Teatro, Marco Fiorini è Ciancicagnocchi. L'intervista di Fattitaliani


Ultime quattro repliche al Barnum Seminteatro per Ciancicagnocchi, interpretato da Marco Fiorini, scritto e diretto da Gabriele Mazzucco. Fiorini si cala nei panni di Ciancicagnocchi e lo fa in maniera straordinaria. Non perdetelo, ne vale veramente la pena.


Nello scorso weekend è stato un trionfo sia di pubblico che di colleghi che sono venuti a vederlo. Che ne pensi? 
Sono stato molto contento dell’affluenza che c’è stata e soprattutto del fatto che sia  piaciuto a tutti.
È la prima volta che lo fai? 
Quando Gabriele Mazzucco aveva scritto il testo, aveva previsto un certo numero di attori ma non l’aveva convinto. Un giorno me lo ha proposto, dicendomi “è un bellissimo testo ma non ha avuto l’esito che mi aspettavo e ho deciso di ridurlo in un monologo con una parte narrativa del protagonista che dovrà fare anche gli altri personaggi. Mi ha chiesto se avevo voglia di farlo. L’ho letto, era scritto bene e affrontava un periodo storico molto interessante. Ho pensato che fosse un’operazione bella e anche funzionale alla mia carriera. Una bella prova di attore e anche un modo per alzare l’asticella. Ho accettato di buon grado e sono stato felice di averlo fatto.
Chi è Ciancicagnocchi che come significato ha due accezioni, quello di Mangia gnocchi e quello di balbuziente?
A Roma, Ciancicagnocchi è quello che “zagaglia” cioè quello che balbetta. Diventa una figura un po’ più allargata rispetto al classico Ciancicagnocchi perché rappresenta l’uomo di strada, il burlone. Per usare un linguaggio moderno, diremmo che è uno che vive alla giornata, vive di espedienti, non ha famiglia perché cresce in un orfanotrofio, è un trovatello perché è stato abbandonato dal padre e dalla madre. Il suo vero nome è Luigi Proietti che a Roma è il cognome più usato per i trovatelli. È una figura un po’ stereotipata che prende il nome di Ciancicagnocchi perché balbetta soprattutto quando si agita. Vive nelle strade del quartiere dove è cresciuto, tutti lo conoscono, si nasconde sotto la protezione di quelli più potenti di lui, cosiddetti “banditelli” ai quali spesso si accoda. Come Rugantino è il tipico personaggio romano. 
Nella nostra storia ha un incontro fatale con due carbonari. Siamo nell’epoca della Repubblica romana, l’azione si svolge nel 1849, proprio alla soglia della Rivoluzione contro il Papa che porterà alla nascita della seconda Repubblica Romana. L’incontro con i due carbonari è fatale perché gli rivelano che le sue origini non sono affatto sconosciute ma ha origini nobili in quanto figlio di una contessa e dell’unico erede di un casato importante e anche molto ricco. Suo nonno è ancora in vita. In cambio loro, per raccogliere proseliti, gli chiedono di convincere il popolo romano a fare la rivoluzione. Cosa che gli riesce benissimo perché essendo conosciuto da tutti, accetta di reclutare persone ma in cambio vuole che loro lo aiutino a recuperare le sue origini nobili e le ricchezze che gli spettano di diritto. Il tutto è narrato in chiave ironica, divertente, commovente, con toni anche drammatici. Ovviamente la sua vita è romanzata, il personaggio è inventato da Gabriele Mazzucco ma ha dei riferimenti storici veri. È anche un bel modo per ripassare un pezzo di storia di Roma. È stata una delle poche rivoluzioni vere del popolo romano purtroppo finita male. Il popolo romano ha cercato di acquistare la sua libertà ma l’arrivo dei francesi ha tarpato le ali a questo anelito di libertà.
Fino a dove si può spingere il desiderio di cambiare vita? 
Secondo me dipende dall’individuo e deve essere coltivato se sente che la vita non è quella che avrebbe voluto. In questo caso, il desiderio di Ciancicagnocchi è giustissimo e dettato dalla fame e non dalla voglia di riscatto sociale. Se uno ha il desiderio di cambiare vita perché quella che sta vivendo non gli piace, credo che sia legittimato a farlo e in qualche modo dovrebbe essere aiutato anche dalla società. Faccio spesso il confronto con quanto succede all’estero perché è più facile cambiare lavoro. Quanto meno è più facile di quanto lo sia in Italia. 
In ogni parte del mondo esiste effettivamente il Welfare, in Italia esiste solo in teoria… 
Esatto! La vita è solo una. Ho letto una bellissima frase “Un giorno ti sveglierai e capirai che quello che volevi fare non sarà più possibile farlo. Quello che vuoi fare, fallo oggi”.


Elisabetta Ruffolo



Fattitaliani

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