Rachele Carol Odello, pittrice, attrice, artista poliedrica: «Il vero artista per me dovrebbe portare il cielo in terra. Andare
lassù a prendere alcune scintille e portarle agli altri uomini». Intervista di Andrea Giostra.
Ciao Rachele,
benvenuta e grazie per la tua disponibilità. Ai nostri lettori che volessero
conoscerti quale artista poliedrica e pittrice, cosa racconteresti di te?
Ciao Andrea,
grazie a te di questa bella iniziativa. Davvero ti ringrazio molto. Bè ... parlare di me mi imbarazza un po’. Benché io
non sia timida, e salgo spesso sul palcoscenico, le domande cosi mi spiazzano e
devo dire che istintivamente divento riservata. Preferisco raccontarmi per
gradi ...
Come è nata la
tua passione per la pittura e per l’arte? Qual è il tuo percorso artistico e
professionale?
La passione per l'arte è nata ascoltando buona musica mentre
nuotavo nel grembo materno. E poi vedendo e assaporando tutta l'arte che mi
circondava da piccola. A partire da mia madre che, da brava artista, tutto intorno
a lei trasudava arte. La casa era piena di sculture appena fatte o blocchi di
creta da lavorare. Ero affascinata dal fatto che un mero rettangolo fangoso potesse
trasformarsi in una creazione quasi animata; oppure una tela anonima
parcheggiata su un cavalletto, con poche pennellate potesse prendere forza e
vita. Le mie bambole erano fatte a mano, col viso dipinto e con abiti creati appositamente
per loro, in velluto e trina. Ma è nata anche dalla cucina mediterranea di mia
nonna, cuoca sopraffina, che mi ha insegnato a giocare con i gusti e i sapori, e
dalla casa di moda, sempre di mia nonna, dalla quale uscivano creazioni che
erano piccole opere d'arte. Da mio nonno estimatore di Jazz e collezionista di
arte che riempiva le stanze di note musicali ispiratrici. Per non parlare di
tutto l'entourage di artisti che frequentavano la nostra casa. Poi, dopo un percorso artistico classico e tanta gavetta, molto importante ma che non necessariamente determina il tuo essere artista, ho fatto chiarezza dentro di me, ho abbracciato le mie paure e ho ascoltato la mia anima trasportata da questo fuoco sacro che si agitava dentro di me come un vulcano in fermento. Ignorarla significava ammalarsi. Oppure diventare un'altra persona che però non era me. Quando parlo
del mio percorso artistico non parlo solo del mio percorso formativo e
professionale. Quando dico che sono un'Artista parlo del mio essere, della mia
essenza. La differenza sta nel fatto che io non faccio l'Artista. Lo sono. Io
sono un'Artista nel modo di guardare il mondo, di assaporare il cibo e i
piaceri della vita, nel respirare a pieni polmoni. Di vivere la vita insomma. È
uno stile di vita. E sopratutto quando creo, sia mentre dipingo che quando
recito, che quando scrivo, io mi sento viva e mi sento come trasportata in
un'altra dimensione. E non posso farne a meno...
Come definiresti
il tuo linguaggio pittorico? C’è qualche artista al quale t’ispiri?
Mi definiscono impressionista, Io amo
tantissimi generi. Ultimamente sento Chagall più vicino che mai. Il suo mondo
poetico legato alle fiabe russe... un fauvismo onirico. La sua dimensione
onirica mi affascina. Ma amo anche i colori espressionisti di Van Gogh, che guardandoli dal vivo ad Amsterdam
mi hanno procurato la Sindrome di Stendhal. Del mio lavoro vorrei che trasparisse la
positività, il colore e Tiferet, la bellezza.
Qual è il
messaggio dominante delle tue opere? La poietica, il filo conduttore, se c’è.
In tutto ciò che faccio c'è sempre
l'amore per D-o. Anche
quando non uso un linguaggio comune o canonico, se così vogliamo chiamarlo, alla
base c'è sempre la ricerca di conoscere qualcosa di più di Lui. E della sua
bellezza. E in quanto Lui è verità per me questo percorso è legato alla
libertà.
Chi sono stati i
tuoi maestri che ami ricordare?
La mia mamma in primis. E poi i nonni. I bambini sono stati grandi
maestri per me, e davanti ad alcune loro creazioni mi sono inchinata. Ma
ringrazio anche gli insegnanti del Liceo artistico Cecioni, e poi dell'Accademia.
E un grazie di cuore al maestro Grigò che con la sua umanità mi ha fatto
credere nuovamente nell'arte. Ringrazio anche tanti maestri del teatro come Pino
Raimo. Tutto ha concorso alla mia formazione.
Gino de Dominicis, grandissimo genio artistico del secolo
scorso, dei critici d’arte diceva «…che hanno dei complessi di inferiorità
rispetto agli artisti. Sono sempre invidiosi. È una cosa che è sempre successa.
