di Laura Gorini - Si definisce una
persona normale, educata, onesta, curiosa, riflessiva e un po’ introversa,
Albino Zamboni che ha appena pubblicato il suo racconto “Prove di destino” all’interno della raccolta “La vita vista da qui” (Morellini Editore) dove trovano
spazio oltre al suo altri nove racconti, otto dei partecipanti a un
interessante corso di scrittura creativa e uno della maestra che l’ha tenuto:
la scrittrice genovese Sara Rattaro.
Albino, presentati
ai nostri lettori con pregi, vizi e virtù...
Sono una persona
normale, educata, onesta, curiosa, riflessiva e un po’ introversa. Ammaestratore
di sequenze di bit in movimento.
Hai mai pensato di fare lo scrittore di professione?
No, fino a un paio di
anni fa.
Lo scrittore preferito della tua infanzia? E quello di
oggi?
Infanzia: Jules,
Verne. Oggi: Wu Ming/Luther Blissett, Annarita.
Briganti, Sara Rattaro, Raffaella Silvestri e Marta Morotti.
Come è nata la tua passione per la scrittura?
Leggendo molto e partecipando alle presentazioni con gli autori, ma
anche come strumento per controbilanciare il mio lato troppo scientifico e razionale.
Che cosa provi quando scrivi?
Durante la
scrittura niente e tutto in quanto sono totalmente immerso nel racconto. Una
volta completata soddisfazione leggendo quelle parole materializzate che
esistevano già in me prima di scrivere il racconto.
Perché partecipare a un corso di scrittura creativa?
Perché nell’ambito scolastico, dalle Superiori all’Università e post
Università, ho affrontato solo studi scientifici. Ho ritenuto questo corso
utile e completo per introdurmi in un mondo per certi versi a me nuovo.
Che cosa significa essere creativi?
Originali e dare vita a nuovi mondi e realtà.
Ma come si può applicare la creatività nella vita
quotidiana?
L’uomo è nato per
creare. Anche il mio lavoro, seppur scientifico e tecnologico, mi richiede una costante
creatività progettuale.
A proposito di vita: da che cosa hai preso spunto per
il tuo racconto contenuto nell' antologia "La vita vista da qui"?
Da un’immagine di
una locandina di uno spettacolo teatrale.
Con quali parole lo descriveresti?
Basterebbe il titolo, “Prove di destino”.
E' un doppio viaggio oltre lo spazio e il tempo, e dove la morte può
essere vista come la chiave per la sopravvivenza.
Che effetto ti ha fatto vederlo stampato?
Emozione immaginandolo esposto su quegli scaffali delle librerie che
tanto attraggono i miei occhi.
Sei amante anche delle nuove tecnologie e apprezzi
anche gli e-book?
Sono un Information Technology Architect, ma preferisco ancora il
cartaceo perché a parer mio regala al lettore una esperienza di lettura che il
digitale non potrà mai sostituire.
E ora, dopo questa pubblicazione che cosa possiamo
aspettarci da te? Stai scrivendo altro?
Work in progress…