“Gli
uomini fanno la guerra, le donne fanno la Rivoluzione perché sono dotate di
coraggio” e lo dimostra un cast eccezionale di grandi attrici: Paola Gassman,
Mirella Mazzeranghi, Paola Tiziana Cruciani, Claudia Campagnola e Giulia Rupi,
dirette da Vanessa Gasbarri in “Tutte a casa (La guerra delle donne)”di
Giuseppe Badalucco e Franca De Angelis, fino al 17 giugno al Teatro Manzoni di
Roma.
Non è vero che il ruolo delle donne nel primo conflitto mondiale fosse quello di badare alla casa e ai figli in attesa che il marito tornasse dalla guerra. Fino alla fine del conflitto, le donne hanno svolto varie mansioni in diversi campi. Ciò sicuramente accelerò la presa di coscienza di molte donne che si misero in gioco per continuare a sostenere la famiglia.
Le fabbriche aprirono le porte alle figure femminili per sostituire gli uomini che erano in guerra, come succede alle protagoniste della pièce. Sono tutte molto diverse tra loro per carattere, classe sociale ed idee politiche. Presto però, imparano a convivere e a smussare i loro difetti, dando luogo al confronto e ad una grande solidarietà umana. Scopriranno di avere delle doti che non conoscevano. Il brusco risveglio è dato dalla fine della guerra e dal ritorno dei loro uomini. E’ vero che il mondo continuerà a girare al maschile ma loro e tante altre continueranno a lottare per darci un mondo migliore.
Lo spettacolo è una “delizia al limone” servita con un caffè misto di zucchero e sale dell’Himalaya. Il tutto per accompagnare la grande forza delle donne.
Non è vero che il ruolo delle donne nel primo conflitto mondiale fosse quello di badare alla casa e ai figli in attesa che il marito tornasse dalla guerra. Fino alla fine del conflitto, le donne hanno svolto varie mansioni in diversi campi. Ciò sicuramente accelerò la presa di coscienza di molte donne che si misero in gioco per continuare a sostenere la famiglia.
Le fabbriche aprirono le porte alle figure femminili per sostituire gli uomini che erano in guerra, come succede alle protagoniste della pièce. Sono tutte molto diverse tra loro per carattere, classe sociale ed idee politiche. Presto però, imparano a convivere e a smussare i loro difetti, dando luogo al confronto e ad una grande solidarietà umana. Scopriranno di avere delle doti che non conoscevano. Il brusco risveglio è dato dalla fine della guerra e dal ritorno dei loro uomini. E’ vero che il mondo continuerà a girare al maschile ma loro e tante altre continueranno a lottare per darci un mondo migliore.
Lo spettacolo è una “delizia al limone” servita con un caffè misto di zucchero e sale dell’Himalaya. Il tutto per accompagnare la grande forza delle donne.
Per
fattiitaliani.it abbiamo intervistato Paola Tiziana Cruciani che interpreta
Comunarda.
Una scena tutta al femminile, c’è più ostilità o
supporto?
Assolutamente supporto, vige la regola che se non vince la squadra non vince
nessuno, Si lavora tutte insieme per lo stesso progetto, abbiamo un obiettivo
comune che è lo spettacolo.
Il tuo personaggio è Comunarda, la prima che si offre
di lavorare al posto del marito. Chi è e cosa hai portato di tuo nel
personaggio?
E’ la prima che si offre perché è un personaggio che racconta la nascita del socialismo in Italia. E’ la madre di un operaio, si definisce una proletaria e conosce Anna Kuliscioff e i suoi ideali e quindi si fa portavoce di un nuovo vento che si alza un po’ in tutta Europa, in quegli anni. Ho portato me stessa nel senso che se fossi nata in quegli anni, probabilmente sarei stata molto simile a Comunarda, la sento molto somigliante. Sarei stata una pasionaria, avrei abbracciato le idee di uguaglianza e di giustizia e l’emancipazione femminile.
E’ la prima che si offre perché è un personaggio che racconta la nascita del socialismo in Italia. E’ la madre di un operaio, si definisce una proletaria e conosce Anna Kuliscioff e i suoi ideali e quindi si fa portavoce di un nuovo vento che si alza un po’ in tutta Europa, in quegli anni. Ho portato me stessa nel senso che se fossi nata in quegli anni, probabilmente sarei stata molto simile a Comunarda, la sento molto somigliante. Sarei stata una pasionaria, avrei abbracciato le idee di uguaglianza e di giustizia e l’emancipazione femminile.
Tanti diritti conquistati in quell’epoca. Secondo te
oggi, le donne sono più o meno combattive di allora?
Le donne sono sempre combattive, diciamo che forse è
il movimento femminista che è meno combattivo, nel senso che la rivoluzione
femminista, l’unica avvenuta nel 900, muoveva le masse, scendendo in piazza
urlando per conquistare i propri diritti e lo faceva a gran voce. Adesso
invece, l’indipendenza femminile e l’emancipazione è una lotta che ci riguarda
più singolarmente, all’interno dei nostri posti di lavoro.
In che modo viene affrontato il tema della grande
guerra dal punto di vista femminile?
Quando gli uomini partono per la guerra, a mandare avanti l’Azienda Italia ci pensano le donne.
Quando gli uomini partono per la guerra, a mandare avanti l’Azienda Italia ci pensano le donne.
Lo spettacolo è da un po’ che è in tournée, come
reagisce il pubblico e come è cresciuto nel tempo? Ovunque siamo stati ha avuto un grande successo di
pubblico, dal Nord al Sud. Lo spettacolo piace molto perché i temi trattati
sono conosciuti un po’ da tutti. Molti pensano che questo non è uno spettacolo
comico, invece quando scoprono che si tratta di una commedia perché fa anche
ridere e che i temi seri sono trattati con leggerezza arrivano di più perché la
leggerezza aiuta. Il fatto che sia uno spettacolo comico, è una bella sorpresa
per il pubblico.
Elisabetta Ruffolo