Domenica 14 luglio al Festival di Borgio Verezzi in
collaborazione con il Festival di Cervo “La leggenda del Pianista sull’Oceano”
liberamente tratto da “Novecento” di A. Baricco. Con Igor Chierici e con l’Atlantic Jazz Band: Lauretta Grechi Galeno, Mario Martini,
Emanuele Valente, Gianluca Fiorentino, Matteo
Pinna, Renzo Luise Da Fano, Marco Vecchio. Regia di Luigi Cicolella.
La
leggenda del pianista sull’Oceano, liberamente tratto da Novecento di Baricco.
Cosa cambia rispetto al Film?
La storia parte con un
Flash, interpreto Max che si trova già nella nave che ha le sale macchine piene
di dinamite e di casse di tritolo. Sotto forma di monologo. Inizia a raccontare
la storia di Danny Boodman T.D. Lemon ossia Novecento. Nel momento in cui la nave riprende vita,
con me c’è un’Orchestra jazz di sei elementi che fa da colonna sonora a tutto
lo spettacolo.
Debuttate in un’unica data, il 14 luglio
in collaborazione con il Festival di Cervo…
Sì, perché questo gemellaggio
sulla carta è nato da un paio d’anni, il tutto è poi iniziato l’anno scorso con
La leggenda di Moby Dick anche al Festival di Cervo e quest’anno ritorniamo sia
a Borgio Verezzi che a Cervo. Non è un debutto vero e proprio perché siamo alla
sessantesima replica ma è all’interno di due Festival prestigiosi.
Quanti anni fa è nato lo spettacolo?
Nel 2016, non eravamo presenti alla Conferenza Stampa di Roma perché eravamo
già in tournée.
Quanto la musica può aiutare il racconto
e viceversa?
Molto! A mio avviso vanno di pari passo. Mi occupo di
drammaturgia e di direzione artistica da un po’ di anni e sia il mio percorso
artistico che quello della vita, mi hanno fatto unire la musica perché nasco
come pianista compositore e poi il percorso si è ampliato, fino a quando il
Teatro non è entrato nella mia vita. Secondo me vanno a braccetto.
Da un po’ di generazioni a questa parte, siamo abituati che il cinema ci ha
fatto emozionare grazie anche alle colonne sonore. L’esempio più lampante potrebbe essere il
connubio Ennio Morricone - Sergio Leone. Nel contesto in cui sono nati questi
due spettacoli, l’Isola delle Chiatte (il Molo che costeggia l’Acquario fino
alla sfera di Renzo Piano, dove quest’anno ritorniamo con la nuova produzione
“Ulisse”) è quel quid in più che l’apparato scenografico e tecnico, prende vita
nel migliore dei modi.
Che pubblico avete?
Abbastanza variegato. In inverno ci affacciamo
spesso alle Matinée delle scuole, riscuotendo grandi applausi ed attenzioni e
ci fa molto piacere. Sia io che i miei collaboratori abbiamo da sempre un
occhio di riguardo per le nuove generazioni.
Normalmente abbracciamo bambini che vanno dai sette, otto anni che sono
la cartina di Tornasole per il gradimento dei nostri spettacoli fino a “chi ha
voglia, viene” così accoglie sia i piccolini che gli ultra ottantenni.
Come dire “La musica non ha età”…
Esatto! In realtà tutte le Arti non hanno
età, riesce sempre a emozionare, nel
bene e nel male. Negli anni ci sono stati anche dei moti di dissenso sotto
forma di provocazione. Non è il nostro caso ma nel bene o nel male,
l’importante è che se ne parli.
Elisabetta Ruffolo