C’è poco da fare.» Intervista a Canale 5 del
1994-95.Tu cosa ne pensi delle
parole di De Dominicis? Servono davvero alla buona arte e alla vera cultura?
In genere cerco
di non generalizzare e di capire la persona che ho davanti sapendo che questa
può essere uno strumento benefico come no. Certamente ho incontrato persone
mediocri, che effettivamente sfogavano la propria frustrazione sugli artisti, talvolta
anche esaltando quelli meno dotati coi quali si immedesimavano forse. È
importante che l'artista conosca le sue potenzialità e rimanga se stesso.
Nessuno può portargli via la sua integrità senza il suo consenso. Ma devo dire
che le persone positive che ho incontrato sono state più significative delle mediocri
e mi hanno trasmesso il loro amore genuino per l'arte. Persone consapevoli di
non saper creare ma di mettere al servizio dell'Arte la loro sensibilità e
cultura per valorizzare, raccontare e interpretare il lavoro dell'artista. La
situazione dell'arte descritta dal grande de Dominicis è uno spaccato del mondo
in cui viviamo.
Sempre de Dominicis: «Poi c’è
l’equivoco tra creazione e creatività. L’artista è un creatore. E non è un
creativo. Ci sono persone creative, simpaticissime anche, ma non è la stessa
cosa. Comunque, questa cosa qui dei creativi e degli artisti, nasce nella fine
egli anni Sessanta dove iniziano i galleristi ad essere creativi, poi arrivano
i critici creativi, poi arrivano i direttori dei musei creativi… E quindi è una
escalation che poi crea questi equivoci delle Biennali di Venezia che vengono
fatte come se fosse un’opera del direttore. Lui si sente artista e fa la sua
mostra a tema, invitando gli artisti a illustrare con le loro opere il suo
tema, la sua problematica. Questo mi sembra pazzesco.» Intervista a
Canale 5 del 1994-95. Tu cosa ne pensi? Secondo te qual è la differenza tra
essere un “artista creatore” – come dicede Dominicis - e un “artigiano
replicante” che crede di essere un “artista”?
Io credo che
anche questa acuta osservazione di de Dominicis rispecchi ancora una
volta la realtà e rappresenti il susseguirsi della storia. Machiavelli nella
sua opera "Il principe" diceva che la storia cambia
colore ma si ripete. Che la vita sociale degli individui è basata su relazioni
di potere e a causa di esso ci sono conflitti, alleanze, intrighi. Non tutti i
mecenati del tempo amavano l'arte. Per alcuni essere circondati da artisti era
solo una questione di prestigio, di dimostrazione del loro potere. A mio
avviso, allora come oggi esistevano gli artigiani che lavorano per i grandi
mecenati e producevano opere in linea col gusto del tempo. Riproducevano le
idee che avevano avuto successo. Tra questi però c'era sempre l'artista, che
aveva modo di distinguersi e di creare qualcosa di unico. Penso al Caravaggio
che è stato uno dei pochi del suo tempo a non dipingere i personaggi della bibbia
con l'aureola come imponeva la Chiesa romana, ma li rappresentava per come
erano veramente descritti nella Bibbia. Cioè uomini normali e peccatori
che piacevano a Dio non perché erano santini infilzati ma perché quando
sbagliavano riconoscevano il loro errore e chiedevano perdono e forza per
cambiare. Lui, il Caravaggio, che era una testa calda, non solo aveva
capito il pensiero di Dio meglio di qualsiasi figura ecclesiastica del tempo,
ma riusciva anche ad esprimersi, trovando lavoro, senza perdere la propria
libertà. L'opera d'arte infatti porta in sé l'anima dell'artista, le sue idee,
il suo DNA, la sua impronta, le sue fatiche. Insomma la sua unicità. E in
questo gli artisti spesso si distinguevano: nell'essere rivoluzionari,
coraggiosi, liberi.
Quali sono
secondo te le qualità, i talenti, le abilità che deve possedere un artista per
essere definito tale? Chi è “Artista” oggi secondo te?
A me piace un'artista che attinge ad un'energia superiore, ovviamente
benefica e la rende fruibile. Spesso l'artista è una persona molto egocentrica
che ama parlare solo di sé e delle sue capacità. Per quanto possa essere talentuoso
non è questo il modello al quale vorrei tendere. Spero di non diventare
autoreferenziale e quindi vittima di me stessa. Il vero artista per me dovrebbe portare il cielo in terra. Andare lassù a
prendere alcune scintille e portarle agli altri uomini.
