Proscenio, Antonella Antonelli: Per me il teatro è verità, il gioco più serio che conosca. L'intervista di Fattitaliani

“Tutto Norma(?)le”, la nuova commedia di Antonella Antonelli con la regia di Massimiliano Milesi da stasera in scena al Teatro Elettra di Roma. Una commedia ricca di colpi di scena che analizza gli stereotipi del maschio alpha e la capacità di essere multitasking dell’universo donna. L'autrice è ospite della rubrica "Proscenio": l'intervista di Fattitaliani.

"Tutto Norma(?)le" in che cosa si contraddistingue rispetto ad altri suoi testi?
La struttura. È una piece concepita in due atti. Molto organizzata, direi quasi matematica. A livello di battute c’è una trama a spirale che dà un’idea tridimensionale alla parola, si torna indietro per andare avanti, ci sono citazioni che si ripropongono in tempi precisi, giochi di parole, incomprensioni linguistiche e pillole di saggezza. Il tutto è davvero molto stimolante per lo spettatore, ma per l’attore è una trappola infernale, non si può saltare, sbagliare, cambiare, il rischio è quello di sfilacciare la matassa che lega il tutto.
Quale linea di continuità, invece, porta avanti (se c’è)?
Questa: il teatro è il gioco più serio che conosco, pochi mezzi precisi, chirurgici, ritmo, voce, musica, rispetto e tanta fantasia. Mi piace partire sempre dal reale, ma è inevitabile che io finisca nel teatro dell’assurdo, o che almeno provi ad imitarlo, lo trovo stimolante. Del resto di appiattimento e banalità possiamo averne quanta ne vogliamo, proviamo a far sognare i nostri spettatori, vediamo se ci seguono…
Com'è avvenuto il suo primo approccio al teatro? Racconti…
Non saprei come rispondere. Io nasco come poetessa, e per me la poesia va narrata per farla vivere ed ecco che il teatro diventa il suo luogo intimo, si addice insomma alla parola, ma non basta, in seguito ho sentito che c’è un ‘oltre’ che nel teatro cresce e sviluppa energia, è l’azione che la parola scatena, il gesto che ci rapisce e ci dice con certezza che quella parola, è vera. Per me il teatro è verità.
Ma se dovessi riportare un momento specifico, ovvero, il mio primo, reale approccio al teatro parlerei del tavolo di legno della cucina della mia infanzia. Ricordo che avevo messo alle estremità due canavacci retti da mollette per i panni e li aprivo al centro, come fosse un sipario, stando in ginocchio per non battere la testa ripetevo a una platea immaginaria, il racconto dei libri che leggevo. Mia madre mi lasciava fare, e io all’epoca non avevo certo bisogno di pubblico. Avevo, credo, intorno agli otto, forse nove anni. Ero stata certamente stimolata dalla visione dei burattini al Gianicolo, ma già sentivo l’esigenza di esprimere un mio racconto, poi la vita deve avermi distratta…
Quando scrive un testo nuovo può capitare che i volti dei personaggi prendano man mano la fisionomia di attrici e attori precisi?
Diciamo che succede esattamente l’inverso, nel senso che io sono più una drammaturga, per cui scrivo per i miei attori, che anzi consulto, cercando di assecondare le loro richieste, i loro desideri. Diciamo che mi piace vederli felici, e questo mi aiuta anche ad impostare il lavoro, senza paletti però, perché quello che il personaggio mi suggerisce, è sacro.
Per un autore teatrale qual è il più grande timore quando la regia è firmata da un'altra persona?
Il timore più grande è che il testo possa non essere capito fino in fondo, che non si rispettino le parole, addirittura la punteggiatura. Un testo può essere manipolato e diventare qualcosa di diverso, ma, può anche migliorare cambiando, bisogna avere coraggio. Altrimenti è necessario rapportarsi ad un regista del quale si ha la massima fiducia, oppure… farne anche la regia, ma questo spesso non paga.
