Arrivati oggi in Italia i tre ragazzi siciliani andati a Pechino con il pandino


Più di 30mila chilometri percorsi in 4 mesi di viaggio: dalla Puglia alla Grecia, dalla Turchia alla Georgia, passando per l’Azerbaigian, il Kazakistan, l’Uzbekistan, il Kirghizistan, la Russia, la Mongolia ed, infine, la Cina. Un viaggio-impresa testimoniato sui social network che, con la pagina Instagram “A Pechino col Pandino”, ha abbattuto il muro degli 80mila followers anche grazie ad un video, diventato virale, relativo ad una telefonata all’Ambasciata cinese.

Un’avventura talmente particolare che Europ Assistance, vista l’importanza del progetto, ha deciso di premiarli come migliore iniziativa travel 2018.

 

E’ la storia di tre giovani siciliani ed una “pazza” idea: raggiungere la capitale della Cina, da Palermo, a bordo di una Fiat Panda, attraversando parte dell’Europa e dell’Asia. Accomunati dalla voglia di compiere un viaggio “diverso dal solito”, hanno attraversato numerose nazioni, incontrato moltissime persone e approcciato diverse culture. E proprio oggi, sabato 10 novembre sono tornati in Italia, a Perugia, accolti dal sindaco Andrea Romizi,  in occasione della Festa della Rete, per raccontare la loro esperienza di vita in un incontro dal titolo “Da Pechino col Pandino: fine di un viaggio”.  

 

“Io, Francesco Ponzio e Silvia Calcavecchio – commenta Giovanni Cipolla - Ci siamo conosciuti al bar Taverna Azzurra, ritrovo nello storico quartiere della Vucciria di Palermo e, dopo aver scoperto questa nostra passione, abbiamo deciso di organizzare un viaggio avventuroso in una delle località più lontane raggiungibili: la Cina, nello specifico Pechino. La parola d’ordine è sempre stata ‘umiltà’: noi, ragazzi come tanti, uniti da una grande voglia di viaggiare, con questa impresa abbiamo voluto dimostrare che tutti, con il giusto entusiasmo ed energia, sono in grado di farlo. Abbiamo deciso di viaggiare con una Fiat Panda, un mezzo umile e molto comune, cercando di portarlo dall’altra parte del mondo”.

 

“Ne abbiamo trovata una – continua Cipolla - abbandonata in un magazzino nei pressi di Messina, che ci è stata regalata in quanto aveva diversi problemi. Non avendo molti fondi per poterla aggiustare, abbiamo deciso di parlare con il proprietario della Taverna Azzurra spiegandogli la situazione dell’auto e in cosa consisteva il nostro progetto. E’ stato il primo e l’unico a rendersi disponibile nel finanziamento: la Panda è stata messa a posto e tinta di bianco e azzurro, i colori del bar. All’avventura si è poi aggiunta Silvia, un’altra amante dei viaggi: decidemmo così di partire in tre, anche se lei è tornata in Italia prima per motivi di lavoro. Con la creazione delle pagine social, grazie anche al nostro video diventato virale, siamo stati contattati da giornali e radio: prima i locali e poi quelli nazionali, a cui sono seguite le offerte degli sponsor, utili per affrontare le spese di viaggio”.

 

“Il giorno della partenza, il 30 luglio, abbiamo cominciato a fare le prime tappe – aggiunge Giovanni Cipolla - Dalla Puglia ci siamo diretti verso la Grecia in traghetto, per poi arrivare in Turchia ed in Georgia. Fin dall’inizio, comunque, abbiamo fatto capire a chi ci seguiva che non volevamo raggiungere Pechino il prima possibile, ma che l’unica cosa importante era il viaggio; più a lungo durava, più bello sarebbe stato. Dalla Georgia ci siamo spostati in Azerbaigian: l’intento era di raggiungere il Turkmenistan, ma non ce l’abbiamo fatta a causa delle numerose difficoltà nell’ottenere i visti per l’ingresso nel territorio. Siamo così passati per il Kazakistan e poi abbiamo attraversato Uzbekistan, Kirghizistan, di nuovo Kazakistan, Russia e Mongolia. Nel frattempo, dopo Silvia, anche Francesco ha deciso di tornare in Italia e quindi ho continuato il mio viaggio in solitaria fino ad arrivare a destinazione. Il Pandino, sfortunatamente, è stato fermato al confine, per una questione burocratica: non siamo riusciti a produrre per intero la documentazione necessaria all’importazione del veicolo in Cina. Io, però, in quanto persona fisica, sono stato fatto entrare e ho raggiunto Pechino, dove ho incontrato un conoscente, fermandomi per recuperare le forze. Proprio lì dovevo capire che cosa fare con la macchina: l’idea iniziale era di spedirla via nave dalla Cina all’Italia, ma decisi invece di tornare indietro, passando per la Russia ed accorciare il viaggio”.

 

Durante questa esperienza ci sono stati momenti di sconforto, soprattutto quando sono rimasto solo. Non tanto per la solitudine, ma per le Nazioni che dovevo attraversare. Sia il Kazakistan che la Mongolia sono enormi e completamente disabitate: le strade, inoltre, erano parecchio dissestate e le paure erano legate alle condizioni dell’auto. Una mattina, dormendo all’interno della Panda, mi sono svegliato sotto una copiosa nevicata e ho fatto fatica a metterla in moto: ero isolato da tutto e da tutti e non sapevo che cosa fare. Per fortuna, poi, sono riuscito a farla partire e, con qualche difficoltà, sono sceso a valle, dove ho ripreso il viaggio. Un’altra volta, infine, mi sono trovato a dover guadare un fiume a bordo del Pandino”.

 

L’ingresso in Mongolia è stato uno dei momenti che più mi sono rimasti impressi: era un mio obiettivo, volevo raggiungerla ed attraversarla, dato che mi ha sempre affascinato. Ricordo di aver provato una gioia immensa. L’arrivo in Cina, poi, è stato allo stesso tempo concitato ed emozionante”.

 

Il supporto proveniente da tutte le persone incontrate durante il viaggio è stato fondamentale. Ci hanno sempre confortato e fornito aiuto, come quando ho forato una gomma e non avevo il crick per alzare la macchina. Il primo passante si è fermato di sua spontanea volontà e mi ha dato una mano senza battere ciglio. La gente, poi, è stata sempre disponibile nel fornirci cibo e rifugio: se non fosse stato per loro, non sarei mai arrivato alla fine, è stata una cosa che ci ha lasciato a bocca aperta e che non ci saremmo mai immaginati. Anche i messaggi che ci sono arrivati tramite Instagram sono stati di supporto: alcuni erano davvero toccanti, ci ringraziavano per le emozioni che siamo stati in grado di trasmettere tramite i nostri video”.

 
Fattitaliani

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