Umberto Tozzi: oggi non c'è la stessa creatività emozionale di una volta. L'intervista

Archivio, 26 settembre 2008. Umberto Tozzi torna con una canzone sentimentale e struggente sulla linea della migliore tradizione melodica italiana di cui egli è sicuramente uno degli assoluti rappresentanti più talentuosi. Basti citare: "Ti amo", "Dimentica dimentica", Gloria", "Tu", "Qualcosa qualcuno" e così via.

Il brano s'intitola "Petite Marie": non è un inedito perché è la versione italiana di un omonimo pezzo inciso da Francis Cabrel, grande artista transalpino che lo incise in lingua francese nel lontano 1974.
Umberto Tozzi ha voluto farne una versione che fosse al passo con i tempi, riuscendo nello stesso tempo a mantenere intatta e pura la sua essenza ispiratrice. "Le canzoni belle sono sempre attuali, ci dice. Gli evergreen infatti sono attuali in quanto belle canzoni. A tal riguardo fortunatamente ho avuto molte esperienze e molti miei brani si cantano tuttora e sono onorato di ciò".
E "Petite Marie"?
"Quando tu lavori con un brano dalla grande melodia, un pezzo dalla forte carica comunicativa emozionale che arriva immediatamente non è molto difficile realizzarlo in modo attuale. Ci ho lavorato assieme a Greg Mathieson con cui collaboro da sempre e con cui ci si capisce al volo. "Petite Marie" è bella come sempre: cambiano solamente le sonorità e l'interpretazione di chi la fa".
I proventi delle vendite andranno per il reparto pediatrico dell'ospedale Archet di Nizza. Com'è nata l'idea di questa buona causa?
"Tempo fa partecipai a un torneo di tennis vicino Monaco per raccogliere fondi per la struttura ospedaliera e c'erano molti genitori che avevano avuto molti problemi con i loro figli. Ho visitato quindi il reparto oncologico e mi è venuta in mente l'idea di fare qualcosa apposta per i bambini. C'è in previsione pure un concerto da realizzare in Costa Azzurra e stiamo solo aspettando la schedule della disponibilità: fra quindici giorni partiamo con la promozione in Francia e quindi è buono fare un certo rumore".
Perché proprio questa canzone? 
Francis Cabrel è un artista favoloso che ho sempre stimato sin da ragazzino e conosco tutto il suo repertorio. "Petite Marie" è un suo brano particolarmente rappresentativo come lo è "Ti amo" per me: questo per sensibilizzare maggiormente i francesi alla buona causa. Tra l'altro, è la mia prima cover in assoluto".
Il tuo nuovo cd uscirà entro Natale: saranno tutti brani inediti e magari con qualche collaborazione?
"Non lo so perché ci sto ancora lavorando e il progetto rispetto alle intenzioni iniziali è un po' cambiato. Posso assicurare che conterrà una bella sorpresa".
Uscirà contemporaneamente a un tuo manoscritto: di che si tratta?
"Si tratta di aneddoti ed episodi della mia vita che chi non mi conoscere personalmente non può sapere: racconto a livello cronologico sui diversi eventi della mia carriera. L'ho scritto di mio pugno senz'alcuna collaborazione: più vero di così...".
Il brano "Petite Marie" è scaricabile su I-Tunes: non hai nostalgia del vecchio vinile?
"Io sono molto nostalgico del vecchio percorso che ci portava a comprare un disco, a immaginare che tipo di produzione si nascondeva dietro la copertina per scoprire l'artista. Oggi la musica non è più così e a me non piace perché non mi emoziona e credo di aver avuto tanta fortuna ad aver vissuto l'epoca migliore del secolo per la musica che va dagli anni '60 agli anni '80. Oggi non si ripete più quella creatività emozionale di una volta: non c'è più lo stesso livello, lo stesso talento".
Si parla tanto dei cd che non si vendono a causa della pirateria e dei download illegali: la musica italiana si sta adeguando alle nuove forme di vendita?
"Credo sia uno stile tutto italiano quello di non pagare la musica, ma anche una partita di calcio, un film, insomma tutto ciò che riguarda l'arte. Bisogna anche aggiungere che nessun governo ha mai aiutato il diritto d'autore visto che il nostro è considerato un mestiere privilegiato e quindi non può esistere qualsiasi richiesta legale per far pagare la musica. E' vergognoso che le radio che fanno più fatturato delle etichette discografiche non paghino i diritti d'autore: è una vera e propria truffa legale verso noi compositori. Forse, se li pagassero i padroni delle radio non potrebbero comprarsi gli yacht".
Dopo tanti anni dai tuoi inizi come guardi alla tua carriera e alla tua vita?
"Oggi sono più lucido di ieri. Prima ho vissuto la carriera, il passato e la professione di getto e non mi rendevo conto di quanto stesse accadendo intorno a me. Oggi invece mi rendo conto di tutto e sono felice di esserci: insomma, godo di più". Giovanni Zambito.
Fattitaliani

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