Gianni Guerriero è un giovane cantautore cattolico, nativo di Senise in provincia di Potenza. Laureato in filosofia, canta la fede, la famiglia e la vita nel suo album “Un soffio di speranza”. Paolo Giacosa lo ha intervistato:
R. – La musica è sempre stata uno dei miei punti fermi. Assieme alla musica ho coltivato anche la filosofia e ho iniziato a comporre testi e musiche come autodidatta per chitarra e mandolino.
Ho mantenuto, comunque, sempre vivo questo desiderio di esprimere in musica le mie emozioni, finché nel 2013, ho maturato questo mio primo lavoro, tutto autoprodotto.
Ho mantenuto, comunque, sempre vivo questo desiderio di esprimere in musica le mie emozioni, finché nel 2013, ho maturato questo mio primo lavoro, tutto autoprodotto.
D. – L’album nasce con l’intento di essere la base per un futuro musical...
R. – L’album è composto da 20 tracce. L’apertura del disco è un po’ insolita. Solitamente, infatti, si inseriscono nel disco 10 brani; io, invece, ho voluto inserire 20 tracce. Secondo un percorso logico, ci sono scenari, sia dal punto di vista musicale che dello stile; quindi varie tematiche sul senso religioso, sul tema della vita. Nel titolo del disco è racchiuso un poco il senso di questo percorso musicale: spesso potrebbe bastare un soffio per dare vita alla speranza. Dopodiché ho pensato ad un arcobaleno e, allo stesso modo, volevo dar vita a canzoni con toni e sfumature diverse. E mi sono chiesto: perché non parlare di Dio o di tematiche sul senso religioso, allo stesso modo in cui vengono proposti temi di vita quotidiana o quando si esprime l’amore verso la propria amata?
D. - La copertina raffigura la spiaggia, il mare, l’orizzonte: un’immagine immediata per capire l’anima del cd...
R. – Volevo mettere come protagonista uno scenario a me caro: l’orizzonte e gli elementi della natura, che richiamano un po’ tutto quello che è la creazione. Da questo si evince il mio desiderio di esprimere qualcosa che abbraccia tutti gli uomini.
R. – L’album è composto da 20 tracce. L’apertura del disco è un po’ insolita. Solitamente, infatti, si inseriscono nel disco 10 brani; io, invece, ho voluto inserire 20 tracce. Secondo un percorso logico, ci sono scenari, sia dal punto di vista musicale che dello stile; quindi varie tematiche sul senso religioso, sul tema della vita. Nel titolo del disco è racchiuso un poco il senso di questo percorso musicale: spesso potrebbe bastare un soffio per dare vita alla speranza. Dopodiché ho pensato ad un arcobaleno e, allo stesso modo, volevo dar vita a canzoni con toni e sfumature diverse. E mi sono chiesto: perché non parlare di Dio o di tematiche sul senso religioso, allo stesso modo in cui vengono proposti temi di vita quotidiana o quando si esprime l’amore verso la propria amata?
D. - La copertina raffigura la spiaggia, il mare, l’orizzonte: un’immagine immediata per capire l’anima del cd...
R. – Volevo mettere come protagonista uno scenario a me caro: l’orizzonte e gli elementi della natura, che richiamano un po’ tutto quello che è la creazione. Da questo si evince il mio desiderio di esprimere qualcosa che abbraccia tutti gli uomini.
D. – La scelta di parlare indipendentemente a credenti e non credenti è stata ripagata dal terzo posto nel concorso indetto da una radio laica di Bologna...
R. – L’album è uscito a dicembre 2013. Dopo circa un mese mi chiama la coordinatrice di un format di Bologna che si chiama “Musici e poeti”, in cui si esibiscono circa 60 cantautori e poeti. Sono andato lì senza aspettarmi nulla, dicendo che la vita va difesa sin dal concepimento. Io dico, come provocazione, che senza il seme della terra come potrà mai esserci l’albero e come potrà esserci il frutto? Partecipando con questo tema, non mi aspettavo certamente di arrivare in finale. Ho superato la prima eliminatoria, la seconda, fino ad arrivare alla finalissima e di questo sono felice. Lì, nella giuria, sentivo alcuni che dicevano: “Che bel coraggio che hai avuto!”.
