di Andrea Giostra - Ciao Anna,
benvenuta e grazie per la tua disponibilità. Se volessi presentarti ai nostri
lettori cosa racconteresti di te quale artista? Qual è stato il tuo percorso
artistico che ti ha condotto dove sei ora?
Ciao Andrea, grazie a te. Se dovessi immaginarmi in
una vita passata mi identificherei come una Giovanna D’Arco. Sono molto
determinata, testarda, lotto senza tregua per raggiungere ciò che voglio, ma
anche generosa e sensibile verso il genere umano. Sono curiosa, mi piace
confrontarmi con le altre persone e apprendere nuovi insegnamenti. Sono molto
attratta dall’intelligenza, dal genio e dalla cordialità. Amo l'arte in tutte
le sue forme. Essere artista non è facile per nessuno, Il mio percorso è stato
ed è tortuoso, ma grazie a questo oggi sono quella che avrei sperato di essere.
Ho avuto tanta forza di volontà e non ho mai smesso di studiare. Ho cercato
sempre di avere rispetto e considerazione per le persone con le quali ho
lavorato.
Nel 2019 ti
vedremo nelle sale italiane, protagonista femminile di “Credo in un solo Padre”, un film prodotto dall'Araund Culture s.r.l.,
scritto dal bravissimo regista Luca Guardabascio a quattro mani con Michele Ferruccio
Tuozzo autore del libro Senza far rumore.
Ci racconti qualche anticipazione?
Il film è basato su storie realmente accadute di
violenza sulle donne. Una tematica forte e coraggiosa da affrontare. Al mio fianco
il bravissimo Massimo Bonetti, Giordano Petri, nel ruolo di mio marito è stato impeccabile,
e nulla togliere al brillante attore Marc Fiorini. Sul set poi ho ritrovato anche
il genio Luca Lionello con il quale avevo già condiviso il set di Nerobifamiliare
e tanti altri strepitosi colleghi che con la loro professionalità hanno dato il
loro contributo e sostegno a questa grande causa. Una tematica crudele, ambientata
in un luogo imprecisato del sud Italia, una delle tante storie che ogni giorno
accadono nel nostro territorio. Io interpreto Maria, una donna che subisce
abusi psicologici e fisici, che da sola deve lottare anche contro l'omertà della
gente. Immedesimarsi in un ruolo del genere per me è stata una grande sfida, che
tuttavia grazie al sostegno che il regista Luca Guardabascio mi ha fatto ricevere
sul set della psicologa dott. Elena Fattorusso e alle testimonianze indicatemi
da lei di donne vittime di violenza ho potuto interpretare questo ruolo. Dietro
al progetto c'è stato tanto lavoro, il regista Luca Guardabascio, insieme a Tuozzo
Michele Ferruccio, ha lavorato più di un anno per raccogliere quante più
dichiarazioni possibili per poi portarle nel suo progetto. Alcune delle donne
vittime sono state assunte sul set dalla produzione del film Araund Culture s.r.l.
Credo in un solo padre, spero possa
contribuire a far rumore per rompere quel silenzio di omertà che ancora
troneggia nel mondo e con il mio contributo d'attrice, mi unisco a questo
potente coro che condanna la violenza contro le donne.
Come
definiresti il tuo stile recitativo? C’è qualche attrice italiana o straniera alla
quale ti ispiri?
Sono camaleontica, ho uno stile reversibile.
Sono un'attrice di pancia e cerco di avvicinarmi il più possibile alla verità.
Per immedesimarmi nel ruolo di Maria ad esempio non mangiavo durante tutto il
giorno fino a quando non finivo le riprese perché questo mi avvicinava alla sua
sofferenza.
Mi piace sfidarmi sempre in nuovi
personaggi. Ho studiato diverse tecniche da Stanislavkij a Strasberg, poi ho
personalizzato lo stile seguita da alcuni coach italiani e americani come Francesca
de Sapio e Doris Hicks. Lavoro con il metodo.
Sono tante le attrici che mi piacciono e stimo,
ma non le imito. Da piccola mi sono ispirata molto ai miti del passato. Oggi preferisco
essere concentrata su quello che posso fare io come attrice.
Quali sono secondo te le caratteristiche, le qualità,
il talento, che deve possedere chi recita per essere definito un vero attore? E
perché proprio quelle?
Alla base sicuramente ci deve essere un
talento innato che va nutrito con uno studio costante, certo il carisma gioca una
parte molto importante. Un attore deve sorprendere, essere un genio, folle, un incontro
di intelligenza e creatività. Come dire… una follia controllata perché non
credo negli artisti maledetti. Un bravo attore deve riuscire a far credere ogni
cosa che prova il personaggio che sta interpretando, per riuscire in questo non
è facile e se ci riesci allora forse vuol dire che sei un bravo attore. Ad esempio
Christian Bale nel film Uomo senza volto perse 28 chili, in taxi driver De Niro
guidò per molto tempo un taxi giorno e notte per tutta New York, etc.… Un bravo
attore ci mette l’anima, è serio e lavora sodo.
Perché
secondo te oggi il cinema, il teatro, sono importanti e vanno seguiti?
Sono gli unici luoghi dove si può andare ancora a sognare
e senza essere disturbati. Li chiamerei dei sognatoi. Senza tempo ne spazio.
Qual è secondo te il
ruolo che deve avere il critico cinematografico? Oggi la sua figura è ancora
così importante per il cinema nell’era digitale e delle informazioni che volano
velocissime sui social?
Secondo me un bravo critico è quello che senza sovrastrutture
e filtri dovrebbe cogliere l'assenza effettiva del film mettendo in evidenza il
buono o il cattivo operato all'interno di esso.
Il cinema non può morire e a sua volta neanche il
critico.
Chi sono secondo te i più bravi registi viventi nel panorama
internazionale? E perché secondo te sono i più bravi?
Oddio questa domanda mi manda sempre in crisi perché
sono tanti sia italiani che internazionali. La lista sarebbe troppo lunga. Però
ti posso dire che come attrice mi interessa e incuriosisce molto chi dirige in
modo particolare il sesso femminile, uno di questi è Lars Von Trier.
A proposito dell’Arte, Charles Bukowski diceva… «A
cosa serve l’Arte se non ad aiutare gli uomini a vivere?» (Intervista a
Michael Perkins, Charles Bukowski: the Angry Poet, “In New York”, New
York, vol 1, n. 17, 1967, pp. 15-18). Tu cosa ne
pensi in proposito? Secondo te a cosa serve la Settima Arte nel ventunesimo
secolo?
L'arte, in ogni sua
manifestazione, è l'unico momento che permette all'uomo di esteriorizzare la
propria interiorità, e come diceva Pasolini, l’arte e la bellezza salveranno il mondo.
Cosa
consiglieresti a giovani donne che volessero cimentarsi nella tua professione?
Tre cose da fare e tre cose da non fare?
Sì allo studio, alla disciplina, alla professionalità.
No all’arroganza, all’ego, alla presunzione.
Immagina una
convention all’americana, Anna, tenuta in un teatro italiano, con qualche
migliaio di adolescenti appassionati di teatro e cinema. Sei invitata ad aprire
il simposio con una tua introduzione di quindici minuti. Cosa diresti a tutti
quei ragazzi per appassionarli al mondo della recitazione, del teatro e della
settima arte? Quale secondo te le tre cose più importanti da raccontare loro
sulla tua arte?
È talmente individuale la passione che si può creare
con la recitazione che inviterei uno ad uno a salire su palco e a sentire quello
che provano.
Anna Marcello
Ph. Carlo Bellincapi
Andrea Giostra