Tommaso Occhiati, cuoco umile e speciale: La cucina è arte e io nel mio piccolo cerco di essere un piccolo artista. L'intervista

di Laura Gorini - Viene dalla provincia di Salerno, Tommaso Occhiati. Un eccellente cuoco che ha imparato a cucinare e ad appassionarsi di cucina grazie ai pranzi in famiglia quando era solo un ragazzino; allora aiutava le donne di casa ai fornelli senza ancora sapere che un giorno sarebbe diventato il suo lavoro.
Se gli si chiede il suo primo piatto cucinato, sorridendo, risponde che sono state le alici ripiene e che se lo ricorda bene, dal momento che sua madre gliele fece pulire anche se lui non voleva. Aveva 13 anni. Ora è proprietario di uno splendido bistrot nel comune di Borgo Veneto provincia di Padova. L'intervista di Fattitaliani.

Tommaso, presentati ai nostri lettori con pregi, vizi e virtù...
Salve, mi chiamo Tommaso Occhiati e il 24 di agosto compio 30 anni. Vengo dalla provincia di Salerno, esattamente da Camerota che si trova nel parco nazionale del Cilento.
Come professione faccio il cuoco e dico cuoco e non chef perché ancora non sono arrivato a considerarmi tale; in questo lavoro c'è sempre da imparare, sempre da aggiornarsi su tecniche nuove, su piatti nuovi e soprattutto bisogna essere umili. L'umiltà è una grande virtù per chi vuole intraprendere questo lavoro e soprattutto bisogna assimilare il più possibile dai colleghi perché ognuno di noi ha uno stile di vita che lo fa rispecchiare in ciò che prepara.
Perché sei diventato un cuoco? Chi ti ha avvicinato ai fornelli e ti ha fatto innamorare della cucina?
Io sono diventato un cuoco perché da piccolo quando a casa si facevano i pranzi tra parenti ero sempre in cucina con mia mamma, mia nonna e le mie zie ad aiutare a far da mangiare. La cucina è arte e io nel mio piccolo cerco di essere un piccolo artista.
Chi consideri i tuoi maestri?
Nel mio cammino ho incontrato tanti professionisti, due in particolare: lo chef Vittorio Cioffi a Montecatini Terme e lo chef Gerardo Del Duca che mi hanno fatto innamorare ancora di più di questo lavoro.
Oggi la TV pullula di canali di cucina... Per te è un bene o questi programmi danno al pubblico una visione sbagliata dello chef?
Oggi la TV sta facendo apparire sempre di più questa professione, da un lato è molto bello perché fa vedere l'evoluzione della cucina nel corso degli anni con piatti e tecniche sempre nuove. Ma dall'altro lato dà un messaggio completamente sbagliato ai giovani che vogliono intraprendere questa professione. Bisogna dire che il lavoro di un cuoco è molto impegnativo!
Tu ci parteciperesti mai come giudice?
Non so se parteciperei come giudice di una giuria perché mi dispiace dover criticare il lavoro di un cuoco se il piatto non è buono.
In generale, quando devi giudicare un piatto altrui, quali sono i criteri che applichi?
Quando giudico i piatti altrui li paragono ai miei, nel senso che cerco di capire se la cottura è buona, se è saporito e soprattutto se fatto con amore o fatto solo per servirlo.
E per i tuoi piatti? Quando riescono a convincerti?
Di solito quando assaggio i miei piatti e non hanno un gusto ben armonizzato tra i vari ingredienti non lo faccio uscire dalla cucina. Il mio motto è: se è buono per me è buono per il cliente.
Fattitaliani

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