmente credevo fosse uno scherzo, ma quando ho letto che si trattava proprio del Premio Enriquez, essendo molto noto, di gran lusso e molto rispettato ne sono stato molto felice e veramente orgoglioso di averlo ricevuto... L'intervista.
Il contatto live col pubblico quanto ancora di più ti rende contento di scrivere e cantare?
Per noi, io e la band intendo, il momento in cui si sale sul palco e si suona la nostra musica è quello fondamentale perché così tocchiamo il pubblico, arriviamo alla gente; è il nostro modo di conoscere le persone e trasmettere loro qualcosa, e soprattutto, far sì che loro trasmettano qualcosa a noi. Questo è il nostro metodo per farci conoscere, il nostro modo di far promozione, di incontrare chi è entrato a far parte della nostra famiglia. La Rivoluzione è un album che nasce in viaggio, perché nasce tra una tappa e l’altra del tour… l’anno scorso abbiamo fatto più di 120 concerti… è un disco che nasce davvero sulla strada, viaggiando. Il momento del tour diventa un momento per assorbire, non solo sensazioni, racconti ed emozioni delle persone, ma anche culture musicali, gastronomiche, storiche e di luoghi che non avevamo mai conosciuto così nel profondo.
Quando componi pensi al pubblico che ti ascolterà? Ti metti dal loro punto di vista? Inizialmente parto dal mio punto di vista, da quello che sento, che vivo, che mi tocca o che mi ha toccato da vicino, facendo nascere l’esigenza di raccontarlo. Ciò che mi rende orgoglioso è che spesso il mio punto di vista, con cui racconto e mi racconto, riesce ad arrivare agli altri. Penso sia fondamentale partire da me stesso, da quello che sento e raccontarlo con sincerità, e solo così il mio messaggio arriva al pubblico e i due punti di vista, il mio e il loro, coincidono. La gente, infatti, spesso mi dice “hai raccontato una cosa che mi riguarda, che avrei voluto sentir raccontare e raccontare”…credo che anche questo sia il bello di essere sul palco e dare voce a chi ha voglia di farsi sentire.
Che significa per te avere aperto i concerti di Ligabue?
É stata una grandissima sorpresa e un’opportunità straordinaria. Esibirsi di fronte a migliaia di persone è uno scenario fantastico e un’emozione unica. La cosa che mi ha sorpreso di più è stato il coinvolgimento del pubblico. La gente ci ha dato un’accoglienza, una partecipazione e un calore che non ci aspettavamo. Inoltre leggere tanti commenti e avere diversi feedback positivi nei giorni a seguire è una cosa che ho apprezzato tantissimo.
Oggi ci sarebbe bisogno di una rivoluzione? In che termini?
“La Rivoluzione” ha un molteplice significato. Realizzando questo disco, trovandomi davanti le undici tracce, ascoltandole, mi sono reso conto che, in maniera quasi inconscia, questo era diventato un “concept album”. C’era un filo conduttore che legava le canzoni, un messaggio comune, la voglia di scoprirsi e scoprire, valorizzarsi, rialzarsi dopo le cadute, la volontà di cambiare le cose che non ci permettono di essere felici, ma cambiarle partendo da noi stessi, perché è soltanto da lì che può iniziare il vero cambiamento, la vera rivoluzione. Questa voglia, questa forza, questa rabbia nei confronti di questa situazione mi è sembrata una sorta di rivoluzione, non di quelle classiche, una rivoluzione interiore che, secondo me, bisogna fare ogni giorno senza accettare tutta una serie di compromessi. Tutte le volte che decidiamo di incuriosirci, di informarci, di amare la cultura, di guardarci intorno, tutte le volte in cui facciamo cose che racchiudono i nostri valori, mettendo le cose davvero importanti al primo posto, ci avviciniamo verso la nostra felicità. Ogni volta che lo facciamo attuiamo l’unica vera rivoluzione efficace.
Mi citi delle canzoni che a tuo avviso hanno davvero segnato la musica?
Ascolto veramente di tutto, avrò una “discoteca” personale di migliaia di dischi, dove c'è veramente di tutto. Tra tanti grandi maestri non posso non citare comunque De André, Guccini e non posso lasciar fuori Springsteen e Bob Dylan.
Il disco "La Rivoluzione" che cambiamento rivela di te rispetto ai due album precedenti?
