“#TaleEQualeAMeAgain” scritto da Gabriele Cirilli insieme a Maria De Luca e Carlo Negri, diretto
da Gabriele Guidi, sarà alla Sala Umberto di
Roma fino al 13 maggio.
Gabriele Cirilli è accompagnato da
tre cantanti, attrici, ballerine: Greta Di Sabato, Federica Laganà e Mariacarlotta
Noè.
Sul palco prova sempre una grande emozione anche dopo trent’anni di carriera.
Visto che la parola più usata nel 2017 è stata “selfie” ne approfitta subito
per farne una con gli spettatori, sempre molto partecipe nel lasciarsi
coinvolgere ed è dal pubblico che Cirilli trae linfa vitale.
La scenografia diventa un album dei suoi ricordi privati ed è da un hashtag che
parte il suo racconto, non più imitatore ineguagliabile di altri ma solo di se
stesso.
Ricordi recenti e i più cari da cui parte per parlare di padri e figli, del
rapporto di coppia, delle difficoltà di parlare con i call center.
Nell’intervista racconta che conserva
ancora il cedolino del suo primo spettacolo al Parioli perché solo la carta
ingiallisce ma i sentimenti sono sempre gli stessi.
Invita a sorridere sempre perché ogni giorno che Dio ci regala è prezioso e la
risata è comunicativa.
La musica e le canzoni ci riportano indietro nel tempo,“Per fortuna che c’è Riccardo”,“Barbera
e Champagne” e tante altre.
Tra selfie, hashtag e risate, due ore passano troppo in fretta. Mannaggia!
Cosa hai provato a debuttare nel
posto in cui tanti anni fa, debuttò anche Totò?
C’è
stata una ricerca spasmodica per venire qui. Ho cercato di contattare per molto
tempo Alessandro Longobardi, il direttore artistico del Teatro che mi ha dato
la possibilità di fare una prova al Brancaccio, una data sola che è andata
benissimo e si è convinto a darmi questa sala. Per me è stato motivo di
orgoglio perché coincide con i miei trent’anni di carriera. Per il resto, è
sempre un’emozione salire sul palco. Festeggiare i trent’anni alla Sala Umberto
che è un Teatro strepitoso, importante, è senz’altro una doppia goduria.
Ha un pubblico esigente ed è giusto che lo sia, da quando inizia lo spettacolo,
si vede subito che è predisposto ad essere coinvolto. Funziona tutto
perfettamente. Siamo molto contenti.
Trent’anni di carriera, hai iniziato
giovanissimo?
A diciannove anni ho iniziato a frequentare il laboratorio di
Esercitazioni sceniche di Roma, diretto da Gigi Proietti e il debutto ufficiale
fu a quasi ventuno anni. Ho festeggiato l’undici marzo, avendo debuttato in
quella data di trent’anni fa, al Parioli con “Il desiderio preso per la coda”
di Pablo Picasso per la regia di Gigi Proietti. Conservo ancora il cedolino
dello spettacolo.
La parola più usata nel 2017 è stata
“selfie” che ha surclassato la parola amore. Nello spettacolo parli anche di
cosa ne penserebbero Dante e Petrarca. Com’è possibile?
Si romperebbero “le
balle” prima di noi! Ormai il linguaggio è quello, io ci scherzo su. Faccio un selfie dal palcoscenico per rimanere sui tempi. Il mio spettacolo parte da
quello perché si tratta di un Hashtag, cioè un contenitore che in questo caso
sono io, quindi Tale e quale a me! Apro il mio privato e da ogni foto, nasce un
monologo, una canzone. Con una partecipazione molto attiva del pubblico. Sono
molto contento, un po’ me l’aspettavo, perché sono tre anni e mezzo che questo
spettacolo è in tournée ed ha riscosso un grande successo dappertutto.
Charlie Chaplin diceva “un giorno senza
sorriso è un giorno perso”. Cosa ne pensi?
Bisogna ridere sempre. Non
bisogna aspettare di essere felici per ridere ma devi ridere per arrivare a
quello stato lì. Ogni giorno ci è regalato da Dio e quindi dovremo affrontarlo
sempre con il sorriso. E’ chiaro che ognuno di noi ha i propri problemi, le
proprie tristezze ma se si affrontano con il sorriso, è sempre meglio.
Sei inimitabile ma chissà se un giorno a
Tale e quale show ci sarà un concorrente ad imitarti?
Non credo perché non sono una rockstar.
Imitano solo cantanti. Già è tanto che Carlo Conti mi abbia dato questa grande
opportunità e lo ringrazierò per tutta la vita.
Progetti per il futuro?
Sto scrivendo
un nuovo spettacolo e debutteremo in agosto a Cagli (PesaroUrbino).
Elisabetta
Ruffolo
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