I Forti di San Lorenzo, il nuovo cortometraggio del regista Alessandro Scarpinato. L'intervista

Genio? Creatività? beh sì, ma soprattutto voglia di fare, tra foto immagine e pellicole volanti nasce il nuovo il progetto di Alessandro Scarpinato, dal titolo I forti di San LorenzoGli interpreti:  Alessandro Fricano, Vincenzo Pepe, Calogero Salomone, Fabiola Arculeo, Ferdinando Gattuccio, Achille Gattuccio, siciliani, intraprendenti e talentuosi. Ecco a voi una mini intervista per scoprire maggiori dettagli, ma prima guardate un po' qui… il Booktrailer tratto dal cortometraggio.
Alessandro Scarpinato è un regista indipendente, fotografo, che ha la fortuna di trovarsi lì quando la pellicola si trasforma in digitale.

Studia recitazione, poi si butta sul cinema studiando regia. Realizza nel tempo regie televisive per spettacoli teatrali, cortometraggi, spot Tv, videoclip e moda.
Mica male...
Ha realizzato anche dei documentari per l'università di Palermo e con il montaggio di documentari per altre case di produzione, come montatore, arriva finalista al Miami Film Festival.
Altri spot didattici suoi per il sert fanno il giro delle scuole italiane.
Nel frattempo comincia ad insegnare, tecniche di ripresa video e fotografia di scena. 
Questo ragazzo non si ferma mai...
Ha girato un altro corto istituzionale per la "notte bianca delle scuole" di Palermo, e ha fatto da assistente alla regia e aiuto regia per la fiction Rai Agrodolce.
Ho scoperto che non gli piace parlare di cose già fatte, più che altro perché se le scorda, ed è sempre proiettato verso il futuro.
Come nasce il progetto dei “I forti di San Lorenzo”?
Tanto tempo fa, circa dieci anni, ero deciso a scrivere un film che parlasse della cattiveria umana.
Del male, inteso come tutto ciò che non è "bene" dove i personaggi dovevano essere naturalmente malvagi, cominciai così ad elaborare i tre personaggi principali del film.
Ognuno doveva incarnare in se una specifica cattiveria: Tony (Alessandro Fricano), ad esempio, è un cinico. 
Nel film lo vedrete ridere, sghignazzare, appartarsi, reagire senza scrupoli.
Franco (Vincenzo Pepe) è il capo indiscusso, lui è arrogante, superficiale, aggressivo, predominante.
Vicè (Calogero Salamone) è folle, instabile, pazzo insomma ma fedele al potere.
In loro 3 indentifico il "male" umano: l'aggressività, il cinismo, la follia.
La domanda che mi sono posto mentre scrivevo è stata: e se il male fosse abbandonato a se stesso, in un luogo isolato, come si comporterebbe?
La risposta è venuta quasi da sola, ci ha messo però 10 anni a concretizzarsi.
Tanto infatti è passato da che pensavo alla storia, e ne ho scritto degli accenni, alla stesura definitiva e le riprese del film.
Il male, in assenza di bene, si nutre di se stesso...
Quindi li ho presi, li ho allontanati da ogni possibile segno di civiltà umana, e li ho lasciati lì, da soli, a vedere come se la cavavano.
Ovviamente tutto si è presto trasformato in un delirio...
Ricordo di aver pensato alla strage di Capaci, a quelle losche figure lassù nella montagna, che dopo aver posizionato il tritolo si sono messi ad aspettare, fumando, interagendo con nessun altro che con loro stessi, per tutto il tempo che ci voleva e che non conoscevano neppure loro. Ho pensato che non si piacessero tra loro.
Tanto tempo in cui hanno fatto cosa? Si sono detti cosa?
Poi mi sono chiesto se la natura stessa non provasse disgusto per quei tre elementi che sono così tanto umani e allo stesso tempo ne sono la negazione assoluta.
I piccoli animali che passavano di lì, vedendo quelle persone, percepivano il male?
Molti dicono di sì, e forse è vero, e se la natura stessa si ribellasse a tutto quel male in che forma lo farebbe?
Un ricordo violento, un rimpianto passato?
È forse nel male stesso che la natura si difende dal male?
E se non da loro stessi, da dove potrebbe prendere la forza per contrastarlo?
Si presenterebbe in che forma? Una folata di vento improvviso, un animale, un fantasma? una dea?
E poi ancora, in che forma si può raccontare una storia che parla del male assoluto?
Una commedia, è ovvio.
Però una commedia al contrario.
Ho girato una anti-commedia, nera, dove lo spettatore non sa mai se ridere o vergognarsi di aver potuto pensare di ridere.
