Francesca Mannocchi, “Io Khaled vendo uomini e sono innocente”, Einaudi Ed., Torino, 2019. Recensione di Andrea Giostra.
Come
tutte le mattina faccio colazione al bar sotto casa e passo qualche
minuto a leggere i giornali. La domenica leggo sempre l’inserto
Robinson
de “la Repubblica”
per conoscere le nuove proposte editoriali e leggere le spesso
interessanti recensioni su opere letterarie pubblicate in Italia. Uno
degli articoli di stamattina (cfr. "la Repubblica", inserto
Robinson, domenica 3 febbraio 2019, p. 9) è dedicato al primo
romanzo di Francesca
Mannocchi, che la stessa
presenta con una breve intervista, dopo che venerdì 1° febbraio
2019 su La7, ospite di Propaganda
Live aveva avuto
occasione di leggere alcuni brani e di presentare il suo libro nella
molto interessante trasmissione di Diego
Bianchi, in arte Zoro,
che racconta l’Italia di oggi utilizzando intelligentemente
l’ironia giornalistica che si muove tra attualità, politica,
economia e cronaca. La Mannocchi, con la produzione di FremantleMedia
Italia con Rai Cinema, in collaborazione con Bayerischer Rundfunk con
Arte, in coproduzione con Wildside e Cala Film Filmproduktion, e con
la co-regia di Alessio
Romenzi, ha presentato
nello scorso Festiva di Venezia il documentario “ISIS,
TOMORROW. The lost souls of Mosul”,
che ha avuto un interessante successo, uscito nelle sale
cinematografiche italiane il 30 agosto 2018.
Ebbene,
leggo l’intervista di questa mattina, e la associo a quello che
avevo già ascoltato nella scorsa puntata di Propaganda Live dove la
stessa Mannocchi aveva raccontato ai telespettatori del suo libro e
della sua esperienza di giornalista e documentarista nei paesi del
Medio Oriente.
Volendo
sintetizzare “semplicisticamente” questa bizzarra e originale
tesi psicosociale della Mannocchi, che di fatto giustifica moralmente
ed eticamente i “trafficanti
di africani” (rimanendo
nella sua definizione), è come voler giustificare un pedofilo che ha
commesso decine di reati sessuali a danno di bambini indifesi, per il
solo fatto di essere stato a sua volta abusato quand'era lui stesso
un bambino.
Ogni
altro commento sarebbe assolutamente sterile e inutile su quest’opera
letteraria. Una narrazione che è come un pot-pourri di torti e di
ragioni, dove non si capisce quali sono i torti e quali le ragioni,
che ha un unico obiettivo, il tentativo di sdoganare quello che la
cultura cristiana occidentale non potrebbe e non dovrebbe mai
accettare: lo sfruttamento di altri uomini per fini personali, per
fini economici!
Buona
lettura a tutti voi.
Francesca
Mannocchi
Andrea
Giostra