Maria Stella Donà, scrittrice e giornalista: «Quello che importa è trarre piacere da quello che si scrive senza sperare nei riconoscimenti». Intervista di Andrea Giostra.
Ciao Maria Stella, benvenuta e grazie per la tua
disponibilità. Come ti vuoi presentare ai nostri lettori?
Ciao Andrea e a tutti voi che state leggendo e avete
una pazienza infinita. Sono l’ennesima scrittrice che vuole propinarvi le sue
fantasie e questa volta si presenta con uno pseudonimo: Melany Star. “A
che serve -direte voi- se ti presenti con la tua vera identità?” Ebbene
scrivere sapendo che firma una giornalista italoamericana freelance, anziché
una giornalista molto stanziale a capo di un tg televisivo della sua città è
tutta un’altra cosa.
Chi è Maria Stella nella sua professione di
giornalista corrispondente dagli USA e nella sua passione per l’arte della
scrittura?
È una donna che segue la cronaca nera, la politica e
la cronaca bianca della sua città e a cui capita spesso di intervistare
personaggi di rilevanza nazionale e internazionale avendo la fortuna di
lavorare a Venezia, una città dove ci passano davvero in tanti. È una
donna che si è stancata di rispettare la deontologia professionale e di
riferire con rigore i fatti. La fantasia si scatena quando si entra in contatto
con personaggi curiosi, a volte dalla personalità intensa e a volte molto più
semplice di quello che ci si aspetta. È nata così la scrittrice, per la voglia
di raccontare i fatti in modo diverso con la licenza di fantasticare e perché
no anche di uccidere visto che il genere letterario è un giallo seppur erotico.
Qual è stato il tuo percorso artistico e letterario?
Mi sono laureata alla
facoltà di Lettere indirizzo storico a Ca’ Foscari e i miei interessi sono concentrati più sul mondo
politico che su quello artistico. Cedo al fascino delle cose belle però, anzi
mi piace circondarmi di bellezza e mi piace far vivere i miei protagonisti
nella bellezza.
Recentemente hai pubblicato con PAV editore il tuo
romanzo d’esordio, un thriller erotico dal titolo “Settembre veneziano”.
Come nasce questa storia? Cosa dovranno aspettarsi i tuoi lettori?
La storia nasce da fatti realmente accaduti e dalla
reale paura che si vive a Venezia durante i grandi avvenimenti internazionali o
all’indomani di qualche attentato che ha colpito l’Europa. Nasce anche dalla
voglia di raccontare il potere e il piacere come si vive oggi in una città dove
gli stranieri vengono soprattutto per rivivere la vita licenziosa del ‘500 o
del ‘700 veneziano e che considerano ingiustamente solo un palcoscenico dietro
cui non c’è nulla. I sontuosi palazzi veneziani se potessero parlare
racconterebbero ancora oggi di atmosfere passionali e intrighi politici, perché
ancora oggi attirano mecenati e leader politici internazionali e assieme a loro
donne bellissime e altrettanti intriganti.
Quali sono secondo te le caratteristiche, le qualità,
il talento, che deve possedere chi scrive per essere definito un vero
scrittore? E perché proprio quelle?
Secondo me uno scrittore non deve soltanto saper
scrivere. Dietro tante ricche descrizioni e sfoggio di eloquenza deve esserci
passionalità, un modo di guardare e vivere la vita intenso, talmente intenso da
far desiderare al lettore la leggerezza tra un passaggio e l’altro. Solo così
chi legge si affaccia in un mondo per lui nuovo, magari può non piacergli, ma
sbircia qualcosa che ancora non conosceva. Altrimenti, davvero, perché leggere?
Perché secondo te oggi è importante scrivere,
raccontare con la scrittura?
Scrivere è un modo di vivere. L’ho capito da quando ho
scritto i miei primi articoli riportando fatti veri e l’ho compreso
maggiormente ora che ho scritto una storia inventata e subito dopo ho sentito
la necessità di scriverne una seconda, sono quasi alla fine e sto pensando alla
terza storia. Non importa la qualità del testo, importa scrivere. Punto.
Chi sono i tuoi modelli, i tuoi autori preferiti, gli
scrittori che hai amato leggere e che leggi ancora oggi?
“Il nome della rosa” di Umberto Eco è il mio giallo preferito,
ma ho amato i classici Agatha Christie, Sherlock Holmes, Rex Stout, l’inventore del grande Nero Wolfe. Ecco devo dire che mi
piace molto il modo in cui scrivono gli inglesi e gli americani e ultimamente
mi sono avvicinata alle scrittrici inglesi e americane che intrecciano ironia,
dramma e sesso con molta maestria.
