Eppur si muore di Federico Pennestrì, Una riflessione filosofica sulla Medicina in libreria per Mursia nella collana 'Tracce'

Il saggio di Pennestrì Eppur si muore è una stimolante riflessione filosofica sugli scopi della medicina. Nata per eliminare la sofferenza, la medicina si pone oggi obiettivi eccezionali come l'eliminazione della morte, della vecchiaia, della fatica, della follia e della miseria, facendosi soluzione o illusione a seconda di come la impieghiamo.
Non abbiamo mai vissuto così a lungo, eppure ci ammaliamo per il solo fatto di vivere di più. Non abbiamo mai avuto la possibilità di stare così bene, eppure ci crediamo malati solo per il fatto di essere imperfetti, o immortali. Non abbiamo mai avuto farmaci così efficaci, tanto che pretendiamo di usarli anche per l'infelicità, la vivacità, la frustrazione: in altre parole, la normalità. Allo stesso tempo, chi è fragile vive nel limbo della burocrazia sanitaria, sospeso fra bisogni assistenziali urgenti e professionisti eccellenti ma sempre più difficilmente raggiungibili. L'errore non sta nei medici, né nei pazienti. L'errore sta nella cultura, e negli obiettivi che la nostra società attribuisce alla più nobile delle arti.

L'unica soluzione per guarire la medicina, è lasciarle fare ciò per cui è nata.


Federico Pennestrì

EPPUR SI MUORE

Vivere di più o vivere meglio?

Mursia 

collana 'TRACCE'

Pagine 148, Euro 14,00

Mai come oggi la vita dell’uomo è caratterizzata dalla presenza della medicina. La morte, la malattia, la vecchiaia, la fatica, la follia e la miseria sono i mali che la medicina, talvolta speranza, talvolta illusione, si è prefissata di curare, alleviare, ritardare. Duemila e cinquecento anni dopo Ippocrate e Galeno, una parte impensabile della sofferenza umana è stata spazzata via dagli incredibili successi della scienza biomedica, tanto che oggi non cerchiamo più il mito dell’immortalità nella buona condotta, negli idoli e nella superstizione, ma nelle prescrizioni, nelle provette e nei camici asettici di chi la professa.

Eppure oggigiorno l’insoddisfazione nei confronti della medicina serpeggia sia in chi la pratica, il medico, sia in chi la riceve, il paziente. Come mai accade questo?

Scegliere se la medicina sia speranza o illusione dipende da cosa vogliamo fare di essa, e qui subentra la filosofia. Per la prima volta nella storia, a noi la scelta.

Scrive Federico Pennestrì: «La medicina è qualcosa di più delle conoscenze e delle tecniche che la sottendono: il medico è la persona che decide verso quale scopo orientare l’utilizzo delle proprie conoscenze e competenze tecniche, in base alle proprie convinzioni e alla propria etica. Più lo strumento che egli ha fra le mani è potente, più è grande la sua responsabilità. Invece che confonderlo, aiutiamolo a orientarsi.»

Federico Pennestrì è dottore di ricerca in Filosofia e Scienze della Mente. È ricercatore presso la Direzione Scientifica dell’IRCCS Istituto Ortopedico Galeazzi e docente a contratto presso la Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università Vita-Salute San Raffaele. Insegna Bioetica al Liceo Classico e Scientifico San Raffaele. È autore di diversi volumi e pubblicazioni scientifiche.
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