Quanto è d'accordo con la seguente citazione e perché: "gli attori vivono più a lungo, perché vivendo anche le vite degli altri, le aggiungono alle loro" di Carlo Giuffrè?
Non è necessario essere d’accordo, posso condividere, senza dubbio, ma anche leggendo si vivono le vite degli altri, o semplicemente ascoltando di più le parole, per me la differenza della lunghezza della vita, la fa l’ascolto. Se ti ascolto, vivo anche di te. È chiaro che se ti interpreto, vivo anche con te.
Il suo aforisma preferito sul teatro... o uno suo personale…
Tutto il mondo è un teatro e tutti gli uomini e le donne non sono che attori: essi hanno le loro uscite e le loro entrate; e una stessa persona, nella sua vita, rappresenta diverse parti. (Shakespeare)
Assiste sempre alla prima assoluta di un suo lavoro? 
Sì, sempre. Perché sono sempre stata in scena, ad ogni lavoro, fin ora.
L'ultimo spettacolo visto a teatro? 
Ho visto al teatro “Stanze Segrete” “Un amore in altalena”, giudizio molto positivo, bravi i due interpreti: Monica Lammardo e Paolo Buglioni, bello, molto, il testo e originale la struttura scenica. 
Degli attori del passato chi vorrebbe come protagonisti ideali di un suo spettacolo? perché?
Luca De Filippo, perché in “Uomo e Galantuomo” era perfetto e sarebbe perfetto anche in “Tutto Norma?Le” e Franca Rame, perché per me era un’icona, anzi, lo è ancora.
Il miglior testo teatrale in assoluto qual è per lei?
“La cantatrice calva”, la vidi da bambina interpretata tra gli altri da Franca Valeri… beh anche lei la vorrei per un mio spettacolo. Sì!
La migliore critica che vorrebbe ricevere?
Mi sono divertito-a, mi hai fatto passare due ore di spensieratezza.
La peggiore critica che non vorrebbe mai ricevere?
Che noia, che banalità. Giovanni Zambito.
LO SPETTACOLO Sabato 2 marzo ore 21.00, domenica 3 marzo ore 18.00 e dal 7 al 10 marzo. Teatro Elettra, Via Capo d’Africa 32.
Valeria è una grigia scrittrice di mezz’età, solitaria, abitudinaria, restia al cambiamento e alla modernità. O per lo meno, crede di esserlo finché… nella sua vita, apparentemente tutta normale, si scatena l’imprevisto e l’inspiegabile: dov’è finito il suo Cherry, e cosa ci fa con la bottiglietta del Re Remedì? Ha davvero perso il lavoro? E suo marito è veramente scomparso?… La sua migliore amica poi, sembra indagare troppo alacremente, perché? E sua sorella, che compare dal nulla portandosi dietro un ragazzo, cosa vuole?… Per fortuna il portiere si rivelerà un sensibile rompiscatole, ma è possibile che il postino, il barman, il sostituto del portiere siano la stessa persona e che lei…? E chi è l’impresario che somiglia tanto al portiere e cosa pretende ora? 
E quando la cena sarà quasi pronta, saranno in otto alle otto?...
L'AUTRICE
Antonella Antonelli è nata a Roma, dove vive e lavora. È laureata in psicologia clinica. Ha pubblicato le sillogi poetiche : “Pensieri soli”, “Da crisalide a farfalla” e “In una notte lunga di un giorno che non conta” e, in seguito sempre solo con le Edizioni Progetto Cultura “Sullo stanca mantra”(poesie), e la raccolta di racconti “Distrazioni”. “Aspettando il zio”, è stata la sua prima scrittura per il teatro e “Er viaggio der poeta” il suo primo copione in vernacolo, “Tutto norma?le” invece, è la sua prima commedia.
Collabora con la rivista semestrale del Centro Studi Psiche Arte e Società e alla stazione web “Radio Agorà”, dove, oltre ad andare in voce, scrive fiabe e cura la rubrica “Briciole di donna”.
È attrice e aiutoregista della compagnia “Teatro da viaggio” diretta dal regista Massimiliano Milesi. 

Fattitaliani

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