Gabriele Cantando Pascali: uno spettacolo non è una dimostrazione di amore verso se stessi ma verso il pubblico. L'intervista

Per la nostra intervista oggi abbiamo ospite Gabriele Cantando Pascali noto maestro, ballerino e coreografo allo IALS di Roma, al MAC - Molinari Art Center di Giacomo Molinari. Nelle sue variegate esperienze in Italia e all’estero, sia in teatro che al cinema, troviamo un suo lavoro coreografico per “Pitti Immagine”, a Firenze, in cui ha realizzato un quadro coreografico per Enrico Coveri, e svariate collaborazioni all’estero trai cui con lo “Studio Harmonic” a Parigi “Pineapple Dance Studio” a Londra.
E’ lui il coreografo per il musical “Moulin Rouge” tratta da un’idea  di Francesco Bovino. Nel 2005 il debutto del suo primo spettacolo, “Verandi” interamente coreografato da Gabriele, in cui riesce con incantevole equilibrio a fondere la danza contemporanea con contaminazioni dell’antica arte circense. L’anno successivo, nel 2006, fonda la compagnia “BallettoAlchmia” che debutta nella stessa estate con “Alchimia”. Nel 2007 un nuovo lavoro coreografico in cui si cimenta anche come regista “Il viaggio-storia di una bambola”. Lo spettacolo ottiene riscontri e consensi di pubblico e di critica. Mai pago, Gabriele Cantando Pascali, frequenta la scuola di circo di Torino e la scuola Romana di circo  specializzandosi in acrobazie aeree. Ma non si fermerà certo qui. Possiamo infatti definire Gabriele un eclettico artista a tutto tonto, trasformista, che si è sfidato anche come interprete, studiando e divenendo un attore completo, cantante e  showman andando in scena nel 2017 e 2018 in diversi Teatri Romani con lo spettacolo “Se stasera sono qui” e “Se stasera sono 50” per la regia di Liliana Eritrei. Uno spettacolo di grande successo in cui intrattiene il pubblico cantando, ballando, recitando e toccando scottanti temi, tratti dalla vita quotidiana, tra risa ed amarezza, che la regista ha sceneggiato pennellando il personaggio addosso a questo artista che riporta così in teatro un cabaret televisivo di classe e spassoso al contempo. Un artista, Gabriele Cantando Pascali, che ha la capacità empatica di catalizzare per due ore, i suoi spettatori con eleganza, ironia e leggerezza, facendo sorridere ma anche regalando momenti di riflessione e commozione. Nelle sue passate esperienze è anche un apprezzatissimo presentatore di spettacoli oltre che speaker radiofonico, proprio per questa sua naturale capacità di coinvolgere con accorta sensibilità, la sua platea.
Gabriele grazie davvero di essere qui con noi per il tempo di questa intervista. La prima domanda che desidero porti è cosa della tua approfondita  ricerca, porti dei tuoi spettacoli in cui c’è sempre un messaggio che trasmetti in forma esplicita o meno?
Gli spettacoli che faccio sono frutto della mia ricerca, musicale o anche drammaturgica. Ma sono anche frutto dei miei stati d’animo nel momento in cui creo o provo uno spettacolo e più che veicolare un messaggio ti direi che mi piacerebbe che il pubblico avesse momenti di riflessione.
Ti ricordi il momento clou della tua carriera quello che ti ha fatto comprendere che quello dello spettacolo e della coreografia era il tuo mondo e che sarebbe poi divenuto la tua professione?
Ho vissuto lo studio della danza mio primo amore, sempre come un hobby ma avevo sempre delle proiezioni future a lungo termine; i miei genitori speravano in una carriera forense ma io ogni volta che ero sul palco sentivo che quella era la vita che avrei voluto fare e così ho comunicato ai miei genitori che avrei intrapreso il percorso artistico e non di giurisprudenza, loro ovviamente esprimevano forti dubbi in merito e per un po’ mi hanno contrastato ma io ero ( e sono ) caparbio ed eccomi qui.