La Rivoluzione ha tanto in comune con i due album precedenti, nella matrice folk del suono, nel raccontare tanto della mia terra, del legame con essa, e nel raccontarmi, ma è proprio perché’ mi racconta così da vicino che questo disco evolve insieme a me, porta dentro le influenze, i sapori, le storie e le sensazioni che ho incontrato in questi anni. È un insieme di tante cose, i suoni della tradizione si fondono con il rock, con l’elettronica e con quelli del folk internazionale, ho voluto sperimentare, ho cercato di non farmi spaventare da ciò che all’apparenza pareva non potersi mescolare, ma che una volta provato ho scoperto essere in una simbiosi perfetta, meravigliosa, nuova. Giovanni Zambito.
© Riproduzione riservata
BIOGRAFIA. Daniele Ronda è un cantautore piacentino, oggi riconosciuto come una delle voci più autorevoli della scena folk italiana.
Tra gli special guest della serata ci saranno il gruppo di pizzica salentina degli Sciacuddhuzzi e la cantautrice calabrese Ylenia Lucisano, che duetterà con Daniele Ronda sul brano “Le donne italiane”, un inno alle donne della nostra terra al ritmo della pizzica. L'artista ha inoltre ricevuto il Premio Enriquez 2014- Città di Sirolo (miglior album dell’anno per la Categoria Musica Pop e d’Autore) per il suo ultimo disco “La Rivoluzione”: "è stata una bella sorpresa, dice a Fattitaliani: un giorno ho aperto la mia casella di posta ho trovato una mail in cui mi informavano che avevo vinto un premio. Inizialmente credevo fosse uno scherzo, ma quando ho letto che si trattava proprio del Premio Enriquez, essendo molto noto, di gran lusso e molto rispettato ne sono stato molto felice e veramente orgoglioso di averlo ricevuto... L'intervista.
Il contatto live col pubblico quanto ancora di più ti rende contento di scrivere e cantare?
Per noi, io e la band intendo, il momento in cui si sale sul palco e si suona la nostra musica è quello fondamentale perché così tocchiamo il pubblico, arriviamo alla gente; è il nostro modo di conoscere le persone e trasmettere loro qualcosa, e soprattutto, far sì che loro trasmettano qualcosa a noi. Questo è il nostro metodo per farci conoscere, il nostro modo di far promozione, di incontrare chi è entrato a far parte della nostra famiglia. La Rivoluzione è un album che nasce in viaggio, perché nasce tra una tappa e l’altra del tour… l’anno scorso abbiamo fatto più di 120 concerti… è un disco che nasce davvero sulla strada, viaggiando. Il momento del tour diventa un momento per assorbire, non solo sensazioni, racconti ed emozioni delle persone, ma anche culture musicali, gastronomiche, storiche e di luoghi che non avevamo mai conosciuto così nel profondo.
Quando componi pensi al pubblico che ti ascolterà? Ti metti dal loro punto di vista? Inizialmente parto dal mio punto di vista, da quello che sento, che vivo, che mi tocca o che mi ha toccato da vicino, facendo nascere l’esigenza di raccontarlo. Ciò che mi rende orgoglioso è che spesso il mio punto di vista, con cui racconto e mi racconto, riesce ad arrivare agli altri. Penso sia fondamentale partire da me stesso, da quello che sento e raccontarlo con sincerità, e solo così il mio messaggio arriva al pubblico e i due punti di vista, il mio e il loro, coincidono. La gente, infatti, spesso mi dice “hai raccontato una cosa che mi riguarda, che avrei voluto sentir raccontare e raccontare”…credo che anche questo sia il bello di essere sul palco e dare voce a chi ha voglia di farsi sentire.
Che significa per te avere aperto i concerti di Ligabue?
É stata una grandissima sorpresa e un’opportunità straordinaria. Esibirsi di fronte a migliaia di persone è uno scenario fantastico e un’emozione unica. La cosa che mi ha sorpreso di più è stato il coinvolgimento del pubblico. La gente ci ha dato un’accoglienza, una partecipazione e un calore che non ci aspettavamo. Inoltre leggere tanti commenti e avere diversi feedback positivi nei giorni a seguire è una cosa che ho apprezzato tantissimo.
Oggi ci sarebbe bisogno di una rivoluzione? In che termini?