Charles Bukowski,
grandissimo poeta e scrittore del Novecento, artista tanto geniale quanto
dissacratore, in una bella intervista del 1967 disse… «A cosa serve l’Arte se non ad aiutare gli uomini a vivere?» (Intervista
a Michael Perkins, Charles Bukowski: the Angry Poet, “In New York”, New York,
vol 1, n. 17, 1967, pp. 15-18). Tu cosa ne pensi in proposito? Da questa
prospettiva, a cosa serve la tua arte? A cosa serve l’arte in generale?
Sì! sarebbe davvero bello. Come dicevo prima,
secondo me dipende dalla provenienza dell'ispirazione. Se proviene semplicemente
dal proprio io, per non dire di peggio, non può produrre pace, amore gioia e
altre cose meravigliose che provengono da un'ispirazione attinta dai piani alti
...
Sono assolutamente d'accordo. Pienamente in linea con quanto
dicevo poc'anzi. È l'ideale a cui tendo e spero di esserne all'altezza.
Cosa
consiglieresti a giovani donne che volessero cimentarsi nella tua professione?
Quali i tre consigli più importanti che ti senti di dare?
Prima di tutto di
non smettere di sognare. Credere nei propri sogni e cimentarsi ad utilizzare un
dono che ci è stato donato, apre sempre porte molto interessanti. Non senza
sacrificio ma con grande soddisfazione. Essere sobri si, ma mai completamente
razionali per non perdere il contatto con il cuore. Questo ascolto si trasforma
in libertà. Però non c'è niente di peggio di perseguire una strada che non è la
propria. Non c'è niente di male nello scoprire di non essere un artista... anzi...
il mio consiglio più grande è quello di cercare la propria strada, il motivo
per il quale siamo nati.
Ci parli dei tuoi
ultimi lavori e dei lavori in corso di realizzazione? A cosa stai lavorando in
questo momento?
Ho appena terminato un progetto di 6 arazzi che si chiama "Ruach, Spirito
di D-o", che sta girando in varie sedi
d'Italia. È stato a Firenze, a Pisa, a Levigliani in provincia di Lucca e sarà a Venezia prossimamente. Il lavoro nasce dall'esigenza di capire di più dello
spirito di Dio approfondendo questo tema biblico attraverso le radici ebraiche.
I prossimi lavori sono la stampa di un libro di
racconti, un lavoro pittorico sulla Sardegna fatto con materiali sardi di uso comune e una replica teatrale di "Sarto per Signora". Al fringe festival
di Torino, se sarò selezionata, vorrei portare in
scena dei racconti scritti da me. A settembre sarò a Milano e a Venezia con il critico d'arte Giorgio Grasso per esporre alcune opere. Vorrei tanto avere più tempo a disposizione
perché vorrei realizzare tutte le idee che ho in testa...
Se dovessi
consigliare tre mostre da vedere questa estate e tre libri da leggere in
spiaggia o in montagna, cosa consiglieresti ai nostri lettori? E perché proprio
quelli?
Solo tre? vediamo ... A me piacerebbe
vedere Antonello da
Messina a Milano, il Verrocchio
a Firenze ma anche Dalì
a Matera! Riguardo ai libri, credo il più bello
rimanga sempre la Bibbia. Che leggo tutti i giorni e che ogni volta mi rivela cose nuove. Ho
appena finito di leggere Un piccolo grande
uomo. Microstoria familiare nella tempesta della Shoah della mia cara amica Daniela Sarfatti. Per non dimenticare. Bellissimo e che consiglio vivamente: I 5 linguaggi dell'amore di Gary Chapman. Molto utile per rendere proficui tutti i tipi di rapporti: dai
colleghi, agli amanti etc... Sto leggendo anche Return
of the Kosher Pig di Itzhak Shapira un po’ complicato ma molto interessante... ma credo sarebbe bene
rispolverare Avere o essere di Erich Fromm. Credo ce ne sia bisogno più che mai...
Dove potranno
seguirti i nostri lettori e le persone che vogliono vedere i tuoi lavori?
Dal sito, da Google o da Facebook digitando Rachele
Carol Odello.
Un’ultima domanda Rachele, immaginiamo che hai di fronte una numerosa
platea di adolescenti di una scuola secondaria della tua città. Il tema del
simposio è l’arte e le arti visive in particolare. Cosa diresti loro per
catturare l’attenzione? Quali i tre temi principali che secondo te andrebbero
affrontati per appassionare giovani menti alle arti, alla scultura e alle arti
visive in particolare?
Siamo davvero liberi?
La vita che
vorresti
Gli/le piacerò?
Queste sono
alcune frasi che userei perché vedo che con i giovani che frequento hanno funzionato...
e da lì sono riuscita a guidarli a fare un percorso di ricerca ... ovviamente è
giusto catturare la loro attenzione ma poi serve una guida. La guida deve
sapere dove andare ... Stando attenti a non dare le risposte ma facendo
scattare le domande.
Rachele Carol
Odello
Andrea Giostra