Intervista di Andrea
Giostra.
Ciao Rossana,
benvenuta e grazie per la tua disponibilità. Ai nostri lettori che volessero
conoscere qualcosa di più di te quale poeta, cosa racconteresti?
Ciao, Andrea, grazie a te. Più che intervista vorrei
considerarla una “chiacchierata salottiera” fra amici appassionati di arte e di
letteratura. E poi… se dovessi considerarla un’intervista, mi verrebbe la
cosiddetta ansia da “prestazione” (sorride). Mettiamola così! Detto ciò,
rispondo alla tua prima domanda. Mi definisco un’Artista eclettica, amo l’Arte
nella sua ineffabile bellezza e poliedricità delle sue espressioni. Sono una
Musicista, Diplomata in pianoforte al Conservatorio Alessandro Scarlatti, già
Conservatorio Vincenzo Bellini, di Palermo, sono Poeta, e amo oltremodo anche
il disegno, la fotografia e la recitazione. Amo scrivere sin da quando ero
piccina, soltanto da pochi anni mi sono dedicata alla poesia. Sono famelica di
scrittura, sempre pronta a catturare qualcosa che mi emozioni per emozionare gli
altri! Emozionarmi per emozionare è il mio modus
operandi. Fotografo squarci pittoreschi di quotidianità, il mio microcosmo
interiore fatto di gioie, sorrisi, lacrime, inquietudini, malumori dell’anima.
Nei miei versi racconto anche le emozioni altrui. I Miei componimenti non
sempre hanno una matrice autobiografica come si può pensare. Cammino con un
taccuino in borsa sempre pronta ad annotare tutto ciò che cattura la mia
attenzione, che solletichi la mia ispirazione! La penna guizza felice sulla
carta, per dirla metaforicamente, mentre dita ballerine ne accompagnano il
movimento come fosse danza di farfalle… per intenderci.
Ci parli
della tua ultima raccolta di poesie “Sospiri dell’anima”? Qual è il tema
dominante e quale il messaggio che vuoi lanciare ai tuoi lettori?
Sospiri
dell’anima è una silloge di 30 componimenti scritti tra il
serio ed il faceto. Non trattano soltanto il tema tedioso dell’amore, dell’abbandono
dell’amato/a, etc.… come sovente accade. Ho anche scritto delle poesie che
trattano temi di attualità e che in questo momento non ho inserito in questa
silloge. Forse questo è il motivo del piccolo successo che sta ottenendo questa
raccolta. Sono lette anche da persone poco inclini alla poesia. Sappiamo bene, che
la poesia non è amata da tutti, non è accessibile ai più, proprio perché
ritengono sia tediosa. Gli appassionati di poesia fanno parte di un microcosmo
a sé stante. Ergo, per leggere dei versi bisogna essere cultori e appassionati.
Con grande sorpresa noto invece che i miei componimenti sono letti da un
pubblico giovane e adulto. Nei mie “Sospiri” troviamo uno spirito serioso ma
anche gioioso, ilare, proprio come sono caratterialmente io. C’è anche un velo
di dolcissima sensualità. Rispecchiano sempre e comunque la mia ineluttabile
voglia di scrivere, passione che diviene canto dell’anima. Sono aliti di estro,
di creatività che solletica ispirazione e feconda versi. Ogni componimento mi
appartiene a livello viscerale. Voglio comunque precisare che nel momento in
cui scrivo non mi prefiggo di scegliere un argomento che possa avvicinare ai
versi un potenziale lettore. Scrivo e basta.
Come nasce
questo libro? A cosa hai pensato quando hai cominciato a scriverlo?
Come già detto, ho sempre amato scrivere sin da
quando ero bambina. Alla Poesia mi dedico da alcuni anni. Tutto è accaduto per
caso. Un giorno mi ritrovai a scrivere dei versi dotati di metrica, senza
volerlo, e di una notevole musicalità. Allora dissi a me medesima: questa è una
poesia! Quasi senza accorgermene, a quel primo componimento ne fecero seguito altri.
