Memorabile Carmen di De Ana/Oren all'Arena di Verona. Grandi Dudnikova e Muehle. La recensione di Fattitaliani

Fattitaliani
Emblema della libertà femminile in un mondo maschile per cui una donna è necessaria laddove "si tratti di compiere frodi e furti", Carmen di Bizet è un personaggio sempre atteso nelle stagioni liriche.
All'Arena di Verona ieri sera la bella sigaraia aveva il volto di Ksenia Dudnikova, che già al primo atto ha sedotto José e il pubblico nella scena in cui, legata, riesce a convincere il brigadiere del suo amore e dunque a lasciarla libera.
Aiutata da scenografie e da un ensemble veramente suggestivo di cui il regista Hugo De Ana tiene efficacemente le fila, Carmen vola leggera e al di sopra di tutti, com'è giusto che sia. Martin Muehle si mostra intenso interprete specialmente quando le dichiara il suo amore senza riserve e per l'intera rappresentazione rivela una straordinaria capacità di attore nel rendere lo struggimento continuo causatogli dall'amore che prova per Carmen.

Il secondo atto si connota piacevolmente subito per l'effetto delle proiezioni a cura di Sergio Metalli, per il bel quintetto Nous avons en tête une affaire,  che Carmen esegue con Mercédès, Frasquita, Carmen, il Remendado e il Dancairo,(interpretati da Clarissa Leonardi, Karen Gardeazabal, Roberto Covatta e Nicolò Ceriani) e l'entrata di Escamillo, Alberto Gazale.
Ottimo l'allestimento scenico del rifugio dei contrabbandieri nella terza parte: qui in un'atmosfera buia e sinistra, presagio del finale, spiccano il terzetto delle carte Mêlons!, Coupons! di Frasquita, Mercedes, Carmen contenente l'arioso di Carmen En vain pour éviter les réponses amères, la gelosia di José che inizia a trasformarsi in furia e la bellissima aria di Micaela Je dis que rien ne m'épouvante grazie alla struggente interpretazione che ne dà Ruth Iniesta.

Il quarto atto continua a stupire l'Arena con coriandoli e giochi d'artificio: il pubblico applaude con generosità, sottolinea il grande lavoro dell'Orchestra diretta dal M° Daniel Oren.
Uno spettacolo riuscitissimo: striscioni inneggianti alla libertà delle donne campeggiano nella terza parte di una versione ambientata negli anni Trenta del Novecento, periodo storico significativo per sottolineare la ricerca incessante della protagonista verso la sua indipendenza e libertà. Giovanni Zambito.

Per il Festival 2019 torna Carmen, capolavoro di Georges Bizet nell'allestimento a firma del famoso regista argentino Hugo de Ana, che cura regia, scene e costumi.
Il regista argentino vuole affrancare la Siviglia di Carmen dal cliché variopinto e folkloristico immaginato da molti artisti di fine Ottocento e dalla tradizione. Per andare al cuore delle passioni e del mondo gitano in cui la protagonista si muove, de Ana traspone la vicenda un secolo dopo rispetto al libretto, negli anni Trenta del Novecento, periodo storico significativo per sottolineare la ricerca incessante della protagonista verso la sua indipendenza e libertà, che la porterà come un torero nella Plaza de Toros, un’arena nell’Arena, ad affrontare fino alla morte la prepotenza maschile e una società ostile al suo essere zingara quindi diversa.
Fattitaliani

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