di Caterina
Guttadauro La Brasca - Nadia
Murad, giovane donna di venticinque anni, irachena di religione
yazida, nel 2014 visse una storia allucinante ma purtroppo vera.
Era
un giorno di agosto e Nadia si trovava con la madre e i suoi fratelli
nella parte nord dell’Iraq, a Kocho, dove era nata. La sua vita
venne completamente stravolta: il suo villaggio fu colpito dall’Isis
e lei fu portata via come schiava sessuale.
Lei,
insieme ad altre ragazze, subirono maltrattamenti di ogni tipo pur di
soddisfare le voglie dei miliziani dell’Isis. Iniziarono tre
lunghissimi mesi di calvario in cui viene picchiata, stuprata e usata
come oggetto sessuale.
Nadia è una
giovane donna che, dopo aver visto l'inferno, è tornata per
raccontarcelo. Nadia Murad Basee Taha ha 22 anni, è irachena
yazida. Una colpa, secondo lo Stato islamico, che per questo nel
2014 la rapì insieme a circa 5 mila persone di questa minoranza
(quasi tutte donne) che gli jihadisti considerano "fedeli del
diavolo". Per tre mesi fu nelle mani degli uomini di Daesh come
"bottino di guerra": fu brutalmente torturata e stuprata.
Le uccisero la madre e i sei fratelli. Provò più volte a scappare,
ce l'ha fatta nel novembre di due anni fa e ora vive da rifugiata in
Germania. "Ho tentato più volte di fuggire, ma venivo sempre
catturata.” La sua voce, che è quella delle 3.500 donne yazide
ancora schiave dell'Isis, nel dicembre del 2015 ha riempito l'aula
del Consiglio di Sicurezza dell'Onu: ha descritto nei minimi
dettagli le violenze subite, definito genocidio la strage degli
yazidi e denunciato la tratta di donne e bambini. Oggi è
un'attivista per i diritti umani. Ha ricevuto il Václav Havel Human
Rights Prize e il Sakharov Prize, ed è la prima Ambasciatrice di
Buona Volontà dell'ONU per la dignità dei sopravvissuti alla
tratta degli esseri umani. Il premio Nobel per la pace 2018 è stato
assegnato a Denis Mukwege e Nadia Murad, per «i loro sforzi nel
porre fine alla violenza sessuale come arma di guerre e di conflitto
armato».Entrambi i vincitori hanno dato un contributo cruciale,
concentrando l'attenzione e la lotta contro tali crimini di guerra,
afferma il comunicato.Ha scritto un libro, pubblicato in Italia da
Mondadori, che si intitola: "L’ultima
ragazza”. Dalla
prefazione scritta da Amal Clooney, si legge:“Da
quando la conosco, Nadia non ha soltanto ritrovato la propria voce,
ma è diventata la voce di tutti di yazidi rimasti vittime di questo
genocidio, di tutte le donne abusate, di tutti i rifugiati
abbandonati a se stessi. Chi era convinto di ridurla al silenzio con
la crudeltà si sbagliava. Nadia Murad ha mantenuto intatto il suo
spirito, e non si lascerà zittire. Al contrario, da questo libro la
sua voce emerge più forte che mai. ”
Oggi
che più che mai la Donna è bersaglio di morte quotidiana, tutti
noi che scriviamo abbiamo il dovere di parlare, divulgare il
coraggio e la forza di queste Donne che, seppure distrutte nel
fisico e graffiate nell’anima, hanno il coraggio di alzare la
testa, raccontare l’inferno vissuto e schierarsi dalla parte dei
deboli e degli indifesi. Se facciamo questo, diamo parola a chi non
si è arreso in nome della Pace e della Giustizia.