Teatro Ghione, Nicola Pistoia e Ariele Vincenti in "Cose popolari". L'intervista di Fattitaliani

Al Teatro Ghione fino al 14 ottobre, “Cose Popolari” con Nicola Pistoia, Ariele Vincenti, Giordana Morandini e Francesco Stella.  Regia di Nicola Pistoia.

Questo spettacolo tratta un tema sociale abbastanza gravoso, le case popolari. Se ne costruiscono tante ma la domanda viene poco esaurita. I motivi? Le bustarelle, graduatorie aggiustate, avvocati corrotti e a problema si aggiunge problema, l’occupazione da parte di terzi. Prima che l’appartamento venga restituito al legittimo proprietario passa una vita. 
I quattro si trovano nelle Case popolari di via Tamburrano a Roma. Fabio (Ariele Vincenti) viene aiutato da Stefano ad occupare un appartamento vuoto perché la proprietaria è deceduta. Vivono entrambi in precarie condizioni economiche e a sottolinearle c’è anche una scena scarna che dà rilievo alla veridicità della storia. Nell’appartamento a fianco vive Mario, un insegnante in pensione che prende a ben volere i ragazzi e diventa un po’ il loro angelo custode, colmando allo stesso tempo la propria solitudine. 

Bello il testo, bravi loro. 
Visto nella pomeridiana di domenica, un plauso particolare va a Daniele Mariani che aveva sostituito temporaneamente Francesco Stella impegnato in un altro Teatro.
 INTERVISTA A NICOLA PISTOIA

Chi è Mario, ironico e poetico nello stesso tempo? 
È un signore che abita a fianco all’appartamento della defunta che devono occupare. Mario è nato in quello stabile negli anni ’30, è un personaggio strano perché ha passato dei momenti belli e brutti. È una persona disturbata nel senso buono, è un sognatore. Crede ancora nelle persone, capisce subito che i due ragazzi sono persone buone e essendo generoso, li vuole aiutare. È un po’ un angelo custode di questi due ragazzi che occupano l’appartamento. C’è un finale molto bello che naturalmente non sveleremo. È uno spettacolo forte che passa da momenti divertenti a momenti commoventi, emozionanti. È un po’ come riportare il cinema al Teatro. La scena è essenziale, scarna. Quel tanto che basta. L’importante è che gli attori raccontino storie vere. A Roma, quello delle case popolari è un problema. C’è un giro di soldi sporchi, si paga per entrare. Ci piace portare in scena queste tematiche. 
In questo mondo in cui si va di corsa, esistono ancora gli Angeli Custodi? 
Sono dappertutto, se non ci fossero le persone che si prodigano per gli altri, purtroppo si raccontano solo le brutture della vita perché fanno notizia. Le cose dove c’è solidarietà, non se ne parla oppure se qualcuno ne parla, sembra che spesso si rimanga sorpresi. Vivendo in un mondo così frenetico, sembra strano che ci siano persone che si fermano ad aiutare chi ha bisogno. Ci sono più persone buone, comprensive e generose che prepotenti e cattive che infestano il mondo. 
Come sono cambiate le case popolari da quando eri bambino ad adesso? 
È un tema che non conoscevo. Quando mi hanno fatto leggere il copione ho scoperto questo tema. In passato avevo provato anch’io nel mio piccolo a fare domanda per la casa popolare ma ben presto ho capito che era inutile. Ci sono persone disperate che occupano ed altre che vengono pagate per occupare. Un mio amico stava aspettando di entrare in una casa e gliel’hanno occupata. Ha dovuto pagare per farli uscire. C’è gente senza scrupoli che fa questi giochi. Ho toccato il problema con mano, durante lo spettacolo. Mi sono documentato e purtroppo è una realtà che esiste solo a Roma. In altre Regioni non è così forte il disagio delle Case popolari. 

Questo testo sono tre anni che lo portate in giro, a cosa è dovuto il suo successo? Ci sono spettacoli che hanno fortuna perché c’è il passaparola. Io ne ho fatti altri che hanno avuto fortuna, come Muratori o Ben Hur che ritornerà al Vittoria il 23 ottobre. Spettacoli che vanno avanti per la loro forza. Non abbiamo nessun Santo in Paradiso, nessuno sponsor. Facciamo solo al meglio la nostra professione. Se c’è la buona fede ed un pizzico di follia, viene ripagato. Prendiamo la stessa paga e siamo compagni di lavoro.
INTERVISTA AD ARIELE VINCENTI 
Chi è Fabio e qual è il suo sogno? 
Un ragazzo sui 30/35 anni, proviene da un ceto popolare, non è abbiente, preso dalla sua vita precaria e dalla fatica di andare avanti, arrivato al culmine delle lotte sociali che fa quotidianamente, non avendo le possibilità economica né una legge che lo tuteli in qualche modo, decide di occupare una casa in quanto vuole vivere con la sua compagna per costruire un futuro insieme. Occupa la casa ma non dice niente alla compagna. Quando glielo dice, la compagna ha delle resistenze in merito a questa scelta ma alla fine si fa prendere la mano e si convince ad occupare. Fabio è una persona onesta e quando si accorge di aver fatto una cosa illegale, decide di restituire la casa e di mettersi in graduatoria. È un ragazzo buono, con valori puri. È una persona di cui ci si può fidare. È onesto, sogna di trovare un lavoro e di avere una vita semplice. 

L’onestà paga sempre?  
Sì a lungo termine, l’onestà paga.
Stefano, tuo cognato ti spalleggia in questa cosa…
Lui dapprima è restio anche se ha un passato burrascoso è una persona onesta ma decide di starmi vicino in questa avventura. 
Nella missione venite aiutati da Mario, un vicino di casa un po’ sui generis… 
È un po’ un maschio di quartiere e anche lui ne ha passate tante. È uno di quei personaggi un po’ sopra le righe che molto spesso vengono isolati dalla società e che in realtà nascondono una grande profondità e vedono cose che magari altri non vedono. Riescono ad apprezzare le piccole cose e riesce a trasmettere questi valori ai ragazzi che occupano la casa. 
Da dove nasce il titolo “Cose popolari”? 
Perché si parla di Cose che appartengono al popolo, i valori, i profumi, i suoni, l’ironia, la verità dei sentimenti, la semplicità che è tipica dei quartieri popolari. Abbiamo voluto fare una fotografia di questi valori popolari e di una società moderna.
Elisabetta Ruffolo
Fattitaliani

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