“La Rivoluzione” ha un molteplice significato. Realizzando questo disco, trovandomi davanti le undici tracce, ascoltandole, mi sono reso conto che, in maniera quasi inconscia, questo era diventato un “concept album”. C’era un filo conduttore che legava le canzoni, un messaggio comune, la voglia di scoprirsi e scoprire, valorizzarsi, rialzarsi dopo le cadute, la volontà di cambiare le cose che non ci permettono di essere felici, ma cambiarle partendo da noi stessi, perché è soltanto da lì che può iniziare il vero cambiamento, la vera rivoluzione. Questa voglia, questa forza, questa rabbia nei confronti di questa situazione mi è sembrata una sorta di rivoluzione, non di quelle classiche, una rivoluzione interiore che, secondo me, bisogna fare ogni giorno senza accettare tutta una serie di compromessi. Tutte le volte che decidiamo di incuriosirci, di informarci, di amare la cultura, di guardarci intorno, tutte le volte in cui facciamo cose che racchiudono i nostri valori, mettendo le cose davvero importanti al primo posto, ci avviciniamo verso la nostra felicità. Ogni volta che lo facciamo attuiamo l’unica vera rivoluzione efficace.
Mi citi delle canzoni che a tuo avviso hanno davvero segnato la musica?
Ascolto veramente di tutto, avrò una “discoteca” personale di migliaia di dischi, dove c'è veramente di tutto. Tra tanti grandi maestri non posso non citare comunque De André, Guccini e non posso lasciar fuori Springsteen e Bob Dylan.
Il disco "La Rivoluzione" che cambiamento rivela di te rispetto ai due album precedenti?
La Rivoluzione ha tanto in comune con i due album precedenti, nella matrice folk del suono, nel raccontare tanto della mia terra, del legame con essa, e nel raccontarmi, ma è proprio perché’ mi racconta così da vicino che questo disco evolve insieme a me, porta dentro le influenze, i sapori, le storie e le sensazioni che ho incontrato in questi anni. È un insieme di tante cose, i suoni della tradizione si fondono con il rock, con l’elettronica e con quelli del folk internazionale, ho voluto sperimentare, ho cercato di non farmi spaventare da ciò che all’apparenza pareva non potersi mescolare, ma che una volta provato ho scoperto essere in una simbiosi perfetta, meravigliosa, nuova. Giovanni Zambito.
© Riproduzione riservata
BIOGRAFIA. Daniele Ronda è un cantautore piacentino, oggi riconosciuto come una delle voci più autorevoli della scena folk italiana.
Inizia la sua carriera da giovanissimo collaborando come autore per Nek, che sceglie due dei suoi brani, "Almeno stavolta" (al primo posto nella classifica Italiana e in quella Sud Americana) e "L'anno zero", come singoli di lancio per l’album "Nek The Best Of... l'Anno Zero" (2003).
La sintonia nata fra i due artisti fa sì che, nel 2005, altri quattro brani di Daniele Ronda vengano scelti da Nek per il suo nuovo album: "Lascia che io sia", "Notte bastarda", "Va bene così" e la titletrack "Una parte di me". Con “Lascia che io sia” Nek vince l’edizione 2005 del Festivalbar e il brano viene esportato sul mercato latino con il titolo “Para ti seria”. L’anno successivo, Daniele firma i brani “Cri", "Sei", e "Ancora un giorno di te" per l’album "Nella stanza 26" e, nel 2009, Nek inserisce “Tira su il volume”, un altro pezzo di Daniele, nel suo album “Un’altra direzione”.
Grazie a questa lunga e proficua collaborazione Daniele Ronda viene apprezzato come autore nel panorama musicale italiano, tanto da firmare anche brani per Massimo di Cataldo (“Amami” -2006) e Mietta (“Guardami”, “Con il sole nelle mani” e “Baciami adesso”, quest’ultimo presentato al Festival di Sanremo 2008, e per il quale Ronda è anche arrangiatore e produttore artistico). L’artista ha inoltre l’occasione di misurarsi anche con la musica dance, componendo, tra gli altri, il brano “Desire” per il deejay Molella.
