Dal romanista
Patrik Schick alla campionessa Sofia Goggia, fino ai più celebri sportivi a
livello mondiale come Roger Federer e Tom Brady e ai più forti giocatori degli
eSports. Un numero sempre maggiore di atleti professionisti ricorre al coaching
per ritrovare il proprio equilibrio e migliorare le proprie performance durante
le competizioni. Secondo la Master Certified Coach Marina Osnaghi: “Il coaching
permette di ritrovare l’equilibrio e superare i momenti difficili”.
Stephen Foster ha composto “Hard times, hard times, come again no more”,
Charles Dickens ha intitolato il suo
decimo romanzo “Hard Times” e il
pittore Hubert von Herkomer ha
intitolato “Hard Times” un proprio
celebre quadro. Capita a tutti di
attraversare momenti complicati. Dagli artisti, che trasformano il proprio
malessere in opere, agli sportivi,
che esprimono le proprie difficoltà
durante le competizioni agonistiche. Nel corso degli ultimi anni sempre più atleti, per superare l’impasse, scelgono di affidare la propria “rinascita” a
un coach. Professionisti che, seguendo costantemente l’atleta e
interrogandolo sul proprio stato, capiscono
cosa lo blocca, spronandolo a dare il meglio di sé attraverso tecniche
specifiche. Una tendenza che parte da lontano: come riportato dal New
York Times, la United States Tennis Association,
per riportare in auge il tennis negli USA ha
affiancato un esperto di coaching alle giovani promesse. Allo stesso modo
il Washington
Post ha raccontato la storia di campioni olimpici come Kayla Harrison, oro nel judo a Londra 2012
e Rio 2016, che ha lavorato
costantemente sulla propria mente collaborando con un coach. Anche la
tennista britannica Tara Moore, come
riportato da Eurosport UK, ha elogiato il lavoro del suo esperto di coaching
dopo un’importante vittoria. Ma non è tutto, anche campioni come Mattia De Sciglio, Patrik Shick, Sofia
Goggia, Federica Pellegrini, fino ad arrivare ai più celebri sportivi a
livello mondiale come Roger Federer
e Tom Brady, fino ai giocatori degli eSports, hanno fatto
ricorso al coaching per superare in
maniera brillante le avversità. Un’efficacia confermata anche da studi scientifici pubblicati sulle più
autorevoli testate.
È quanto emerge
da uno studio condotto da Espresso Communication su oltre 60 testate internazionali in occasione
della Giornata Mondiale dello Sport che
si celebrerà sabato 6 marzo, per
comprendere la vastità del fenomeno e capire le ragioni che spingono gli atleti
di tutto il mondo ad affidare il destino della propria carriera a questa figura professionale che sta diventando
sempre più popolare tra gli sportivi.
“Sempre più sportivi si affidano ai coach
per superare il proprio momento negativo –
spiega Marina Osnaghi, prima
Master Certified Coach in Italia,
che ha affiancato grandi imprenditori e sportivi professionisti nel
raggiungimento dei propri obbiettivi – Esistono particolari stati emotivi che
permettono di restare in contatto con le
proprie capacità e sopportare grandi
pressioni. Sono soprattutto i giovani
campioni a subire queste difficoltà, derivanti dalle aspettative della
famiglia e del proprio allenatore. Giornali,
tifosi, fallimenti, competitività: è facile per gli sportivi cadere in un
momento di sconforto. Ed è proprio il
lavoro dei coach che permette di
ritrovare equilibrio e consapevolezza, riuscendo a veicolare le energie a proprio favore. Nel fallimento, noi coach
riusciamo a trasformare in elementi di
vantaggio tutti gli eventi nella vita dell’atleta. Il ‘nemico interno’, come lo chiamiamo noi, può venire sconfitto anche con semplici esercizi: ad
esempio “L’Esercizio del Benvenuto”
aiuta molto, dando ogni giorno il benvenuto a se stessi, alle cose che
accadranno e a coloro con cui avremo a che fare, cambia lo stato emotivo. Un altro semplice esercizio consiste nel posizionare le mani in particolari zone del
cranio, un’azione che permette di scaldare
la neocorteccia, aumentando il flusso
sanguigno nell’area, permettendo di prendere decisioni migliori e più ponderate. L’ossessione della vittoria ci trasforma in un ruolo, non siamo più
atleti. In questo ambito chi perde si convince che sarà destinato a fallire per
sempre: la profezia auto-avverante
esiste davvero”.
L’efficacia di
questi esercizi, basati anche su domande poste a se stessi per focalizzare gli
obbiettivi nella propria immaginazione, è stata comprovata anche dagli scienziati. Su Washingtonpost.com è
stato pubblicato un esperimento di Guang
Yue, fisiologo dell'esercizio presso la Cleveland Clinic Foundation,
in cui ha chiesto a dei volontari di immaginare di flettere i bicipiti il più
intensamente possibile. Dopo alcune settimane di sola visualizzazione
dell’allenamento, i soggetti hanno mostrato un aumento del 13,5% della forza. In un altro studio, questa volta
condotto dall'Università di Chicago, è stato richiesto ai partecipanti di
immaginare di effettuare tiri liberi per un mese. I tester hanno migliorato il loro tiro del 23%.
Infine, uno studio francese ha scoperto che gli atleti del salto in lungo che
immaginavano i loro salti hanno ottenuto performance
migliori del 45%.