Silvia Celeste Calcagno, l'arte per me è un'esigenza fisica. L'intervista di Fattitaliani

L'artista ligure Silvia Celeste Calcagno è la vincitrice della terza edizione del premio “L’Arte che Accadrà”, la rassegna curata da Valentina Ciarallo e dedicata ai migliori talenti contemporanei in Italia, che rappresenta ormai un appuntamento fisso nel calendario degli eventi culturali della Capitale. La sua “Just Lily” è un'opera site specific che ricostruisce una stanza dei ricordi attraverso centinaia di immagini impresse su grès con una tecnica, quella della fotoceramica sperimentale “fireprinting”, ideata e brevettata dalla stessa Calcagno. Fattitaliani l'ha intervistata.
Un commento sul premio ottenuto...
Lusingata, felice, onorata e tante altre cose che una vittoria porta con sé, ma, tra tutte, la sensazione che chi mi ha votata abbia riconosciuto me e Just lily a casa. Un'emozione complicata da spiegare, ma precisa e forte. Ringrazio HDRA', i suoi dipendenti e la curatrice che mi ha selezionato. 
In che cosa secondo te, la tua opera è stata particolarmente apprezzata?

Forse perché è stata studiata site specific per quella sala. In una pelle cucita addosso ci si sente a proprio agio.
Quanto c'è della tua vita personale in “Just Lily”? Lily è qualcuno, qualcosa in particolare?
Tanto, una parte di vita, infiniti ricordi, gesti, parole non dette; è un lavoro autobiografico che si fa universale.  Lily ? Lily. È un giglio, è "appena un giglio".
È un fiore che per me ha un significato particolare, molto distante dalla simbologia a cui è tradizionalmente accostato. Il giglio è un'ossessione, il suo profumo, la sua forma, le indelebili macchie che lascia il suo polline hanno su di me un ascendente fortissimo. Nell'opera i gigli sono ovunque, nascosti e silenti tra le cose.
La stanza dove invece dormi è piena di oggetti oppure è abbastanza sgombra e ordinata?
Nulla è ordinato nella mia vita, soprattutto il sonno. Non saprei rispondere con precisione, ma no, non esiste una stanza dove dormire, esiste un luogo dove tentare di farlo senza riuscirci mai totalmente.
con la curatrice Valentina Ciarallo
Come ti sei formata? quando l'arte da hobby si è trasformata anche in un mestiere?
Propensione da sempre al disegno, liceo artistico, Accademia Ligustica di Belle Arti di Genova sezione pittura, formazione come ceramista designer in grés.
Non so dirti cosa separi la mia vita dall'arte, non ho mai capito davvero se esiste un confine, ma non credo, è sempre stato tutto talmente "amalgamato". Non penso di avere un mestiere, di fare qualcosa, forse io sono semplicemente ciò che faccio.

Hai artisti preferiti di fronte ai cui lavori rimani sempre affascinata?

La formazione e la costante ricerca mi ha sempre portato ad avere immensi amori, non solo a rimanerne affascinata. Sento famigliare un determinato periodo storico legato agli anni '70, alla Body Art, ma la curiosità è talmente sconfinata che fare dei nomi sarebbe riduttivo.
L'arte oggigiorno è ancora necessaria allo spirito umano?

Bella domanda. L'Arte, a mio avviso, è un modo diverso di respirare. Questo respiro a volte è affannoso, altre inebriante. Non è una necessità dello spirito, è più, almeno per me, un'esigenza fisica.
E adesso che cosa "Hdrà"? prossimi progetti?
Hdrà è un accaduto importante nella mia vita, un'onda lunga che mi travolgerà per molto tempo. Poi ho tante date, a breve una personale molto prestigiosa e molti altri appuntamenti. Ora, in questo momento preciso, sono con Just lily, a Roma, felice per la sua nuova casa, come ti dicevo all'inizio dell'intervista. Non sempre, ma a volte, tutto torna. Giovanni Zambito.
Premio “L’Arte che Accadrà”
L’artista ligure ha prevalso su Fabio Giorgio Alberti, Marta Mancini, Giuseppe Pietroniro e Corrado Sassi. Una parte dell’opera sarà acquistata da Hdrà, il gruppo di comunicazione guidato da Mauro Luchetti e Marco Forlani, che ha organizzato la rassegna mettendo a disposizione le magnifiche sale della sua sede di Palazzo Fiano a Piazza San Lorenzo in Lucina. “Just Lily” entrerà nella collezione permanente del gruppo aggiungendosi alle opere di Marco Raparelli e Matteo Nasini, vincitori delle precedenti edizioni del Premio. A decidere, come di consueto, è stato il voto di una giuria particolare: i 150 dipendenti del gruppo, che per due mesi sono stati a stretto contatto con le opere d’arte all’interno del loro ambiente lavorativo. Una modalità di condivisione e di partecipazione collettiva specifica che ha trovato un grande riscontro sia all’interno sia all’esterno di Hdrà. Obiettivo finale dell’iniziativa è quello di sostenere l’arte contemporanea italiana e far crescere, anno dopo anno, la collezione di opere acquistate da Hdrà.
La stanza di Silvia Celeste Calcagno ha avuto la meglio con un buon margine sulle altre opere in gara, comunque molto apprezzate da pubblico e “giurati”, a cominciare dalla ricerca spaziale di Fabio Giorgio Alberti, per proseguire con le “molle” colorate sulla tela da Marta Mancini, fino ad arrivare alle illusioni ottiche di Giuseppe Pietroniro, alle foto e agli arazzi contemporanei di Corrado Sassi. La quarta edizione del premio “L’Arte che Accadrà” è in programma nel 2020.
Fattitaliani

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