Durante questi anni, Daniele Ronda inizia a coltivare anche la sua voglia di trasmettere emozioni con la voce, infatti nel 2004 realizza il proprio singolo d'esordio "Come pensi che io", brano che lo porta sul palco del Festivalbar dello stesso anno. Nell'estate del 2010 esce il singolo “Lo so sei tu”, presentato in anteprima su Radio Italia, che balza nella top ten dei brani indipendenti più programmati. Nello stesso anno partecipa alla finalissima del Festival di Castrocaro, classificandosi terzo. Dopo 4 mesi, entra nei 10 finalisti di Sanremo Lab, presentandosi al prestigioso concorso con un brano in dialetto piacentino, "La nev e il su".
Tra il 2008 e il 2009, Daniele Ronda rientra nella sua terra, a Piacenza, e decide di mettersi in gioco investendo tutto su stesso. La vera svolta arriva nel 2011, quando Jonny Malavasi (suo attuale manager) fonda il FOLKLUB: non solo una band, ma persone, mezzi e amici a completa disposizione del nuovo progetto di Ronda, tra gli altri Sandro Allario (grande fisarmonicista di origine ligure) e Carlo Raviola (bassista cuneese di valore).
Da qui prende finalmente forma il nuovo percorso dell’artista, che trova la sua espressione nel connubio tra il folk e il dialetto, scelta che lo inserisce a pieno titolo tra i protagonisti della scena musicale del cantautorato emiliano-lombardo.
Nascono quindi le 12 tracce del suo album d’esordio "Daparte In Folk", che vende oltre 5.000 copie e vince il premio Mei come "Miglior progetto musica giovanile sul dialetto". Il disco contiene duetti con Davide Van De Sfroos e Danilo Sacco (ex cantante dei Nomadi), oltre ad alcuni brani scelti per diventare la colonna sonora del film “La finestra di Alice” (con Sergio Muniz, Fabrizio Bucci, e Debora Caprioglio).
Dopo l’uscita del disco, Daniele Ronda parte per una lunga tournée che lo porta ad esibirsi in tutta Italia registrando il sold out al Teatro Municipale di Piacenza, dove centinaia di persone rimangono ad ascoltare dall’esterno della sala.
Nel novembre 2012 pubblica il suo secondo disco “La sirena del Po”, contenente 13 brani inediti di cui 6 in dialetto piacentino. L’album si dimostra da subito un grande successo e vende oltre 10.000 copie. Dal 1° dicembre dello stesso anno Ronda tiene oltre 120 concerti in tutta Italia, tra cui lo storico live al Palabanca di Piacenza dove registra il sold out con oltre 3.000 persone paganti.
Questo progetto discografico vale all’artista diversi premi e riconoscimenti, infatti nel 2013 vince il prestigioso Premio Leo Chiosso di InediTO-Premio Colline di Torino, consegnatogli in occasione del Salone del Libro di Torino. Lo stesso anno, ai Piacenza Music Awards, ritira un premio speciale dalle mani del Sindaco Dosi, per aver portato la piacentinità in Italia e nel mondo, e il disco d'argento, per i risultati dell' album “La Sirena del Po”.
A coronare un 2013 di successi è il prestigioso Premio Lunezia, che riconosce le doti cantautorali di Daniele Ronda premiandolo con la seguente motivazione: «Lo stile di Ronda viene comunemente chiamato “folk”, con un termine che può benissimo essere tradotto nel nostro – con dovuti distinguo che qui non è il caso di fare – “popolare”, proprio per indicare il fatto che quei ritmi, quelle strumentazioni e quell’intenzione artistica viene dal posto in cui si vive e dal popolo che lo abita. Ronda rappresenta l’Emilia, lo stile popolare che sa di enormi distese pianeggianti, “tra la via Emilia e il West” come direbbe Guccini. Abbondante uso della fisarmonica e ben sei tracce cantate in un dialetto giusto, nel senso che rappresenta al meglio l’anima piacentina e certe atmosfere festanti, restituiscono bene l’ottima cura formale delle melodie, spesso coinvolgenti».
Il 25 marzo 2014 Daniele Ronda torna sulla scena con un nuovo progetto discografico, “La Rivoluzione” che vince il Premio Enriquez 2014- Città di Sirolo come miglior album dell’anno per la Categoria Musica Pop e d’Autore. Il 1° maggio presenta il brano che dà il titolo all’album sul palco del Concertone in piazza San Giovanni a Roma e il 31 maggio allo Stadio Olimpico di Roma e il 7 giugno allo Stadio San Siro di Milano apre i concerti di Ligabue.