Nel panorama italiano contemporaneo, chi sono secondo
te i più bravi scrittori che ti sentiresti di consigliare ad un’amica che ama
leggere?
Orazio Bagnasco: “Il banchetto”; Alvise Zorzi tutti i suoi libri, Matteo Strukul e la sua saga su “I Medici”; Roberto Masello “La profezia di Einstein”; Carlo Rovelli: “Sette brevi lezioni di
fisica”. Perché questo groviglio di
autori? Beh, trovo che anche le scoperte scientifiche riservino sorprese e
suspence e ispirano complotti di fantapolitica. I miei sono naturalmente
consigli per vivere la lettura con leggerezza, non mi sognerei mai di
consigliare letture difficili anche se profonde e apprezzatissime dalla
critica. Per quel genere letterario la scelta deve essere meditata e autonoma e
io non voglio farmi odiare!
«Il giallo consiste
nell’uso di mezzi di terrore e di pietà senza precauzione. E quella che Alain – filosofo francese
il cui vero nome era Émile-Auguste Chartier (1868-1951) vissuto nella prima
metà del Novecento - chiama precauzione sarebbe per l’appunto la
disciplina, la misura, la forza dell’arte. Sicché, in definitiva, il più grande
romanzo poliziesco che sia mai stato scritto resta I fratelli Karamazov di
Dostoevskij.» (Leonardo Sciascia,
Una storia del “Giallo”, in “Lavoro”, X, 20, 19 maggio 1957, p. 14,
nella rubrica “Sottobosco letterario”). Tu che hai scritto un
thriller, che ha le stesse caratteristiche emozionali del Giallo o del
Poliziesco, cosa ne pensi di queste parole di Sciascia?
Dico che soltanto un uomo
poteva scriverle. Sciascia ha descritto più
un noir, genere che secondo me riesce meglio agli uomini. Nei gialli-noir il
finale spesso è agghiacciante, violento senza speranza, in cui appunto si fa uso
di mezzi di terrore e di pietà senza precauzione. Esistono anche gialli dove lo
scrittore qualche precauzione la prende, perché nella vita reale le persone
prendono precauzioni per difendersi dalla ferocia degli altri e da quella di
cui temono loro stessi di essere capaci. Per questo ho scelto di scrivere
gialli dove i fatti vengono raccontati attraverso la lente dell’ironia e del
glamour, perché la vita è anche uso della leggerezza, per accettare meglio
quello di cui gli uomini e le donne sono capaci di fare, ossia di tutto nel
bene e nel male.
Charles Bukowski a proposito dei corsi di scrittura diceva … «Per quanto riguarda i corsi di scrittura io
li chiamo Club per cuori solitari. Perlopiù sono gruppetti di scrittori
scadenti che si riuniscono e … emerge sempre un leader, che si autopropone, in
genere, e leggono la loro roba tra loro e di solito si autoincensano l’un
l’altro, e la cosa è più distruttiva che altro, perché la loro roba gli
rimbalza addosso quando la spediscono da qualche parte e dicono: “Oh, mio dio,
quando l’ho letto l’altra sera al gruppo hanno detto tutti che era un lavoro
geniale”» (Intervista a William J. Robson and Josette Bryson, Looking for the Giants: An Interview with
charles Bukowski, “Southern California Literary Scene”, Los Angeles, vol.
1, n. 1, December 1970, pp. 30-46). Cosa pensi dei corsi di scrittura assai
alla moda in questi ultimi anni? Pensi che servano davvero per imparare a
scrivere?
La maggior parte degli autori ha un grande sogno,
quello che il suo romanzo diventi un film diretto da un grande regista. A
questo proposito, Stanley Kubrik, che era un appassionato di romanzi e di
storie dalle quali poter trarre un suo film, leggeva in modo quasi predatorio
centinaia di libri e perché un racconto lo colpisse diceva: «Le sensazioni date dalla storia la prima volta che
la si legge sono il parametro fondamentale in assoluto. (…) Quella impressione
è la cosa più preziosa che hai, non puoi più riaverla: è il parametro per
qualsiasi giudizio esprimi mentre vai più a fondo nel lavoro, perché quando
realizzi un film si tratta di entrare nei particolari sempre più minuziosamente,
arrivando infine a emozionarsi per dettagli come il suono di un passo nella
colona sonora mentre fai il mix.» (tratto da “La guerra del Vietnam di Kubrick”, di
Francis Clines, pubblicato sul New York Times, 21 giugno 1987). Cose ne pensi
di quello che dice Kubrick? Pensi che il tuo romanzo sappia innescare nel
lettore quelle sensazioni di cui parla il grande regista newyorkese? E se sì,
quali sono secondo te?
