Te Video, Ninnella di Ezio Noto "per aiutarci a conservare la memoria". L'intervista di Fattitaliani

Per la rubrica "Te Video" ci soffermiamo su "Ninnella" nuova produzione di Ezio Noto, canzone e videoclip in memoria della strage della miniera di Marcinelle dell’8 agosto 1956. Fattitaliani ha interpellato il musicista.

Furono -dice Noto- 262 i minatori che persero la vita in quell’incidente in Belgio, 136 italiani. Molte Regioni italiane hanno avuto figli da piangere. Per un pezzo di pane hanno lasciato gli affetti, la loro terra per andare a trovare la morte in quell’incendio terribile, all’inferno, sottoterra. 
Qual è la finalità di "Ninnella" dunque?
È una canzone e un videoclip per unire le Regioni che hanno avuto vittime in quella tragedia, attraverso il loro dialetto, le loro parlate. Infatti il testo della canzone è scritto assemblando e utilizzando i diversi idiomi. I temi trattati sono attualissimi e riguardano l’emigrazione, la sicurezza sul lavoro, i sentimenti e l’amore, la dignità degli esseri umani. 
Chi è l'autore?
La canzone “Ninnella” è stata scritta da me, autore della musica (siciliano) e Mario Ciola, autore del testo (lucano). Il brano è da me eseguito con la collaborazione di alcuni artisti siciliani e campani. Il Videoclip è girato in questi giorni in Sicilia, nella zona fra Ribera e Caltabellotta per la Regia di Giuseppe Catalanotto, promettente videomaker siciliano che opera in Toscana. 
Cosa vi augurate di ottenere grazie al video?
Crediamo utile questa idea: per aiutarci a conservare la memoria, per i temi trattati legati al lavoro e alla dignità, ai sentimenti dell’essere umano, per dare la giusta rilevanza e importanza ai valori contenuti in questo progetto. 
Chi ha partecipato al video?
Il videoclip di prossima uscita con la Regia di Giuseppe Catalanotto vede la partecipazione degli attori: Lucia Amodei (Ninnella), Lucia Alessi (madre di Ninnella), Raimondo Moncada, (padre di Ninnella), Massimiliano Colletti (Angelo Damiani). Hanno collaborato alla realizzazione del videoclip Anna Triolo, Pino Tortorici, Totò Randazzo, Medinova, il Comune di Caltabellotta. Come pure anche Patrizia Noto e Pietro Mulè. 
Giovanni Zambito

Il Video
8 agosto 1956, una giovane donna del sud Italia, Ninnella, con la sua famiglia contadina in una casa di campagna, apprendono la terribile notizia dalla radio.
Arriva l'odore acre, l'eco della morte di 262 persone, 136 Italiani, ...fra questi c'è il suo ragazzo, il suo Angelo. Inizia una danza (taranta frenetica e triste) che vorrebbe esorcizzare e allontanare questo immenso dolore. Lei danza, prima di giorno, al tramonto, poi di sera, di notte. Il suo pianto che è il pianto di tutte le donne, le figlie, le mogli, le madri, le fidanzate che hanno perso i propri cari in quella disgrazia. Danza frenetica e primi piani di pianto. Lei che danza fino alla fine. Una taranta triste, curativa che dovrebbe lenire l’immenso dolore.
Gli autori della canzone, un siciliano e un lucano, si sono ispirati dalla storia di un giovane  abruzzese, (l’Abruzzo ha pagato un prezzo altissimo con 60 vittime in quella sciagura), un minatore, Angelo Damiani il vero nome, nato a Farindola (Pe) il 20 aprile 1937 che muore giovanissimo dunque, aveva 19 anni il giorno del disastro minerario di Marcinelle (Charleroi), senza aver mai fatto l'amore con la sua ragazza “la zita” lasciata al paese, Ninnella. Attraverso le parole del poeta, nella canzone Angelo narra la sua storia, la separazione, il viaggio, il suo grande amore, la disgrazia. Si narra che dopo l’incidente egli sia diventato una tarantola e che da allora continua ad amare Ninnella e a raccontarci questa storia. Scritta in lingua babelica, assemblando diverse parlate per dare voce alle storie, ai sentimenti e alle tradizioni dei popoli a meridione di Cristo. A tratti quasi un grammelot.


Fattitaliani

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