Pian piano scoprii il piacere del comporre in versi. Tutto mi veniva molto
naturale, soprattutto la musicalità delle strofe. Ritengo che in questo mi
abbia aiutato oltremodo il fatto che abbia studiato musica e sono una pianista.
Ecco perché non amo distinguere le due ARTI: scrivere
in versi è come comporre musica con le parole anziché con le note. Dopo
questa piacevole scoperta, cominciai a fare leggere le mie poesie a colleghi,
amici e appassionati di lettura. Ovviamente anche ai miei familiari. Notavo che
durante la lettura queste persone mi esprimevano la loro emozione. Fu dopo
questo mia artigianale sperimentazione con i miei amici e i miei familiari che decisi
di avventurarmi nella scrittura di un libro che raccogliesse i miei
componimenti. Fu così che nello scorso mese di dicembre pubblicai la silloge
“Sospiri dell’Anima” con StreetLib, una multinazionale dell’editoria e della
distribuzione statunitense, che da qualche anno ha anche sede in Italia, a
Milano.
Come
definiresti il tuo stile letterario? C’è qualche poeta o scrittore al quale ti
ispiri?
Uno stile libero, fresco, pittoresco, iconico, vivace
ma allo stesso tempo sofisticato, soprattutto nella scelta dei vocaboli. Senza
pretesa letteraria alcuna, ovviamente. Nella vita sono una persona amante del
parlare bene, e con ciò intendo dire anche utilizzare un lessico forbito. Un’altra
cosa cui mi piace prestare attenzione sono i ritmi del verso e la ricerca
continua di una precisa musicalità che, come già sottolineato, mi è sempre
venuta spontaneamente essendo una musicista. Non m’ispiro a nessun poeta in
particolare, sebbene ami oltremodo la Letteratura dei classici ma anche la
poesia contemporanea.
Come è nata
la tua passione per la poesia e la letteratura? Qual è il tuo proposito, il tuo
scopo nello scrivere le tue poesie?
Sin dai tempi della Scuola Superiore ho amato la
Letteratura, passione, questa, acuitasi durante gli Studi universitari nei
quali figurava anche come argomento di studio, soprattutto negli esami di
Lingua e Letteratura italiana. Sono amante della Scuola Poetica Siciliana,
attiva durante la dinastia di Federico II. Vivo di un simpatico poetare, gioco
con le parole, folleggio con i versi.
In tal senso, ti cito uno “stralcio” di una mia
poesia dal titolo “Giocoliere di parole”, che ti leggo…
Ormai sono un menestrello che
intrattiene a corte… nessun poeta o
aulico linguaggio… solo brevi fraseggi,
giochi verbali di sogni e seduzione.
Nessuna pretesa, caro Dante… sono
solo un giocoliere di parole… sviscero
la vita a suon di fantasia… lungi da
me odi o sonetti, rime baciate ed
incrociate. Nessuna mestizia, dunque…
solo gioia e contentezza per me
che vivo di un simpatico poetare.
Il mio proposito è emozionarmi per emozionare.
Alla domanda del giornalista William Childress,
che nel 1974 lo intervistò per il Poetry Now, su cosa pensasse delle poesia
contemporanea, Bukowski rispose: «Direi
che sono disgustato, o ancor meglio nauseato … C’è in giro un sacco di poesia
accademica. Mi arrivano libri o riviste da studenti che hanno pochissima
energia … non hanno fuoco o pazzia. La gente affabile non crea molto bene.
Questo non si applica soltanto ai giovani. Il poeta, più di tutti, deve
forgiarsi tra le fiamme degli stenti. Troppo latte materno non va bene. Se il
tipo di poesia è buona, io non ne ho vista. La teoria degli stenti e delle
privazioni può essere vecchia, ma è diventata vecchia perché era buona … Il mio
contributo è stato quello di rendere la poesia più libera e più semplificata,
l’ho resa più umana. L’ho resa più facile da seguire per gli altri. Ho
insegnato loro che si può scrivere una poesia allo stesso modo in cui si può
scrivere una lettera, che una poesia può perfino intrattenere, e che non ci
deve essere per forza qualcosa di sacro in essa.» (Intervista di William
Childress, Charles Bukowski, “Poetry
Now, vol. 1, n.6, 1974, pp 1, 19, 21). Ti cosa ne pensi in proposito?