Ho smesso da un po’ di vedere
film tratti da libri e di leggere libri di cui prima ho visto il film. Trovo
che i due piani di narrazione siano completamente diversi e le emozioni date
dalla scrittura sono diverse da quelle date dal suono e dalle immagini. Lo dico
anche perché lavoro in una televisione e mi capita spesso di montare servizi
dove a volte interrompo il testo per dare spazio al video. Kubrick è un
genio e credo riuscirebbe a trasformare in un capolavoro anche un racconto
mediocre, perché è lui quello ha inventiva nell’innescare le sensazioni e nelle
sue mani persino il giallo di una scrittrice emergente riuscirebbe a spopolare.
Anche in “Settembre veneziano” ci sono “suoni e silenzi” con cui
un regista si divertirebbe.
Una domanda molto difficile Maria Stella: perché i
lettori di questo magazine dovrebbe comprare e leggere il tuo romanzo? Cosa
diresti loro per convincerli a comprare e a leggere “Settembre veneziano”?
Dipende da quello che vogliono leggere. A me piacciono
le storie passionali e gli intrighi internazionali. La paura di un attentato terroristico dell'Isis
scandisce i giorni clou della Mostra del Cinema e una giornalista e un esperto
d'arte arrogante e amante delle donne e meno delle sfide vivono una settimana
da cardiopalma sfidandosi tra loro e con chi li vuole distruggere perché loro
malgrado scoprono qualcosa. Mi piace leggere quando il
potere si intreccia con il piacere. Ne escono sempre avventure interessanti o
perlomeno istruttive per chi è molto navigato e non è facile da impressionare.
Quali sono i tuoi prossimi progetti e i tuoi prossimi
appuntamenti? A cosa stai lavorando e dove potranno seguirti i nostri lettori e
i tuoi fan?
Sto scrivendo un altro giallo, sempre ambientato a
Venezia che racconta il mondo splendido e contemporaneamente torbido che ruota
attorno alle comunità che accolgono donne in fuga, spesso musulmane troppo
europeizzate per accettare matrimoni combinati. I protagonisti sono entrambi di
origine araba ma cresciuti in Europa: lui, un agente segreto, lei un’aspirante
diplomatica a Venezia. Entrambi discendenti di due famiglie importanti che non
disdegnano i matrimoni combinati ed entrambi troppo occidentalizzati per
accettare la legge della Sharia. Venezia proverà di nuovo ad unire la cultura
islamica ed europea come ha sempre fatto dal ‘500 in poi. Riguardo il titolo,
mi spiace, non ho fantasia. Ho pensato a “Dicembre veneziano”. In
questo momento su Facebook c’è una pagina https://www.facebook.com/Melanystarthebook/ dove ci sono i post del mio primo libro, a cui
aggiungerò informazioni sul secondo a breve.
Per finire, Maria Stella, immaginiamo che tu sia stata
inviata in una scuola media superiore a tenere una conferenza sulla scrittura e
sulla narrativa in generale, alla quale partecipano centinaia di alunni. Lo
scopo è quello di interessare e intrigare quegli adolescenti all’arte dello
scrivere e alla lettura. Cosa diresti loro per appassionarli a quest’arte e
catturare la loro attenzione? E quali le tre cose più importanti che secondo te
andrebbero dette ai ragazzi di oggi sulla lettura e sulla scrittura
Direi loro quello che ho spiegato ad un ragazzino a
cui davo ripetizioni quando studiavo all’Università e che non riusciva a capire
quello che leggeva e tantomeno quello che studiava. Un caso disperato. Gli ho
semplicemente suggerito di immaginare quello che leggeva, di immedesimarsi
nelle scene quando studiava storia, di vivere i drammi delle guerre e il
trionfo delle conquiste, di andarsi a cercare quello che aveva scoperto Einstein
prima di rifiutare a priori di studiare le formule matematiche e di scegliersi
le letture sugli argomenti che più lo attiravano anche se si trattava di cose
banali senza vergognarsi. Gli avevo proposto Marcovaldo, lui invece si è
scelto libri di avventura e poi di cucina e ha aperto una gelateria di
successo. Le tre cose? Per leggere e scrivere bisogna divertirsi, seguire i
propri gusti e non disprezzare troppo un libro se si arrivati a leggerlo fino
alla fine.
Maria Stella Donà
Andrea Giostra
https://andreagiostrafilm.blogspot.it