Ruwen Ogien, “Pensare la pornografia”, ISBN
Ed., Milano, 2005. Recensione di Donatella Di Maio.
“Pensare la pornografia” è un'intrigante pubblicazione di Ruwen Ogien, filosofo morale francese, direttore di ricerca al
CNRS. L'autore analizza il tema della pornografia da una prospettiva
filosofica, articolando la sua disamina attorno ad uno stilema che è
contemporaneamente narrativo e metodico, cioè quello di porre domande,
suscitare antinomie, paradossi, ossimori, aporie.
Ogien in tal modo si propone
il perseguimento di almeno una duplice finalità: 1) epurare dai diffusi
pregiudizi e dalle intransigenti censure morali che a tutt'oggi appesantiscono
e in larga misura mistificano il tema della pornografia; 2) elaborare una diversa
cornice semantica, corroborata di nuovi e più lungimiranti contenuti e
significati, atta a precisare e ridefinire il discorso relativo alla
pornografia e al suo consumo.
Una
tra le tassonomie maggiormente ricorrenti è quella che tende a porre un nesso causale
tra l'esposizione alla pornografia e l'aumento di aggressività e violenza, fino
allo stupro. A tal proposito Ogien riesamina in particolare il rapporto della
Commissione di due inchieste sugli effetti della esposizione alla pornografia,
le quali pervengono a conclusioni del tutto diverse: il rapporto commissionato
negli Stati Uniti dal presidente Johnson nel 1967 e il Rapporto Meese,
commissionato dall'amministrazione Reagan nel 1984. Il rapporto della
Commissione Johnson ha non solo sostenuto che non esista alcuna connessione
significativa fra consumo di pornografia e aggressioni sessuali, ma che anzi
l'esposizione alla pornografia possegga un effetto catartico, ossia funge da
deterrente rispetto allo stupro e alla violenza sulle donne e che non veicoli
messaggi discriminatori, consentendo ai fruitori di soddisfare per altre vie la
propria tensione sessuale. Le conclusioni dell'indagine effettuata dalla
Commissione Meese suffragano posizioni opposte, fornendo prove empiriche ai
sostenitori di una correlazione positiva tra pornografia e violenza, codificata
dalla cosiddetta teoria dell'imitazione la quale indurrebbe i consumatori di
pornografia a traslare nella realtà il contenuto di film e di immagini
pornografiche a sfondo violento e discriminatorio. Si può sintetizzare tutto
ciò nella seguente equazione: secondo l'ipotesi imitativa, la pornografia è la
teoria e lo stupro è l'atto; secondo l'ipotesi catartica più si consuma
pornografia e meno si passa all'atto, attribuendo ad altre cause la tendenza
all'aggressività e alla violenza (per esempio l'aver avuto genitori violenti e
svalutanti).
Attraverso
l'analisi comparata dei risultati, Ogien vuol mettere in evidenza quanto sia
difficile sostenere, sulla sola base delle ricerche empiriche, posizioni
rigorosamente e rigidamente favorevoli o contrarie alla pornografia. L'ulteriore,
rilevante indicatore preso in esame verte sulla tesi che la pornografia faccia
passare un messaggio politico di ineguaglianza verso le donne, ammessa per la
prima volta nel 1983. Si tratta di una sentenza alquanto insolita e
paradossale: il giudice Easterbrook stigmatizzò come incostituzionale la
pubblicazione di uno studio sulla pornografia condotto dalla saggista statunitense
Andrea Dworkin e dall'attivista Catharine MacKinnon, le quali supportavano la
tesi secondo cui la pornografia diffonde un messaggio di ineguaglianza fra
uomini e donne e una rappresentazione degradata della sessualità. A parere del
giudice, se ciò è vero ne deriva, in modo incontrovertibile, che debba essere
annoverata tra le “opinioni” e sottoposta alla tutela del Primo Emendamento,
all'interno del diritto alla libertà di espressione. Così dal fatto che la
pornografia veicola un messaggio di ineguaglianza, il giudice ne deduce non che
dovrebbe essere proibita, come chiedevano Dworkin e MacKinnon, ma che debba
essere tutelata dal Primo Emendamento, il che apparve, allora, quantomeno
bizzarro.
Ogien
è un esponente del minimalismo etico che tende a sfrondare la pornografia dalle
numerose distorsioni che da sempre hanno caratterizzato questa sfera della
sessualità, della ricerca del piacere, della relazione, facendola apparire come
esecrabile, ripugnante, pericolosa. Ogien scuote, sobilla, suscita perplessità
sulla saldatura sistematica tra pornografia e discriminazione sessuale avanzata
dai pornofobi in termini di reificazione, asservimento, umiliazione del corpo
femminile; pone altresì dubbi sull'affidabilità delle prove empiriche derivate
da studi e ricerche sugli effetti negativi dell'esposizione alla pornografia,
ritenendo che essi non siano interpretabili in maniera univoca.
Il
volume si chiude con un epilogo davvero stimolante: il “dilemma di Greta” che
lascia sussistere tre possibilità: 1) la pornografia è una forma di sessualità
particolare, rispettabile come le altre; 2) la sessualità tramite pornografia è
perversa; 3) quel che si fa per mezzo della pornografia è qualcosa che non ha
nulla a che vedere con la sessualità.
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Donatella Di Maio
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