Paolo Belli: musica e bacio, il più istantaneo ed efficace modo di comunicazione. L'intervista

Archivio, 3 settembre 2008. Tenda rossa, la scala, i tavoli, il bancone del bar, la cassa e lampadari che diffondono luce soffusa. È la scena del Belli Club, dove prende forma “Dillo con un Bacio”, il primo tour teatrale della lunga carriera di Paolo Belli, il racconto ironico di una tournèe dagli episodi incredibili e divertenti che meritano di essere raccontati e condivisi con il pubblico.

Scritto da Paolo Belli e Alberto Di Risio con la regia di Giampiero Solari, regala al pubblico due ore di divertimento puro grazie al talento di Paolo e della sua Big Band di 13 elementi. Uno spettacolo originale, dove canzoni e gag si intrecciano senza sosta per circa due ore sul confine tra il concerto e la sit-com, richiamando alla memoria le grandi serie americane degli anni ‘70. “Il tour dovrebbe concludersi il 25 settembre a Lampedusa all’interno della manifestazione “’O scià” organizzata da Claudio Baglioni - ci dice Paolo Belli. Dico ‘dovrebbe’ perché già siamo arrivati a quota 52 date: lo spettacolo risulta così divertente che si fa promozione da solo e di sera in sera arrivano altre richieste”.
Tu stesso l’hai definito una sorta di ‘sit-com musicale’: perché?
“Ricorda un po’ “Saturday Night Live” quando Belushi faceva lo show del sabato in cui durante le canzoni accadeva sempre qualcosa. Allo stesso modo noi spiazziamo la gente: recita tutta la band e ognuno interpreta se stesso. Narra del fatto che sul posto troviamo il dj Tuppi B che vuole suonare con noi: da lì nascono situazioni comiche e il finale è che la musica è come l’amore in quanto riesce a unire due culture diverse, il dj e lo swing, la cultura musicale degli anni ’50 e le sonorità molto moderne come il groove; il tutto naturalmente all’insegna del divertimento e della passione”.
Quale effetto produce lo show sul pubblico e che contributo dà il pubblico allo spettacolo stesso?
“Quando mi reco a teatro a guardare degli spettacoli alcuni artisti risultano ripetitivi. Se una persona investe del tempo ed esce da casa per venire a guardare me, io ho il dovere di ‘ripagarla’ e temo di poterla annoiare. Ecco perché è tutto curato in ogni particolare (regia, musica, testi): vedendo la gente col viso sorridente, ballare e cantare anche nei teatri allora si capisce che tutto è riuscito bene. Di suo, il pubblico trasmette e suggerisce delle situazioni comiche che è davvero un grande piacere starci insieme”.
Il titolo è “Dillo con un bacio”. Che cosa rappresenta per te il bacio e quale messaggio può trasmettere?
“Il bacio è esattamente come la musica: in qualsiasi parte del mondo uno si possa trovare entrambe le cose riescono a far sì che persone diverse tra loro si avvicinino, è un fatto miracoloso. Non esiste un altro modo di comunicare tanto istantaneo quanto efficace come la musica e il bacio”.
Il tuo nuovo singolo “Io sono un Gigolo” tradisce una tua ambizione o è il proclama della tua bellezza?
“(ride). È nato per caso: in una tappa è venuto a trovarmi Fiorello e insieme abbiamo cantato “Just a Gigolo”; siccome non ne esisteva una versione italiana, ne ho chiesto i diritti e l’ho realizzata. Diciamo che è una canzone che può interpretare chi come me ha una forte dose di autoironia e che gioca a fare il gigolò con la moglie. Così, per una prossima volta io e Fiorello potremo direttamente cantare in italiano e almeno per me non ci sarà il rischio di fare brutta figura. Il mio inglese non è così professionale e l’ho più imparato dai testi di Springsteen che a scuola. Lo so leggere benissimo e mi faccio capire: solo che si mettono sempre a ridere”.
Qual è l’elemento che raccorda indissolubilmente la Big Band?
“L’amicizia, il senso proprio di fratellanza che c’è fra di noi: stiamo insieme da 15 anni e conviviamo 250 giorni all’anno. È nata una simbiosi tale che riusciamo ad aiutarci anche in situazioni difficili che riguardano noi e le nostre famiglie: insomma, facciamo gruppo. Se non ci fosse stato questo legame intanto non ci sarebbe stato questo show dove ci mettiamo in gioco e tutto si sgretolerebbe. Anche quando scrivo dei brani lo faccio in modo che siano da gruppo”.
Hai condiviso ripetuti successi televisivi con Carlo Conti, Giorgio Panariello e Milly Carlucci. Un elemento che contraddistingue ciascuno di loro…?
“Per Carlo Conti posso dire la capacità di improvvisare e di cogliere l’attimo. Di Panariello mi rimane impressa la sua eccezionale forza mnemonica. Di Milly la rigorosità: sempre la prima ad arrivare e l’ultima ad andarsene. Cerco di fare un mix delle loro qualità e in comune hanno una grande generosità: mi hanno sempre dato modo di imparare. È un grande privilegio aver lavorato con loro e spero di rifarlo”.
Come hai preso la chiusura anticipata di “Uomo e Gentiluomo”. Che cosa non ha funzionato?
“Ci son rimasto malissimo soprattutto per Milly. Il problema è che non si può creare una produzione in otto giorni: siamo riusciti lo stesso a costruire il programma però non è bastato. Da casa la gente si è accorta che non avevamo avuto modo di provare a sufficienza e nella prima puntata abbiamo sforato tanto e recuperare si sa risulta difficile. Milly è una persona generosa e disponibile: avrebbe dovuto dire di aspettare almeno una settimana di più. Però ci tengo a dire che la Rai con noi è stata protettiva e ci ha voluti bene, facendoci capire che il discorso si può portare avanti in futuro”. Giovanni Zambito.
Fattitaliani

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