Green book, film bellissimo dalle molteplici venature e ombre pluridirezionali. La recensione

“Green book” (2018) di Peter Farrelly. Recensione di Andrea Giostra (intervista a Viggo Mortensen) .


Film bellissimo!
Si potrebbe incorniciare con queste due semplici parole questa emozionante produzione cinematografica frutto di una splendida sceneggiatura originale scritta a otto mani che ha saputo ben ricostruire una storia vera degli anni Sessante statunitensi tra un talentuoso pianista afroamericano dell’elegante City newyorkese e un bizzarro e pieno di geniali risorse autista e tuttofare italoamericano del basso Bronx.
Il disperato tentativo di alcuni buonisti ad oltranza radical chic italici di affrettarsi a definire semplicisticamente Green book come un film sul razzismo americano contro i “negri”, è intellettualmente disonesto quanto lapalissianamente impreciso.
È vero invece che è uno splendido film sul razzismo e sulla xenofobia (non solo statunitensi) generati dalla “paura del diverso da noi”, visti e raccontati da angolature diverse, da prospettive prismatiche che fanno capire senza lasciare alcun dubbio che il razzismo, così come la xenofobia, non è unidirezionale, dal bianco verso il nero come pregiudizialmente ed ipocritamente viene concepito da una sparuta parte degli pseudo intellettuali italici, ma ha molteplici venature e ombre pluridirezionali.
Ed è qui che nel film viene fuori l’eleganza e la raffinatezza della narrazione che sviluppa e districa con geniale maestria le molteplici prospettive del razzismo/xenofobia… quello del colore della pelle e delle tradizioni, dell’educazione e della cultura, delle inclinazioni sessuali e della religione, del cibo e dell’abbigliamento, del modo di parlare e del modo di mangiare, dei costumi e delle origini storico-sociali…
Rimane la paura del diverso il tema principale che affronta il film. E quando il diverso da noi diventa simile a noi attraverso un “percorso” di conoscenza frutto dello scontro e del confronto, delle confessioni disinibite e delle emozioni irrefrenabili, della fiducia e della voglia di scoprire nuovi universi umani, è lì che vengono abbattuti i muri della diffidenza pregiudiziale, e tutto come per magia appare nuovo, diverso, chiaro… tanto che non può che generare condivisione umana e solidarietà fraterna, come alla fine dei tre mesi di “tour di concerti” tracciato dal “Green book” in giro per gli Stati Uniti del profondo sud accade tra l’italoamericano Tony Lip (uno splendido Viggo Mortensen) e il talentuoso pianista Don Shirley (un maestoso Mahershala Ali).
È questo il vero cuore narrativo del film che riesce a commuovere e a far luccicare gli occhi dello spettatore per le emozioni che riesce con una semplicità disarmante a generare.

Scheda:
Titolo originale: “Green book”.
Regia di Peter Farrelly
Produzione Brian Currie, Jim Burke, Brian Hayes Currie, Peter Farrelly, Kwame Parker, John Sloss, Octavia Spencer, Nick Vallelonga, Charles B. Wessler.
Distribuzione Eagle Pictures
Musiche di Kris Bowers
Con Viggo Mortensen, Mahershala Ali, Linda Cardellini, Sebastian Maniscalco, P.J. Byrne, Dimeter D. Marinov, Don Stark, Brian Stepanek, Iqbal Theba, Tom Virtue, Ricky Muse, Joe Cortese, Daniel Greene, Ninja N. Devoe, Johnny Williams, David Kallaway, Anthony Mangano, Geraldine Singer, Jim Klock, Rebecca Chulew, Paul Sloan, Nick Vallelonga, Gralen Bryant Banks, Brian Hayes Currie.

ANDREA GIOSTRA

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