MASSACRO DI QUERCE A CEPRANO

Come  tutte le strade di grande comunicazione, anche la  Via Casilina lungo tutto il  percorso  sui lati venne accompagnata  da alberi che svolgevano  la funzione di  indicare e mantenere la rotta ai viaggiatori e  possiamo esser certi che  negli ultimi tre secoli essa era fiancheggiata ininterrottamente da platani, ippocastani, querce, pini, gelsi, noci, lecci, tigli  a seconda dei rispettivi governanti e signorotti locali.
I vecchi principalmente e anche i meno vecchi ricordano quei lunghi filari di  nobili pini e anche di querce e di noci che si godevano da Arce a Villa Santa Lucia e soprattutto le solenni e maestose querce che  marcavano il percorso da Arce a Ceprano e oltre. Quello che è successo fino ad oggi in epoca democristiana si vede in giro, quello che sta succedendo ora  è ancora più criminale perché non c’è più la giustificazione  cementizia  ma una ragione ancora più distruttiva e grottesca:  le piante sono state fatte diventare assassine! In questa provincia hanno perfino inventato il neologismo di ‘pini killers’!! Cioè  nel cervello a dir poco sconvolto e disturbato di  certi cosiddetti amministratori  quasi esclusivamente della provincia di FR, gli alberi ammazzano gli automobilisti! E quindi gli alberi vanno abbattuti. E perciò si è assistito in questi ultimi mesi nella completa collusione e solidarietà di tutte le istituzioni e anche nella ignavia totale della popolazione inconsapevole sola vittima,  nonché delle associazioni di protezione delle piante, al sistematico e efficientissimo massacro di alberi lungo tutta la Casilina e paesi interni: l’obbiettivo privilegiato erano i pini solenni e innocui: sono stati decimati, alberi rigogliosi, un godimento della vista e una iniezione di ossigeno ai polmoni,  annientati: un patrimonio pubblico almeno secolare sadicamente eliminato; fosse successo in un paese civile chissà, a dir poco, quanti calci in culo ai vari sindaci, presidenti di provincia, presidenti di Astral e anche a qualche procuratore. Non si menzioni una ulteriore nefandezza di cui queste anime buone  piene di abnegazione e solidarietà e amore per il prossimo si sono  macchiate: non potendo o non volendo abbattere tutti gli alberi, ne hanno capitozzato una gran parte cioè li hanno privati della ramificazione facendo restare solo il tronco o dei moncherini rivolti verso il cielo: hanno snaturato l’albero, lo hanno trasformato in un mostro, lo hanno comunque destinato a morte lenta, senza menzionare lo spettacolo feroce  che in certi posti si offre al viaggiatore: dei pini è stata fatta rimanere in piedi una parte del tronco alta un metro e mezzo/due metri! Una allucinazione. Un pezzo di legno in piedi. Allo stesso tempo mai visto piantare un albero  lungo la Casilina! Nella sola città di Parigi entro il prossimo anno, 2020, in sei anni, hanno piantato ventimila alberi!  E in merito così scrive  il sindaco di Parigi: “siccome il clima sta mutando, allora diventa molto importante piantare alberi! Credo che tutti lo abbiano ormai capito. Più verde, più si respira meglio”.  In provincia di FR anche in questo contesto si è all’ultimo posto, si marcia al contrario: si distrugge solamente. Il tratto Arce-Ceprano è stato completamente martirizzato: le querce che si levavano maestose sono da anni che vengono eliminate, quasi esclusivamente dalla provincia: è  doloroso vedere distese al suolo quelle splendide creature, quali martiri crocifissi.  Viene in mente  quella poesia appresa sui banchi di scuola ‘La Quercia caduta’ del famoso poeta. Ora  in questi giorni se si passa al Km 107 di Ceprano si  assiste ad una vera e propria macelleria: almeno venti querce in gran parte secolari, alcune degli autentici  patriarchi dalla circonferenza di quasi sei metri, riverse al suolo, ridotte a pezzi, un patrimonio inestimabile: almeno venti regali querce,  una meraviglia della natura, ora azzerate: la costatazione della assoluta perfezione dei tronchi nonché della percepibile verzura dei rami, destinate perciò a vivere ancora per anni e anni, a godimento e beneficio della collettività, rende tale carneficina ancora più imperdonabile e criminosa. Perché distruggerle? Di chi è la funebre iniziativa?  E che fine fa quel legname? E la Forestale?  E la giustizia?
       Michele Santulli

Fattitaliani

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