Al Teatro San Paolo in Via Ostiense 190, fino al 14
ottobre, Federico Perrotta, Fabrizio Di Renzo e
Valentina Olla in .. Se Vabbe’.. di Alessandro Bonanni e Fabrizio Di Renzo.
Regia di Felice della Corte. Aiuto Regia Alessandro Nistri. Fonico Davide Zezza.
Costumi: Graziella Pera. Esilarante! Ha come colonna sonora Figli delle stelle di
Alan Sorrenti. In questo spettacolo si esorcizza la morte ma si rischia di
morire dal ridere! L'intervista di Fattitaliani a Federico Perrotta.
..Se
vabbe’.. Che titolo è?
È un titolo che dice tutto e
dice niente! Volevamo lasciare un alone di mistero su questa commedia e su
questo “triangolo particolare” che non parla di amore bensì di tutt’altro e non
svelo di più… Abbiamo deciso di usare un intercalare romano molto in voga in
questi ultimi tempi, vale a dire “se vabbe’” non ci credo, lascia perdere.
Domani ci vediamo sicuramente… la settimana prossima andiamo a cena … “Se
vabbe’!”
È per questo che abbiamo utilizzato questo modo di fare, molto romano e scelto
questo titolo che probabilmente ci azzecca poco o tantissimo. Dipende dai punti
di vista, dallo spettacolo e dalla scrittura.
Perché va molto di moda questo
intercalare adesso?
Perché siamo diventati veramente cinici, siamo oberati
da moltitudini di impegni, abbiamo un inquinamento visivo oltre a quello acustico
che sono anni che ci appartiene. Le immagini, i video, Facebook, Instagram,
Twitter, non leggi più i giornali, le locandine. Quando mandiamo gli inviti per
il Teatro, allegando la Locandina e ti rispondono “Che bello, quand’è? Dov’è? C’è
anche gente che ha sbagliato Teatro non perché ci fosse l’indirizzo sbagliato
ma perché è andato a memoria dov’era venuto al mio ultimo spettacolo. Siamo
diventati dei pessimi amici, peggiori come esseri umani quando invece la tecnologia,
l’avanzamento della conoscenza ci avrebbe dovuto portare ad un gradino in più
della civiltà e all’acquisizione di diritti e di attenzioni nei confronti
dell’altro. Purtroppo adesso ci stiamo perdendo. Il “se vabbe’” secondo me è
questo! Diventiamo consapevolmente colpevoli di ciò che è diventata una
rincorsa. Quando ci hanno detto che potevamo fare tutto con lo smartphone ed in
maniera più facile invece è diventato tutto molto più caotico, non abbiamo
pause, non abbiamo più limiti d’orario, minuti per noi ma forse non ce li
abbiamo neanche i minuti per noi!
Visto che non vuoi svelare la trama, ci
dici qualcosa dei personaggi?
Sono un garagista di un condominio come ce ne
possono essere tanti e mi viene affidata una missione particolare.
Teresa (Valentina Olla) incarna una categoria di donna molto particolare che
oggi è sempre più presente la c.d. amica che viene fuori da una storia, finalmente
è libera, non ha voglia di legami fissi perché probabilmente ne avrà avuto
qualcuno in precedenza che gliene ha fatto passare la voglia.
L’amico in realtà è quello che vorremmo avere tutti quando non ci va di fare
niente. Lui è l’incarnazione del se vabbe’. È un amico, è romanaccio, non è
tifoso né della Roma e né della Lazio e già questa è una cosa molto particolare
ma la facciamo scoprire durante lo spettacolo.
Com’è nata l’idea di questo testo?
È
molto semplice! Fabrizio Di Rienzo è un bravissimo autore oltre che
cabarettista e attore, aveva scritto il testo e mi ha chiesto di leggerlo
perché lo aveva già proposto ad un Regista che è stato preso come attore in un
altro spettacolo e quindi non sarebbe stato possibile provare con lui. Passiamo
il testo ad un secondo Regista che ne è subito entusiasta ma come iniziamo a
lavorarci, lui viene scelto per una cosa televisiva e non avrebbe potuto
incastrare le date. Al terzo regista era piaciuto moltissimo e lo avrebbe fatto
morire dal ridere e invece gli hanno anticipato le prove di un altro
spettacolo. Al quarto regista non era piaciuto per nulla. Noi eravamo desolati,
dispiaciuti e avevamo quasi perso la forza e la volontà di farlo. Meno male che
all’ultimo tentativo che ci eravamo dati, abbiamo incontrato sulla nostra
strada, Felice della Corte che si è messo con un amore infinito per il Teatro e
probabilmente anche con una dedizione nei nostri confronti, a lavorare sul
testo, a cesellarlo su di noi, ad ampliarlo e a lavorarci dentro. L’autore è
stato bravissimo ad accettare tutti i suggerimenti che arrivavano dalla Regia
ed ecco che è venuto fuori uno spettacolo gradevole, dalla durata probabilmente
giusta perché oggi c’è anche il problema che la gente a casa, su Netflix vede
una serie e ogni puntata dura 45’. Al cinema un film dura due ore. Se come
spettatore vado a vedere a Teatro uno spettacolo che dura al massimo un’ora e
mezzo, sono contento. Esco di là e posso anche fare altro.
Il pubblico reagisce bene, dopo il
debutto avete aggiunto qualcosa. Vogliamo parlarne?
Sono dei suggerimenti dati dal pubblico e che
magari stavano già nel nostro pensiero, tipo “sai se quella cosa andasse in
quella direzione sarebbe carina?” A volte quando fai una cosa, ti fai “le pippe
mentali” chiedendoti se una cosa funzionerà di più rispetto da un'altra. Il
pubblico invece comanda. È brutto farlo ridere con le volgarità. L’unica cosa
che mi dispiace è quando a me non piace e ad altri invece piace. Abbiamo
evitato delle risate grasse togliendo la battuta che finiva con una parolaccia.
Sicuramente con la parolaccia ci sarebbe stato l’effetto comico ma per quale
motivo? Siamo convinti che anche la comicità di situazione sia da rispettare
quanto la comicità volgare che piace quando è fatta da chi la sa fare, ci sono
quelli che l’apprezzano. Rispettabilissima ma tanto quanto quella non volgare.
Uno deve esser bravo a far ridere senza mai trascendere nel becero.
Elisabetta Ruffolo