Ci racconti l’esperienza da coreografo per il musical “Moulin Rouge” o un’altra esperienza professionale che per te è stata significativa e densa di soddisfazioni?
L’esperienza per il Musical è stata pazzesca. Eravamo un gruppo di amici con tanta voglia di fare capitanati da Francesco Bovino in arte Tekemaya oggi affermato performer e finalista di “ The voice Italia “; devo dire che con incoscienza ci siamo avvicinati a quel lavoro ma i risultati sono stati veramente entusiasmanti.
Le tue performance in teatro sono al tempo stesso un musical, uno spettacolo di danza e una raccolta di racconti ironici e malinconici. Come hai lavorato sulla correlazione tra musica, corpo, e momenti di recitazione?
Uno dei tratti dominanti sella mia personalità è di certo la curiosità che ritengo sia uno degli ingredienti fondamentali proprio della vita, quindi proprio per soddisfare questa mia curiosità mi sono avvicinato alla recitazione, al canto ed alle arti circensi, di conseguenza ho ritenuto un percorso naturale portare in scena un po’ del mio “ vissuto artistico “ anche perché ritengo che un artista oggi debba essere completo.
Quanto tempo dedichi alla preparazione dei tuoi spettacoli sia in veste di coreografo che di showman?
Il tempo che dedico alla preparazione degli spettacoli dipende da tante cose, se sono diretto da un regista sono molto più rilassato e mi piace molto farmi guidare, prendere per mano e portare nelle pieghe più nascoste dell’interpretazione. Se sono in veste di coreografo mi lascio trasportare dalle emozioni che la musica scelta mi suggerisce e tutto fila liscio. In entrambi i casi sono un po’ maniacale, spesso provo i monologhi in metro, in treno per strada sotto lo sguardo stupito della gente che crede stia parlando da solo.
Uno spettacolo con la musica permette, in generale, di condurre gli spettatori a fruire di specifiche sensazioni, ma può anche essere un’arma a doppio taglio, distraente. Secondo te cosa è fondamentale per “catturare” l’attenzione del pubblico per tutta la durata dello spettacolo, come egregiamente riesci a fare tu?
Allora io ritengo che uno spettacolo non sia una dimostrazione di amore verso se stessi ma verso il pubblico; il pubblico va amato e rispettato, infatti più si è in amore con il pubblico più la loro attenzione sarà sempre alta ed anche la loro gratitudine.
Un sodalizio quello con la regista e sceneggiatrice Liliana Eritrei, oramai consolidato, ce ne vuoi parlare?
Ho conosciuto Liliana per caso, davvero per caso, un lestofante ci aveva proposto un progetto comune che poi ovviamente è andato in fumo ma fortunatamente l’amicizia con Lilli è rimasta. Tra le varie nostre chiacchierate un pomeriggio le ho proposto di dare uno sguardo a dei video amatoriali che avevo fatto con degli amici, lei ne è rimasta colpita a tal punto che il giorno dopo mi ha chiamato per chiedermi se volevo fare uno spettacolo con lei. Da quel momento è cominciato uno dei viaggi più belli della mia vita. Lei è geniale, mi ha insegnato e continua ad insegnarmi tantissime cose su come affrontare il palco e rispettare il pubblico appunto. Le sono grato.
Ci vuoi anticipare qualche tuo sogno nel cassetto o progetto per il futuro che desideri realizzare?
Sogni nel cassetto, chi non ne ha. Mi piacerebbe realizzare un musical affidandone la regia a Liliana ovviamente ed io curerei le coreografie e mi piacerebbe anche essere uno dei personaggi, purtroppo in Italia le produzioni scarseggiano quindi al momento resta soltanto un sogno. Forse domani…
Intervista di Ester M. Campese
Fattitaliani

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