Il segreto è la semplicità, la libertà di esprimere
le proprie emozioni, allo stesso modo in cui si scrive una lettera, proprio
come dice Bukowski. Com’è noto, i suoi componimenti raccontano il suo vissuto,
la sua quotidianità. Poesia e vita nelle sue opere si compenetrano vicendevolmente.
È proprio da questo universo reale, ma anche crudo e spesso dissacrante, ha
sempre composto versi di ineffabile e indiscutibile bellezza. Una profondità
verace, ruvida se vogliamo, magistralmente descritta. Allo stesso tempo, come
lui stesso dice, “semplicità” nella poesia vuol anche significare “fuoco e
pazzia”.
Sempre
Buk, come veniva chiamato dalla stampa statunitense, a proposito del ruolo dei
poeti nella società e nella cultura del suo tempo, diceva che… «il ruolo del poeta è pressoché nullo …
tristemente nullo … il poeta, per definizione, è un mezzo uomo – un
mollaccione, non è una persona reale, e non ha la forza di guidare uomini veri
in questioni di sangue e coraggio.» (Intervista ad
Arnold Kaye, Charles Bukowski Speaks Out,
“Literary Times”, Chicaco, vol 2, n. 4, March 1963, pp. 1-7). Cosa ne pensi
di questa definizione? E qual è il ruolo del poeta nella società di oggi
secondo te?
A tal proposito penso che cambia il ruolo della
società la quale non ritiene più il poeta come propria voce. Lo ritiene
inutile. Nella società odierna caratterizzata dalla globalizzazione delle
informazioni, dal culto dell’immagine, il poeta ha perso la sua dimensione sacrale,
il suo ruolo di vate. Sembra non
trovi più spazio perché possa esprimersi. Peraltro le tematiche che un tempo
venivano affrontate nella poesia oggi trovano la loro ragion d’essere nei
servizi giornalistici, per esempio. In epoche precedenti alla nostra, il poeta
era una figura istituzionalmente riconosciuta, oggi non lo è più, e questo è
vero. Già agli inizi del Novecento assistiamo a questo declino del ruolo del
poeta. Insomma, parliamoci chiaro, tutti scrivono ma è difficile discernere ciò
che è bello da ciò che non lo è. Tantissimi poeti scrivono con mediocrità e, di
conseguenza, fanno perdere credibilità alla poesia stessa, che dovrebbe in
teoria “raccontare” bellezza. Poi c’è il mercato editoriale che vorrebbe
vendere su largo consumo. E questa è un’altra storia.
Perché
secondo te oggi è importante scrivere, raccontare con la scrittura?
È importante esprimersi, raccontarsi, dare dei
messaggi provocatori, positivi. Nella società odierna in cui regna sovrano il
culto dell’immagine, dell’ipocrisia, dell’effimero, ritengo ci sia bisogno di
bellezza. La poesia restituisce questa autenticità di cui è carente la società contemporanea.
Cosa
consiglieresti a chi volesse cimentarsi come scrittore, come poeta?
Andrea, sorrido a questa domanda, degna di essere
posta ad un Premio Strega! Scherzi a parte, non mi sento in grado di elargire
consigli a nessuno. Evviva sempre chi ha qualcosa da dire, da raccontare, da
scrivere. Come dicevo prima, spetta ad ognuno di noi discernere il bello dal
brutto.
Quali sono i
tuoi prossimi progetti e i tuoi prossimi appuntamenti? A cosa stai lavorando?
Dove potranno seguirti i tuoi lettori e i tuoi fan?
Attualmente sono impegnata nella promozione del
libro. Ciò anche grazie alla Pagina Facebook che porta il titolo del libro.
Pagina seguita, con mia grande sorpresa, da numerosissimi fan. Attualmente
lavoro al prossimo libro.
Rossana Lo
Giudice
Pagina Fb ufficiale de
“I sospiri dell’anima” dove la
silloge si può leggere gratuitamente online:
Andrea Giostra