D. – Ci può commentare “Il timoniere” e un “Soffio di speranza”, due brani molto significativi?
R. – “Il timoniere” è il brano che dà avvio al disco. E’ nato prima sotto forma di preghiera. Io spesso mi chiedo quale sia la rotta giusta nelle mie scelte quotidiane, nelle scelte determinanti. Spesso noi siamo portati a sentirci autosufficienti, protagonisti della vita, dominatori delle cose. A questo punto in me nasce, invece, una consapevolezza: spesso credo di fare la cosa giusta, però non è così. Allora, nelle parole unite alla musica, esce questa canzone, dove dico: “La barca della mia vita, guidala Tu”. Mi muovo in un quadro che si estende verso temi che sono a me cari, quali il senso della vita, della famiglia, come atto d’amore. “Un soffio di speranza” è il tema della vita, la difesa della vita fin dal concepimento.
D. – Il cd è stato occasione, per alcuni suoi amici, per riavvicinarsi alla fede in maniera inaspettata...
R. – Io sono stato chiamato da alcuni amici che non frequentavano la Chiesa. Molti hanno comprato il disco proprio perché non pensavano che avesse in sé tematiche religiose. Hanno visto la copertina splendente con il mare, l’orizzonte e l’hanno ascoltato in macchina. Molti mi hanno chiamato dopo una settimana, dicendomi: “Noi lo ascoltiamo sempre, di continuo”. Ed alcuni mi hanno detto che sono tornati anche a Messa...
D. – Si parla di fede come relazione. Come coltiva nel quotidiano questo aspetto della vita?
R. – Parto dal fatto che sono cattolico e che il primo punto su cui si basa la fede è proprio la domenica, la Messa domenicale, con i Sacramenti: l’Eucarestia, la Confessione. Nel mio Paese, Senise, in provincia di Potenza, c’è il gruppo della Medaglia Miracolosa e c’è anche il Movimento di Comunione e Liberazione, che io frequento da anni. Se io non dovessi frequentare questi gruppi, probabilmente da solo sarebbe più difficile. Paolo Giacosa, Radio Vaticana, Radiogiornale del 23 agosto 2014.
D. – Ci può commentare “Il timoniere” e un “Soffio di speranza”, due brani molto significativi?
R. – “Il timoniere” è il brano che dà avvio al disco. E’ nato prima sotto forma di preghiera. Io spesso mi chiedo quale sia la rotta giusta nelle mie scelte quotidiane, nelle scelte determinanti. Spesso noi siamo portati a sentirci autosufficienti, protagonisti della vita, dominatori delle cose. A questo punto in me nasce, invece, una consapevolezza: spesso credo di fare la cosa giusta, però non è così. Allora, nelle parole unite alla musica, esce questa canzone, dove dico: “La barca della mia vita, guidala Tu”. Mi muovo in un quadro che si estende verso temi che sono a me cari, quali il senso della vita, della famiglia, come atto d’amore. “Un soffio di speranza” è il tema della vita, la difesa della vita fin dal concepimento.
D. – Il cd è stato occasione, per alcuni suoi amici, per riavvicinarsi alla fede in maniera inaspettata...
R. – Io sono stato chiamato da alcuni amici che non frequentavano la Chiesa. Molti hanno comprato il disco proprio perché non pensavano che avesse in sé tematiche religiose. Hanno visto la copertina splendente con il mare, l’orizzonte e l’hanno ascoltato in macchina. Molti mi hanno chiamato dopo una settimana, dicendomi: “Noi lo ascoltiamo sempre, di continuo”. Ed alcuni mi hanno detto che sono tornati anche a Messa...
D. – Si parla di fede come relazione. Come coltiva nel quotidiano questo aspetto della vita?
R. – Parto dal fatto che sono cattolico e che il primo punto su cui si basa la fede è proprio la domenica, la Messa domenicale, con i Sacramenti: l’Eucarestia, la Confessione. Nel mio Paese, Senise, in provincia di Potenza, c’è il gruppo della Medaglia Miracolosa e c’è anche il Movimento di Comunione e Liberazione, che io frequento da anni. Se io non dovessi frequentare questi gruppi, probabilmente da solo sarebbe più difficile. Paolo Giacosa, Radio Vaticana, Radiogiornale del 23 agosto 2014.