Composta a fra il 1915 e il 1916, Il giocatore di Prokofiev è la seconda opera del catalogo operistico e si colloca fra la giovanile Maddalena e la già pienamente matura Amore delle tre melarance. La fonte di ispirazione è la novella parzialmente autobiografica di Fëdor Dostoevskij, scritta per pagare i debiti di gioco. Al di là della fonte letteraria, il compositore aveva l'obiettivo di dare nuova vita all'opera come genere, allontanandosi dalla tradizione operistica russa del diciannovesimo secolo.
Ed è in questa ottica che va letta la messa in scena all'Opera di Gent dove resterà fino al 19 giugno per poi essere rappresentata ad Anversa dal 28 giugno al 7 luglio.
Originale, raffinata e sofisticata la versione vista da Fattitaliani a Gent.
Ci troviamo proiettati e inseriti in una località termale, con il nome molto significativo di Roulettenburg, la cui vita quotidiana è dominata da avarizia, ricatti e agende nascoste: un generale e la sua figliastra Polina sono entrambi debitori di un marchese. Solo Alexei, il tutor per la famiglia del generale, ha una striscia fortunata al tavolo da gioco. Grazie al denaro, vorrebbe conquistare Polina e liberarla dalla sua terribile situazione, ma lei lo respinge. Non gli resta dunque che continuare a giocare, entrando in un vortice che lo trasforma in un tossicodipendente. Rien ne va plus!
Con questa produzione, la star regista tedesca Karin Henkel è al suo debutto operistico e mette in risalto l'insieme dei ruoli e degli incastri, retto dai due grandi protagonisti, il tenore ceco Ladislav Elgr (Il giocatore) e il soprano russo Anna Nechaeva nella parte di Polina.
Gioco perfetto, reso ancora più coinvolgente dall'ottima direzione musicale del Maestro Dmitri Jurowski. Il formidabile combinato (e l'aggettivo non è esagerato) dei movimenti dettati da una regia sapiente, di una scenografia di alto livello (Muriel Gerstner) e di costumi perfettamente in linea (Klaus Bruns) crea un gioiello di perfetto equilibrio estetico, godibile in sè.
Un'esperienza da vivere.
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