Il pittore e illustratore Rinald Meta a Fattitaliani: La pittura ferma un momento e lo rende eterno. L'intervista

di Laura Gorini -  Non ha compiuto alcuno studio artistico, eppure Rinald Meta può essere a buona ragione definito un bravissimo pittore e un valente illustratore. In questa lunga intervista l'artista ci racconta del suo amore per l'Arte, oltre che di alcuni suoi nuovi interessanti progetti.

Rinald, perché hai scelto come mezzo espressivo la pittura?
Ciao Laura, prima di tutto grazie per avermi dato la possibilità di questa intervista e per l’interesse dimostrato nel mio lavoro, quale pittore ed illustratore che si sta affacciando a questo mondo ormai da qualche anno. Ne sono davvero onorato.
La pittura ha sempre rappresentato per me la quintessenza della creazione artistica, perché mediante essa si può fermare un momento e farlo diventare eterno. Sono cresciuto a “pane e tele” di Raffaello, Leonardo e dei maestri del Rinascimento italiano, ed ho imparato a disegnare guardando le loro opere, a volte sognando di essere lì accanto loro mentre davano vita ai loro capolavori.
Nelle opere di ogni artista- si dice- si può intravedere la sua anima, ma che cos'è per te?
Per quanto mi riguarda l’anima è la nostra impronta personale nel mondo, quindi è ciò che tiriamo fuori in ogni gesto che compiamo.
Osservando le tue opere dalla tua pagina ufficiale di Facebook, ho notato uno stile molto affine a quello fumettistico… Ne deduco che sei anche un grande appassionato di fumetti… E’ così?
Sì, molto. Non ne leggo tanti in realtà, sono più attento al lato artistico. Credo che il fumetto sia una vera e propria Arte e quello che vorrei fare, nel mio piccolo, è cercare di fondere queste due cose il più possibile. Ho un progetto in tal senso che spero vedrà la luce un giorno.
Ma quale credi che sia - se ovviamente esiste- il filo rosso che lega in qualche maniera la Pittura con il Fumetto?
Potrei dire in cosa si differenziano: il fumetto non si limita a fermare un istante, il culmine di un’azione, come fa la pittura, ma segue passo dopo passo l’intera storia dei personaggi, come una piccola telecamera nascosta che entra nella vita di qualcuno senza accorgersene e riprende gli attimi più intimi e veritieri.  
Perché - a tuo avviso - i fumettisti spesso non sono considerati dei veri e propri artisti? Quali sono i tuoi prediletti?
Non credo sia così, il fumetto ha il proprio spazio nel mondo dell’Arte, forse l’Italia ha un mercato più limitato in tal senso se confrontata con altri paesi dell’Europa o con il mercato statunitense. Sono davvero numerosi gli artisti che mi piacciono e che sono per me fonte di ispirazione. Tra gli italiani ci sono i mostri sacri: Paolo Eleutieri Serpieri, Sergio Toppi, il grande Galep, Claudio Villa e tanti altri, dei moderni mi vengono in mente Gabriele dell’Otto, Riccardo Federici, Lucio Parrillo, Simone Bianchi, ma guardo molto anche gli artisti stranieri, senz’altro Alex Ross, Tim Bradstreet, Adi Granov, Jim Lee, Kim Jung Gi, Lee Bermejo, ma ce ne sono davvero tanti da cui si ha solo da imparare!
E che cosa significa essere un artista per te?
Un artista è come uno scienziato che osserva il mondo e cerca di capirlo, non attraverso le scienze esatte ma attraverso le immagini, che sono la cosa più potente che esiste nella psiche umana. Chiedetelo ai taoisti.
E tu quando hai capito di esserlo?
Non mi piace definire me stesso un artista, sembra un titolo autocompiacente e credo che spetti agli altri darti o meno questo appellativo, a seconda se ciò che crei lasci traccia nel loro mondo interiore. Io sono una persona molto curiosa che ha molteplici passioni, ma il mio cuore batte principalmente per la pittura e il fumetto ed ogni giorno scopro qualcosa di nuovo. È un viaggio costante e pieno di insidie, ma non per questo meno meraviglioso.