E l'ho voluta girare in un luogo magico, dentro delle grotte di migliaia di anni fa, lontano dalla società, dai campi magnetici e dalla pubblicità. Un posto rimasto distante nei secoli che dopo averci girato ho scoperto che altri ne avevano intravisto la magia, Tornatore e i fratelli Taviani. In quel luogo magnifico ci hanno girato loro e adesso io...
Nel cast troviamo, tutti bravissimi, oltre ai miei 3 cattivi Alessandro Fricano, Vincenzo Pepe e Calogero Salamone anche Ferdinando Gattuccio, Achille Gattuccio e Fabiola Arculeo.
A cui va tutta la mia ammirazione e il mio ringraziamento più profondo per come si sono sacrificati per questo film, non è stato per niente facile. Per la loro capacità umana e le doti professionali che hanno riversato lì dentro impreziosendolo, rendendolo unico.
Come per il lavoro musicale di Federico Chiesa, sibilante a volte e martellante altre, elettronico, fresco, appassionato.
E va ringraziato tutto il comune di Alia, dall'amministrazione ai fantastici cittadini, non avrei sperato in tanto aiuto e incoraggiamento venendo da una città morta e assassina come quella di Palermo, e a pochi chilometri da essa.
Abbiamo lavorato senza fondi, sempre più legati a personaggi strani e noti in Sicilia e preclusi a tutti gli altri, senza nessun aiuto dalla film commission siciliana, o palermitana, senza nessun appoggio economico, sponsor privati, se non i nostri pochi spiccioli e l'aiuto della gente del posto e come mi piace ripetere quando si finisce un lavoro contro tutto il sistema, perché è questo che diventa il cinema quando è "indipendente", una lotta contro il sistema, con tenacia instancabile e un incredibile volontà e forza d'animo; che al posto dei soldi ci abbiamo riversato il nostro sangue per poterlo finire, e questo sangue è visibile nel film.
Raccontami qualche tuo ricordo...
Da piccolo amavo i film, ma c'è stato un momento esatto e un film preciso in cui ho avuto l'intuizione assoluta che questo sarebbe stato il mio "lavoro", quello che volevo "fare da grande".
È successo nel 1988. mentre vedevo "chi ha incastrato Roger Rabbit?" di Robert Zemeckis.
Ero tanto piccolo quanto curioso e continuamente affascinato dal mondo.
E quando ho realizzato che Roger Rabbit un cartone animato, un disegno, interagiva con un intero mondo "reale" ho compreso quali erano i limiti che il cinema infrangeva sulla realtà, trasformandosi in una specie di magia moderna che lasciava tutti sbalorditi.
E come i registi fossero maghi alchimisti potentissimi dentro il loro mondo, a cui i normali mortali potevano solo avere accesso da spioni, voyeur indisciplinati, attraverso una fessura lasciata li per loro, dal quale passa la luce magica che diventa vita.
In quel momento ho voluto conoscere i segreti di quel mondo, e ho deciso, se mi fosse stato possibile, di ripeterne la magia per gli altri.
Era l'anniversario della strage di Capaci, e guardavo disgustato la politica che faceva le loro passerelle in Tv, avevo bisogno di fuggire da tutto quello schifo e ho cominciato a pensare ad altro, ad esempio se mi facessero più schifo loro o i mafiosi.
Non sono riuscito a rispondermi, ma ho pensato che sarebbe stato bello poter interrogare lo schifo che provavo per trarne fuori qualcosa di interessante di "altro", un racconto, un testo
teatrale, una sceneggiatura di un film... e non poteva che essere "assurda" come storia.
Ho pensato a Godot di Beckett, alle disquisizione di Zarathustra sulla morte di Dio, a quanto sarebbe stato più interessante raccontare dei mafiosi piuttosto che dei politici...
Progetti futuri?
La mia è una ricerca, continua, della bellezza attraverso tutte le verità possibili e quindi arrivo sempre alla conclusione che la verità non esiste perché la verità non è mai una sola. Esistono tante verità quanti sono quelli che le raccontano e quando scelgo una di queste verità per raccontarla, alla fine la trasformo solamente in un altra verità.
Cosa vuoi trasmettere attraverso ciò che crei?
Vorrei solo raccontare una bella storia, ma finisco per raccontare la mia verità su quella storia attraverso una magnifica menzogna.




Fattitaliani

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