Tu hai compiuto studi artistici? Quanto è importante lo studio per diventare bravi a livello artistico?
Non ho compiuto nessun tipo di studio artistico ed, ad essere sinceri, la cosa ha sempre suscitato in me un certo dispiacere. Nella vita mi sono occupato di tutt’altro, ho studiato ingegneria elettronica, volevo diventare un linguista (ed in un certo senso lo sono ancora), ma l’Arte era sempre lì, mi accompagnava ovunque andassi. In quel momento capii che il mio metodo di osservazione era quello delle immagini, non della matematica. Ora sono diventato consapevole del fatto che studiare Arte, come qualsiasi altra disciplina, sia fondamentale. Non necessariamente presso una scuola o atelier, anche se questo di solito ti fa risparmiare tempo (di solito), ma è fondamentale imparare a osservare per capire a fondo le cose, e l’intuito non basta. Il cosiddetto talento è un concetto a mio avviso sopravvalutato, esso può essere paragonato ad una predisposizione o ad una passione, ma per crescere artisticamente bisogna superare quelli che sono i propri limiti e se prima non li si comprende, ciò non può avvenire. Bisogna essere metodici, come uno scienziato.
Chi consideri a livello pittorico i tuoi punti di riferimento e i tuoi maestri?
Ce ne sono davvero tanti, io cerco di imparare qualcosa da chiunque, ma se dovessi scegliere, dei classici direi: Tiziano, Velazquez, Goya, Caravaggio, Bouguereau, Renoir, John Singer Sargent, poi i maestri del nostro secolo come Norman Rockwell e il mitico Frank Frazzetta.
Con quali parole descriveresti il tuo rapporto con la Pittura e con l’Arte in generale?
L’Arte per me è come una finestra che dà su un giardino dei misteri. Ti vien voglia di perdertici ogni volta che ti affacci, anche se a volte fa paura.
Esiste il detto “impara l’arte e mettila da parte”. Ma è veritiero per te? E soprattutto perché oggi nelle scuole si tende a insegnarla sempre meno?
Purtroppo il sistema scolastico odierno è diventato un po' servo del cosiddetto mercato, si prediligono materie "pratiche’’ che un giorno porteranno -si pensa- ad un lavoro sicuro. Le materie umanistiche, come anche la filosofia o la letteratura, sono state relegate ad una specie di diletto del tempo libero. Per quanto mi riguarda, sono il sale della vita, una società senza cultura è una mente senza immaginazione fatta di ingranaggi che girano a vuoto.
Come si può - secondo te - avvicinare maggiormente i giovani all’Arte?
L’Arte è l’espressione più autentica della nostra personalità. Non solo ai giovani, ma un po' a tutti noi direi di mettere giù i cellulari o i telecomandi della tv, e di prendere blocchetti, matite o una chitarra e di andare fuori per farsi ispirare dal mondo che ci circonda. O magari entrare in un museo e contemplare le creazioni dei maestri del passato: in fondo, camminiamo sulle spalle dei giganti. 
Che cosa ti auguri di comunicare con le tue opere? E a che cosa stai lavorando ora? Forse a una tua mostra personale?
Oltre a dipinti e tele per commissioni private, adesso sto lavorando alla sceneggiatura di una storia narrativa per un futuro fumetto, in realtà è un progetto molto ambizioso che mi sta impegnando da molto tempo, non essendo io uno scrittore. Per una mostra è ancora presto, anche se nulla è escluso e molto dipenderà dalla realizzazione dei lavori che ho in mente e dai miei prossimi impegni.

Link Pagina Ufficiale: https://www.facebook.com/RinaldMetaArt/  
Fattitaliani

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